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la mia tesi tratta dell'adattamento cinematografico, di come è nato, come si è sviluppato e come è composto. Inoltre analizzo da vicino l'adattamento cinematografico de Il nome della rosa di Umberto Eco.
Questiones Romanicae VI. Canon cultural. Canon Literar. Canon lingvistic. Lucrarile Colocviului International Comunicare și cultură în Romania europeană (iunie 2017), 2018
(The Name of the Rose, from bestseller meta-novel brought to canon, to neo-gothic niche movie) This paper analyses from four different perspectives a notorious and long debated novel, Umberto Eco's The Name of the Rose. Comparing it with other meta-novels (Il gioco dell'oca-Snakes and ladders by Eduardo Sanguineti, Rayuela by Julio Cortázar, If on a winter's night a traveler by Calvino and For Isabel. A mandala by Tabucchi), they share some elements (ludic structure of the plot, one of the key symbols, author's weak position and its detachment from fiction), while other characteristics prove The Name of the Rose as part of traditional narrative. If we consider it as a bestseller , the question is if Eco wisely picks and mixes up elements of old recipes, rather than applying a pattern. Regarding it as a new entry in the canon, it is perhaps useful to remember the novel's revolutionary position and to identify those characteristics that have brought it to breach into the list of great literature. Finally, the paper focuses on Jean-Jaques Annaud's free adaptation of the book, in search not of plane differences between hyper and hypo text, but mostly of those elements that turn Annaud's palimpsest into a reductive transposition and even into a betrayal of the original text. Riassunto: Il presente articolo prende in analisi un testo famoso e lungamente dibattuto dagli studiosi, Il nome della rosa di Umberto Eco, da quattro prospettive diverse. Come meta-romanzo, viene messo in rapporto con altri meta-romanzi (Il gioco dell'oca di Eduardo Sanguineti, Il gioco del mondo di Julio Cortázar, Se una notte d'inverno un viaggiatore di Calvino e Per Isabel. Un mandala di Tabucchi), con cui condivide la struttura ludica della trama, uno dei simboli importanti, la posizione debole dell'autore e il suo distacco dalla finzione, mentre invece se ne discosta per altre caratteristiche che rendono Il nome della rosa una narrazione tradizionale. Come bestseller , sorge la domanda in che misura si può parlare qui di un modello applicato o piuttosto di un ricettario di elementi sapientemente amalgamati da Eco. Come nuovo testo canonico, si tenta di dimostrarne il carattere rivoluzionario e di identificarne quelle caratteristiche che hanno portato il romanzo a fare breccia nel canone. Finalmente, lo studio prende di mira il film di Jean-Jaques Annaud, liberamente tratto da Eco, alla ricerca non tanto delle banali differenze contenutistiche tra ipertesto e ipotesto, quanto alle caratteristiche che rendono il palimpsesto di Annaud una trasposizione cinematografica riduttiva, sennò addirittura un tradimento del testo base. Parole-chiave: canone, bestseller , labirinto, ricezione, trasposizione cinematografica. I. Meta-romanzo Il Nome della rosa si iscrive in una gloriosa serie di metaromanzi: Il gioco del mondo (Rayuela) di Julio Cortazar (1963), Il Giuoco dell'oca di Edoardo Sanguineti (1967), Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino (1979) e Per Isabel. Un mandala di Antonio Tabucchi (2013). Due di questi testi, quelli di Sanguineti e di Cortazar, hanno in comune l'originale provocazione del lettore di interagire con il libro, anche o soprattutto a livello formale, attraverso le scelte combinatorie di lettura, nonché l'implicita illusione di libertà: l'opera diventa cinetica, variabile; la lettura si confonde con la scrittura del romanzo; il labirinto inghiottisce il lettore e lo rende lector in fabula, partecipe, creatore del proprio romanzo, nella maniera strutturalista fondamentalmente democratica-attraverso combinazioni potenziali di strutture e schemi-propugnata dal gruppo dell'OuLiPo. Calvino,
più trita polemica anticattolica di sempre, il cui scopo ccpositivo,) si compendia nel1 kpologia della modernità come carattere specijico del mondo contemporaneo.
nostro tempo, 1983
In questa recensione a "Il nome della rosa" misi in evidenza, come anche negli altri interventi sulla narrativa di Eco - vd. qui in Academia "Eco messo in Croce (et in Borgognoni) Examines the book by U. Eco, Sugli Specchi, "Sub lectoris officio" (Also examines the book by U. Eco "Sugli Specchi), "Il testo e la...testa", (Regards Eco's "Il Pendolo di Foucault", Milano, 1988) - ho messo in evidenza l'aspetto filosofico del testo, poiché la narrativa di Eco è una forma di divulgazione del suo pensiero, nel momento in cui su di esso era iniziato, a mio avviso, un ripensamento..
Griseldaonline, 2018
1 Per una rassegna critica delle recensioni e degli studi dedicati nel corso degli anni al Nome della rosa è possibile consultare B. Pischedda, Eco: guida al Nome della rosa, Roma, Carocci, 2016, pp. 118-123. Il volume è una rivisitazione e un aggiornamento del precedente Id., Come leggere «Il nome della rosa» di Umberto Eco, Milano, Mursia, 1994. 2 Cfr. C. Paolucci, Il riso e la rosa, in Umberto Eco. Tra ordine e avventura, Milano, Feltrinelli, 2017, pp. 138-165. 3 Le Postille a «Il nome della rosa» sono pubblicate per la prima volta in ※Alfabeta‼, 49, giugno 1983. 4 L'intervista più nota, quella rilasciata da Umberto Eco ad Antonio Gnoli, si trova in Eco. «Così ho dato il nome alla rosa», ※La Domenica di Repubblica‼, 9 luglio 2006, pp. 42-45.
Revista española de filosofía medieval, 2016
Qual è il contributo che Umberto Eco, in quanto romanziere, ha dato alla conoscenza della storia della filosofia medievale? Il primo e più celebre romanzo, Il nome della rosa (1980), ha indubbiamente il merito di aver attirato l'attenzione del comune lettore verso il pensiero del medioevo, solitamente trascurato o poco noto. Ma questa riscoperta è contrassegnata da un'immagine negativa e deformante del medioevo monastico e delle sue concezioni filosofiche. Invece il medioevo scolastico (Ruggero Bacone, Marsilio a Padova e soprattutto Guglielmo di Ockham) viene letto da Eco con occhi molto moderni, anzi "postmoderni", per cui del pensiero medioevale in se stesso rimane molto poco. Parole chiave: Umberto Eco, romanzo storico, filosofia medievale.
Ce monstre qui est le Roman de la Rose": la perentoria definizione di Joseph Bédier, certo non uno sprovveduto quanto a conoscenza delle letterature medievali, dà ragione della diffidenza che quest'opera in versi 1 -un tempo apprezzatissima, se si considerano gli oltre trecento manoscritti che ce la tramandano, le ventuno edizioni a stampa fino al Cinquecento, e ancor più l'interesse di rielaboratori illustri, dal Durante-Dante del Fiore a Geoffrey Chaucer a Clement Marot -incontra presso la critica di epoche successive. Testo mostruoso, senz'altro, se commisurato con i romanzi medievali che più si hanno presenti, quelli d'avventura cavalleresca (i versi e le prose del ciclo arturiano soprattutto), dei cui caratteri più vistosi (l'attualizzazione o riattualizzazione delle potenzialità innate dell'eroe attraverso il meccanismo della prova; la costruzione dei personaggi nella dialettica delle loro psicologie individuali; l'attenzione meticolosa rivolta ai dettagli del loro ambiente, finalizzata all'educazione sentimentale e materiale del pubblico) alcune sono praticamente assenti, altre stravolte dall'immersione in una scrittura come quella allegorica, che conferisce loro un valore specifico. Ma mostruoso appare il Rose anche da altri punti di vista: per il suo essere entità bicefala, uscita dalla penna di due autori , Guillaume de Lorris e Jean de Meung , i quali operano a distanza di una quarantina d'anni l'uno dall'altro, come da esplicita dichiarazione del
" «Michelangelo », 38-39, anno XI., 1982
Parte del mio lavoro, non secondaria, è stata prendere una posizione critica nei confronti di "tanta" - ma non "tutta" - semiosi illimitata: soprattutto Eco ed Auerbach, autori che in quegli anni -anni 80-90 - avevano un altissimo consenso internazionale. Il mio lavoro - semplice professore di liceo - non fu molto notato. Penso che sia venuto il momento di riproporlo, perché il vento sta cambiando e sempre meno si sopporta la vacuità di tanti bei discorsi inconcludenti: inconcludenti perché "certa" semiosi illimitata, per dirla con le parole dello stesso Eco, consente di utilizzare quella «tendenza generale [che fa] equivalere la semiosi illimitata a una lettura libera in cui la volontà degli interpreti, per usare una metafora di Rorty, batte i tasti fino a dar loro la forma che servirà ai loro fini» (U. ECO, I limiti dell’interpretazione, Milano, Bompiani, 1990, p. 337; quella «tendenza» per cui chiunque «posset exponere […] quod ipse vellet, ad confirmationem opinionis suae // potrebbe esporre […] qualunque cosa volesse a conferma del suo pensiero» [68291] Quodlibet VII, q. 6 a. 1 arg. 3).
Quaderni d'italianistica, 1982
JJ nome della rosa (vincitore del Premio Strega, 1981) è senz'altro un romanzo riuscitissimo come "giallo" (genere narrativo sempre più in voga oggi in Italia), come testo meta-narrativo, auto-referenziale, (moda abbastanza popolare tra i letterati, gli accademici, e gli "addetti ai lavori") nonché come "piacevole lettura" (fenomeno che oggi, secondo molti, sembra diventato un po' raro). A cominciare dal titolo, volutamente allusivo, e sin dalla prima pagina del testo, e cioè dal titolo della prefazione, "Naturalmente, Un Manoscritto," notiamo come vari elementi di intertestualità contribuiscano al "piacere della lettura" (alla Barthes) di un testo che tutt'altro che allegoria dei nostri tempianche se l'autore ha intenzionalmente e/o maliziosamente nascosto dei segni che sono chiare allusioni al giorno d'oggivuole essere innanzi tutto illustrazione dell'arte del "fabulare."
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AIUCD 2022 - Proceedings, 2022
DESCANONIZADAS Escritoras y personajes femeninos (DES) (DES)CANONIZADAS
Università di Ain Shams, 2021
Altreitalie, 2021
Rivista Italiana di Onomastica (RION), XXVIII, 2, pp. 15-16, 2022
Atti V Congresso S.I.S
Griseldaonline, 2022