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Corsano, P., Majorano, M., & Musetti, A. (2008). Sentimento di solitudine e stati di identità in adolescen-za. Sintesi dei contributi del XII Convegno Nazionale Sezione di Psicologia dello Sviluppo (p. 181). Padova: Facoltà di Psicologia.
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Corsano, P., Majorano, M., Michelini, G., & Musetti, A. Solitudine e autodeterminazione in adolescenza. Ricerche di Psicologia, 4, 473-498., 2011
"Il presente studio indaga la relazione tra il grado di autodeterminazione al comportamento solitario, il sentimento di solitudine e l’attitudine nei confronti di tale esperienza. A 1143 adolescenti di eta compresa tra i 14 e i 20 anni (M=16.71; DS= 1.52) sono stati somministrati il Frequency of and Autonomy for Solitary and Interpersonal Behavior (FASIB; Beiswenger, 2008) e il Louvain Loneliness Scale for Children and Adolescents (LLCA; Marcoen, Goossens, e Caes, 1987). Un’indagine sulle proprieta psicometriche del FASIB ne ha mostrato l’applicabilita nel contesto italiano (Studio 1). L’analisi delle correlazioni di Pearson ha evidenziato una relazione positiva tra motivazione autonoma al comportamento solitario e l’affinita per la solitudine. Il sentimento di solitudine nei confronti dei pari e correlato con la motivazione esterna al comportamento solitario e con l’assenza di motivazione (Studio 2). I dati supportano la teoria dell’autodeterminazione, sottolineando il ruolo dell’autonomia nella messa in atto dei comportamenti solitari. Keywords: Solitudine, autodeterminazione, adolescenza, motivazione autonoma, motivazione controllata
Corsano, P., Majorano, M., Michelini, G. & Musetti, A. (2011). Motivazione al comportamento solitario e interpersonale e sentimento di solitudine in adolescenza. Atti del XXIV CONGRESSO NAZIONALE AIP (pp. 358-359). Genova: Facoltà di Scienze della Formazione., 2011
La guerra può essere considerata un evento minacciante l'identità. suggerisce che in seguito a questa esperienza :
2021
La vita è ciò che facciamo di essa, i viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo ma ciò che siamo. Fernando Pessoa La maturità cognitiva che si realizza in epoca adolescenziale conduce il ragazzo verso la consapevolezza del senso di continuità della propria esperienza. In questa delicata fase di strutturazione del sé gli adolescenti riorganizzano il proprio senso della temporalità e cercano il significato della loro storia biografica al fine di afferrare la loro identità ancora cangiante. Nella società contemporanea, in cui i ritmi del tempo sono accelerati, accade che frequentemente i ragazzi fuggano dalla propria realtà interna, attratti come sono a fronteggiare le molteplici attività e i differenziati impegni di cui si fanno carico. Sono sottratti ai tempi della mentalizzazione della loro mutevole realtà e spesso si lasciano trascinare dagli eventi. Le agenzie educative, e gli esiti delle relazioni intessute con il gruppo 1 D. Mehzer, Sincerity and Other 1Vorks: the Co!lected Papers o/ Dona/d Meltzer, London, Karnac Books 1994. 2 B.A. Bracken, Test di valutazione multidimensionale dell'autostima, Trento, Erickson 1993. 3 A. Bandura (a cura di), Il semo di autoe//icacia. Aspettative su di sé e azione,
Corsano, P., Majorano, M., Musetti, A., & Antonioni, M.C. (2014). Autonomia emotiva e soli-tudine in adolescenti con abuso di sostanze. Psicologia Clinica dello Sviluppo, 2, 257-278., 2014
Il presente studio indaga l’autonomia emotiva (Separazione e Distacco) e la solitudine (Sentimento e Affinità/Avversione) in un gruppo di adolescenti con abuso di sostanze, confrontati con un gruppo di adolescenti a sviluppo tipico. A 24 ragazzi con abuso di sostanze (età media = 18.46; DS = 1.14) e a 24 ragazzi con sviluppo tipico (età media = 18.78; DS = 1.39) sono stati proposti l’Emotional Autonomy Scale (EAS) e il Loneliness and Aloneness Scale for Children and Adolescents (LACA). Gli adolescenti con sviluppo tipico mostrano un più alto punteggio di separazione e di affinità verso la solitudine, mentre coloro che abusano di sostanze sono più distaccati dai genitori e si sentono più soli nei confronti dei pari. I risultati vengono discussi rispetto ai processi di separazione e individuazione.
ARK, n. 25, gennaio-marzo, pp. 6-7, 2018
14 900 BERGAMO EZIO AGAZZI, ENRICO SESTI, GIORGIO SESTI GRAVISSIMUM EDUCATIONIS E ARCHITETTURA 23 900 LOMBARDO LEONARDO FIORI RIFUGIO PIROVANO, PASSO DELLO STELVIO 32 ENCICLOPEDIA DEL SAPER FARE ARCHITETTURE SOSPESE SUL LIMITE 39 RESTAURO ARS RESTAURI CONSERVAZIONE È INNOVAZIONE 44 CONTEMPORANEO LOMBARDO STUDIO MARC, STUDIO ASSOCIATES AVAMPOSTI DEL SÉ 51 ATLANTE SPAZIO PUBBLICO E PARTECIPAZIONE GIOVANILE A BERGAMO I RAGAZZI E LA CITTÀ 58
ECPS - Educational, Cultural and Psychological Studies, 2013
This paper attempts to investigate the world of graffiti art as a widely popular phenomenon among adolescents, especially in urban contexts. We hypothesize that this activity is an answer to the need for identity and for belonging, typical of adolescence. In particular, we analyzed social identity in the crew and in the broader social context. Twenty young people (aged thirteen to twenty-three years), with nineteen males and only one female, underwent a semi-structured interview on social identity. The transcript was then analysed according to the following categories: the writer's identity (autobiographical, behavioural and emotional aspects along with personal commitment); group identity (the crew, the rules); contextual aspects (belonging, communication goals, relations with the law). The results show two aspects of the activity: on the one hand, graffiti represents an answer to identity needs through its obvious visibility, a revelation and recognition of the self through tagging; on the other hand, it meets the need to belong through the crew's mutual loyalty, the challenge and sharing milieu.
Nel saggio Of National Characters David Hume afferma che "il volgare" porta alle estreme conseguenze l'idea che ci sono "caratteri nazionali". Per cui, una volta stabilito che in principio la codardia o l'ignoranza sono tipiche di un popolo, chi appartiene al volgo non ammette possibilità di eccezione. Le persone sensate, al contrario, condannano questi giudizi assoluti, anche se sono disposte ad ammettere che ciascuna nazione ha il suo peculiare "set of manners" e che alcune qualità sono più diffuse tra un popolo che tra i suoi vicini 1 . La contrapposizione proposta da Hume tra l'opinione "volgare" e quella "sofisticata" sui caratteri nazionali potrebbe essere il punto di partenza per articolare un'opposizione tra due modi di concepire le nazioni, che ha un certo rilievo per la riflessione politica. Da un lato, abbiamo l'idea della nazione come qualcosa che ha una sorta di essenza morale, un tratto -o un insieme di tratti -caratteristici e necessari. Dall'altra, invece, c'è una concezione più sfumata, che presenta indubbiamente difficoltà di formulazione rigorosa, ma che appare al contempo più plausibile e più accettabile moralmente. La prima tesi, se così possiamo chiamarla, configura una sorta di relativismo morale o dei costumi. Se, infatti, la codardia o l'ignoranza appartenessero necessariamente agli italiani, non avrebbe senso biasimarne uno per la sua mancanza di coraggio o di cultura. Allo stesso modo, se l'affidabilità fosse una proprietà necessaria degli inglesi, non avrebbe senso lodarne uno per aver mantenuto la parola data. Sia l'uno sia l'altro non hanno scelta, quindi il loro comportamento è al di là del bene e del male. L'atteggiamento che Hume attribuisce alle persone sensate invece non ha queste conseguenze. Credere che ci sono differenze nazionali -e che certe attitudini potrebbero essere più diffuse in un popolo piuttosto che in un altro per via della sua storia morale e politica -è compatibile con l'idea che ci sono standard di valutazione non soggettivi delle pratiche sociali e delle istituzioni 2 .
La formazione delle maschilità in adolescenza, 2024
Introduzione Questo contributo si sviluppa lungo un arco delimitato-temporalmente e contenutisticamente-da due citazioni; la prima è di Michel Villey, storico e filosofo del diritto, e racchiude quasi in uno slogan la tempesta nominalistica, il rivoluzionario incipit della modernità: «non esiste nel reale e nella "natura" reale nulla che sia al di sopra degli individui: non esistono universali, non esistono strutture, non esiste diritto naturale» (Villey 1986, p. 182). È chiaramente Guglielmo di Ockham il campione della via moderna: è nella sua teoria che gli universali scompaiono, diventano semplici segni, nomi utilizzati strumentalmente per connotare svariati fenomeni individuali, gli unici veramente esistenti, in quanto «non possiedono esistenza reale che gli individui nella loro singolarità» (Villey 1986, p. 181). La seconda citazione è di Peter Sloterdijk ed è un invito alla problematizzazione dell'ovvio, il vettore di un rinnovato stupore di fronte allo spettacolo socio-politico contemporaneo: «una civiltà come la nostra, che si basa sull'integrazione in giganteschi macrocorpi politici di popolazioni individualistiche, è una realtà effettiva che esiste a un livello di estrema improbabilità» (Sloterdijk 2012, p. 11). Nonostante la distanza temporale, si ha l'impressione di trovarsi di fronte al problema sollevato dalle potenziali ricadute politiche del nominalismo: come fa una moltitudine di individui sui generis-nel senso radicale del termine: convinti di essere assolutamente singolari, genere a sé-a condensarsi in appartenenze collettive? Come fanno gli individui moderni a non essere anche soli? È il problema specificamente moderno della convivenza tra individui: se gli uomini non stanno insieme per natura, se l'universale non pre-esiste al particolare-e anzi solo il particolare esiste in senso proprio-come e perché individui nati "come funghi" si uniscono in corpi sociali, in "popoli", Stati, partiti, gruppi? L'idea di questo contributo è ripercorrere genealogicamente-in maniera sintetica e interessata-il processo di sfaldamento comunitario ed emersione individualistica; la tesi è quella di distinguere individualismo e solitudine, o meglio: di considerare la solitudine politica come il risultato ipermoderno di un nominalismo coerente, di un processo di "soggettivizzazione"-e quindi di erosione-di ogni universale. La solitudine contemporanea emergerà quindi come esito "finalmente" avveratosi delle promesse della modernità; non il frutto di una cesura post-moderna, ma un ingresso pieno nell'ipermodernità, nella modernità nominalistica presa sul serio fino alle sue estreme conseguenze. Abbiamo inverato Ockham nel XXI secolo.
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valderassociata.altranet.it
Journal of Advanced Health Care, 2020
Pubblicato in Vicini, lontani, “Quaderno di Comunicazione” n° 11, 2010, Mimesis edizioni., 2010
Lebenswelt. Aesthetics and Philosophy of Experience, 2021
International Journal of Psychoanalysis and Education, 2015
Meltemi, Milano; ISBN 9788883539176, 2018
MeTis. Mondi educativi. Temi, indagini, suggestioni
Laboratorio dell’ISPF. Rivista elettronica di Testi, Saggi e Strumenti, 2013
Education Sciences Society, 2010