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Il sapere del corpo è un progetto di ricerca che intende rispondere creativamente, e non secondo verità precostituite, alla crisi strutturale di relazione che affligge il nostro tempo in generale e il tempo della relazione medica in particolare. Da studi di settore emerge chiaramente come ci sia una carenza concettuale non solo rispetto ciò che è relazione, ma anche sul come possa darsi un’etica della relazione. Ciò significa che la crisi non dipende solo da carenze emotive o cognitive delle soggettività coinvolte, ma che ad essere critica è proprio la struttura stessa della relazione. Secondo i dati scientifici acquisiti, ciò sembrerebbe dipendere dal fatto che per troppo tempo si è pensato alla relazione come un’ aggiunta posticcia al modello culturale del self made man e della one best way. Se il singolo è tutto e può tutto la relazione non è niente, oppure è trama economica che consente di avere di più, lasciando inalterato l’essere. Ora, se questi studi di settore devono essere accolti, quello che propongo non può che essere un progetto di ricerca continua e di formazione in cui si lavori contestualmente alla precisazione epistemologica dei temi trattati e all’affinamento delle sensibilità coinvolte. Il metodo adottato è la consapevolezza della via sulla quale, tutti, siamo e che tutti siamo chiamati a percorrere se, davvero, vogliamo diventare virtuosi. Grande confusione regna, infatti, tra etica e morale. Su questo punto ci soffermiamo con analisi e approfondimento di alcuni classici del pensiero. Aristotele in primis. I teorici dell’etica del riconoscimento (Ricoeur, Honnett, Taylor, Vigna) a seguire. L’ipotesi è che se non ci accordiamo sulle premesse teoriche non è possibile ottenere risultati innovativi dal punto di vista dell’applicazione. Bisogna ristabilire una positiva circolarità tra la teoria complessa e la pratica buona.
Il saggio propone un percorso teórico in torno all'idea di pratica semiotica. Reference: Contreras, M.J. 2009. “Il Corpo del fare: verso una definizione semiótica di pratica”. Rivista Studi Culturali. Bologna. Anno Vi, N. 3, Diciembre 2009.
Studi Culturali. Temi e prospettive a confronto (a cura di C. Demaria e S. Neergard), 2008
Il corpo 0. Introduzione (ovvero: parrebbe che la materia diventi corpo quando si piega su se stessa) E' diventato difficile parlare del corpo, oggi che esso sembra occupare il centro della scena, il centro assoluto di tutte le scene possibili, mediatiche, accademiche, istituzionali o più genericamente diffuse nelle indefinite forme delle interazioni quotidiane. Il corpo è diventato il grande attore che si muove sul palco del mondo, preso in un vortice di esaltazione che si alimenta di tutti i discorsi in circolazione, dei discorsi pubblicitari, di quelli della cura, di quelli del desiderio e della violenza, di quelli del diritto e di quelli delle rivendicazioni, di quelli della conoscenza e di quelli dell'ignoranza, di quelli del consumo come di quelli della preghiera. Parlare del corpo rischia allora di non valere altro che per il dire, il ridire e il dire ancora, questa stessa presenza di un nuovo protagonista, di un personaggio speciale che si è riconquistato, nel corso dei decenni appena trascorsi, il diritto di farsi vedere, di farsi guardare e ascoltare, il diritto di imporre istanze, orientamenti, o anche soltanto di giustificare a suo modo istanze e orientamenti di cui si presta a fare da supporto ma che traggono altrove le loro motivazioni, oppure non altrove, poiché siamo al punto (finalmente o sciaguratamente...) che un altrove del corpo non si dà, che il corpo è tutto, il mondo è corpo e il soggetto è corpo e il linguaggio, forse addirittura il linguaggio, può essere compreso come corpo in atto, come corpo vivo. E tuttavia la nostra memoria ci aiuta a ritrovare le ragioni di questa situazione, situazione che è al contempo la situazione attuale, in cui il corpo è precisamente al centro dell'attualità, e inevitabilmente inattuale, come è inattuale qualunque discorso sul centro della semiosfera, come è ripetitivo un discorso su ciò che continuamente si offre allo sguardo e come è tautologico il discorso su ciò che si propone come il tutto, come ciò da cui nulla può prescindere. E' una storia relativamente recente in realtà, è la storia del secolo scorso, né più né meno, come se effettivamente il secolo scorso non potesse essere ricordato per molto altro che per i suoi corpi, tanti e diversi, ma comunque corpi riattualizzati dalle mille scene su cui sono ricomparsi, set fotografici e cinematografici, gulag e lager, bikini e minigonne e pornoshop, psicologie del rimosso e antropologie del sensibile, esplosioni di corpi smembrati tra bombe e protesi tecnologiche e implosioni di corpi anoressici, ascesi ed isterie, passi che lasciano impronte sulla luna e codici genetici rivelati. Un secolo dedito al riscatto di un corpo denegato, quello appena trascorso, secolo di grandi guerre e di grandi respiri, di massacri mai visti e di fratellanze universali, e forse, soprattutto o sotto sotto, secolo in cui ha serpeggiato un corpo, quello femminile, per trovare a sua volta una scena e una voce, l'altra metà del corpo, quella metà che sapeva di esserlo. Oggi stiamo tutti attorno al corpo, tutti accanto a questo corpo che i riflettori illuminano e che forse così, abbagliato da tutta questa visibilità, appare meno imponente, meno sovrastante e capace di onnipresenza di quanto qualcuno aveva promesso; a stargli attorno sembra di stare attorno ad una creatura meno forte e inossidabile di quanto potessimo sperare, più fragile e bisognosa di cure, più a 1
Biblioteca Teatrale, 2022
Most of Eleonora Duse’s photographs are close-ups. Often, we are not sure what performance they represent. They are all portraits of the actress representing a character, but reconstructed in a studio. Analysing them to reconstruct the traces of Duse’s art presents many problems. However, they can help us to understand not the actions, the interpretations, the movement of the actress on stage, but a way of orchestrating the body and its inner tensions: a way of making even the immobility come alive on stage, as well as in the photographer’s studio. The essay explores this possibility through the example of five photographs of Duse, all made by Pau Audouard, and all from the same period, the late 1880s.
Sotto ogni abito, un corpo. Sotto la moda degli abiti, vive ed agisce una moda dei corpi. Sotto la seduzione degli abiti, quella del corpo. * O piuttosto, all'inverso: il corpo esercita seduzione. Il corpo si adatta ai gusti e alle scelte della società cui appartiene, in modo da riuscire seducente (o tranquillizzante, o autorevole, o casto o anche solo accettato, normale, anonimo). Ogni abito è una protesi di questo corpo sociale, che lo aiuta a suscitare intorno a sé azioni e passioni. * Gli animali non manipolano il loro corpo. (Solo noi uomini, eventualmente, lo facciamo per loro e su di loro: decoriamo e infiocchettiamo, tagliamo code e orecchie ai * Gli esseri umani infliggono al proprio corpo ferite, scarificazioni, cicatrici, tatuaggi, circoncisioni, infibulazioni. Lo perforano e gli infilano anelli, pietre preziose, chiodi, altri oggetti. Lo rasano, dappertutto o in certe zone. Lo tingono, lo decorano, lo disegnano. Strappano i peli dal corpo, li diradano oppure ne aggiungono dei falsi sul capo o ne disegnano sul viso, li incerano per farne dei baffi orgogliosi o delle capigliature piramidali. Regolano i contorni del pelo secondo forme caratteristiche, soprattutto sulla testa e sul pube. Tracciano così cuori, anse profonde, o riproducono il contorno del costume da bagno Costringono certe parti, per esempio i piedi, a restare piccole, fasciandole strettamente. Ne allungano delle altre, come le labbra, le orecchie e il collo, con pesi ed anelli. Usano imbottiture e astucci per allungare e gonfiare peni, natiche e seni. O li comprimono sotto fascie strettamente legate. Avvolgono pietre, perle, foglie, metalli intorno al collo, allo stomaco, ai polsi e alle caviglie, facendone anelli, collane, catene. Modellano il corpo con esercizi di ginnastica. Gonfiano certi muscoli, ne allungano altri. Lo ingrassano, nutrendolo apposta. Lo smagriscono, con diete e altre tecniche. Incrostano sull'epidermide néi finti e altre decorazioni. Con tecniche chirurgiche modellano le ossa e i tessuti, estraggono il grasso, introducono qua e là cuscinetti di silicone, eliminano pezzi di pelle giudicati in eccesso. Cambiano il profilo del naso. Eliminano doppi menti, pance, orecchie troppo grandi. Estraggono denti, per modellare le guance. Tingono, limano, sbiancano, otturano altri denti. Ne introducono di falsi dove mancano. Dipingono le unghie di colori brillanti o le sostituiscono con artigli artificiali. Le allungano o le tagliano. Fanno abbronzare il corpo, o lo lasciano bianchissimo. Aggiungono parrucche. Profumano, incipriano, deodorano, sgrassano, idratano. Praticano bagni e maschere dei più diversi materiali. Massaggiano, vibrano,
Il corpo che abito. Visioni e riflessioni nella letteratura e dintorni, 2025
Abstract: The article examines how, through an interweaving of narratives reminiscent of the sequence of mothers (Muraro 1992), the tetralogy stands as a bulwark of the new literature envisioned by Ferrante, which «despite detailing sex explicitly, is not aphrodisiac» (Ferrante 2018). In this literature, the protagonists, rebelling against the accusation of being «badly made in sex» assert their right to exist as fleshly bodies rooted in the earth, without relinquishing the vastness of the sky and stars. Keywords: Ferrante, bodies, women, sexuality, tetralogy
Principi urbanistici degli Stati Italiani dalla metà del Settecento alla Restaurazione, 2020
Emanuela Neri Lodi 43. Modena-Trasformazioni dalla metà del Settecento al Piano d'Ornato (1818) Fonti e Bibliografia delle schede Sezione antologica on line Ricerche Carla Benocci Il singolare parco «all'inglese» Sforza Cesarini a Genzano di Pietro Camporese il Giovane e Augusto Lanciani Chiara Devoti, Giosuè Bronzino Lacerti di un sistema agrario: le cascine della «parte piana della Città» di Torino tra persistenza e pianificazione urbanistica Antonello Alici L'altra Cambridge. La sfida della modernità nel paesaggio dell'accademia: Cripps Building at St John's College Michele Ercolini Città, territori, paesaggi: dimensioni, trasformazioni e 'fare progettuale'
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ALTER - Antropologie Letture TERritori - Anno I nr II - ISBN 978-88-548-1146-1, 2006
(articolo divulgativo) in "Essere", II 2015.
K. Revue trans-européenne de philosophie et arts, 2019
Isolario Venezia Sylva. A cura di Sara Marini, Vincenzo Moschetti. Mimesis, Milano, 2022