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Quaderni Mamertini - 65 - Calabria d'altri tempi - III -

Abstract

Le popolazioni del passato, causa soprattutto il sistema con cui si articolava la società, ma anche a motivo di calamità naturali, che procuravano spesso cattivi raccolti e delle situazioni di estremo disagio verificatesi per eventi di carattere bellico, dovettero penare non poco incorrendo in mali, il cui avvento può essere imputabile in partenza solo a un inesorabile nemico: la fame. La difficoltà di procurarsi il cibo per estinguerne i morsi e, quindi, soddisfare il bisogno naturale primario dell'uomo al fine della sua stessa esistenza, fu sempre una cattiva consigliera e, stimando a torto di non soccombere, ognuno cercò in tutti i modi di procurarsi il necessario per una normale progressione, qualsiasi cosa fosse e, quindi, non andando tanto per il sottile. Va da sé che un tal modo di agire non poteva che portare guai difficilmente riparabili. Dev'essere stato sicuramente un frangente del genere a originare quel tremendo castigo di Dio che nell'anno 1672 recò a morte migliaia di persone in Calabria. Delle febbri maligne mieterono allora vittime su vittime in molti paesi e l'opinione comune fu che la colpa era d'addossarsi all'incetta di alimenti dannosi, particolarmente verdure, che per ragioni di una carestìa imperversante, furono fatalmente ingerite.