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Catalogo della mostra presso Museo della Montagna, Macugnaga (VB)
«Studi di Filologia Italiana», 2018
L’articolo s’incentra sulle «Dicerie da imparare a dire a huomini giovani et roççi» del notaio fiorentino Filippo Ceffi, una raccolta di parlamenti podestarili a uso degli ambasciatori databile agli anni 1326-’28. La nuova edizione critica che qui si procura è condotta sui due codici riconosciuti rispettivamente da Marco Palma e Sandro Bertelli come di mano del Ceffi (mss. Vaticano Palatino latino 1644 e Laurenziano Ashburnham 1084), ora raffrontati e indagati nelle loro varianti anche sostanziali. Nel cappello introduttivo al testo critico si collocano le «Dicerie» nel contesto dell’«ars concionandi» tardo-medioevale, si mostra la loro natura di profondo rimaneggiamento delle «Arringhe» bolognesi di ser Matteo de’ Libri e si ricostruisce lo «status quaestionis» intorno al Ceffi e alla sua produzione scritta. L’edizione degli autografi è corredata d’indici onomastici e toponomastici.
Omaggio a Commentari d'arte, 2018
Elaborato sulla base dell'ampio e inedito carteggio che Mario Mafai intrattenne con la sua modella Angela Santini, tra il 1937 e la fine della guerra, lo studio approfondisce il pensiero e l'attività del pittore negli anni che lo videro costretto al trasferimento a Genova e all'arruolamento militare. Considerazioni sul suo lavoro e Informazioni sui contatti intrattenuti con critici e committenti consentono così di precisare la genesi di alcune opere e la partecipazione a varie iniziative espositive. Insieme alle quasi centocinquanta missive (tra cui la lunga lettera di Alberto Della Ragione, mecenate e amico dell'artista), si conservano nove disegni pubblicati per la prima volta a corredo di questo saggio.
Pino Nano tells the life and story of one of the great modern poets, Dante Maffia, an intellectual who in his poems and books never forgot his Calabrian origins, and who today is being proposed again as an ideal candidate for the Nobel Prize for Literature. -/Pino Nano racconta la vita e la storia di uno dei grandi poeti moderni, Dante Maffia, un intellettuale che nelle sue poesie e nei suoi libri non ha mai dimenticato le sue origini calabresi, e che oggi viene riproposto come candidato ideale al Premio Nobel per la letteratura.
Ripubblico un fondamentale studio di un grande Storico lunigianese sull'epigrafe che si trova nella chiesa di San Giorgio a Filattiera (Ms) e tratta della vita di un personaggio, forse gastaldo, forse corepiscopo, morto nel 754, quarto anno di Astolfo e legato all'espansione del cristianesimo nella montagna lunigianese
Scipione Maffei; Poesie varie , 2022
Scipione Maffei (1675-1755) è stato un poeta veronese del Settecento legato al mondo culturale dell'Arcadia. In perenne lotta contro le consuetudini del suo tempo, Maffei si impegnò sia in battaglie militari che in battaglie letterarie, realizzando un ampio ventaglio di opere in diversi campi. Abile poeta, storico classicista, appassionato di materie scientifiche, critico attento e profondo conoscitore della religione e della politica, Scipione Maffei destabilizzò la letteratura italiana soprattutto nella stesura della tragedia "Merope", modello futuro per Alfieri, e nella colossale "Verona Illustrata" Ricordato da Goldoni, elogiato da Alfieri e da Pindemonte, presente nello "Zibaldone" di Leopardi e nelle riflessioni di diversi autori italiani, Scipione Maffei segna una figura cardine della nostrana letteratura anche se non sempre menzionato. La curatela qui presente consta di un'ampia introduzione, una biografia seguita da una ricca sezione bibliografica e da un apparato di un centinaio di note volte a chiarire ogni aspetto dei componimenti inseriti.
Pubblicato con il contributo e sotto gli auspici della MOD Società italiana per lo studio della modernità letteraria Direttore: Nicola MEROLA Direttore responsabile: Giulio MARCONE Redazione: Laura ADRIANI, Saverio VECCHIARELLI Amministratore: Saverio VECCHIARELLI Realizzazione Editoriale: Vecchiarelli Editore S.r.l. Comitato dei referenti scientifici:
isbn 978-88-98768-63-9 tutti i diritti riservati. printed in italy © 2016 by Associazione Conoscere Eurasia, Verona SOMMARIO INDIRIZZO DI SALUTO di Alexander Visly ANGELO CALOGERÀ GIORNALISTA, SCRITTORE ED EDITORE: PROTAGONISTA DELLA REPUBBLICA LETTERARIA DELLA PRIMA METÀ DEL SETTECENTO di Antonio Fallico I. Biografia xiii II. L'epistolario lxix III. Le lettere di Scipione Maffei ad Angelo Calogerà lxxxix GENESI DI UN'ACQUISIZIONE: LA CORRISPONDENZA DI ANGELO CALOGERÀ NELLA BIBLIOTECA NAZIONALE RUSSA DI SAN PIETROBURGO di Margarita Georgievna Logutova ccxli NOTA AL TESTO di Corrado Viola ccxlvii LETTERE a cura di Corrado Viola e Fabio Forner 1 Indice cronologico e incipitario delle lettere 201 INDICI di Anna Zangarini Indice degli autori moderni e contemporanei 207 Indice dei nomi di persona 213 Indirizzo di saluto Nell'anno 1832 una nota ditta parigina di commercio librario, la «Debure frères libraires de la Bibliothèque du Roi», propose all'ambasciatore russo in Svezia, conte Pyotr Kornilievich Sukhtelen ( Jan Pieter van Suchtelen) di acquistare l'archivio dell'editore italiano Angelo Calogerà (1696-1766), composto di 11.712 lettere.
Le immagini sono state gentilmente fornite dagli Autori dei saggi. L'immagine di copertina (© foto Serani) è stata gentilmente concessa per la riproduzione dalla famiglia Menchini Fabris.
Angiolo Mazzoni nasce a Bologna da genitori senesi il 21 maggio 1894. Da un inizio di clima "secessionista", che ha praticato alla fine degli anni Dieci, come -anche se qualche tempo dopo -Sant'Elia, Chiattone e poi Marchi (progettando ville, palazzine, palazzi), guardando a Olbricht e a Hofmann, ma così pure a G.B.Milani e a Giovannoni, Mazzoni si è orientato, alla fine dei Venti, verso un dialogo con forme tradizionali di evidente corrispondenza "novecentista", monumentale e imponente, tuttavia distinta dai modelli piacentiniani (quali il Dopolavoro ferroviario di Roma, 1925; il Palazzo postale di Nuoro, 1928; la Stazione di Bolzano, 1927-28). Si era laureato, infatti, in ingegneria nel 1919 alla Scuola di applicazione per ingegneri di Roma, dove rimane ancora un paio d'anni come assistente -oltre a collaborare nello studio di Piacentini nel 1920 -e aveva, quindi, conseguito il diploma in architettura a Bologna nel 1923. Nel '21 venne assunto dalle F.S., ricevendo, dal 1922, la nomina di Ispettore stabile della Divisione lavori delle FS. Nel '24, anno in cui vennero unificate Poste e Telegrafi e Ferrovie, fu trasferito a Roma presso la Direzione Generale: tra il 1925 e il '26, con la Stazione del Brennero, ebbe inizio la sua fitta attività di progettazione di edifici ferroviari e postali sparsi lungo tutto il territorio italiano, destinata a protrarsi fino al 1945, nell'ambito dell'amministrazione unificata delle Poste e Telegrafi e delle Ferrovie Statali. Alla fine degli anni '20, realizza l'edificio squadra rialzo presso la Stazione ferroviaria di Firenze, una delle sue opere pi interessanti, con ogni evidenza influenzata dall'esperienza dei costruttivisti sovietici.Tra i progetti realizzati in veste di progettista-dipendente pubblico, si ricordano, per importanza, gli edifici postali di Trento , di Agrigento (1932), di Pola (1935); le stazioni ferroviarie di Trento, 1936 (con vetrate di Depero e Tato), di Siena 1936, di Reggio Calabria, di Montecatini Terme -Monsummano 1937,diMessina 1939 e di Bolzano(1927). Il carattere innovativo del lavoro di Angiolo Mazzoni, quale si delinea fin dall'inizio degli anni Trenta, non esclude un filone novecentista (che ricorre infatti, riconoscibile per l'intera prima metà di quegli anni, nel Palazzo postale di Varese, 1930-33, nel Palazzo delle Poste e Telegrafi di Grosseto, 1930-32, nella già citata Direzione Generale delle Poste e Telegrafi di Trento, 1929-34, nel Palazzo delle Poste di Palermo, 1930-34, e nella Stazione ferroviaria di Reggio Emilia , 1933-35). Non lo esclude, ma di certo ne attenua prospetticamente la portata, puntando sul privilegio rappresentato dagli esiti di una progettualità più libera, a livello di maggiore e più ardita complessità immaginativa progettuale. Se, tuttavia, il Mazzoni più memorabilmente innovativo, più "moderno", non è certo quello del linguaggio volumetrico e monumentale "novecentesco", lo si individua proprio anche in esiti architettonici collocabili all'interno di una tale polarità, tanto che risulta possibile rintracciarvi sia il ricorso a soluzioni strutturali interne di chiaro indirizzo innovativo, capace di rielaborare originalmente una mentalità "razionalista", sia altresì l'esercizio di un uso inventivo e persino prezioso, oltre che nuovo, dei materiali. Il filone più originale e memorabile dell'attività progettuale e realizzativa di Mazzoni si snoda lungo gli anni Trenta sul fondamento di una cultura plastica che dal "Novecento" recupera accenti di tradizione "metafisica" (come avviene nel caso del Calabrone), innestandovi una nuova chiarezza strutturale di istanza "razionalista" e un dinamismo di tagli orizzontali o di movenze avvolgenti derivate dal dialogo con istanze futuriste. Ed è il filone che muove appunto da Il Calabrone del 1931Calabrone del -33 (ma progettato nel 1925, al Palazzo delle Poste di Agrigento, 1932-34, alla Centrale Termica e Cabina degli apparati centrali della stazione di S.Maria Novella, a Firenze, 1932-34, alla Ricevitoria Postelegrafonica di Latina, 1932, dal Palazzo delle Poste e Telegrafi di Pola, 1932-33-1935, alla Ricevitoria Postelegrafonica di Sabaudia, 1933-34, a quella di Ostia Lido, inaugurata nel 1934, alla Stazione ferroviaria dia Siena, 1931-35, a quella di Trento, 1934-36, di Montecatini-Terme e monsummano, inaugurata nel 1937, di Reggio Calabria-Centrale, 1937-38. Dal 1948 al 1963 Mazzoni si trasferisce in Colombia, a Bogotà, dove insegna all'Università Nazionale e svolge attività professionale. Vive a Roma dal suo ritorno in Italia, a partire dal 1958, fino alla morte, avvenuta il 28 settembre 1979.
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in Dall'altra riva. Fortini e Sereni, 2018
Confronti, 1/2018, pp.18-20, ISSN: 11250658., 2018
Enore Zaffiri. Saggi e materiali, 2014
Filastrocche e canarini. Il mondo letterario di Giacomo Biffi, 2019
«La Fenice prima dell’Opera», 2012-2013, 3, pp. 33-54. Ora in Emanuele d'Angelo, "Leggendo libretti. Da 'Lucia di Lammermoor' a 'Turandot'", Roma, Aracne, 2013, pp. 103-125., 2013
«Italique», XXIII (2020), pp. 299-336
Il Manifesto, 2017