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Koinonia, 2017
Referee. Prima della pubblicazione, tutti i saggi sono sottoposti a peer review obbligatoria da parte di due referee. Il referaggio è a doppio anonimato. Il giudizio del referee potrà essere a) positivo, b) positivo con indicazione di modifiche, c) negativo. In caso di due referaggi nettamente contrastanti, il testo verrà inviato ad un terzo referee.
EDIZIONI QUASAR e s t r a t t o Opera realizzata con il contributo di Sapienza Università di Roma, École Pratique des Hautes Études e British School at Rome I contributi sono stati sottoposti a peer review Tutti i diritti riservati © Roma 2014 -Edizioni Quasar di Severino Tognon s.r.l.
Ruri mea vixi colendo. Studi in onore di Franco Porrà, 2012
2022
Nel periodo che va dal 523 al 537 sul Soglio petrino si succedono sei Papi e un antipapa. I loro Pontificati sono brevi, per cui nessuno di loro può sviluppare una programmazione politico-ecclesiastica di ampio respiro, sebbene alcune di queste personalità avessero indiscutibili doti di cultura e capacità. Non mancarono decisioni importanti, ma furono prese perché le circostanze le sollecitarono. In questo lasso di tempo assai breve il mondo antico visse una fase di transizione. Sotto la guida di Giustino I il Vecchio (518-527) e di Giustiniano I il Grande (527-565)quest'ultimo dapprima associato allo zio e poi da solo-l'Impero Romano-che chiamiamo d'Oriente ma che in realtà era il solo sopravvissuto e che quindi non ha bisogno di determinazioni geografiche-concepisce un ampio disegno di riconquista dei territori occidentali caduti sotto il dominio dei barbari. Il piano, ad un tempo universalista e patriottico-in quanto tutti i popoli dell'antico Impero si sentivano cittadini e sudditi della medesima compagine statuale, anche allora che essa si era ridimensionata e molte regioni erano state assoggette ai Germani-non faceva differenza tra i Regni romano-barbarici, ufficialmente federati imperiali, e quelli barbarici, che non riconoscevano l'autorità di Costantinopoli. Va da sé che quest'epoca, in cui il Grande Disegno comincia a realizzarsi a spese dei Vandali-assoggettati per primi dai Romani-è un'epoca di trapasso, di transizione, nella quale i Germani tendono ad allontanarsi da Bisanzio. Il punto grave di questo distacco era l'Italia. Essa, essendo stata la culla della Romanità e avendo al suo interno la Città Madre espansasi fino a dominare la terra intera, non poteva non essere al primo posto nei progetti di restaurazione e riconquista della Dinastia dei Traci. Com'è noto, la Penisola era dominata dagli Ostrogoti, la cui autorità si estendeva anche alla Rezia, al Norico e alla Dalmazia con un ampio entroterra. I confini occidentali erano arrivati al Rodano. L'artefice di questa grandeur era stato quel Teodorico I il Grande ([474] 493-526) di cui abbiamo tanto parlato. Egli, in qualità di reggente d'Italia e Patrizio dei Romani, debitamente investito dall'imperatore Zenone, non era un semplice Re federato. Teodorico aveva svolto bene il suo compito, creando una società modello per i rapporti tra Goti e Romani, ben separati per funzioni ma perfettamente coordinati nel modello amministrativo. Persino la differenza religiosa, essendo gli Ostrogoti ariani, era stata gestita con sano realismo, per il quale i Germani non volevano convertire i Romani e questi, cattolici, non volevano convertire loro. La pariteticità e la separazione etnica-presupposto per la sopravvivenza dell'elemento goto, di gran lunga minoritario-erano stati i pilastri del lungo dominio teodoriciano. Il grande monarca, da Ravenna, aveva saputo irradiare la sua influenza sui cugini Visigoti e persino sull'Africa vandalica, raggiungendo una egemonia su tutto l'Occidente barbarico, estesa anche ai Franchi e ai Burgundi. Era, questa forma di politica, una manifestazione autentica dell'ultimo spirito romano, che, per sopravvivere, aveva creato la civiltà romano-barbarica, che fu il primo basamento dell'Europa. Teodorico stesso, pur essendo ostrogoto fino al midollo, era stato allevato nella cultura greco-latina sin da quando era stato, ragazzino, consegnato come ostaggio all'imperatore Leone I, che lo aveva fatto mangiare alla sua mensa. Teodorico, nella cernita dei collaboratori, nell'attività legislativa e nella prudente protezione che gli spettava esercitare nei confronti del Papato in quanto rappresentante dell'Imperatore, aveva dimostrato di tenere moltissimo all'equilibrio e alla tutela delle istituzioni romane: le magistrature risalenti alla Repubblica, il venerando Senato e, ovviamente, la Sede Apostolica, il cui Soglio, in mancanza di quello imperiale in Occidente, era il più alto che un latino potesse occupare. Questo equilibrio, sul quale ci siamo diffusi in precedenza, viene spezzato in questo periodo per la politica di grandezza di Costantinopoli. Senza rinnegare il modello di convivenza che aveva creato ma pensando piuttosto che i Romani stessi volessero sabotarlo, Teodorico scivolò, a scopo difensivo, verso un dispotismo sospettoso, cupo, crepuscolare. Da quel momento il Papato, per vocazione universale e per collocazione romano, deve oscillare, come un pendolo, tra Ravenna e Bisanzio, tra Ostrogoti e Bizantini. Deve tutelare la sua posizione in Italia e nel mondo, deve essere al di sopra delle parti, deve convivere con un potere ostile, che può essere quello goto o quello romano, in base a come vengono valutate le sue scelte. Questa situazione continuò anche alla morte di Teodorico, perché i suoi successori, sebbene filoromani, o forse proprio per questo, non poterono o non vollero garantire una vera indipendenza politica al Papato, del cui appoggio continuavano ad avere bisogno, spingendo, specularmente, Bisanzio a fare tutto quanto poteva per consolidare la propria influenza sul Soglio di Pietro. Fu così che i Papi filoromani e filogotici si alternarono e le loro vicende elettorali si movimentarono come mai prima. Colpisce anche che tra di essi cessa l'ininterrotta successione di personalità poi santificate, perché gli umori terreni abbassano la percezione di moralità e virtù che l'uomo comune ha nel Papa di turno. Tuttavia ancora quattro Pontefici sono aureolati dalla gloria dell'altare e due di essi, addirittura, di quella del martirio. Fatto significativo, sono il primo e l'ultimo della serie che esaminiamo. Giovanni I, caduto per mano di Teodorico, e Silverio, ucciso per ordine della Corte bizantina. Queste due morti sono il segno tangibile della lotta che si combatté attorno al Papato in questo quindicennio, lotta nella quale il Papato fu spesso poco più che inerme. Al termine di questo periodo, breve ma intenso e drammatico, il Papato esce dalla fase della sua storia che coincide con l'età della romanità cristiana occidentale, segnata da una forte indipendenza dell'istituzione dal potere civile, per entrare in quella bizantina, in cui l'autorità imperiale lo terrà costantemente sotto pressione, nelle forme cesaropapiste tipiche di quella cultura.
Gli studi sulla cosiddetta "damnatio memoriae" nella Roma imperiale hanno registrato nell'ultimo ventennio un cospicuo incremento: in effetti, grazie alla possibilità di rilettura delle fonti letterarie offerta dall'edizione di nuovi documenti materiali, sono stati pubblicati diversi saggi, anche a carattere monografico, che hanno cercato di ricostruire analiticamente le modalità di cui i Romani si servivano, all'occorrenza, per sanzionare la memoria dei defunti più invisi, come avveniva nel caso dei mali principes .
Studi Storici, 2020
Santo Mazzarino explored the role of the late antique Senate in a plurality of works and from different perspectives. Like the tesserae of a polychrome mosaic, these pages make up a complex and original framework, in which the Senate is configured as a great protagonist of the late antique West. For Mazzarino, fourth- and fifth-century Western society was characterized by a general economic and political strengthening of the senatorial class. This interpretation, fundamentally different from Mommsen’s doctrine, allowed Mazzarino to connect the evolution of the late antique Senate with the crisis of the imperial State. In this way, for Mazzarino, the role of the Senate became a major factor in the periodization of the late antiquity.
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Costantino prima e dopo Costantino. Atti del Convegno, 2012
Procopio Antemio imperatore di Roma, 2020
Il mediterraneo e la storia III, 2021
Revue des études anciennes 124.2, 2022
A. LEONE - D. PALOMBI – S. WALKER (a cura di), Res Bene Gestae. Ricerche di storia urbana su Roma antica in onore di Eva Margareta Steinby, Roma 2007, pp. 169-193
Panorama Numismatico n. 297, 2014
Latinitas, 2019
M.L. CALDELLI, G.L. GREGORI (edd.), Epigrafia e Ordine Senatorio, 30 anni dopo (“Tituli”, 10), Roma, Edizioni Quasar 2014, 2014
Scacchiere Storico - Rivista Online di Ricerca e Divulgazione Storica, 2022
Costantino prima e dopo Costantino, 2012