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Ciò che più incuriosisce di Gregory Bateson, è la sua capacità di parlare di tutto e di niente. Il suo sentimento mistico che lo spinge a collegare due fenomeni derivanti da due campi del sapere completamente diversi, ha spinto anche me ad interrogarmi ed addentrarmi nella storia di un piccolo villaggio Maya per passare dall'antropologia, alla psicologia sociale, alla sociologia, alla psicologia cognitiva fino al darwinismo neuronale. La tecnica ha portato l'uomo a distanziarsi dalla natura e ad esercitare su di essa una predominanza tale da distruggerla. Dovremmo tornare a vivere come Zampa di Giaguaro? Quando Heidegger, nella lettera sull'umanismo,invitava l'uomo a percorrere il cammino che lo conduceva alla casa dell'Essere per diventarne custode, voleva avanzare una critica contro la tecnica ed invitare l'uomo a riavvicinarsi alla natura? Io penso di sì; ma credo anche che il nostro riavvicinamento ad essa, qualora si compiesse, non permetterebbe di azzerare tutto quello che è già accaduto e tutto quello che abbiamo prodotto. Perché l'uomo produce ed ha sempre prodotto, dunque il risultato della sua attività non può essere cancellato, anzi deve essere utilizzato per interrogarci e, qualora fosse possibile, arrivare a delle risposte. In questa tesina mi sono servita di un prodotto che ho sempre apprezzato: Apocalypto e ho cercato di rileggerlo alla luce del pensiero di Bateson. Questo mi ha permesso di toccare argomenti di mio profondo interesse, come il linguaggio e la distruzione del nostro ecosistema. La risposta alla mia domanda: "è possibile tornare completamente allo stato di natura?" ha un esito negativo, ma tale responso mi è stato in realtà suggerito da Eraclito.
Luciana Preti, 2020
ECOLOGIA nel mondo antico Amore e rispetto per la Terra: alle origini di un'etica ambientalista nel mondo antico Qual era il rapporto con l'ambiente nell'antichità, quando evidentemente non si poneva ancora il problema di valutare l'impatto dell'"impronta ecologica"? 1 Ebbene, una sorta di coscienza ambientalista esisteva anche nel pensiero degli antichi: nelle forme simboliche del mito e della religione, come in quelle dell'indagine scientifica, appare pregnante il rapporto con la Terra Madre. Verso di essa si manifestano la venerazione e, al tempo stesso, il senso di colpa per ogni forma di crudeltà che gli umani esercitano nei confronti della Natura: la terra stessa, ma anche le piante e gli animali. Naturalmente l'argomento dell'impatto dell'uomo, e dei suoi vizi, sull'ambiente non poteva sfuggire alla riflessione morale di Seneca, che in una lettera a Lucilio (89, 20-22) depreca, come di consueto, il vizio dell'avidità. Sen, Ad Luc. LXXXIX, 20. 'Quousque fines possessionum propagabitis? Ager uni domino qui populum cepit angustus est? Quousque arationes vestras porrigetis, ne provinciarum quidem spatio contenti circumscribere praediorum modum? Inlustrium fluminum per privatum decursus est et amnes magni magnarumque gentium termini usque ad ostium a fonte vestri sunt. Hoc quoque parum est nisi latifundiis vestris maria cinxistis, nisi trans Hadriam et Ionium Aegaeumque vester vilicus regnat, nisi insulae, ducum domicilia magnorum, inter vilissima rerum numerantur. Quam vultis late possidete, sit fundus quod aliquando imperium vocabatur, facite vestrum quidquid potestis, dum plus sit alieni.21. 'Nunc vobiscum loquor quorum aeque spatiose luxuria quam illorum avaritia diffunditur. Vobis dico: quousque nullus erit lacus cui non villarum vestrarum fastigia immineant? nullum flumen cuius non ripas aedificia vestra praetexant? Ubicumque scatebunt aquarum calentium venae, ibi nova deversoria luxuriae excitabuntur. Ubicumque in aliquem sinum litus curvabitur, vos protinus fundamenta iacietis, nec contenti solo nisi quod manu feceritis, mare agetis introrsus. Omnibus licet locis tecta vestra resplendeant, aliubi inposita montibus in vastum terrarum marisque prospectum, aliubi ex plano in altitudinem montium educta, cum multa aedificaveritis, cum ingentia, tamen et singula corpora estis et parvola. Quid prosunt multa cubicula? in uno iacetis. Non est vestrum ubicumque non estis. 20.«Fin dove estenderete i vostri poderi? il territorio che era sufficiente a contenere un popolo, è troppo stretto per un solo padrone. Fin dove estenderete il limite dei vostri poderi arando, voi che non vi contentate di fissarlo neppure entro lo spazioe di intere province? famosi corsi d'acqua bagnano terreni privati e grandi fiumi, confini di grandi popoli, vi appartengono dalla sorgente alla foce. Ma anche questo per voi è troppo poco! Occorre che i mari siano cinti dai vostri latifondi, che di là dall'Adriatico e dallo Ionio all'Egeo domini il vostro castaldo, che le isole, dimora di illustri condottieri, siano tenute in nessun conto. Siano estesi i vostri possedimenti quanto volete, sia un podere quello che una volta si chiamava impero, appropriatevi di tutto ciò che potete, finché gli altri posseggono più di voi. 21.Ora mi rivolgo a voi, il cui sfarzo si manifesta non meno grandemente della cupidigia di costoro. A voi dico: fino a quando non vi sarà lago su cui non sovrastino i frontoni delle vostre ville, fiume le cui rive non siano adorne delle vostre case? Ovunque scaturiranno vene di acqua calda, ivi sorgeranno nuovi asili per la dissolutezza. Ovunque la spiaggia s'incurverà in un'insenatura, voi subito getterete delle fondamenta e, solo contenti del terreno ottenuto colle vostre mani, spingerete il mare indietro. Risplendano pure dappertutto i vostri palazzi, in un luogo eretti sui monti con ampia vista verso la terra ed il mare, nell'alto innalzandosi dal piano fino all'altezza dei monti; benché abbiate costruito molti e grandiosi edifici, tuttavia ciascuno di voi è costituito da un solo corpo ed assai piccolo. A che servono molte stanze da letto? dormite in una sola. Non vi appartengono quelle in cui non abitate» (Ep. 89, 20-21) (a cura di di U. Boella UTET). 1 si definisce così la misura che valuta il consumo di risorse naturali che non sono inesauribili.
AIS/DESIGN JOURNAL STORIA E RICERCHE, 2023
Nata nel 1951 su iniziativa dell’industriale e filantropo Walter Paepcke, la IDCA (International Design Conference at Aspen) ha rappresentato indubbiamente un osservatorio privilegiato sulla cultura del design per tutta la seconda metà del Novecento, non solo in ambito nordamericano. Nonostante le intenzioni iniziali di Paepcke fossero dichiaratamente business-led (Allen 1983) – creare un’occasione di incontro annuale tra il mondo dell’impresa e quello del design nei suoi vari ambiti di applicazione – le questioni relative alla responsabilità ecologica e sociale del progetto non tardarono ad emergere, in particolare dal- la seconda metà degli anni Sessanta in poi. Nell’edizione del 1965, intitolata “The New World”, il chair George Nelson fece qualche passo in avanti nella considerazione dei temi ambientali; in “Order and Disorder” (1967) il j’accuse dell’architetto Alfred Caldwell allo stile di vita mo- derno tacciato di “avvelenare il pianeta e renderlo incompatibile con la vita” ebbe un grande impatto sulla stampa e, molto presumibilmente, su Victor Papanek presente tra il pubblico. L’IDCA “The Rest of our Lives” del 1969 – poco dopo la costituzione del Club di Roma, e proprio nell’anno in cui Buckminster Fuller pubblicava il suo Operating Manual for Spaceship Earth – assunse toni più preoccupati, anche e soprattutto per la coscienza sempre più chiara dell’entità delle sfide a cui dover far fronte. Per finire, la controversa edizione del 1970, intitolata proprio “Environment by Design”, vide l’attacco aperto all’élite degli organizzatori da parte di studenti, ambientalisti ed esponenti della sinistra radicale: la coscien- za ecologica non era più percepita come una premessa comune, ma come vero e proprio terreno di scontro ideologico e politico. Incentrandosi prevalentemente su fonti primarie dall’archivio IDCA del Getty Research Institute di Los Angeles, questo contributo si propone di gettar luce sul modo in cui le conferenze di Aspen contribuirono ad alimentare la rifles- sione sul rapporto tra pensiero ecologico e design in anni che, a tale riguardo, risultano cruciali.
Unpublished, 2016, 2016
Nella cinematografia italiana ci sono figure mitiche e leggendarie (Il livornese Amasi Damiani appartiene pienamente a questa categoria) di registi la cui opera è tutt'ora del tutto sconosciuta e altri verso i quali è necessario un atto di fede per credere alle loro parole che raccontano ed elencano titoli di film improbabili, mai finiti e/o mai distribuiti.
44 San Tommaso d'Aquino sottolineava che la molteplicità e la distinzione «proviene dall'intenzione del primo agente», colui che volle che «ciò che mancava a ogni cosa per rappresentare la bontà divina, fosse compensato dalle altre», perché la sua bontà «non potrebbe essere rappresentata convenientemente da una sola creatura» (S. Th. I, q. 47, a. 1). Perciò noi abbiamo bisogno di cogliere la varietà delle cose nella sue molteplici relazioni (cf.
Se prendessimo per le mani i testi dell'epistolario apostolico, noteremmo chiaramente che i Santi Apostoli, in particolare: S. Giuda, S. Paolo e il Principe S. Pietro, non senza ragione, avevano apertamente predicato una forte teoria volta al respingimento di nomi di Cori e/o gruppi di Angeli utilizzati evidentemente da alcuni pervertitori gnostici, che volevano contaminare il nascente Cristianesimo con diversi elementi di filosofia platonica. Tale paura era così manifesta, che il nemico comune dei discepoli di Cristo, ovvero l' Impero Romano, che incombeva direttamente su di loro, veniva momentaneamente accantonato, perché gli stessi invece, cominciavano a percepire una minaccia
La vocazione La chiamata all'amicizia con Lui 250. Ciò che vuole Gesù da ogni giovane è prima di tutto la sua amicizia. 252. «La vita che Gesù ci dona è una storia d'amore.
Il barbaro è anzitutto l'uomo che crede nella barbarie.
LAURA GIOVINE, 2023
TUTTI GLI INDIRIZZI SECONDARI DI SECONDO GRADO Primo biennio, classe II Scienze Naturali-Biologia, Matematica, Educazione Civica, Asse Scientifico-tecnologico L’ecologia delle popolazioni studia la crescita e l’interazione tra popolazioni e ambiente. Lo studio si avvale della raccolta di dati fenomenologici, la tabellazione dei dati raccolti, la formalizzazione di grafici più facilmente leggibili e, quindi, di maggiore divulgazione, in conclusione lo studio statistico inferenziale dei dati per una previsione probabilistica del fenomeno. L’analisi comprenderà gli aspetti socio-economici del fenomeno evoluzionistico e sarà basata su strumenti matematici quali la statistica e la lettura e interpretazione di grafici. Risultati ottenuti: Le Schede Tecniche sono state didatticamente proposte in quattro classi seconde ordinarie durante le lezioni curriculari a.s. 2021/2022. alcuni hanno utilizzato la calcolatrice grafica, altri hanno utilizzato calcolatrici scientifiche. Entrambi sono arrivati a buoni risultati di calcolo però in tempi diversi. I primi hanno incentrato il commento sull'argomentazione matematico agronomica dello sviluppo sostenibile, gli altri hanno risposto solo con la tabella ottenuta, priva di argomentazione. In conclusione i primi hanno ottenuto un risultato apprenditivo alto e medio alto, i secondi hanno raggiunto un risultato apprenditivo medio.
In quasi tutte le epoche, a partire dal Rinascimento, il pensiero rivoluzionario è stato profondamente influenzato da una qualche branca della scienza, spesso insieme alla filosofia. Ai tempi di Copernico e di Galileo, l'astronomia contribuì alla trasformazione di una forte corrente di pensiero, dalla superstiziosità medioevale al razionalismo critico, al naturalismo e all'umanesimo. Durante l'Illuminismo -l'era che culminò nella rivoluzione francesequesta corrente intellettuale liberatoria fu rafforzata dai progressi effettuati nel campo della meccanica e delle scienze matematiche. L'era vittoriana fu scossa fin nelle sue stesse fondamenta dalle teorie evoluzionistiche in biologia, dal contributo marxista all'economia politica e dalla psicologia freudiana. Nel nostro tempo, abbiamo assistito all'assimilazione di queste discipline scientifiche, un tempo liberatorie, nell'ordinamento sociale costituito. Anzi, abbiamo cominciato a considerare la scienza stessa come uno strumento di controllo dell'uomo, della sua attività fisica e mentale. La sfiducia nella scienza e nei metodi scientifici non è del tutto ingiustificata. «Molta gente sensibile, soprattutto gli artisti» osserva Abraham Maslow, «teme che la scienza insudici, avvilisca e distrugga le cose, invece di arricchirle, e perciò che uccida, invece di creare» 1 . Inoltre, cosa non meno importante, la scienza moderna ha perduto la sua funzione critica. Assumendo una caratteristica prevalentemente funzionale o strumentale, le varie branche della scienza, che un tempo servirono a liberare l'uomo dalle sue catene, vengono ora usate per preservarle e indorarle. Persino la filosofia ha abbracciato fini strumentali e tende ormai ad essere solo un insieme di artifizi logici; non è al servizio dei rivoluzionari, ma dei computers. C'è, tuttavia, una scienza che potrebbe ancora ripristinare e addirittura superare il carattere liberatorio delle scienze e delle filosofie tradizionali. Viene definita, piuttosto genericamente, con
Apocalisse. Modernità e fine del mondo, 2008
Auschwitz non è un angolo morto della storia, non è una svolta insensata, un'eccezione, un elemento fuori scala. Nulla di tutto questo, piuttosto una situazione estrema per l'umanità stessa. Auschwitz rappresenta il punto limite, il punto nel quale tutte le premesse di una storia, di una civiltà, diventano effettive realtà, nel quale tutte le condizioni si realizzano, il luogo in cui tutto il passato diviene futuro, ed il futuro si fa presente in una sacca del tempo che non ne rappresenta l'eccezione ma piuttosto la proiezione, non il copione sbagliato finito per errore sulla scena della storia, ma l'anticipazione che porta in atto la potenza di condizioni reali.
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LA CIVILTA' DEL SOLE COME ECOTOPIA, 2018
Il Risveglio del Silenzio: Apocalisse 8 e il Paradosso del Potere, 2025
"Primo Levi", a cura di Alberto Cavaglion, Carocci, 2023