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2014, Aedon
Sommario: 1. La disciplina speciale delle sponsorizzazioni dei beni culturali. -2. La duplice ratio della disciplina speciale: l'esigenza di tutela del pubblico interesse. -3. Segue: e l'esigenza di tutela del mercato. -4. Tutela del mercato e contratti pubblici. -5. Tutela del mercato vs. sponsorizzazioni?.
La scarsità di fondi pubblici e gli interventi di cui necessita il patrimonio artistico nazionale richiedono l’apporto di capitali privati anche per il tramite di canali diversi dal mecenatismo. A tal fine, le sponsorizzazioni culturali rappresentano uno strumento importante, in quanto atte a soddisfare sia l’esigenza dello Stato di fruire di fonti alternative di finanziamento, sia l’interesse delle imprese a realizzare investimenti che consentano loro la promozione del marchio e il miglioramento della reputazione aziendale. Tuttavia, questo strumento è poco utilizzato: l’intento del legislatore di favorire il supporto privato all’arte e, al contempo, di proteggere quest’ultima dal “privato” stesso e da una malintesa logica del profitto si è tradotto in una regolamentazione complessa, molto onerosa e poco attrattiva. E’ indispensabile una semplificazione normativa, che riduca gli appesantimenti operativi e incentivi il ricorso all’istituto. La concorrenza tra gli sponsor, elemento di efficienza anche nel settore culturale, va agevolata mediante poche regole, chiare e di facile applicazione. Nella lotta alla burocrazia, iniziare dalla “cultura” rappresenterebbe una buona mossa, in più di un senso.
2016
Nowadays the cooperation between industry and culture is a well-known practice in several countries. However, in Italy the number of initiatives is still insufficient, related to its cultural heritage dimension. Italy presents the higher number of UNESCO World Heritage Sites and also over the 60% of world’s cultural heritage. This huge quantity of heritage is an element that certainly point out the national identity and it contributes to the collective daily-life quality. Also the ownership of the Italian cultural heritage is collective or public, and due to the dimension of the phenomenon it is hard to guarantee a proper and comprehensive conservation. Facing this missing the contribution of public-private partnership in cultural sector must be improved, to promote - and sometimes assure - the heritage safeguarding and conservation. This paper will explore the experiences of Mecenatismo, or cultural patronage, and Sponsor- ship as successful or questionable application cases. DOI:...
Altalex, 2008
Nell'ultimo decennio, sulla scia di esperienze maturate in alcuni Paesi stranieri, come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Svizzera, è aumentato in maniera esponenziale, anche in Italia, l'interesse nei confronti dell' investimento culturale. Modifiche a situazioni strutturali, quali i mutamenti del panorama socio-economico verificatisi nel corso degli anni, e situazioni contingenti, quali le sempre più pressanti esigenze di tutela e conservazione del patrimonio storico-artistico italiano, hanno fatto sì che interessi di imprese, organizzazioni culturali, Stato e singoli cittadini confluissero verso una direzione condivisa.
Aedon , 2021
This essay investigates the support of cultural heritage from the perspective of private law. It compares the support carried out for profit, in particular through sponsorship, and that exercised in a purely altruistic manner, resorting to liberal acts. In this regard, the Author highlights how the latter activities: i) offer a greater contribution in terms of intensifying the link between individuals and the cultural life of the community to which they belong; ii) are more in line with the dogmatic meaning of cultural heritage, which represents a 'value' and not a 'utility'.
Biblioteche oggi, 2018
Metodologie di comunicazione e fruizione integrata dei centri storici tra nuove tecnologie e servizi alla persona. " Il modo migliore di prevedere il futuro è inventarlo " Alan Kay In Italia ci troviamo in una particolare contingenza che a seguito della crisi finanziaria ed industriale, dei flussi migratori e dei processi di globalizzazione economica e sociale, molte città hanno dovuto riconvertire il loro piano di sviluppo territoriale ed è qui che, grazie alle nuove tecnologie possiamo incidere sul nuovo concetto di accessibilità come servizio alla persona e alla comunità. La Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità del 2006 ha introdotto un vero e proprio cambio di paradigma nell'approccio al tema della disabilità, fornendone una lettura improntata ad una nuova visione culturale, scientifica e giuridica. L'accessibilità, infatti, è un fattore particolarmente efficace per innescare e consolidare coerenti, durevoli e sostenibili processi di sviluppo infrastrutturale volti a promuovere stili di vita sani e ad elevare il capitale sociale ed economico delle comunità. Si può ammettere che l'assetto urbanistico di una città ha concorso, nel tempo, a rendere più o meno efficaci le interazioni pubbliche e forse " la città e ogni altra piattaforma: è costruita dagli essere umani ma poi diventa un contesto, un sistema di logiche che inquadra i comportamenti. Purtroppo buona parte delle nostre città sono state concepite volutamente non inclusive, la realtà italiana conta comuni e comunelli fortificati che si difendevano l'uno contro l'altro e che facevano dell'impedimento fisico un fattore di forza e il vantaggio competitivo per rimanere indipendenti dall'egemonia altrui. Oggi nel terzo millennio dobbiamo svolgere il lavoro inverso, ovvero partire dalla città antropizzata e non inclusiva per renderla maggiormente aperta e " comunicativa " ponendo l'accento su l'equilibrio tra la dimensione individuale e quella collettiva. Nel nostro tempo la comunicazione e la condivisione sono la forma di crescita delle comunità e del sapere dell'umanità, per questo l'apertura mentale e fisica è una necessità per ogni realtà: esiste pertanto uno stretto legame tra accessibilità/partecipazione e crescita collettiva, personale e sociale in qualsiasi attuale campo di attività. Accanto alla più tradizionale visione sostanzialista del patrimonio culturale, come insieme di beni statici e sedimentati da conservare e da trasmettere (si veda il D.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42, " Codice dei beni culturali e del paesaggio "), si sta gradualmente affermando un metodo più dialogico e interattivo di intendere il patrimonio come insieme di beni da fruire e condividere. Aumentare l'accessibilità di luoghi, beni e servizi significa rendere le nostre città più eque e vitali. In conseguenza di questo potremo ottenere indicatori socio-economici, diretti ed indiretti, più favorevoli come ad esempio l'aumento dei visitatori dei luoghi pubblici, un migliore uso del tempo da parte degli abitanti, la riduzione dei costi sanitari a carico della collettività indotta da stili di vita più sani e dalla diminuzione degli infortuni ed in genere la valorizzazione della qualità urbana. Una città non accessibile oltre ad essere una città ingiusta perché impedisce a tante persone di non coltivare le proprie aspirazioni è anche una città incompleta perché impedisce ad un segmento di popolazione di dare un contributo diretto alla crescita della città.
360gradirivista.it, 2022
The author addresses the theme of the valorization of cultural heritage in a critical sense, highlighting how it hides the purpose of commercial exploitation of public cultural heritage by private entities, in line with the dominant mercantile religion at the turn of the 2nd and 3rd millennia, in conformity with the (true) intentions of the 2004 legislator. This is a form of transmutation of cultural assets into consumer goods, the effect of which in some ways is similar to that of the looting that has always characterized military conquests and subsequent colonizations. The commodification of cultural heritage, by the very fact of depriving the cultural heritage of its aura of sacredness, is a subtle way to undermine the foundations the society that recognizes itself in that community heritage, transforming it into a mass of isolated and therefore better manipulated individuals. The history of the "valorization" of the national artistic heritage is however the visible symbol of the cultural disintegration of our time. L'autore affronta il tema della valorizzazione dei beni culturali in senso critico, evidenziando come essa nasconda la finalità di sfruttamento commerciale del patrimonio culturale pubblico da parte di soggetti privati, in linea con la religione mercantile dominante a cavallo del II e III millenni, in conformità con le (vere) intenzioni del legislatore del 2004. Si tratta di una forma di trasmutazione dei beni culturali in beni di consumo, il cui effetto per certi versi è analogo a quello del saccheggio che ha sempre caratterizzato le conquiste militari e le successive colonizzazioni. La mercificazione dei beni culturali, per il fatto stesso di privare il patrimonio culturale della sua aura di sacralità, è un modo subdolo per minare dalle fondamenta la società che si riconosce in quel patrimonio comunitario, trasformandola in un coacervo di individui isolati e quindi meglio manipolabili. La storia della “valorizzazione” del patrimonio artistico nazionale è comunque il simbolo visibile della disgregazione culturale del nostro tempo.
Aedon, 2006
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MERCATI E COMPETITIVITÀ, 2013
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recuperoeconservazione_magazine, 2019
The enhancement of cultural heritage, from both the cultural and economic point of view, is strictly linked to a series of arguments about the private-sector involvement. The world of cultural heritage has been strongly influenced by large cuts in public spending and such issue has had consequences on the need to identify new management and financial instruments. Based on the above, the question arises of whether the management and financial instruments provided by the Italian legislation, do really promote the cultural heritage or they hide the risk of a privatization of public assets.
2019
Sommario: 1. introduzione-2. il rapporto di partenariato pubblico-privati-3. L'in-House quale limite esterno al partenariato pubblico-privato-4. La valorizzazione dei beni culturali quale terreno elettivo del partenariato pubblico-privato e, in particolare, pubblico-pubblico-5. il caso concreto: l'accordo di valorizzazione del 20 febbraio 2017-6. Conside-razioni conclusive. 1. introduzione. Il seguente lavoro procede ad una disamina, a tutto tondo, dell'istituto del Partenariato, analizzando nello specifico, il partenariato c.d. "pubblico-privato" in riferimento alla disciplina dei beni culturali. In particolare, trae spunto da una controversia, ancora in essere, tra il Mi-nistero dei Beni Culturali e un soggetto privato nella gestione di un servizio per il pubblico, ossia di un servizio a natura culturale ancillare alla gestione di una struttura museale. Al momento, la controversia deve ancora essere decisa nel merito, mentre in sede cautelare, con l'ordinanza n. 5311/2017 del Consiglio di Stato, è stata accolta la domanda di rigetto dell'istanza, proposta dalla Difesa Erariale. Infatti, il Ministero aveva disposto, nell'imminenza della scadenza di una concessione di servizi aggiuntivi museali, un affidamento diretto in favore di un soggetto formalmente privato, una fondazione, ma sostanzialmente pub-blico, essendo qualificato come organismo di diritto pubblico; i controinteres-sati al contrario, lamentavano l'omesso esperimento di una procedura ad evidenza pubblica da parte del Ministero nella gestione dei servizi aggiuntivi de quibus, sostenendo implicitamente che vi fosse un obbligo per l'autorità di procedere sempre ad una esternalizzazione degli stessi e, quindi, ad una gara. Ai fini della comprensione della lite, la trattazione è stata strutturata in tre paragrafi: il partenariato pubblico-privato, la cooperazione pubblico-pub-blico e l'incidenza di queste soluzioni organizzative all'interno della materia dei beni culturali. Il partenariato pubblico-privato, per quanto apparentemente estraneo alla tematica trattata, è in realtà la forma primigenia nel nostro ordinamento di un nuovo modello organizzativo nella gestione di un servizio ed è stato, per questa ragione, assunto come termine di comparazione per l'analisi della coopera-(*) Già praticante forense presso l'Avvocatura Generale dello Stato (con l'avv. Pietro Garofoli), attual-mente corsista presso il Centro Studi Parlamentari Silvano Tosi.
Aedon, 2007
Ente di afferenza: () Copyright c by Società editrice il Mulino, Bologna. Tutti i diritti sono riservati. Per altre informazioni si veda https://www.rivisteweb.it Licenza d'uso L'articoloè messo a disposizione dell'utente in licenza per uso esclusivamente privato e personale, senza scopo di lucro e senza fini direttamente o indirettamente commerciali. Salvo quanto espressamente previsto dalla licenza d'uso Rivisteweb,è fatto divieto di riprodurre, trasmettere, distribuire o altrimenti utilizzare l'articolo, per qualsiasi scopo o fine. Tutti i diritti sono riservati. Considerazioni sulla nozione di valorizzazione dei beni culturali (nota a Tar Lazio, Roma, sez. II, 23 agosto 2006, n. 7373) di Paolo Michiara Sommario: 1. Premessa: la trasparenza nei servizi di interesse generale.-2. La difficile apertura alla concorrenza dei servizi relativi ai beni culturali.-3. Il rilievo economico del servizio (pubblico) di valorizzazione.-4. La delimitazione della nozione di valorizzazione dei beni culturali.-5. Circa il difficile confine tra pubblici servizi e meri servizi.-6. Conclusioni. 1. Premessa: la trasparenza nei servizi di interesse generale E' opportuno, prima di procedere all'analisi delle diverse questioni affrontate dall'interessante sentenza del Tar Lazio che si commenta ed al fine di meglio comprendere la complessità dei temi, procedere ad una seppur breve descrizione delle vicende problematiche e quindi anche dei fatti dai quali è sorta la controversia. La sentenza che si esamina non è infatti che l'ultima di una serie di pronunce aventi ad oggetto l'affidamento, da parte del comune di Roma ed in favore di una medesima società "mista" dallo stesso comune "diretta" (società denominata Zètema Progetto Cultura a r.l.), di servizi di vario tipo e natura inerenti ai beni culturali. Si vedano, a questo proposito, le precedenti decisioni e cioè: a) Tar Lazio, Roma, sez. II, 17 novembre 2005, n. 11471, commentata in questa Rivista [1], nella quale sono analizzate, fra le altre cose, alcune questioni relative alle società miste degli enti locali, alla specialità della disciplina inerenti i beni culturali e alla "messa in concorrenza" dei servizi di supporto; b) Tar Lazio, Roma, sez. II, 24 febbraio 2006, n. 1385, che affrontasenza deciderle nel merito-svariate censure formulate da società operanti nel settore del restauro avverso l'affidamento, non preceduto da selezione concorsuale, di servizi e lavori riguardanti la valorizzazione, il restauro, la conservazione ed altro di beni culturali. Nel paragrafo successivo si darà pertanto conto di alcuni fatti e circostanze, desumibili dalle sentenze in questione, che possono essere considerati propedeutici all'analisi giuridica della decisione che poi si commenterà. Le parti sono infatti (grosso modo) coincidenti e l'oggetto del contendere, pur apparentemente diversificato e "sfaccettato", è riconducibile alla fin fine ad un unico aspetto problematico, non ancora risolto neppure a livello comunitario, e cioè con quali modalità attuare i principi di parità di trattamento, non discriminazione e trasparenza [2] nell'ambito dei servizi di interesse generale tradizionalmente definiti di natura non economica [3]. Dalla ricostruzione dei fatti, estrapolati dalle diverse sentenze, troverà altresì conferma il convincimento-ormai diffuso-secondo il quale lo strumento societario, nell'ambito dei servizi in questione, risulta ora di non facile praticabilità, essendo in crisi, più in generale, il modello del partenariato pubblico-privato [4]. Si fa quindi presente, per maggior precisione, come gli affidamenti dei servizi in questione siano avvenuti prima della riforma del Codice dei beni culturali (decreto legislativo 24 marzo 2006, n. 156) e pertanto fossero "governati" da una versione dell'art. 115 contente ancora l'espressa previsione, fra le forme di gestione, della società mista. Il caso che si esamina riguarda inoltre, come si vedrà, una società inizialmente "mista" ma poi divenuta pubblica nella sua interezza (100% del capitale sociale).
Sommario: 1. Premessa. La tutela del bene culturale nel diritto dell'ue: dal Trattato di Maastricht al Trattato di Lisbona.-2. (segue) … e all'interno degli atti derivati: il Regolamento 116/09 e la Direttiva 93/7/cee.-3. Riflessioni critiche sulla normativa europea relativa alla tutela del bene culturale.
Il diritto dell'economia, 2017
Sommario: 1. Una chiave di lettura: diritti di esclusiva e fruizione condivisa. -2. Gli strumenti della tutela proprietaria dell'immagine dei beni. -3. I limiti della tutela proprietaria.
Ariosto: rappresentandolo, appropriandosene, ammirandolo. Questa storia è lungi dal chiudersi. In tal senso non si può che sottoscrivere il giudizio di Michel Jeanneret: la «beauté hétérodoxe» di Ariosto, ieri come oggi, «défie les valeurs d'ordre, de mesure et d'équilibre en train de s'imposer» (p. 325). Sono queste, forse, le ragioni della perenne vitalità e ricchezza che essa continua a esercitare.
Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Incontri di Studio, 2018
The cultural heritage of Italy is so widespread that it can not be managed bythe State alone. We must look at the heritage with the eyes of citizens, without giving upa single inch on the role of technical and professional skills. Research, protection,enhancement and management are four very different things, that go, however, hand inhand: because the research helps us understand the meaning of things; the protection tellsus how to safeguard them; enhancement tells us how to preserve the sense of the heritagedisseminating its social perception; the management tells us how to keep doing it.
Promozione del pubblico dominio e riuso dell’immagine del bene culturale in Arizza M., Boi V., Caravale A., Palombini A., Piergrossi A. (eds.), I dati archeologici. Accessibilità, proprietà, disseminazione (Roma, CNR, 23 maggio 2017), pp. 73-86 , 2018
Open access and free reuse of cultural data is one of the more topical challenges for Digital Humanities. Great opportunities may instead be presented by the adoption of free licenses by museums, archives, and libraries, allowing free commercial reuse of digitization, as well as that “freedom of panorama” still denied today in Italy.
2016
Articolo sottoposto a referaggio dal Gruppo di Studio AIDEA "Politiche e management del Patrimonio Culturale nelle diverse prospettive del valore. Strumenti e metodi di misurazione e valutazione"
Biblioteche oggi: Mensile di informazione aggiornamento dibattito, 2018
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