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saggezza del Sileno, che, interrogato un giorno dal re Mida su «quale fosse per gli uomini la cosa migliore e la più eccellente di tutte», rispose: «La cosa migliore di tutte è [...] non essere nato, non essere, essere niente» 6 . Il dionisiaco è dunque la profonda conoscenza dell'essenza della vita, cioè della sua forza a-cosmica, di fronte alla quale l'esistenza diventa un non-senso.
Insegnare l'ininsegnabile. Nietzsche, Foucault, Deleuze, 2010
This paper considers the indications that Nietzsche, Foucault and Deleuze can offer to a thought that want investigate about human "Bildung"
Il rapporto Nietzsche -Burckhardt è complesso non solo per quanto concerne l' aspetto culturalefilosofico, ma anche per la dimensione umana, per l' esperienza di due grandi uomini della cultura che nutriranno e vedranno nell' altro rispettivamente * nel caso di Nietzsche + il proprio io proiettato sotto l' occhio della temporalità [ Nietzsche vedrà in Burckhardt una sorta di se stesso più anziano ] o addirittura una conoscenza inizialmente formale ed infine scomoda, per non dire fastidiosa [ Burckhardt ]. La storia tra Burckhardt e Nietzsche è la storia di un amore non corrisposto, per tutto il corso della sua vita Nietzsche cercherà di entrare nelle grazie del grande studioso svizzero senza raggiungere mai risultati positivi, o addirittura incontrando cocenti delusioni. Nietzsche era un genio precoce filologicamente parlando, fu il più illustre discepolo di F. Ritschl, quest' ultimo era in forte opposizione culturale con un altro illustre uomo di cultura O. Jahn. Avendo pubblicato degli articoli su riviste importanti dell' epoca, Nietzsche non dovette scrivere la tesi universitaria, arrivò a 25 anni a Basilea per insegnare come professore universitario. Questa era la normale procedura accademica dell' epoca: i giovani tedeschi che si dimostravamo dotati di particolari qualità, avevano la possibilità di fare un' esperienza d' insegnamento a Basilea * in una zona della Svizzera molto " tedesca " +, una sorta di esilio, tale da permettere di forgiarli per le rinomate università tedesche. Qui, subì il fascino di J. Burckhardt e dell' autore del " Matriarcato ", il primo nato nel 1818 morirà nel 1897 tre anni prima della morte di Nietzsche, quest' ultimo -come abbiamo avuto modo di mostrare poc' anzi -cercherà di costruire un dialogo con Burckhardt che rimarrà sempre formale, fino all' interruzione della corrispondenza epistolare voluta dallo storico tedesco. Per comprendere il difficile rapporto Nietzsche -Burckhardt, soffermiamoci brevemente sulla figura della sorella di " Fritz " Elisabeth Förster Nietzsche che svolgerà per certi versi una funzione similare a quella svolta da Jacob Oeri per quanto concerne la pubblicazione degli appunti dello zio nel 1905 [ nonostante la volontà da parte di Burckhardt ], dando una veste sistematica a conferenze di vari anni; la " sorella parafulmine " per usare l' espressione di un noto studioso [ M. Ferraris ] compirà un processo di sistematizzazione dei frammenti nietzscheani per elaborare il testo " Volontà di potenza ", che in realtà Nietzsche non scrisse mai, nonostante fosse nei suoi progetti realizzare un' opera intitolata " Tentativo di tra svalutazione di tutti i valori ". Nel 1895 Elisabeth si industriò per costruire le basi finalizzate a fondare l' Archivio -Nietzsche, per far ciò si recò presso Burckhardt per ottenere un' importante testimonianza per il suo progetto, testimonianza che non ebbe in quanto un Burckhardt ormai malato si oppose al tentativo di accostare il suo nome a quello del genio di Röcken; paradossalmente notiamo come J. Oeri nella scelta del titolo da dare al confuso manoscritto dello zio scelse un titolo che richiamasse l' opera di Nietzsche, ormai avvertita come un evento culturale estetico di un " autore " * non facciamo uso della parola filosofo, proprio perché si comincia a captare la grandezza di pensiero di questo autore, solo a partire dal 1935 con la pubblicazione del testo di Löwith ] di primaria importanza sulla scena europea. Al di là della manomissione delle opere del fratello [ con la collaborazione di Peter Gast ], Elisabeth è responsabile -potremo dire in senso mediatico -esteriore -della nazificazione nietzscheana, si pensi a quando donò uno dei bastoni da passeggio di Fritz a Hitler, nell' occasione in cui quest' ultimo si recò all' Archivio -Nietzsche. La sorella è " maledetta " dallo stesso Nietzsche in quanto fortemente antisemita come del resto suo marito insieme al quale fondò una colonia ariana in Paraguay destinata al fallimento per ragioni economico -finanziarie. Otto, ideale discepolo nietzscheano dice che quando citiamo Nietzsche dobbiamo per forza fare il nome della sorella, da notare come il discorso di Otto sia in termini positivi, nonostante sappiamo di come Elisabeth sia stata negativa ed d' intralcio per la comprensione del pensiero nietzscheano e per la " cattiva " fama * in certi contesti ] ad esso legata. Nel
2019
Introduzione L'essere umano nell'esperienza della propria esistenza fa allo stesso tempo esperienza della propia finitezza. Si rende conto infatti che la propria esistenza è un compito per la realizzazione personale la quale non viene mai pienamente compuita. Da questa condizione di finitezza nascono per l'uomo delle domande radicali di totalità: origine, identità, senso. Queste domande di totalità richiedono una risposta di totalità che la scienza non saprebbe dare visto la sua settorietà. Ci vogliono delle risposte da cercare dal lato della sapienza che analizza fenomenologicamente l'esistenza umana e tenta una sua ermeneutica. Da quest'approcio fenomenologico e ermeneutico dell'esistenza si può arrivare ad una risposta o religiosa che pone la trascendenza o allora nichilista che sbocca sul vuoto. In questa sede vorrei riflettere sulla possibilità della risposta nichilista presentando un pensatore che ha segnato la nostra cultura contemporanea per la sua riflessione filosofica in ambito di religione. Si tratta di Friedrich Nietzche. Presenterò qui il nucleo filosofico del suo pensiero, la sua attualità e a mo' di conclusione tenterò una risposta alla sua provocazione prendendo spunto su altri pensatori che hanno fatto una riflessione diversa sullo stesso tema. Mi riferirò particolarmente a Martin Heidegger e a Soeren Kiergaard. 1. Il nucleo filosofico del pensiero di Nietzsche Per enucleare il pensiero filosofico di Nietzshe bisogna a mio parere esplorare le tre fasi principali dell'evoluzione del suo pensiero. Si può rispettivamente parlare della fase metafisica, della fase illuministica nonchè della fase filosofica che sembra negare la metafisica ma che in fondo si rivela anche essa una certa metafisica. Nella prima fase, il pensiero di Nietsche viene ispirato in una grande misura di tre figure filosofiche. La prima figura e quella di Feuerbach che vede in Dio una creazione
Trieste, riparata a tergo dall'aspro e scontroso altopiano carsico, è come una perla arenata, giunta a riva da terre lontane e incantate. Carso e mare formano un tale contrasto di bellezze diverse che l'una esalta l'altra e, magnificandosi a vicenda nel modo più naturale producono un'impressione profonda, una suggestione che si imprime nell'anima. Trieste, situata all'estremo al nord-est d'Italia, è una città italiana per vocazione, i suoi abitanti si sentono profondamente italiani malgrado nei secoli passati siano stati sudditi dell'impero austro-ungarico di cui la città col suo litorale faceva parte, ma da più parti si sente dire cheTrieste non è una città italiana come le altre .Forse è solo un luogo comune, uno stereotipo, che dice però, pur banalizzandola, una cosa vera, una verità cui ci indirizzano molteplici caratteristiche della città, il suo passato mitteleuropeo ancora presente nelle strade e negli storici caffè, la sua prossimità ai Balcani, l'essere crocevia di più civiltà diverse. A guardar bene poi Trieste non ha le caratteristiche proprie dei luoghi tipici della nostra penisola, non ci sono stradine medievali tortuose di cui abbondano le città nate al tempo dei Comuni e delle Signorie, l'influenza austriaca è lampante: basta arrivare con il treno per scorgere il castello di Miramare, basta uscire dalla stazione per trovarsi di fronte a una statua di Sissi e basta passeggiare per il centro per essere sopraffatti dai bellissimi palazzi di stampo ottocentesco. Arrivando a Trieste dalla strada costiera proveniente da ovest la città si mostra nel suo aspetto più seducente, la splendida piazza Unità, ampia e luminosa, una delle più belle d'Italia, appare all'improvviso, da qui si vede luccicare il mare, lo
Nóema. Rivista online di filosofia., 2015
Questo studio intende comprendere la prospettiva genealogica e biopolitica nietzscheana, negli anni 1876-1888, sul senso e il ruolo del concetto di comunità e il tentativo nietzscheano di superarne il significato tradizionale, offrendone un’alternativa possibile. Pertanto si è tentato di seguire il pensiero di Nietzsche sulla formazione comunitaria; la relazione ontologica e politica individuo-comunità; le strategie di conservazione immunitaria e di esclusione messe in atto all’interno dell’organismo politico e sociale; la costruzione comunitaria dell’individuo, il suo governo e il suo ruolo all’interno della comunità, pensata come possibile se organizzata gerarchicamente e aristocraticamente. Si è scelto come paradigma della lettura nietzscheana della comunità quello della zarathustriana comunità degli amici, al fine di chiarire la questione dell'essere in comune; a tal proposito si è cercato di pensare l’eventualità dell’Übermensch come risposta etico-politica di Nietzsche alla fine della vecchia comunità religioso-metafisica e politica. La lettura del pensiero nietzscheano ha offerto l’occasione di seguire Nietzsche nel tentativo di pensare un nuovo tipo di comunità e un nuovo individuo, strettamente legato al pensiero di un nuovo «tipo umano». Parole chiave: Nietzsche; comunità; individuo; comunitarismo; Übermensch; amicizia.
Dirò qui delle vicinanze tra le figure di Gesù e quelle di Socrate prima e poi Nietzsche. Inizierò da Socrate ma prima vorrei sottolineare i tanti punti in comune che Socrate ha anche con Eraclito l'Oscuro: sul rapporto tra questi due oltre a rimandare a quanto sin qui visto vorrei riportare quanto ci dice Diogene Laerzio nel suo " Vita di Socrate " : < Pare che Euripide, dopo avere dato a Socrate l'opera di Eraclito, gli chiese cosa ne pensasse; egli rispose : " Ciò che sono riuscito a capire, è eccelso; penso che lo sia anche quello che non ho capito, anche se (per comprenderne fino in fondo il significato) occorre un palombaro di Delo " >
abstract della tesi di laurea LUOGHI E FIGURE DELLA RIPETIZIONE, biennio specialistico in Nuove tecnologie per l'arte, l’indirizzo cinema e video dell’Accademia di Brera, pubblicato in Aa.Vv. Editing the future, editrice CASVA, Centro di alti studi sulle arti visive del Comune di Milano, 2010 . Io ho a mano a mano che designo –ecco lo splendore di avere un linguaggio. Ma ho assai più a mano a mano che non riesco a designare. La realtà è la materia prima, il linguaggio è il modo in cui vado alla ricerca – e in cui non la trovo. Eppure è proprio dal cercare e non trovare che nasce la cosa che non conoscevo, e che all’istante riconosco. Il linguaggio è il mio sforzo umano. Per destino devo andare a cercare e per destino torno a mani vuote. Però ritorno con l’indicibile. L’indicibile mi potrà essere dato solo attraverso il fallimento del mio linguaggio. Clarice Lispector
Problemata, 2011
Il problema del rapporto tra istinto e conoscenza attraversa, più o meno esplicitamente, tutto il pensiero di Nietzsche. Tuttavia, soltanto a cominciare dal secondo dei tre periodi in cui la critica suole dividere la sua produzione filosofica, il problema viene posto in termini espliciti. Esso viene infatti a interessare direttamente il programma "illuministico" con cui solitamente si connota questa fase: fornire una spiegazione razionale ed empirica dei valori e della morale tramandati, svelando le mistificazioni di cui sono stati fatti oggetto da parte della metafisica e della religione. A partire da Umano, troppo umano, com'è noto, Nietzsche intende ricostruire "genealogie"secondo una terminologia che prevarrà qualche anno dopointese a ricondurre le manifestazioni più ideali e più spirituali dell'uomo all'elemento dell'"umano, troppo umano", cioè alla sfera del corpo, dell'affettività e dell'istinto. Si tratta di un orientamento che, preso l'abbrivio nel periodo di mezzo, verrà confermato fino alla fine della riflessione nietzschianacome prova la produzione più tardaanche quando l'intento genealogico, cioè la pars destruens della critica, si arricchirà di una prospettiva più esplicitamente propositiva. I termini più frequenti usati per indicare quest'area semantica sono Trieb, con la versione latina Instinkt, e, per la sfera pratica, Affekt. Infatti la riconduzione all'istinto vale innanzitutto nell'ambito dell'agire pratico, dove l'occhio svelatore della critica nietzschiana riconosce come motivi soltanto il piacere e il dispiacere, l'utilità e il danno, definiti soggettivamente dai sentimenti di inclinazione e di avversione 1 . Le deliberazioni umane sono il risultato di un contrasto inconscio di istinti e affetti diversi, del quale è inutile cercare un'interpretazione razionale 2 : la costante polemica nietzschiana contro la libertà e la responsabilità, che attraversa tutta l'opera, nasce tra l'altro anche da questa sua convinzione. Ma il condizionamento dell'istinto vale anche nella sfera del pensiero teorico. E ciò non solo perché la scienza dev'essere collegata al piacere della conoscenza, al senso dell'utilità delle cose conosciute, cioè deve tradursi essa stessa in un istinto e in una passione 3 . Ma soprattutto perché i princìpi e le teorie sono determinati dal modo di essere dell'individuo, dal suo carattere e dalle sue 1 Cfr. Menschliches, Allzumenschliches I, Af. 34, in Werke, IV/2, pp. 49-50, trad. it. di S. Giametta con il titolo Umano, troppo umano, I, in Opere, IV/2, p. 41. 2 Cfr. Morgenröthe. Gedanken über die moralischen Vorurtheile, § § 129 e 358, in Werke, Kritische Gesamtausgabe, a cura di G. Colli e M. Montinari, Berlin, W. de Gruyter, 1967-, V/1, pp.116-17 e 243, trad.it. di F. Masini con il titolo Aurora. Pensieri sui pregiudizi morali, in Opere, a cura di G. Colli e M. Montinari, Milano, Adelphi, 1964-2002 inclinazioni 4 . La corporeità, intesa come complesso della vita istintiva, emozionale e pulsionale, si sedimenta nel modo di pensare: "le opinioni non sono altro che l'espressione a noi nota di un processo fisiologico" 5 . A loro volta le opinioni, per una sorta di inerzia dello spirito, si trasformano in "convinzioni", cioè in Weltanschauungen teoriche radicate e definitivamente accettate in maniera acritica 6 . La stessa ricerca della verità, in generale, non è frutto di una particolare nobiltà dello spirito umano, ma espressione di quel bisogno di sicurezza che gli uomini condividono con gli animali 7 . La riconduzione dell'uomo alla natura, che in forme diverse caratterizza tutta la riflessione di Nietzsche, influenza anche la sua concezione dell'origine della conoscenza, la quale deve avere radici istintuali, radicate nei bisogni naturali dell'uomo come animale. Erroneamente la conoscenza è stata per secoli concepita come uno sforzo per estraniarsi dall'intuizione sensibile, per elevarsi all'astratto: l'ideale platonico di un uomo desensualizzato, come condizione per l'esercizio della dialettica filosofica, è il modello esemplare di questo errato modo di pensare 8 . L'idealismo in ogni sua forma, com'è noto, è uno degli "idoli" di cui Nietzsche annuncia il crepuscolo.
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L'Arcangelo insussistente, una tela di Luca Giordano ritrovata nei depositi di Palazzo Abatellis, 2023
Fame del nulla. Fernand Deligny , per una pratica del NOI
Archivio di filosofia, XCII, 2024
Liberazioni. Rivista di Critica Antispecista, 2008