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1984
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(1984) La caratteristica principale di ogni partito carismatico è quella di non interporre, sotto il profilo organizzativo, diaframmi fra vertice e base. Esso manca di un livello intermedio (e quando c'è è comunque debolissimo) controllato da sub-leaders del tipo funzionario. La struttura del potere è di tipo 'monocratico': un leader, circondato da una ristretta élite nazionale di sua fiducia, governa il partito e l'investitura gli deriva direttamente dai congressi. Non sembrava inopportuno esaminare alcuni aspetti della configurazione del Pr, considerando la scarsità degli interventi e degi studi che correttamente inquadrino l' «anomalia» radicale per quel che essa realmente rappresenta, senza pregiudizi o moralismi.
Rivista Italiana di Scienza Politica, no 3, December 2012, 369-384
A tutt’oggi lo studio del carisma politico è affetto da tre gravi malattie: l’ambiguità generale che circonda il concetto, l’indeterminatezza dei relativi referenti empirici e il distacco dalla teoria democratica. La portata del primo problema si evince dall’uso indiscriminato del termine sia nel linguaggio quotidiano che nelle ricerche accademiche1. Da quando la parola «carisma» è entrata nel linguaggio comune attraverso il lessico giornalistico, è stata caricata di innumerevoli connotazioni superflue e fuorvianti. Al di là di alcuni recenti tentativi di pulizia concettuale (Eatwell 2006), il carisma continua ad essere comunemente identificato come una «personalità dinamica spesso definita magnetica e ispirante» (Gibson et al. 1998, 11). Poiché il termine viene applicato «praticamente a qualsiasi situazione che ha a che fare con la popolarità di un politico o di una personalità pubblica» (Bensman e Givant 1975, 570), è stato derubricato ad «un significante etereo e privo di consistenza» (Smith 2000, 102). Da ultimo, in quanto il carisma politico è stato studiato per lo più con riferimento a leader non democratici, la nostra conoscenza delle sue manifestazioni e conseguenze nelle democrazie contemporanee è pressoché nulla.
2016
While parties play a fundamental role within democratic systems, from a normative perspective providing a justification of parties and partisanship is all but obvious. According to this anti-partisan approach, parties and partisanship cannot be considered fully legitimate because they polarise political debates, create ideological divisions that cannot be respectfully composed within democratic decision-making, and aim at defeating their enemies instead of striving for the common good. This anti-partisan perspective has been reinforced by the deliberative framework, according to which citizens should ground their claims in publicly justifiable arguments, assess political proposals on their merits, and critically discuss with one another so as to identify what is best for the polity. The ideal political actors, according to this view, are independents, not partisans. In the past few years various scholars challenged this idea by holding that it does not distinguish partisanship from factional-ism. While the latter cannot be considered legitimate, the former ensures that citizens are motivated to exercise their political agency and grants discursive conditions that are necessary to publicly justify collective decisions. In this paper I will consider this defence of party spirits and claim that while it is undeniable that partisanship performs motivational and justificatory functions that are necessary for the proper working of a democratic system, it requires an account of political justification that is not compatible with traditional interpretations of deliberative ideal.
testo pubblicato sull'Almanacco Ora e sempre resistenza di Micromega 2015
Saggio contenuto in H. Belloc, C. Chesterton "Partitocrazia", Rubbettino, Soveria Mannelli 2014
2020
The paper intends to investigate the sources of the very concept of charisma in Max Weber, starting from some polemical readings made by Carl Schmitt. Aside from theologian Karl Holl, particular attention is devoted to Protestant jurist Rudolf Sohm and to his masterwork Kirchenrecht (1892). Weber started to read it attentively in 1909, at the beginning of his project called Economy and Society, In the writings that make the most of this posthumous work that he never really ended, charisma is meant as the non-juridical key for official and hierarchic organizations – Roman Church may not be the only good example: charisma creates concrete social associations elsewhere. Gradually, such organizations get more and more legal, as long as they lose their ‘extraordinary’ traits. The analysis will show how obedience and recognition are originally created by charisma and how they structure the ties that bind the followers to their leader, a hero, a prophet, or similar charismatic personalitie...
Si è molto parlato, soprattutto nel corso dell'ultimo decennio, della necessità che i partiti siano democratici al loro interno. A distanza di oltre sessanta anni dal dibattito in Assemblea Costituente sulla costituzionalizzazione del vincolo democratico interno, trova oggi quasi unanime consenso ciò che Aldo Moro argomentò in tale sede: "è evidente che", disse Moro. "se non vi è una base di democrazia interna, i partiti non potrebbero trasfondere indirizzo democratico nell'ambito della vita politica del paese". La struttura interna democratica dei partiti politici, in altre parole, è vista come presupposto perché si abbia anche al di fuori di essa vera democrazia. Come noto, gli emendamenti presentati nell'Assemblea che avrebbero voluto costituzionalizzare il vincolo democratico interno furono respinti o ritirati. 1 Fu approvato l'attuale articolo 49 con una formulazione del 'metodo democratico' che da molti è stata definita ambigua, "incompleta, debole e contradditoria", "inadeguata", o "norma priva di significato prescrittivo". 2 Per decenni la questione della regolazione del fenomeno partitico e della sua organizzazione interna è stata accantonata, e interventi legislativi sui partiti politici hanno riguardato (quasi) esclusivamente aspetti relativi al finanziamento pubblico e privato. In seguito agli scandali di corruzione e di abuso di finanziamento pubblico emersi nei primi anni '90, il tema della regolazione dei partiti è tornato ad essere materia di discussione e dibattito sia in dottrina che nelle aule parlamentari, e le recenti riforme del finanziamento alla politica hanno introdotto per la prima volta una disciplina, seppur non penetrante, dell'organizzazione interna dei partiti. La soluzione adottata ed attualmente in vigore non è però da molti ritenuta sufficiente, ed è da più parti evocata una legge di attuazione dell'articolo 49 della Costituzione che imponga ai partiti il "metodo democratico" a garanzia dei diritti politici dei cittadini "a concorrere" alla determinazione della politica nazionale. i Si ringraziano la Compagnia di San Paolo il programma di ricerca e innovazione dell'Unione Europea FP7 per aver contribuito al finanziamento di questa ricerca (Marie Skłodowska Curie Nr. 609402-2020 researchers) Una versione precedente di questo articolo è stata pubblicata in Studium, n. 6/2015. 1 Tra cui il più noto emendamento congiunto di Mortati e Ruggiero, a favore del quale si espresse Moro, che proponeva la seguente dicitura: "tutti i cittadini hanno diritto di riunirsi liberamente in partiti che si uniformino al metodo democratico nell'organizzazione interna e nell'azione diretta alla determinazione della politica nazionale". 2 Si vedano S. Merlini, I partiti politici e la Costituzione, in La democrazia dei e la democrazia nei partiti, a cura di S. Merlini, Firenze, Passigli, 2009, pp. 5-50; G. Pasquino, Commento all'art.49 della Costituzione, in Commentario della Costituzione Italiana, a cura di G. Branca e A. Pizzorusso, Bologna, Zanichelli, 1992, pp. 2-49; A. Del Pennino e L. Compagna, Il principe indisciplinato: l'Italia dei partiti, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2005. Attraverso l'analisi delle disposizioni legislative sulla democrazia interna in Italia e negli stati dell'Unione Europea e delle recenti proposte di legge in materia, l'articolo si propone di sollevare ed affrontare le seguenti domande: esiste una definizione univoca di 'democrazia interna' ai partiti politici? E' davvero necessario che i partiti siano internamente democratici ai fini del funzionamento democratico del sistema? Ed infine, è possibile (ed è 'giusto') imporre procedure di funzionamento interno a libere associazioni di cittadini, quali sono i partiti politici?
1965
È fondamentale tesi della Sinistra che il nostro partito non deve per questo rinunziare a resistere, ma deve sopravvivere e trasmettere la fiamma lungo lo storico "filo del tempo". È chiaro che sarà un partito piccolo, non per nostro desiderio od elezione, ma per ineluttabile necessità. Pensando alla struttura di questo partito anche nelle epoche di decadenza della III Internazionale, ed in polemiche innumerevoli, abbiamo respinto, con argomenti che non occorre ripetere, varie accuse. Non vogliamo un partito di setta segreta o di élite, che rifiuti ogni contatto con l’esterno per mania di purezza. Respingiamo ogni formula di partito operaio e laburista che voglia escludere tutti i non proletari; formula che appartiene a tutti gli opportunisti storici. Non vogliamo ridurre il partito ad una organizzazione di tipo culturale, intellettuale e scolastico, come da polemiche che risalgono ad oltre mezzo secolo; nemmeno crediamo, come certi anarchici o blanquisti, che si possa pensare ad un partito di azione armata cospirativa e che tessa congiure.
Consulta OnLine, 2019
The paper examines the personalist principle in the current Italian constitutional order, in the light of the rise of populism. After analyzing the content of this principle, which places the human person at the center of the system of public authorities, the Author examines the incompatibility of the same with the reductionism of contemporary populist movements.
Breve saggio d'occasione per il Corso di perfezionamento in Teoria Critica della Società. Si tratta di un tentativo di cogliere il senso politico della malinconia attraverso una ricognizione storico-critica. Vi è inoltre messo a frutto il portato della filosofia vichiana del conflitto, una volta determinata la malinconia all'interno di precisi rapporti di forza, e vi è indagata la «criticità» della stessa "passione triste" in rapporto al discorso utopico classico e moderno, introducendo la nozione di "tautotopia".
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Quaderni di Sociologia
La mia esperienza nel fronte della gioventù comunista ovvero una polemica personale di altri tempi, 2020
CRISTIANESIMO E MODERNITÀ POLITICA. IL PROBLEMA TEOLOGICO-POLITICO NELL’ULTIMO KANT, 2021
Gabriele Maria Gallina, Adorno e il nuovo radicalismo di destra, in "Nuova informazione bibliografica, Il sapere nei libri" n. 2, pp. 267-288, 2022
Lavoro culturale, 2019
Società Mutamento Politica, 2019
Critica del testo XXI / 2, 2018