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Giugno 2011 – Per spiegare le origini e la natura del divario economico fra il Nord e il Sud d'Italia, sono state richiamate differenze storiche remote tra le due aree: nella struttura genetica, nei comportamenti sociali, nell'evolu-zione istituzionale 1 . Noi non ci proponiamo di risalire così indietro nel tempo. A nostro avviso il divario fra le due parti del paese ha origini rela-tivamente recenti. Si profila alla fine dell'Ottocento, quando inizia la cre-scita moderna dell'Italia, e costituisce una delle caratteristiche del pro-cesso di sviluppo che si è verificato nell'ultimo secolo e mezzo. Su que-sto periodo sono oggi disponibili nuove conoscenze che consentono di riesaminare in maniera diversa un tema così dibattuto e così importante nella storia d'Italia. Nelle pagine successive esamineremo diversi indicatori relativi al periodo fra l'Unità e la fine dell'Ottocento. Ci soffermeremo, innanzitutto su alcuni indicatori sociali (par. 1). Passerem...
Alle origini dell’Odissea deradiana I parte Shejzat , 2022
(prima parte) Ad Arshi Pipa (1997-2017) In memoriam To the origin of the De Radian odyssey and the pre-Milosaic phase «in italian», part i.
Alle origini dell’Odissea deradiana (II parte), 2023
To the origin of the De Radian odyssey and the pre-Milosaic phase «in Italian» (part II
Il divario Nord-Sud dalle origini a oggi. Evoluzione storica e profili economici 1.1Le origini del divario meridionale Prima dell'Unità esistevano differenze fra aree all'interno della nuova nazione, ma non c'era un vero divario economico fra Sud e Nord» Con le loro analisi, hanno segnalato una differenza nei redditi pro-capite tra il Nord e il Sud di circa il 7% nel 1891, mentre vi sarebbe stata una trascurabile disparità tra le due aree dell'Italia, pari a non più del 5% fino al 1881, e una parità sostanziale, se non, addirittura, un minimo vantaggio, nel PIL pro-capite del Mezzogiorno nel 1861, il divario si sarebbe, invece, notevolmente accresciuto nel 1913, passando al 20%. Ultimamente, Alessandro Brunetti, Emanuele Felice e Giovanni Vecchi hanno stimato un divario iniziale ben più consistente, indicando una notevole inferiorità del PIL pro-capite meridionale nel 1871, con un differenziale massimo del 25% rispetto alle regioni del Nord-Ovest. In un'elaborazione aggiornata, Vittorio Daniele e Paolo Malanima hanno precisato il loro giudizio:«A nostro avviso il divario fra le due parti del paese ha origini relativamente recenti. Si profila alla fine dell'Ottocento, quando inizia la crescita moderna dell'Italia, e costituisce una delle caratteristiche del processo di sviluppo che si è verificato nell'ultimo secolo e mezzo. La tesi che sosteniamo è che differenze, anche profonde, esistevano fra le regioni del Nord e quelle del Sud già alla data dell'Unità. Queste differenze erano, tuttavia, assai minori di quelle esistenti all'interno del Nord e del Sud. Un vero e profondo divario economico si presentò soltanto a partire dall'industrializzazione del paese, che viene oggi collocata negli anni Ottanta dell'Ottocento» In ogni caso, anche se emergono differenze di vedute sull'origine del divario, la posizione generalmente accolta è proprio quella secondo cui la "questione meridionale", intesa come cronica disparità nello sviluppo delle due parti del Paese, si sia accentuata dopo l'unificazione e nel corso dell'evoluzione industriale dell'Italia. Come ha affermato Saraceno: «Che la società italiana fosse definibile dualistica, con altre parole, che tra Mezzogiorno e il resto del Paese vi fosse un divario rilevante nelle condizioni di vita economiche e sociali, sono enunciazioni che non hanno mai suscitato obiezioni. Correnti di pensiero definibili meridionalistiche si formano, può ben dirsi, in modo deciso subito dopo l'unificazione politica del nostro Paese» Dopo il 1861, infatti, lo squilibrio tra Nord e Sud non è stato più dovuto all'antica differenza di civiltà dei regimi pre-unitari,ma a un processo caratterizzato da un sempre più profondo dualismo economico, operante all'interno di un meccanismo di sviluppo nazionale, che funzionava con componenti di tipo capitalistico sempre più estese: quella che era solo una diversità dei tempi e del ritmo di espansione divenne, allora, una contraddizione interna al processo di crescita politica, economica e civile del nuovo Stato. Il problema delle "posizioni di partenza", per questo motivo, ha assunto una notevole importanza ed è stato oggetto di un vasto dibattito, a cominciare dalla polemica tra Giustino Fortunato e Francesco Saverio Nitti, fino alle elaborazioni del "nuovo meridionalismo" sul tema dell'accumulazione e dello sviluppo produttivo. Secondo l'opinione ricorrente, il Sud si presentava, al momento dell'unificazione, in condizioni di inferiorità, sia pure non eccessiva, rispetto alle altre aree del Paese. Le analisi di Richard S.Eckaus e di Pasquale Saraceno hanno mostrato uno squilibrio in
Query Online, 2017
Si propone una piccola retrodatazione di "bufala" nel senso di "falso", "notizia falsa", "di scarso valore" rispetto alla datazione attualmente registrata dai lessicografi
2017
In this thesis we investigate about the origins of the constellations. Nowadays the IAU recognises 88 constellations endorsed officially in the 1928 from the Commision 3 in Leiden. Many of these stars patterns, exactly 48, are an heritage of the ancient times, especially from occidental tradition that correspond with greek and roman cultures: in the II century AD, Claudius Ptolemy fixed this constellations. We studied how this 48 constellations were formed in the sky. The first step is to distinguish the zodiacal and para-zodiacal constellations from the others. In fact, the zodiacal and para-zodiacal constellations seem to be formed from mesopotamic culture: many evidences come from seals, clay tablets, boundary stones and star lists. This constellations spread out from mesopotamic lands over mediterranean world. For others constellations the origin is still uncertain. Many studies focus attention on an ancient people of navigators inhabitants of Aegean Sea. Furthermore, it is undi...
"Il Pensiero mazziniano", 2021
In memoria di Antonluigi Aiazzi. Questo testo nasce come primo ragionamento sul tema della disuguaglianza in tempo di globalizzazione, a partire, essenzialmente, dalle analisi sulle opere principali e più note di Thomas Piketty: "Le capital au XXI° siècle" e "Capital et idéologie." I due volumi sono stati scritti prima del 2020, ma risultano una preziosa chiave di lettura anche per comprendere i cambiamenti socio-economici amplificati dalla pandemia "Covid 19", che ha colpito l'intero pianeta a partire dai primi mesi del 2020.
Fogli&Viaggi, 2022
Ammettiamolo. Quando si pensa alla spada nella roccia, la stragrande maggioranza di noi vede materializzarsi le immagini del bel film d’animazione americano "The Sword in the Stone", firmato Disney: un grande classico uscito nel 1963, replicato a raffica in tv, poi venduto in videocassette, dopo in dvd e oggi pure in streaming, così da conquistare anche le nuove generazioni. Ora un po’ spiace far vacillare, di questi tempi, ulteriori certezze. Però occorre svelare che la saga della spada nella roccia non l’ha inventata Walt Disney (1901-1966); non l’ha inventata neppure lo scrittore britannico Terence Hanbury White (1906-1964), dal cui romanzo omonimo - pubblicato nel 1938 e parte della serie denominata Re in eterno (The Once and Future King) - Disney trasse il film. Semmai T. H. White ha scritto (a modo suo, modificando le versioni precedenti) una delle più influenti opere moderne sul mito di re Artù, a sua volta parzialmente rielaborata nella versione cinematografica. Insomma, altro che invenzione novecentesca: il nostro Semola disneyano è l’erede di una storia che, come vedremo, affonda le radici nell’XI secolo (mentre sono campate in aria le ascendenze celtiche). Grazie a studi molto approfonditi, l'evoluzione di questo racconto millenario - dalle origini all’era del Web - è diventata il tema di un saggio serissimo, seppur godibilissimo sul fronte della lettura anche da parte dei non-addetti-ai-lavori. Il titolo è 'Excalibur. La spada nella roccia tra mito e storia' (Salerno editrice, Roma 2022), con prefazione del medievista Franco Cardini. Lo ha scritto Francesco Marzella, studioso italiano che nel Regno Unito è Research Associate del Department of Anglo-Saxon, Norse and Celtic dell’Università di Cambridge.
il mitico convegno centenario del 1960 organizzato dalla commissione per i testi di lingua su Studi e problemi di critica testuale ebbe luogo in un momento particolarmente felice per gli studi filologici italiani e in particolare due-e trecenteschi. fu constatazione del tutto oggettiva e per nulla autoelogiativa, anzi avanzata con un certo understatement, quella che raffaele Spongano premise al volume degli atti, divenuto nel corso del tempo un punto di riferimento ineludibile, un vero e proprio 'classico', oggetto, come tutti i classici, anche di tentativi di imitazione: e non accenneremo agli altri pregi, singoli e generali, sotto cui si raccolgono questi saggi. Diremo solo che il libro che essi compongono è tempestivo, perché viene in un buon momento. La sorte lo ha voluto così, ossia il favorevole concorso delle circostanze in cui oggi si svolgono questi studi: e il merito che ne dànno i colleghi, di averlo quasi preordinato al disegno a cui è riuscito, in realtà non è che un merito del loro buon volere e un frutto del loro ingegno 1 .
R. Fiori (a cura di), Re e popolo. Istituzioni arcaiche tra storia e comparazione, Göttingen, 2019
The common idea that the curiae were divisions of the people created after the foundation of the city and strictly related to the gentes, is mostly due to the etymology cūria < *ko-wir-ia. However, the sources represent the curiae as divisions of the army, and up to Servius Tullius the meeting area of the comitia curiata was extra pomerium. These clues suggest the different etymology cūria < *koir-ia, which connects the word with a number of names of the army or of its units in the Indo-European languages (*koryos: cf. Germ. Heer), and explains the theonym Quirīnus as the result of the deification of a homonymous title indicating the ‘head of the cūriae’ (*koir-yo/a-Hn-o-s). If the term cūria is not a Latin formation but can be traced back to the Indo-European past, it is likely that the institution of the curia did nor arise after the foundation of the city, but reproduced a precivic form of organisation. This leads to represent the foundation of Rome not as the result of an aggregative process of gentes, but as the establishing in an urban form of a pre-existing political entity, perhaps consisting in a league of curiae.
In questo breve saggio, che continua la ricerca relativa ai rapporti tra danno e letteratura, l'Autore si rivolge all'Iliade, cercando di cogliere gli elementi essenziali -già delineati nel poema omerico -della concezione che convenzionalmente si definisce arcaica di responsabilità. Come si vedrà, questa concezione "arcaica" contiene numerosi ed importanti motivi di riflessione, per nulla estranei al moderno pensiero del danno.
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Alternative per il socialismo N° 63, 2022
La questione maschile, Archetipi, transizioni, metamorfosi, a cura di S. Chemotti, Poligrafo, Padova, 2015.
Razzisti! Le origini del razzismo, 2018
pubblicato iil 9 marzo 2019 sul sito http://www.shakespeareandflorio.net/ , 2019