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2016, APhEx
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This paper is built upon the theoretical framework of the Aristotelian Rhetoric and of the contemporary Deep Rhetoric. In particular, it considers the conceptual duo of logos and polis. The paper describes some epistemological, technical and anthropological features of rhetoric. Furthermore, it explains some critical issues in the contemporary debate, especially those related to the notion of fallacy. The paper specifically refers to the aim and the subject of rhetoric, on the relation between emotions and judgements and on the role of both speaker and audience. __________________ Il testo prende le mosse dal quadro concettuale della retorica aristotelica e della deep rhetoric contemporanea e tiene sullo sfondo la coppia logos-polis. A partire da tali presupposti, l'articolo descrive alcune caratteristiche epistemologiche, tecniche e antropologiche peculiari della retorica, facendo emergere i punti critici più dibattuti dalle teorie che oggi sono più significa-tive e influenti, soprattutto in relazione al tema delle fallacie argomentative. In particolare, ci si sofferma sulla finalità e l'oggetto della retorica (essa ha uno scopo pratico e non teoretico – la presa di decisione in vista di un'azione – e pertanto ha come oggetto ciò che può essere diversamente da come è), sul rapporto tra emozioni e giudizio e sul ruolo che i parlanti e gli ascoltatori svolgono nel processo persuasivo.
AAVV, Poetica & Cristianesimo, EDUSC, Roma 2005, pp.87-108., 2005
L'espressione «retorica di» ha spesso una sfumatura negativa -retorica della democrazia, retorica della rivoluzione, retorica della conoscenza scientifica -, ma è anche una via normale di riferirsi al modo in cui si parla di qualcosa, il che porta con sé un lessico, una topica, un insieme di metafore lessicalizzate, una precettiva in positivo e in negativo (cosa «non si può dire») 1 . È in questo senso che io parlerò qui di retorica. Per tracciare poi i contorni del concetto di redenzione, vorrei presentare una serie di ambiti in cui l'uomo ha sempre visto un intimo bisogno di redenzione, per segnalare in seguito alcune risposte rintracciabili nell'arte.
A abcisio [s.f.] → apocope. ablatio [s.f.] → aferesi. abruptum → genus abruptum. abscissio [s.f.] → apocope. absurdum [s.m.] Una materia a bassa credibilità, una tesi intellettualmente assurda o chiaramente menzognera, che urta il senso di verità del giudice. L'oratore può simulare di sostenere un'opinione inconciliabile con i principi suoi e dell'uditorio, allo scopo di ottenere un effetto opposto a questa opinione particolare: l'a. può dunque anche reppresentare una simulazione. → assurdità, assurdo, paradosso, provocazione. abusio [s.f.] → catacresi, abuso, abusione. abusióne [s.f.] Uso di una parola al di là del suo significato proprio. Lo stesso di → abuso, abusio, catacresi. abuso [s.m.] Uso estensivo o deviato di un termine già esistente nella lingua. Lo stesso di → abusio, catacresi. acirologìa [s.f.] Acyrologia est sine sua proprietate dictio. L'acirologia o → catacresi non è altro che un «improprio parlare» utilizzo cioè improrprio di un vocabolo, di un'espressione. Essa si realizza ad esempio nell'accostamento di loco e muto in: io venni in loco d'ogni luce muto (DANTE, Inf. V, 28). → improprietas. accismo [s.m.] Rifiuto apparente di ciò che in realtà è molto desiderato: la negazione ha altre motivazioni da quelle che appaiono in superficie. Come la volpe nella favola di Esopo, e l'episodio della Cananea, Mt.15.22-26. Oltre che come artificio retorico consistente nel fingere di rifiutare qualcosa, l'a. può presentarsi come una forma di ironia in cui qualcuno simula indifferenza o finge di rifiutare ciò che in realtà desidera. →. accòrdo [s.m.] → premesse della argomentazione. i i i i i i i i 2 Dizionario di retorica accresciménto [s.m.] → amplificatio, amplificazione. accumulazióne [s.f.] Insieme enumerativo di elementi, di parole e di pensieri, che si susseguono in modo sindetico o asindetico. → accumulo, → logico di elementi, autonomi tra loro. Il modo in cui si susseguono può dar luogo al → chiasmo, al → parallelismo, a strutture miste. accumulazióne subordinante o subordinativa [loc.s.f.] Accumulazione che presenta un ordine logico di elementi, legati da dipendenza sintattica. accùmulo [s.m.] → accumulazione. accuratum dicendi genus [loc.s.m.] Secondo Lausberg è il tipo di ornatus che si cura della stretta osservanza dei praecepta e corrisponde pertanto più o meno al → genus subtile: spesso evita l'ornatus in generale, in ogni caso la mala affectatio. → genus, ornatus. accusa [s.f.] 1. atto, parole o scritto mediante i quali si attribuisce una colpa a qualcuno. 2. in altra accezione, il gruppo di persone cui spetta, in atto o in potenza, l'ufficio di accusare durante il processo penale. → controaccusa, spedire al mittente. actio [s.f.] Azione drammatica svolta dall'oratore o anche dall'attore; interpretazione, esecuzione, recitazione di un discorso attraverso l'uso di gesti e movenze tesi ad evidenziare ed enfatizzare le parole: Est actio quasi sermo corporis (Cicerone, de Or. 3,222). Azione drammatica può dirsi anche la → pronuntiatio, dove l'accento si sposta maggiormente sull'intonazione della voce, quindi sull'esecuzione orale del discorso, www.livroslabcom.ubi.pt i i i i i i i i Stefano Arduini & Matteo Damiani 3 anziché sulla mimica. Rientra pertanto tra le cinque importanti attività della retorica insieme all'→ inventio, alla → dispositio, all'→ elocutio ed alla → memoria. acutézza [s.f.] Espressione ingegnosa, molto spesso metaforica, che intende colpire l'uditorio con accostamenti arditi. Es. voce pennuta, suon volante (G.B. Marino). → acutum dicendi genus. acutum dicendi genus [loc.s.m.] È l'ornatus provoca straniamento e si serve quindi di paradossi. Secondo Lausperg chi ascolta viene stimolato a un lavoro di raziocinio e diviene quindi complice delle idee dell'autore. La locuzione indica anche il parlare con elegante delicatezza, con finezza. → discorso acuto, discorso sottile, acutezza, sottigliezza, finezza. Altre riferimenti in → genus, ornatus, pointe, traductio. addizióne [s.f.] → adiectio. addubitatio [s.f.] → dubitatio. adhortatio [s.f.] → esortazione, parenesi, exhortatio. adiectio [s.f.] Mezzo per ottenere un effetto amplificante attraverso l'impiego di due tecniche: l' → accumulazione, quando si succedono elementi diversi tra loro; la → ripetizione, quando si ripropone lo stesso elemento in posizioni diverse. Una successione di termini sinonimi rappresenta un esempio di uso retorico appartenente ad entrambi i sistemi. Vi è anche l'adiectio dei suoni: → protesi, epentesi, paragoge. Vedi → aggiunta, aggiunzione, addizione, appositio, apposizione, amplificatio. adìnato [s.m.] → adynaton. adiudicatio [s.f.] → epicrisi. adiunctio [s.f.] → aggiunzione, zeugma. adiunctum [s.m.] Lausberg lo definisce l'interrogativo sull'affinità concettuale fra le idee. In esso è possibile distinguere il locus a simili (paragone fra simili), il locus a contrario (paragone con l'opposto) e due loci a simili impari (paragone fra simili, ma di diversa estensione): il locus Livros LabCom i i i i i i i i 4 Dizionario di retorica a maiore ad minus, ossia la deduzione, per cui 'il più ristretto viene espresso dal più ampio, la parte dal tutto', e il locus a minore ad maius, cioè l'induzione, per cui 'il più ampio viene espresso dal più ristretto' , come nella dissimulatio. → adiunctio. adnexio [s.f.] → zeugma. admonitio [s.f.] → parenesi. adnominatio [s.f.] → agnominatio. adossografìa [s.f.] Nell'oratoria epidittica, l'elogio di cose infamanti o disonorevoli. → eloquenza epidittica. Si confronti, ad esempio, il frammento 21 di Epitteto (in Stobeo III, VII, 16, pp. 313-314 Hense): «[Agrippino] era un uomo siffatto, dice Epitteto che, quando gli capitavano delle contrarietà, sempre ne scriveva l'elogio: se aveva la febbre, della febbre; se soffriva di qualche disonore, del disonore; se era esiliato, dell'esilio». adynaton [s.m.] anche adùnaton Figura retorica che sottolinea, servendosi di una perfirasi a carattere iperbolico e paradossale, l'impossibilità che una cosa avvenga, subordinando per l'appunto il suo avverarsi ad un altro fatto ritenuto impossibile". Es. lo mar potresti arompere, a venti asemenare, / l'abere d'esto secolo tut[t]o quanto asembrare: / avere me non pòteri a esto monno (Cielo d'Alcamo); → adinato, iperbole, paradosso, reductio ad impossibile. aequivocum [s.m.] Il rapporto equivoco ha luogo poiché due o più corpi della parola dal punto di vista del significante ma non nei contenuti concettuali da esso espressi. Secondo Lausberg l'equivocità (→ omonimia) mette in pericolo la → perspicuitas del discorso, cioè la comprensione della lingua, ed perciò interpretata quale fenomeno caotico. Essa può essere voluta per occultare della propria volontà o per ottenere l'effetto di straniamento. Es: "una vecchia porta la sbarra". → equivoco, equivocità, ambiguità sintattica, anfibolia, univocum. afèresi [s.f.] eliminazione di una vocale o di sillaba al principio di una parola; rena da arena, scuro da oscuro. → ablatio. www.livroslabcom.ubi.pt i i i i i i i i Stefano Arduini & Matteo Damiani 5 affectus [s.m.] Si ha quando l'oratore si serve di mezzi emozionali per commuovere l'arbitro della situazione. Lausberg distingue due gradi di emozione: l'→ ethos, che è il grado di emozione più moderata, e il → pathos che è il grado di emozione più violenta. → emozione, ethos, pathos. affermazióne [s.f.] L'atto con cui si afferma, o conferma, ciò che è accaduto o che si pensa. affettazióne [s.f.] Espressione eccessivamente ricercata. È il contrario di 'naturalezza'. affictio [s.f.] → paronomasia. aggiunta [s.f.] Addizione di elementi. → epìfrasi, → adiectio, aggiunzione. aggiunzióne [s.f.] → adiectio, adiunctio, aggiunta, figura per adiectionem, iperbato, zeugma. agnominatio [s.f.] Figura retorica risultante dall'accostamento di due o più vocaboli uguali o soltanto somiglianti nel suono, ma differenti nel significato. Questo artificio stilistico viene utilizzato proprio per evidenziare l'opposizione dell'accezione di tali termini contrapposti e per generare anche degli arguti giochi di parole, così sfruttati nelle espressioni riguardanti modi di dire e proverbi. Alcuni esempi: Chi non risica non rosica / Chi dice donna dice danno / Fischi per fiaschi / Dalle stelle alle stalle / Traduttore traditore. Oppure, per citare esempi illustri: l'aura che 'l verde lauro e l'aureo crine (Petrarca); ch'i' fui per ritornar più volte vòlto (Dante). (Io ho fatto la paronomasia; non so se è meglio puntare su agnominatio o sulla paronomasia o sul bisticcio). → annominatio, bisticcio, paronomasia. agonìstica [s.f.] particolare arte dialettica del genere inquisitivo nella logica antica e rosminiana: essa consiste in gare dialettiche. →. aiscrologia [s.f.] Discorso osceno. → escrologia. allegazióne (dei fatti) [loc.s.f.] L'introduzione nel ragionamento di un elemento fattuale o testuale sul quale ci si appiglia per confermare il ragionamento stesso. Es.: Se il suo gesto era accidentale. . . Ma lo ha fatto Livros LabCom i i i i i i i i 6 Dizionario di retorica di proposito! Ecco perché ho reagito violentemente. → proposizione, propositio.
Retorica dell'avanguardia, «Letteratura e letterature», 3, 2009, pp. 37-51, 2009
Rethinking the concept of literary corpus with the help of Leibnitz, Quine and Lausberg, the essay proposes to assess the Avant-garde in rhetorical terms and ascribes an argumentative function to it, which denotes both its value and its paradoxical blemish. Such function is then probed in the light of the cultural logic of postmodernism. Moreover, a reading of the current work by Avant-garde writer Balestrini discovers links between his writing and preliterate antiquity, bringing us back to an epoch which, like the present one, doesn’t show any propensity to argumentative practices ; such practices, however, would seem to prove ineffectual according to postmodernism. Ripensando con l’ausilio di Leibniz, Quine e Lausberg il concetto di corpus letterario, si propone per l’avanguardia una giustificazione retorica e se ne individua una funzione argomentativa che, costituendone il valore ma insieme il punto critico, paradossale, viene messa alla prova della logica culturale postmoderna. La lettura del lavoro perdurante dell’avanguardista Balestrini scopre inoltre nessi tra la sua opera e l’antichità pre-alfabetizzata, riportandoci in un’epoca che come l’attuale non mostra inclinazione alla pratica argomentativa : pratica che, comunque, alla prova del postmoderno sembrerebbe inefficace.
Accumulazione: serie di termini accostati in modo ordinato e/o caotico come ripetizioni parziali del senso di ognuno. Es.: fior', frondi, herbe, ombre, antri, onde, aure soavi, valli chiuse, alti colli et piagge apriche (Petrarca, Canzoniere, CCCIII).
Retor, 2012
L'arte retorica è presente nel mondo occidentale almeno da duemilacinquecento anni e nella sua lunghissima storia ha goduto di alterne vicende: a partire dalla civiltà greca che per prima l'ha teorizzata e praticata, la retorica è stata considerata utile e gratificante per il singolo e le collettività o al contrario è stata vista come l'abilità a manipolare uomini e situazione a vantaggio di uno o di pochi. Nella civiltà contemporanea, mediatica e globalizzata, in cui l'individuo è cittadino del mondo e con il mondo intero può comunicare istantaneamente a molti livelli, la retorica sembra essere ad un tempo una realtà più nota, più familiare, ma anche più sfuggente e più sottile. Inutile negare che nell'opinione comune è ben presente un'accezione della retorica secondo cui tutto quello che è retorico è di fatto, artificioso, non spontaneo, non autentico e in quanto tale negativo. Non è raro sentir dire "lo dico senza retorica", quasi a voler dare più forza e credibilità a quanto si afferma. Come se tutto quello che appare autentico sia vero e perciò positivo, ma soprattutto naturale e spontaneo, non creato artificiosamente. Come è naturale, discorsi, le parole possono essere menzogneri e possono pure persuadere, così come gli atteggiamenti del volto o le intonazioni della voce o alcuni gesti. Dunque qualcosa in comune retorica e menzogna sembrano averlo. Ma la menzogna è di certo l'atto meditato e volontario di nascondere qualcosa che è vero con parole e gesti che simulano sincerità, autenticità. E la retorica è inganno, simulazione menzogna? Retorica e menzogna sono due termini che hanno affinità stretta? O al contrario sono accostati perché rinviano a due realtà molto distanti tra loro? Insomma che rapporto c'è tra retorica e menzogna? Questo è quello che cercherò di indagare a partire dalle testimonianze più antiche, greche e latine.
La retorica a scuola (Trappole per Topoi 2023)
Una breve riflessione sul ruolo della retorica nella organizzazione della lezione.
L’ornatus, ovvero l’ornamento, è uno tra i mezzi atti a rendere il discorso più bello e quindi più gradevole. Tra gli elementi di ornamento ci sono anche le "figure retoriche" e cercare di riconoscerle negli artefatti che ci circondano, può diventare un esercizio critico interessante. È forse un’operazione un po’ forzata trovare un parallelo con la linguistica, dove esiste la relazione fra significante, che è la forma, e il significato, che definisce il contenuto. Il desiderio è sviluppare e incoraggiare un’attitudine valutativa dei segni che molta parte degli oggetti intendono comunicare.
Studies on Argumentation & Legal Philosophy / 5. Una parola buona. Retorica e valori nella decisione giudiziale, 2024
Retorica quotidiana e galatei (Trappole per topoi 2023)
Ricerche Aristoteliche. Etica e politica in questione, 2021
Itinerari dialettali. Omaggio a Manlio Cortelazzo, a cura di Gianna Marcato, Padova 2018