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La crociata catara (1209-1229) venne bandita da papa Innocenzo III nel 1209 per porre fine al proliferare dell'eresia catara e terminò nel 1229 con la pace di Meaux-Paris: venne siglato da un lato, per il re Luigi IX di Francia (San Luigi) da sua madre, la regina reggente Bianca di Castiglia e dall'altro da Raimondo VII conte di Tolosa; Raimondo si dichiarò sconfitto e sottomesso. Sua figlia, Giovanna di Tolosa, avrebbe sposato il fratello del re; essendo Giovanna l'erede di Raimondo, questo trattato fu in pratica un accordo per far passare la Contea di Tolosa con gran parte della Linguadoca, nei domini dei Capetingi di Francia.
2014
"«Caedite eos! Novit enim Dominus qui sunt Eius»... ...è il 22 luglio 1209 e la piana di Beziers è occupata da un esercito, che inalbera come insegna la Santa Croce, che sta assediando la città. Ma se seguono la Croce...sono Crociati... ma non dovrebbero essere Outremer a combattere gli infedeli? Che ci fanno in terra di Francia? La più cruenta, la più lunga, la più brutale e forse la meno conosciuta delle Crociate, però, non fu combattuta Outremer bensì in Europa e le fiamme dei roghi della Santa Inquisizione si levarono alte per contrastare l'eresia catara!"
Bari, Adda (collana Itineraria. Territorio e insediamenti del Mezzogiorno medievale. Studi storici, 25), 2019
La distruzione del Santo Sepolcro ad opera del fatimide al-Hakim inaugura una fase nuova nella storia del pellegrinaggio in Terra Santa. Anziché scoraggiarlo, sollecita un duplice sviluppo: da un lato sul piano numerico, anche perché la conversione dei Magiari apre la strada a un percorso lungo, arduo e avventuroso ma alla portata di tutti; dall’altro attraverso il diffondersi a macchia d’olio di reliquie, immagini e modelli gerosolimitani in Europa. La pratica devozionale coinvolge religiosi, cavalieri, mercanti e popolani desiderosi di fare penitenza e persino di morire in Palestina per guadagnarsi un posto in Paradiso. L’escatologia connessa al millenario della Passione ebbe un impatto sui pellegrinaggi e sulla formazione dell’idea di Crociata, ma su quest’ultima pesarono fattori politici. In Oriente, l’avanzata selgiuchide, le guerre tra Fatimidi e Turchi, l’intraprendenza degli emiri locali e la cupidigia di alcune schiere incontrollate di briganti obbligarono l’Europa a una risposta che appariva non più procrastinabile, perché non c’era un interlocutore unico col quale si potessero valutare vie alternative alla guerra. In Europa, la classe dirigente prende atto del successo del pellegrinaggio, nato come fenomeno spontaneo ma strutturatosi in forma organizzata nel corso dell’undicesimo secolo, e lo istituzionalizza a Clermont (1095): la Chiesa attraverso l’elaborazione della figura del miles Christi, la nobiltà feudale sul piano dell’espansione territoriale.
in San Giacomo della Marca e l’altra Europa. Crociata, martirio e predicazione nel mondo del Mediterraneo Orientale (secc. XIII-XV), a cura di F. Serpico, Firenze 2007, pp. 233-263, 2007
Il nostro intervento si propone di riprendere il complessivo filone di pensiero medievale sulla crociata. Ripercorrendo le dinamiche della storia della crociata, esso intende infatti di ricostruirne un’archeologia della sua idea, vale a dire le sedimentazioni ideologiche accumulatesi con il trascorrere dei secoli. Da questo punto di vista le testimonianza del secolo XV ricoprono un ruolo centrale proprio perché acuite dalla consapevolezza della minaccia turca che proprio in quei decenni completava l’accerchiamento e poneva le basi per la caduta di Costantinopoli (1453). Il mito della crociata si sostanzia su una idealizzazione – spesso poco aderente ai fatti – delle gesta dei primi crociati, cui fecero seguito una serie di esperienze meno positive, come dimostrato dai ripetuti insuccessi militari che non riuscirono a favorire la stabile ripresa della Terrasanta una volta che essa cadde di nuovo sotto la dominazione musulmana (1187); è da questa dinamica che nasce quella sensazione di deviazione, tradimento, decadenza dell’ideale crociato, aspetto sul quale sia le fonti medievali ma anche la storiografia d’epoca moderna hanno spesso – a torto – insistito, supponendo una «purezza» originaria dei peregrini spesso testimoniata solo dalle vittorie conseguite dai liberatori di Gerusalemme, ritenuti modelli inarrivabili di milites Christi. Più specificamente, il nostro intervento intende rileggere le testimonianze di Thomas Ebendorfer, Marsilio Ficino, papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini), e Cristoforo Colombo - uno storico, un filosofo, un pontefice e un esploratore, tutti operanti nel secolo XV -, nella consapevolezza dell’impossibilità di tracciare in questa sede un quadro esauriente delle reazioni quattrocentesche sulla crociata, ma anche nell’intento di evidenziare come alla crociata gli uomini dell’epoca pensino ancora come un argomento in grado di mobilitare le menti e gli animi dei contemporanei. Questo senza nascondere come l’argomento crociato appaia ormai entrato tanto profondamente nella coscienza della Cristianità occidentale da essersi trasformato spesso – come nel caso di Marsilio Ficino – in un argomento di discussione fine a se stessa, non più operante dal punto di vista pratico.
Il dottore Francesco Carbonaro nato a Catania il 26/11/1989 ha pubblicato nel mese di luglio il seguente articolo presso "In Storia -Rivista online di storia e informazione (mensile)", registrazione al tribunale civile di Roma N° 577/2007 del 21 dicembre (ISSN 1974-028X)
2022
"La battaglia di Colle del 1269 nelle memorie del XVI, XVII e XVIII secolo", in “Colle al tempo di Dante”, a cura di Giacomo Baldini, Curzio Bastianoni, Sandra Busini (Biblioteca della «Miscellanea Storica della Valdelsa», n. 35) Castelfiorentino, Società Storica della Valdelsa, 2022, pp. 81-86
1 °ed. on-line sul sito www.vaticanfiles.net (2004) reg. il 27.10.2004 ai sensi dell’art. 1 D.Lgs.Lgt. 31.8.1945; 2° ed. a stampa sugli Atti del XXV Convegno Nazionale di Preistoria, Protostoria e Storia della Daunia, San Severo 3-5 dicembre 2004, San Severo 2005, 233-241.
Tesi di Laurea sulla Crociata di Federico Barbarossa, sul problema delle fonti, e sulla morte dell'imperatore
Questa tesi analizza le cause, lo svolgimento e le conseguenze della spedizione dell'imperatore Federico II in Terra Santa.
2015
Per seguire la partecipazione dei Della Scala alle lotte di fazione della prima metà del secolo XIII basta analizzare quanto risulta "dall'esame di una documentazione finora ignorata o sconosciuta, come gli importanti elenchi di consiglieri e cittadini degli anni 1208-1212, il periodo di esilio della fazione del Monticoli" 46 : fra gli aderenti, simpatizzanti o, in ogni caso, non ostili al partito vincente del Conte, sono presenti ben nove Della Scala, fra i quali, in posizione certa di partigiano attivo, il giudice Pietro, figlio di Balduino, il console del 1147, capostipite dei futuri Signori della città. "Nel terzo decennio del secolo i Della Scala, con un gruppo numeroso di cittadini, fra i quali milites di rilievo, che gli studi più recenti vanno identificando, abbandonano la pars del Conte per unirsi agli avversari e a Ezzelino III da Romano" 47 ; Federico Della Scala, di fede ghibellina e di estrazione borghese e ben visto dai cittadini, compare nel governo di Verona tra i collaboratori del tiranno di Onara, come podestà di Cerea nel 1248 e nel 1251 come ambasciatore nella guerra di Lodi contro i milanesi; ritenuto, poi, nel 1257, con il fratello Bonifacio, già giudice e titolare per sei volte di cariche pubbliche fra il 1229 e il 1249, con il suocero e altri, colpevole di aver congiurato per consegnare il Comune di Verona ad Azzo d'Este e arso vivo in Piazza del Mercato; l'anno successivo però un altro membro della famiglia scaligera è chiamato a servizio di Ezzelino, Mastino I Della Scala, nipote di Federico, prima quale Podestà di Cerea e nel gennaio del 1259 Podestà del Comune di Verona 48. JACOPINO E I FIGLI GUIDO E FEDERICO. Jacopino, un mercante veronese di lane, benestante anche se privo di titoli nobiliari, "fratello di Federico, podestà di Cerea nel 1248 e ambasciatore del Comune di Verona al Pallavicino nel 1254, e di Bonifacio, giudice e titolare di cariche pubbliche per ben sei volte fra il 1229 e il 1249,… entrambi giustiziati da Ezzelino" 49 , è ritenuto il capostipite della famiglia dei Della Scala e si hanno notizie di almeno di quattro suoi figli: Guido, vescovo di Verona, Alberto, il futuro Alberto I, Leonardino, noto con il nome di Mastino I e Federico detto Bocca 50 .
Synaxis, 26 (2006)1, 87-125., 2006
Dopo l'analisi dei diversi significati con i quali il termine «cristianità» è adoperato dagli studiosi delle diverse discipline, si approfondisce il significato che si intende utilizzare per un esame della particolare fisionomia che assume la cristianità in Sicilia e a Catania e per lo studio di un documento del 1493, nel quale le magistrature cittadine propongono al viceré la soluzione di una serie di problemi sull'argomento.
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I quaderni del m.æ.s. - Journal of Mediæ Ætatis Sodalicium, 2022
2020
I catari nell'Italia centrale ai tempi di Francesco d'Assisi, 2023
1° ed. on-line sul sito www.vaticanfiles.net (2003); 2° ed. a stampa sugli Atti del XXIV Convegno Nazionale di Preistoria, Protostoria e Storia della Daunia, San Severo 29-30 novembre 2003, San Severo 2004, 115-124.
in «Quaderni Medievali» 55 (2003), pp. 272-285 , 2003
Le Arti a confronto con il Sacro. Metodi di ricerca e nuove prospettive d’indagine in ottica interdisciplinare, acts of symposium edited by V. Cantone, S. Fumian (Padova, Università degli Studi, 31 May - 1 June 2007), Cleup Editore, Padova 2009 (2010), p. 71-79, 259-262. ISBN 9788861295490
Annuario dell'Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica (Venezia)”, ISSN 1454-6620, 2006
Tipografi, librai ed editori minori per la storia del libro, 2020
2001
Novecento sedotto. Il fascino del Seicento fra le due guerre, 2010