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Scheda bibliografica del libro: Voci e silenzi di prigionia. Cellelager 1917-1918, a cura di Rolando Anni e Carlo Perucchetti, Roma, Gangemi, 2015
I prigionieri di guerra di Codogno, durante la Prima Guerra Mondiale, furono rinchiusi nei campi dell'Austria- Ungheria e della Germania sparsi in regioni e città lontane. Le famiglie a casa ebbero notizie frammentarie, non sempre corrette: è ancora oggi difficile, se non impossibile, identificare i luoghi della loro prigionia, che in cento anni, hanno cambiato nome e si trovano in confini disegnati da conflitti ed eventi successivi. Codogno's World War I prisoners of war were imprisoned in camps that were scattered through remote provinces and towns of Austria-Hungary and Germany. Their families at home received only fragmentary, often inaccurate, news. Today it is diffìcult, if not impossible, to identify the places where they were held captive, because in one hundred years they have changed names, and the boundaries of the regions that hosted them have been redrawn as a result of subsequent conflicts and events.
Casale di Altamura A cento anni dalla Grande guerra One Hundred Years from the Great War a cura di Andreas Gottsmann Antonio Incampo Giuseppe Poli, 2020
Un accademico impaziente. Studi in onore di Glauco Sanga, a cura di G. Ligi, G. Pedrini, F. Tamisari, 2018
Contenuti del carteggio inedito tra Heinrich Morf e Hermann Urtel conservato nell'Archivio J. Jud di Zurigo
Il disarmato ricco è premio del soldato povero»: così scrisse Niccolò Machiavelli, tra gli aforismi contenuti nel settimo e ultimo libro dell'Arte della guerra. Al di là dell'evidente significato metaforico (l'incapacità di difendersi di quegli stati che non dispongono di un esercito proprio), si tratta di uno dei pochi riferimenti alla cattura di prigionieri di guerra presenti nell'opera machiavelliana, scritta nel 1520. Solo in altri due passaggi il Segretario fiorentino, interessato più a descrivere tecniche guerresche che non a occuparsi di problemi legati al diritto delle armi, affrontò indirettamente il tema dei prigionieri, deplorando che nei conflitti moderni -contrariamente a quanto avveniva al tempo dei Romani -«de' vinti, pochi se ne ammazza; niuno se ne tiene lungamente prigione, perché con facilità si liberano», mentre le prede di guerra venivano lasciate «tutte alla discrezione dei soldati». Abitudini che, secondo il Machiavelli, da un lato impedivano di combattere con convinzione, perché la diminuzione dei rischi aveva rammollito gli animi; e dall'altro fiaccavano anche la disciplina degli eserciti, perché invitavano ad abbandonare lo scontro per dedicarsi al saccheggio e alle ruberie 1 . La critica machiavelliana non era priva di fondamento. Al termine di uno scontro col nemico, di una scorreria, o di un assalto alle mura coronato dal successo, per la truppa dell'esercito vittorioso arrivava infatti il momento, a lungo sospirato, di monetizzare l'azione militare; era quello il momento in cui si faceva bottino, si catturavano prigionieri, o tutt'e due le cose insieme. I beni saccheggiati venivano usati o rivenduti; sui prigionieri veniva imposta una taglia che doveva essere pagata per la loro liberazione. Cosa doveva aspettarsi chi cadeva in mano al nemico? Con quali modalità poteva riottenere la libertà, e quanto costava? Sul trattamento dei prigionieri di guerra durante i conflitti della prima età moderna sappiamo ancora ben poco, anche perché -in linea generale -la storiografia esistente si è concentrata maggiormente su temi di ius ad bellum che non su quelli di ius in bello 2 . IL PREMIO DEL SOLDATO POVERO. NOTE SUL TRATTAMENTO DEI PRIGIONIERI DURANTE LE GUERRE D'ITALIA di Alessandro Monti Società e storia n. 143, 2014 1. Machiavelli (2007), p. 90 e 159-160. 2. Su questa distinzione e sulla sua evoluzione storica e giurisprudenziale si veda il contributo di Pietropaoli (2009). Copyright © FrancoAngeli N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell'opera con qualsiasi mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento. 2 A. Monti 3. Per quanto riguarda la prima età moderna solo Wilson (2010). Per il Medioevo, e in particolare l'età comunale si veda Maire Viguer (2004) e Bertoni (2006): quest'ultimastudiando una serie di documenti pavesi della metà del duecento -lamentò a sua volta la carenza di fonti e di studi significativi. 4. La necessità di risalire alle fonti del pensiero giuridico-politico moderno è stata recentemente sottolineata da Quaglioni (2010). 5. Morisi (1963); Vanderpol (1919); Soldi Rondinini (1964). 6. Su questo argomento cfr. Contamine (1986); Keen (1965); Keen (1976), p. 40-44; Draper (1965); Quaglioni (2007a).
Diacronie. Studi di Storia Contemporanea , 2009
Nella variegata realtà della prigionia di guerra italiana nell’ultimo conflitto, ha avuto sue precise peculiarità la vicenda dei 50.000 militari detenuti negli Stati Uniti. Dopo l’8 settembre, da nemici, essi diventarono “alleati” degli anglo-americani. I comandi statunitensi proposero loro un’adesione volontaria e individuale ad un programma di cooperazione, senza avere mai l’avallo ufficiale del governo Badoglio. Per i prigionieri non si trattò di una scelta semplice. Sperando in un miglioramento delle condizioni materiali e maggiori libertà, la maggioranza scelse di collaborare, ma a spingerli fu soprattutto la stanchezza dopo lunghi anni di guerra. Marginali furono invece le scelte motivate politicamente. Chi decise di non cooperare non ebbe vita facile. Emblematico è il caso del campo Hereford, dove emerse un gruppo di ufficiali con provenienze ideologiche eterogenee che diede vita ad una vivace dialettica politica e culturale.
Italianistica Debreceniensis, 2022
The prisoner of war camp of Padula, Italy, operated during World War One in a large Carthu-sian Monastery and barracks, has been the topic of several Italian, Czech and Slovakian stud-ies, as it was one of the greatest Italian camps and served as the centre for the creation of the Czechoslovak Legion. However, thousands of its detainees were Hungarian, whose life has barely been discussed. This paper aims to present the life of Hungarian POWs held in Padula. With the help of sources pertaining to them, such as letters and memoirs, it is possible to deep-ly examine four aspects: religion, health, complaints and employment. Another aim of the study is to make a list of the Hungarian prisoners.
The Italian prisoners of war in Germany during WWII, referred to as "military internees," faced a challenging period marked by forced labor and difficult conditions. After Italy's armistice with the Allies in September 1943, the Wehrmacht captured approximately 600,000 Italian soldiers. These soldiers were then deported to Germany and coerced into forced labor, a direct violation of international law. Tragically, about 50,000 of these internees died or were killed due to the harsh conditions they endured. Over the years, there has been a growing interest in the subject, accompanied by an increasingly comprehensive recognition of the traumatic experiences endured by Italian military internees. This mounting interest has played a crucial role in shaping a more nuanced and accurate narrative regarding Italy's involvement in the fight against Nazi-fascism. This process has helped highlight the courage and resilience of those who faced this tragic ordeal, adding a new layer of understanding to Italy's wartime history. This gradual awareness has acquired significant relevance within the fabric of Italian collective memory, attributing a heroic dimension to the Italian Military Internees (IMIs) in the resistance against Nazi-fascism. Before the 1980s, both in Italy and Germany, there was a limited understanding of the sufferings and events experienced by former IMIs, a gap that persisted until almost contemporary times. However, starting in the 1980s, historiography began to address this issue with greater rigor and attention, welcoming and valuing the testimonies and memories of survivors of Nazi Stalag camps. A significant turning point was reached in 2012 with the publication of the Report of the Italo-German Commission, established by the Foreign Ministries of Italy and Germany in 2009. This report finally shed light on the true extent of the conditions faced by IMIs during their internment in Germany, providing a solid foundation for a deeper understanding of their experiences. Before this publication, the issue of IMIs had been primarily addressed through individual testimonies and survivors' accounts. However, the issuance of this report has provided a fundamental contribution to our understanding of the experiences of Italian prisoners of war in Nazi Germany, adding a new level of detail and analysis to the history. This has helped bridge gaps in our historical knowledge and contributed to strengthening public awareness of the sufferings and struggles faced by IMIs during that dark period of European history. The essay includes the author’s personal memories of her father as an Italian officer prisoner of war in Nazi Germany. ----------------------- ITALIAN Oltre alle fasi cruciali della Seconda Guerra Mondiale dall'Armistizio fino alla Liberazione, questo saggio ripercorre le esperienze di mio padre Leopoldo Passannanti, Tenente di Fanteria, Ufficiale di Complemento dell’Esercito Italiano, Internato Militare Italiano (IMI) in un lager del Terzo Reich, in Germania. Attinge dalle sue dirette testimonianze, raccontate a noi figli durante la nostra infanzia. Mio padre narrava frequentemente della guerra, della deportazione e della successiva prigionia di due anni. Nel suo racconto emergevano le avversità affrontate dagli IMI, che subirono severe persecuzioni ma mantennero una salda resistenza. La determinazione della maggior parte degli IMI di rifiutare qualsiasi forma di collaborazione con il Terzo Reich, preferendo la dura prigionia, è ora riconosciuta come un atto deliberato di sfida contro l'infame patto nazifascista, ed è stata definita 'Resistenza senza armi' dall'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (ANPI), inserendosi nel più ampio discorso storico della Resistenza. Pertanto, oggi sono giustamente onorati come eroi nazionali per il loro significativo contributo alla lotta italiana contro il regime nazista. ***** Il saggio include inoltre memorie personali del padre dell'autrice, ufficiale italiano prigioniero di guerra nella Germania nazista.
Grande guerra e fronte interno: la svolta del 1917 in Emilia Romagna, 2018
In Italia si ebbero i primi veri e propri campi di prigionia, intesi come installazioni adibite alla raccolta e custodia dei prigionieri di guerra, durante il primo conflitto europeo, anche se alcuni tentativi andrebbero ricercati all'epoca della guerra italo-turca (1911-12). La Commissione per i prigionieri di guerra, istituita con il decreto del 24 giugno 1915, in base alla IV a convenzione dell'Aja, e presie-duta dal ten. gen. Paolo Spingardi, con la circolare n. 220 del 9 lu-glio 1915, emanò le prime prescrizioni riguardanti il trattamento dei prigionieri catturati dall'esercito italiano. "I prigionieri di guerra" esordiva la circolare "debbono essere trattati con umanità non disgiunta da quella serietà e severità di modi che sono le carat-teristiche dei nostri usi militari. Nei campi di concentrazione i pri-gionieri di guerra sono sottomessi alle leggi, ai regolamenti e agli ordini vigenti nel R. Esercito nostro. La disciplina vi dovrà essere rigidamente osservata, ogni atto di insubordinazione punito con giusto criterio disciplinare, commisurato alla speciale situazione dei prigionieri di guerra" .
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Guerra, diritto e sicurezza nelle relazioni internazionali, 2019, ISBN 9788892117648, págs. 103-128, 2019
ITALIANISTICA DEBRECENIENSIS, 2019
Atti e memorie della Società Dalmata di Storia Patria, n. 4, 3a serie (vol. XXXVII), Roma , 2015
Italia Contemporanea, 2020
Corriere della Sera, 2021
Domenico Vitale, Alessandra Mastodonato, 2022
In: Studium florentinum: l'istruzione superiore a Firenze fra XIV e XV secolo / a cura di Lorenzo Fabbri . - Roma : Edizioni di Storia e Letteratura, 2021
Studi storici, 2022
L'Italia e gli italiani nella Grande Guerra, 2016
Un bersagliere nella Grande Guerra, 2023
RID - Rivista di Dialettologia Italiana, 2018
A. Gottsmann, A. Incampo, G. Poli (a cura di), Casale di Altamura. A cento anni dalla Grande guerra, Bari, Cacucci, 2020
Annuario Istituto Nazionale di Studi Verdiani, 2017