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My contribution deals with the question of what " concretness " means in the works of Karl Jaspers. I will give an overall introduction to On Truth, the book I will focus on, by locating it in Jaspers' biography and in the social and political context in which it was written (§ 1). Secondly, I will show how the concept of " concretness " in Jaspers is embedded in the more general framework of the relation between being-there (Dasein) and world (Welt) (§ 2). The last part of the essay (§ 3) claims for " concretness " to be one of the most important elements in Jaspers' philosophy, as it allows that men can " break through " (durchbrechen) and reach Transcend-ence.
Lévi Strauss chiarisce immediatamente le modalità attraverso cui si esplica la magia 1 : la stregoneria è responsabile di una sorta di congiura degli eventi, che fa sì che l'uomo colpito da stregoneria venga sottoposto contemporaneamente agli effetti di una causalità naturale e a quelli di una causalità sociale. 1 «Considerato come sistema di filosofia naturale, il pensiero magico (witchcraft) implica una teoria delle cause: la sfortuna dipende dalla stregoneria, operante di concerto con le forze naturali.
La scienza del concreto. «Gli scienziati tollerano il dubbio e la sconfitta, perché non possono fare altrimenti. Ma la sola cosa che non possono e non debbono fare è tollerare il disordine. La scienza pura ha il solo scopo di portare al suo punto più alto e più cosciente la riduzione di quel modo caotico di percepire, nato ad un livello inferiore e probabilmente inconscio, alle origini stesse della vita. In certi casi ci si potrà chiedere se il tipo d'ordine che è stato elaborato sia un carattere obbiettivo dei fenomeni, o un artificio costruito dallo scienziato. Questo problema si ripropone continuamente in materia di tassonomia animale… Nondimeno il postulato fondamentale della scienza è che la natura stessa sia ordinata … in sede teorica la scienza si riduce a un criterio -Capitolo 2-La Scienza del Concreto -Luigi Bonaro 73 d'ordine , e… se è vero che la sistematica consiste in questo criterio d'ordine, i due termini, sistematica e scienza teorica, potranno essere considerati come sinonimi. Tale esigenza d'ordine sta alla base del cosiddetto pensiero primitivo, ma solo in quanto sta alla base di ogni pensiero» (Simpson in Lévi Strauss, 1996, p.23).
Vi è un'esigenza profonda nella cultura e nell'umanità contemporanea, tanto profonda quanto, come spesso avviene, inconfessata. E in questo come in altri casi è toccato a dei pensatori cristiani non sterilmente arroccati su posizioni autodifensive, riconoscere e valorizzare tale istanza. Si tratta, in termini molto sintetici, dell'esigenza di incontrare l'Assoluto in un concreto, la Totalità nella frammentazione del particolare, l'Eterno nel temporale.
2015
La convergenza di alcune tecnologie emergenti-Realtà aumentata, Internet delle cose, Robotica, Stampa 3D e Automi conversazionali-si configura come un gigantesco travaso di idee, modelli e strumenti dal virtuale al reale. Sono tecnologie " nascoste " , perché è l'intero mondo fisico che va configurandosi come un " ipertesto concreto " in cui reale e virtuale, tecnologico e " naturale " finiscono per ibridarsi e confondersi. Si tratta di uno scenario che presenta possibilità di interazione e apprendimento completamente nuovi di cui è importante, adesso, iniziare ad appropriarsi. The convergence of emerging technologies, such as Augmented reality, the Internet of Things, Robotics, 3D printing and Conversational automata, is giving rise to a gigantic outpouring of ideas, models and tools that encompass the virtual and the real. These are " hidden " technologies in the sense that the entire physical world can be regarded as a " concrete hypertext " in which virtual and real, technological and " natural " are becoming hybrid and intertwined. This emerging scenario offers completely new possibilities for interaction and learning that we ought to start appropriating now.
La logica delle classificazioni totemiche e i progressi del pensiero attraverso la litterazione.
2014
Fintanto che a dettare legge è il capitale cinematografico, non si potrà in generale attribuire al cinema odierno un merito rivoluzionario che non sia quello di promuovere una critica rivoluzionaria della nozione tradizionale di arte. Non neghiamo così che il cinema odierno possa poi, in casi particolari, promuovere una critica rivoluzionaria dei rapporti sociali o addirittura degli ordinamenti della proprietà (W. Benjamin)
Il senso comune accusa spesso i filosofi di mancare di concretezza. In una pagina famosa, Platone racconta che Talete, intento a studiare gli astri, cadde in un pozzo, suscitando le risa di una servetta che gli fece seduta stante la morale: “Invece di occuparti tanto delle cose che stanno in cielo, avresti fatto meglio a guardare quello che ti stava davanti ai piedi!”. Ma cosa significa concretezza? Che la filosofia deve per forza farsi pratica e politica (smettere di interpretare il mondo, rimboccarsi le maniche e cambiarlo?) Oppure che la filosofia dovrebbe essere sempre in grado di reagire al modificarsi delle condizioni storiche e sociali (o ecologiche), se non di dirigerne il corso? O ancora, una filosofia più concreta, meno astratta, è forse una filosofia che non dimentica il corpo e gli affetti di cui spesso è preda, e resiste alla tentazione di ridurre l’uomo che pensa ad una mente disincarnata? L’esigenza di concretezza, e le domande e le prospettive che ne derivano in filosofia, sono al centro di molti dei contributi di questo numero che, nella sezione “La Questione Filosofica”, propone un dossier su “Alfred North Whitehead e la filosofia del concreto” curato e presentato da Maria Regina Brioschi. Noto ai più come coautore con Russell dei Principia matematica, Whitehead fu filosofo poliedrico e fecondo, che spese molte pagine a tematizzare la nozione di “concreto”. Nell’idea del concreto si cristallizza infatti per Whitehead l’esigenza di pensare la natura e la conoscenza come dei processi, degli eventi cioè dove la relazionalità indica la dimensione di con-crescita. Nessuna dottrina filosofica o scientifica nasce perfetta e già tutta armata, come Minerva. Al contrario, la razionalità emerge come un disegno in un arazzo da un tessuto spesso intricato e contradditorio di istanze concettuali e materiali.
Nel tempo della riproducibilità dei pensieri e delle parole, a uno scrittore bisognerebbe chiedere di forgiare da sé un lessico intellettuale, che con la parola veicoli un'idea, se non del mondo, almeno del proprio agire narrativamente in esso. Giorgio Vasta mostra di averne uno fin dal suo primo romanzo, Il tempo materiale (minimum fax 2008), che racconta in prima persona l'addestramento alla lotta armata di tre ragazzini palermitani, portando alle estreme conseguenze -il sequestro e l'omicidio di un compagno di classe -l'enfasi che anima i loro incontri alla «radura del porno», nei pomeriggi dopo la scuola. Una vicenda abnorme che si snoda lungo tutto il 1978 (un capitolo per ogni mese, da gennaio a dicembre), l'anno del rapimento e dell'assassinio di Aldo Moro e della sua scorta, quando la parabola terroristica degli anni di piombo raggiunge il suo momento di massima tensione e mitizzazione. Ma Il tempo materiale non è un non fiction novel, bensì un romanzo che sacrifica alla fiction ogni pretesa documentaristica. La 'fedeltà', lo dice il titolo, è piuttosto alla nozione immateriale di tempo, e di quel tempo narrativo in cui proverebbe a "materializzarsi" il processo, qui violento e doloroso, di un'acquisizione dell'identità. Ci provano in tre, tre undicenni atipici per surplus di coscienza e intelligenza, storditi quanto basta da Foucault quando dice che il discorso è lo strumento della lotta, l'equivalente del potere che si aspira a conquistare. Dall'estetica alla pratica della violenza il passo è breve e si compie nel magistero delle BR, che «danno materia all'immateriale, midollo e impulso a ciò che era guscio e inerzia» (p. 69). Come loro, bisogna assumere «il coraggio della colpa e la coscienza del dolore» (p. 83). Tutto inizia infatti da una domanda sufficientemente inquietante perché si possa credere a una finzione puerile: «E noi, dice Scarmiglia, non dobbiamo fare niente?». Inizia così, nel maggio del '78, una militanza tanto più grottesca quanto più severa, che attraverso il linguaggio trasformi, o meglio, deformi una realtà «incapace di assumersi la responsabilità del tragico» (p. 75). Il tempo materiale è un romanzo di "deformazione", non nel senso di Anti-Bildungsroman, che neghi ai protagonisti la possibilità di un'evoluzione, ma nel senso che la loro giovinezza (la loro «periferia anagrafica», direbbe Vasta) ne fa degli individui ancora "deformabili". Perché si arrivasse al parossismo di violenza bisognava immaginare un soggetto puro, ideologicamente vergine, capace di covare quell'idea come l'unico, vitale, necessario legame con il mondo. E in questa scoperta, enfatizzare il connubio tra sesso e lotta, la dimensione erotica del corpo a corpo con le cose, verso le quali l'io narrante si protende in maniera viscerale, mitica, estetica, più che razionale, storica, etica. Si radono dunque i capelli, temprano i corpi con allenamenti estenuanti, studiano precise strategie di attuazione, ripetendo le stesse azioni all'infinito allo scopo di sottrarle al caso, mettono a punto un codice ad uso privato, un alfabeto dei gesti, e per questo «alfamuto», dove ogni posa
Nell'estate del 1928 Jean Epstein è in Bretagna; per allontanarsi dai creditori che lo assillano a Parigi dopo il fallimento della sua casa di produzione, 1 ma anche per prepararsi a filmare «il mistero di uomini votati a una terra che è solo scoglio, a un mare che è solo schiuma, a un mestiere duro e pericoloso, ubbidienti a un ordine che viene dall'alto» 2 .
Conoscenza e verità sono due temi principali nella ricerca di Paolo Parrini. Paolo si richiama a Immanuel Kant e alla ricerca di questi sulle condizioni di possibilità della conoscenza, ma ritiene che non esistano «condizioni formali di conoscibilità di natura universale e necessaria». 1 La sua posizione riprende dunque, e aggiorna, quelle di neokantiani come Ernst Cassirer e di neoempiristi influenzati da Kant come Rudolf Carnap e Hans Reichenbach, e sfiora senza sottoscriverlo l'empirismo radicale di Willard van Orman Quine. Paolo si ferma, insomma, a un passo dalla dissoluzione del kantismo, riconoscendo, seppure categoria dal «carattere vuoto», 2 la verità come idea regolativa e come valore da cui originano delle prescrizioni.
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Strumenti critici, 2023
in "Whitehead e la filosofia del concreto", a cura di M.R. Brioschi, InCircolo, 2022
Kervan. International Journal of Afro-Asiatic Studies, 2011
Forum Italicum, 2016
Fabrica Litterarum Polono-Italica, 2023
Estudos Semioticos, 2022
Shakespeare e la modernità, Atti delle Rencontres de L'Archet, Morgex, 12-17 settembre 2016, 2018
Cassandra Basile, "La doppiezza della forma. Sul rapporto tra verità, veridicità e menzogna in Kant" in "I Filosofi e la politica. Teoria e pratica a confronto", a cura di C. Basile con premessa di A. Fabris, ETS, Pisa, 2017