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Sul ruolo di Roma nella letteratura di I. Bachmann e M. L. Kaschnitz
Luigi Garzi 1638-1721 pittore romano a cura di F. Grisolia, G. Serafinelli, 2018
The paper aims to analyze the connections among Luigi Garzi and Hinrich Krock on paintings and drawings also in the light of Sacchi and Maratti.
Tra il 1910 e il 1911 il viennese Gustav Klimt è presente in Italia con due grandi mostre ufficiali che influenzarono in maniera determinate l’operato di molti artisti italiani. La prima delle due rassegne venne presentata alla Biennale di Venezia; la seconda all’Esposizione Internazionale di Roma organizzata per celebrare il cinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. A Venezia, i giovani pittori e scultori che si incontravano nelle mostre periodiche dell’Opera Bevilacqua La Masa - organizzate da Nino Barbantini a Ca’ Pesaro negli anni Dieci del ‘900 - furono particolarmente sensibili allo stile legato al mondo tedesco delle Secessioni. Tra i tanti nomi che si potrebbero fare basta citare quelli eccellenti di Arturo Martini, Felice Casorati, Teodoro Wolf-Ferrari e soprattutto di Vittorio Zecchin. Quest’ultimo, muranese, attorno al 1914 realizzò una complicata e ricca decorazione pittorica per arredare la sala da pranzo del veneziano Hotel Terminus (attuale Hotel Bellini): “il più vicino alla ferrovia” come recitava la pubblicistica del tempo. Il ciclo, sfortunatamente andato smembrato, prende ispirazione dalle storie di “Le mille e una notte” ed è oggi considerato uno dei massimi capolavori del Liberty a Venezia. Sei tele, delle dodici conosciute, sono conservate nei depositi di Ca’ Pesaro ed esposte per l’occasione nella Mostra “Attorno a Klimt” al Centro Culturale Candiani di Mestre.
2018
A distanza di cinquant’anni sintetizzare con ‘generazione del 68’ quel movimento di rivolta che ha avuto come teatro la scena del mondo può quantomeno apparire sbrigativo, per non dire semplicistico, stereotipato. Lo scopo di questo libro è quello di mostrare che il 68, lungi dall’essere il risultato dell’esperienza di una generazione omogenea, è in realtà frutto della convergenza di soggetti diversi per cultura politica, esperienze, istanze di rivolta e modi della partecipazione. Che il 68 sia plurale emerge immediatamente dalla scomposizione di quella generazione, soprattutto analizzandola per età: tre, quattro anni di differenza marcano infatti una distanza spesso conflittuale tra due culture generazionali. Attraverso più di 60 storie di vita e lungo gli itinerari che dagli anni Cinquanta portarono migliaia di ragazze e ragazzi al 68, questo lavoro intreccia la ricostruzione storica con l’analisi della loro memoria autobiografica e del linguaggio usato per raccontarla: si elabora così il senso che i protagonisti del movimento attribuiscono oggi a quel loro passato.
Avevamo già parlato dell’artista lituano Jacques Lipchitz in un articolo dedicato alla mostra ospitata a Prato presso il Palazzo Comunale; riprendiamo l’argomento per approfondire il rapporto fra lo scultore e la città americana di Philadelphia, che non soltanto conserva oggi molte delle sue opere (sia all’interno dei musei che nella città), ma che fu meta del peregrinare dello stesso artista.
«Bollettino del Centro Studi “G. Pinelli”», Milano, febbraio 2017.
settembre 1846 -Nocera Inferiore, 17 luglio 1892) in un ritratto di Fabio Santin.
Griechische Mythen, il libro di Nacherzählungen mitologiche che Marie Luise Kaschnitz pubblica nel 1943 ma ha in mente già dal 1939, va certamente considerato uno dei suoi capolavori, se non il vertice della sua produzione in prosa, pure costellata di altri libri decisivi.
Partendo dalla predilezione di Marie Luise Kaschnitz per il racconto breve (Das dicke Kind, 1952), il contributo si propone di analizzare, su un piano formale, alcuni estratti dalla raccolta di riflessioni romane che la scrittrice intitola Engelsbrücke. Römische Betrachtungen (1955). Nei suoi "sguardi su Roma" Kaschnitz unisce la topografia di Roma a delle immagini narrative che, per brevità e intensità, rimandano al racconto breve piuttosto che alla narrativa di viaggio. Dalla fusione tra narrazione e immagine topografica nascono delle brevi forme prosastiche inedite, che definiremo "miniature", nelle quali Kaschnitz mostra la propria abilità di narratrice e di poetessa.
L’irruzione del messaggio di Kahn avviene, mentre si apre una nuova stagione di incertezza, segnata dalle molte contraddizioni che si cominciano a riconoscere nel lascito dell’eredità dei maestri, quando gli architetti, più coscienti delle condizioni della crisi in corso, iniziano a individuare (al di là delle dichiarazioni) la concreta appartenenza delle sperimentazioni dei pionieri ad aree culturali specifiche, quelle dell’Europa settentrionale, legate all’impiego di materiali elastici, strutture a telaio, sistemi leggeri e seriali. Un universo che era stato accettato come terreno condiviso del moderno internazionale e che, invece, mostra una propria specifica collocazione geografica nelle aree del gotico, con caratteri sostanzialmente estranei al mondo organico e murario dell’Europa mediterranea. Non è un caso che la tradizione del Movimento Moderno si sia innestata, si direbbe in modo naturale e pertinente, sulla cultura nordamericana dello standard e delle costruzioni in acciaio. D’altra parte un gran numero di esperienze recenti avevano mostrato l’inclinazione ad irrigidire gli esiti del Movimento Moderno in categorie formali che, da tempo codificate, venivanoj riportate all’attualità dalle nuove edizioni di Internationale Architektur di Walter Gropius, del 1965 e, soprattutto, di The International style di Henry-Russell Hitchcock e Philip Johnson, ripubblicato nel 1966. La propagazione di queste categorie aveva incontrato, non a caso, grande resistenza nella aree culturali murarie, intendendo per “murario” non la semplice costruzione in muratura, ma la più generale solidarietà di costruzione, distribuzione, spazio, con l’uso di strutture allo stesso tempo portanti e chiudenti: una modernità ancora vitale e operante nel secondo dopoguerra non solo nell’Europa mediterranea, ma anche in aree ispano-americane, con innovative ricerche sull’uso organico del calcestruzzo armato, in alternativa al suo impiego seriale nordeuropeo, come nelle opere di Eladio Dieste Felix Candela, José Luis Delpini, Ricardo Porro. Ma anche in aree del subcontinente indiano, dove la nuova architettura s’innesta su di unʼoriginale tradizione moderna e un’ingegneria strutturale particolarmente attenta alle tecniche costruttive premoderne, ancora estesamente in uso, con un’utilizzazione plastica del calcestruzzo armato1. Si direbbe che una nuova cultura costruttiva organica, appena rilevata dalla critica ufficiale dei paesi egemoni, abbia origine dal sud del mondo, dalle culture che avevano coltivato, spinte dalle necessità, un parsimonioso impiego delle risorse. Per questo è tanto più straordinaria la vicenda di Louis Kahn le cui architetture appaiono, improvvise, nell’America della produzione in serie e del metallo, mostrando un’affinità tanto profonda con le aree organiche che la sua lezione verrà compresa e raccolta soprattutto al di fuori del contesto d’origine.
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Archivio della Società romana di storia patria, 2019
Sebastiano & Michelangelo nella Città dei Papi, Società Editrice Romana 2020, 2020
a cura di Luigi Girati e Luigi Verdi, Prefazione di Silvia Gajani, Bologna, Forni, 2004
RIASA Rivista dell'Istituto Nazionale d'Archeologia e Storia dell'arte, 2018
Studi di Storia dell'Arte, 2014
Paolo Mantegazza. Dalle Americhe al Mediterraneo (LiberFaber), 2014