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In Il diritto tra interpretazione e storia. Liber amicorum in onore di Angel Antonio Cervati, a cura di A. Cerri, P. Häberle, I.M. Jarvad, P. Ridola e D. Schefold, Roma, 2010, vol. I, pp. 223-264.
"Histoire de Chevalier des Grieux et de Monon L." 1731 breve romanzo Romanzo nel romanzo Il cavaliere ha 17 anni di buona casata conosce la giovane Manon che doveva essere portata in un convento, decidono di scappare insieme a Parigi. A quando iniziano a mancare i soldi Manon inizia una relazione con un ricco vicino che era un appaltatore d'imposte che informò la famiglia del cavaliere. Il ragazzo scopre qualcosa sulla relazione di Manon con il vicino ma accecato dall'amore se ne da una spiegazione candida ipotizzando che lui avesse intercesso con i parenti di lei per farle avere del denaro e che volesse fargli una sorpresa. Nel romanzo è il cavaliere a condurre la narrazione:
Le badaud et le regardeur (edited by J. Kornhauser & I. Piechnik), 2017
Questo articolo prende in esame il ruolo politico del “perdigiorno” – o “badaud” – nella letteratura francese del XIX secolo. Il badaud è stato variamente descritto come una persona che guarda con stupore e meraviglia, un ozioso credulone e chiacchierone, un cittadino dedito all’oziosa osservazione di qualsiasi cosa. Nonostante questa figura sociale non sia politicamente impegnata, mostreremo che essa è in qualche modo coinvolta nelle molte sommosse e insurrezioni che sconvolgono Parigi tra la Rivoluzione Francese del 1789 e la Terza Repubblica del 1870. Per descrivere e analizzare le modalità di questo coinvolgimento, esamineremo e metteremo a confronto tre opere appartenenti a tre differenti generi letterari: Physiologie du flaneur di Louis Huart (1841), Les misérables di Victor Hugo (1862) e Psychologie des foules di Gustave Le Bon (1895).
Se dovessi prendere qui come riferimento esclusivo le liste dei libri più venduti in Italia, fra gli autori francesi della presente rassegna dovrei limitarmi a una ben scarna lista di nomi: chi resta (Pennac, Simenon, Ben Jelloun, e ancora Jacq con la saga egizia), chi sale (nessuno, a parte l'onnipresente Pennac), chi scende (più o meno tutti i classici, dal Seicento ai giorni nostri), chi non appare mai (la magggior parte di tanti scrittori moderni e contemporanei, eccezion fatta per i poeti, che godono di un circuito a parte e di un piccolo esercito di fedeli), chi resiste come oggetto di culto inspiegabilmente fuori dal tempo e dalle mode (Il piccolo principe di Saint-Exupéry). Autore e libro che -caso unico -sono assurti in giorni recenti agli onori della prima pagina sui quotidiani italiani, per il casuale ritrovamento da parte di un pescatore al largo di Marsiglia del braccialetto d'argento dello scrittore-pilota, scomparso in volo col suo aereo nel 1944. Come gli anelli fatati ripescati dai pesci nelle Mille e una notte o in tanta favolistica europea, il braccialetto riemerso dalle acque marine sembra obbedire alla logica delle fiabe, e in particolare della fiabesca icona del Piccolo Principe. Subito definito "reliquia", il braccialetto è un oggetto magico che contribuisce a rilanciare nell'immaginario collettivo questo libriccino inossidabile tradotto in ben 40 lingue: leggenda "buona" ma non leziosa, avvolta com'è da un'aura emotiva epurata, ellittica.
C'è una specie di visione sdoppiata, o parzialmente strabica, per i golosi di libri francesi in questa fine d'anno del XXI secolo appena nato, riguardo al parziale ritorno di interesse che l'editoria italiana sembra -un po' pigramente -mostrare nei confronti della produzione d'Oltralpe.
2018
This essay traces the history of the teaching of French literature at Ca’ Foscari University of Venice and the lines of development of related research, from the founding of the Royal High School of Commerce to the present day. In addition, in an appendix, it draws up a list of all degree theses and graduates in French literature from 1909 to 1944. Sommario 1 Dal 1868 al 1918. – 2 Da una guerra all’altra, o da Gambier a Siciliano. – 3 Dal secondo dopoguerra al ’68, dal ’68 al 2000 e oltre.
Verbum, 2016
È intenzione del presente studio esplorare la voce citoyen attraverso le entrate di alcuni fra i più rilevanti dizionari, dal Thresor de la langue françoyse di Jean Nicot, del 1606, all’edizione del Dictionnaire de L’Académie françoise del 1798. Si ha così l’occasione per censire i mutamenti semantici e culturali, l’étendue des sens, tra la pubblicazione del primo dizionario moderno della lingua francese e la quinta edizione dell’Accademia, che precede la fine del periodo rivoluzionario, assunto dalla storiografia come spartiacque fra età moderna e età contemporanea. Nel XVII secolo il termine citoyen rimanda, in modo pressoché costante, alla cultura giuridica greco-romana, per la quale cives erano gli abitanti di Roma, Atene, Sparta etc. La concezione della città-Stato, che caratterizza soprattutto il mondo greco, diverrà, seppur con qualità specifiche, un tratto tipico di Roma anche successivamente all’espansione dell’impero, ragion per cui, pur in presenza di una forte estens...
La Disputa tra gli antichi e i moderni inizia nel 1664 il protagonista è Perrault in Italia alcuni eruditi in particolare Boccalini e Tassoni avevano posto il confronto tra antichi e moderni.
I trovieri e Il Veneto, a cura di Luca Gatti e Fabio Sangiovanni, 2023
Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L'OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLIII n. 285 (46.529) Città del Vaticano giovedì 12 dicembre 2013
a cura di Ugo Perolino, Lorella Martinelli le an ro iacone, Marco Ma oletti I saggi pubblicati nel presente volume sono stati sottoposti a un processo di double blind peer review che ne attesta la validità scientifica Collana: TESTI E RICERCHE Studi di cultura francese e italiana A cura di
ESTRATTO 95 Patrizio Tucci «DESHONNESTE SONT GRANS MANGIERS».
in La Ricerca IN Archivio, atti degli incontri seminariali (Firenze, Archivio di Stato, 16-25 ottobre 2019), a cura di E. Bettio e F. D'Angelo, Roma, Ministero della Cultura - Direzione Generale Archivi, 2023, pp. 113-134.
Il carteggio degli inviati fiorentini a Parigi all’epoca di Ferdinando II de’ Medici rappresenta un punto di vista privilegiato per comprendere come, anche attraverso testi e materiali figurativi a stampa, gli apparati politici del Granducato si informassero sulla situazione francese e, viceversa, la corte transalpina venisse aggiornata circa le novità occorse in Toscana. Una fitta rete di relazioni che poté declinarsi non solo nello scambio di notizie, ma anche nel trasferimento di oggetti – talvolta per l’accrescimento delle collezioni – o, ancora, nel monitoraggio, più o meno esplicito, della ‘politica editoriale’ dei due Stati. Attraverso gli occhi e la penna di Giovan Battista Gondi (che rappresentò gli interessi granducali in Francia dal 1620 al 1636) e degli altri diplomatici medicei impiegati da Ferdinando II, il presente contributo intende offrire uno spaccato di quel variegato panorama culturale dove anche stampe e libri – dalle relazioni di guerra alle raffigurazioni di assedi e battaglie, dalle versioni arabe della Bibbia o di testi scientifici della Grecia antica ai libretti degli spettacoli teatrali, fino alle opere storiografiche – trovavano ampio spazio nelle conversazioni a corte così come nei passaggi cifrati dei carteggi diplomatici.
in «Sincronie», IV, 8, gennaio-giugno 2001, pp. 121-128
Letteratura ragione represso. Su Francesco Orlando (1934-2010), 2024
La relazione che nel panorama letterario francese dell’entre-deuxguerres s’intesse tra la rappresentazione romanzesca e i dati di realtà da quest’ultima presi a oggetto costituisce – com’è ovvio – un problema dalla natura e dalle implicazioni teoriche estremamente articolate. Anche per questo, nello spazio di questa riflessione mi limiterò a prendere in considerazione campioni testuali tratti da autori quali Proust, Céline e Sartre. Una simile scelta è però solo parzialmente dettata dall’effetto di circostanze contingenti, se è vero – come credo – che proprio i testi di alto o altissimo livello sono maggiormente funzionali a testare il peso di una lettura la cui validità non debba necessariamente dipendere dall’accumulo esemplificativo. Più nello specifico, l’intento è quello di utilizzare alcuni concetti fondamentali della proposta teorica di Francesco Orlando per provare a riflettere sulla dialettica tra mimesi e convenzione che informa il paradigma romanzesco dell’epoca.
Sono note le fortune della rivoluzione americana in terra di Francia: sin dal 1776, si sviluppò una grande attenzione per le notizie politiche d'oltre Oceano, di cui fanno prova i molteplici scritti presto pubblicati sulle origini del conflitto, attorno al significato dello stesso e soprattutto circa le immediate conseguenze d'ordine costituzionale cui avrebbe condotto la rivolta delle colonie. La nascita di una repubblica affatto diversa da quelle presenti in Europa determinò in Francia una straordinaria mobilitazione di scrittori e stampatori, i quali vollero rifornire di nuovi testi un mercato editoriale che sull'argomento sembrava oltremodo attento. Questa produzione di scritti e documenti sulla repubblica nordamericana, come è stato esaurientemente documentato, rimase costante lungo tutti gli anni Ottanta e si mantenne vivace anche nei primi anni rivoluzionari, quando la svolta del 1789 sembrò addirittura rilanciare l'attenzione ed il confronto con il modello politico d'oltre Atlantico 1 .
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