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Se dovessi prendere qui come riferimento esclusivo le liste dei libri più venduti in Italia, fra gli autori francesi della presente rassegna dovrei limitarmi a una ben scarna lista di nomi: chi resta (Pennac, Simenon, Ben Jelloun, e ancora Jacq con la saga egizia), chi sale (nessuno, a parte l'onnipresente Pennac), chi scende (più o meno tutti i classici, dal Seicento ai giorni nostri), chi non appare mai (la magggior parte di tanti scrittori moderni e contemporanei, eccezion fatta per i poeti, che godono di un circuito a parte e di un piccolo esercito di fedeli), chi resiste come oggetto di culto inspiegabilmente fuori dal tempo e dalle mode (Il piccolo principe di Saint-Exupéry). Autore e libro che -caso unico -sono assurti in giorni recenti agli onori della prima pagina sui quotidiani italiani, per il casuale ritrovamento da parte di un pescatore al largo di Marsiglia del braccialetto d'argento dello scrittore-pilota, scomparso in volo col suo aereo nel 1944. Come gli anelli fatati ripescati dai pesci nelle Mille e una notte o in tanta favolistica europea, il braccialetto riemerso dalle acque marine sembra obbedire alla logica delle fiabe, e in particolare della fiabesca icona del Piccolo Principe. Subito definito "reliquia", il braccialetto è un oggetto magico che contribuisce a rilanciare nell'immaginario collettivo questo libriccino inossidabile tradotto in ben 40 lingue: leggenda "buona" ma non leziosa, avvolta com'è da un'aura emotiva epurata, ellittica.
C'è una specie di visione sdoppiata, o parzialmente strabica, per i golosi di libri francesi in questa fine d'anno del XXI secolo appena nato, riguardo al parziale ritorno di interesse che l'editoria italiana sembra -un po' pigramente -mostrare nei confronti della produzione d'Oltralpe.
Un'analisi del romanzo di Margherite Yourcenar, pubblicata nel Catalogo di una grande mostra a Roma, dove si approfondivano i rapporti della scrittrice con le arti visive. In questo saggio Giovanna Bonasegale si sofferma sugli echi che la pittura di Arnold Böcklin ha avuto sulla scrittura della Yourcenar.
La Disputa tra gli antichi e i moderni inizia nel 1664 il protagonista è Perrault in Italia alcuni eruditi in particolare Boccalini e Tassoni avevano posto il confronto tra antichi e moderni.
Dedico questo scritto alla cara memoria, sempre presente, di Maura Piccialuti. Insieme con lei ho letto le opere della Yourcenar.
Editore 88049 Soveria Mannelli -Viale Rosario Rubbettino, 10 -Tel. (0968) 6664201 www.rubbettino.it 7 1 A. CADEI, La chiesa figura del mondo, in Storia e messaggio in Gioacchino da Fiore, Atti del 1° congresso di studi gioachimiti, Abbazia Florense, San Giovanni in Fiore, 1978, Centro di Studi Gioachimiti, San Giovanni in Fiore 1980, pp. 301-365. 2 L. TRONCARELLI, Il Liber figurarum tra "gioachimiti" e "gioachimisti", in, Gioacchino da Fiore tra Bernardo di Clairvaux e Innocenzo III, Atti del 5° Congresso internazionale di studi gioachimiti a cura di R. RUSCONI, San Giovanni in Fiore -16-21 settembre 1999, Roma 2001, pp. 265-286.
Incontri. Rivista europea di studi italiani, 2015
Italo Calvino, l'occhio che scrive. La dinamica dell'immagine autoriale di Calvino nella critica italiana Elio Baldi
In Il diritto tra interpretazione e storia. Liber amicorum in onore di Angel Antonio Cervati, a cura di A. Cerri, P. Häberle, I.M. Jarvad, P. Ridola e D. Schefold, Roma, 2010, vol. I, pp. 223-264.
Tratto da "Se tutte le notti sognassimo la stessa cosa, questa ci verrebbe a noia, come succede per gli oggetti che vediamo tutti i giorni. E se un artigiano fosse sicuro di sognare tutte le notti -per 12 ore consecutivedi essere re, credo che non sarebbe più felice di un re che sognasse tutte le notti -per 12 ore consecutive -di essere un artigiano. Se sognassimo tutte le notti di essere inseguiti da nemici e di essere perseguitati da paurosi fantasmi, e trascorressimo invece tutti i giorni in occupazioni varie, come avviene per esempio quando si fa un viaggio, proveremmo per il sogno una sofferenza quasi identica a quella che sentiremmo se si trattasse di una cosa vera, e paventeremmo il sogno, così come paventiamo il risveglio, quando sappiamo di dover affrontare dispiaceri e dolori reali. E infatti il sonno ci procurerebbe le stesse pene della realtà. Ma, dato che i sogni sono sempre diversi, e anche lo stesso sogno subisce delle varianti, quello che vediamo nel sogno ha su di noi una influenza molto minore di quello che vediamo da svegli. E ciò a causa
Storia della lingua italiana e storia della musica. Italiano e musica nel melodramma e nella canzone, Atti del IV Convegno ASLI (Sanremo, 29-30 aprile 2004), a cura di Elisa Tonani, Firenze, Cesati, 2005
Forse qualcuno potrebbe essersi incautamente immaginato che uscire in un colpo solo dal XX secolo e dal secondo millennio avrebbe fornito alle librerie l'occasione ideale per allestire vetrine dense di novità editoriali o di sillogi critiche della nostra più recente civiltà letteraria europea, cultura d'oltralpe inclusa. Ma a chi pregustasse, aggirandosi in libreria, di poter cogliere strenne più o meno golose che diano una traccia forte della presenza della cultura francese moderna all'interno dell'editoria italiana in questo scorcio d'anno, non rimane che un pugno di libri stranamente eterogenei e spesso poco visibili.
La lingua del romanzo nero italiano tra Otto e Novecento, 2023
Romanzo popolare nero, protogiallo: sono molte le etichette usate per descrivere il giallo preistorico, che interessa una manciata di testi pubblicati in Italia tra Otto e Novecento, qualche decennio prima dei Libri gialli Mondadori, che alla fine degli anni Venti sancirono l’atto di nascita del cosiddetto “giallo all’italiana”. “Gialli” per modo di dire, perché alla detection e alla suspence uniscono elementi terrifici e magici, interminabili processi, passioni struggenti; ma è proprio la loro indefinitezza a renderli interessanti linguisticamente: se da un lato c’è la tendenza alla conservatività e al cliché, dall’altro si intravedono alcune caratteristiche tipiche del poliziesco italiano, ossia l’uso di elementi volti alla verosimiglianza linguistica e alla rappresentazione del parlato. L’indagine è stata svolta su un corpus digitale, nel tentativo di restituire al lettore analisi sia qualitative sia quantitative dei fenomeni linguistici.
In "Rivista di Letterature Moderne e Comparate e Storia delle arti", 1, gennaio-marzo, 2023
2016
Luigi, per Grazia di Dio, Re di Francia e di Navarra, a tutti, presenti e futuri, salve. Dato che dobbiamo allo stesso modo rivolgere le nostre cure a tutti i popoli che la divina provvidenza ha sottomesso alla nostra obbedienza, abbiamo voluto far esaminare in nostra presenza i memoriali inviatici dai nostri funzionari delle nostre isole d’America. Informato da questi del bisogno che hanno della nostra autorità e della nostra giustizia, per mantenervi la disciplina della Chiesa cattolica, apostolica e Romana e per disciplinare quanto riguarda la Condizione degli Schiavi in dette isole, desiderando provvedere in merito [...] diciamo, stabiliamo, ordiniamo e ci aggrada quanto segue.
Italian crime fiction found its ground at the beginning of the 1990s and, in the following twenty years, acquired widespread popularity in both bookshops and media. Throughout the years, several authors took their distances from the American hard-boiled model, by focusing more on the representation of the criminal world and the Italian political and social issues. Their works reflect the need for a better adherence to reality, as other literary genres also felt this. In the current phase in which the narrative dignity and literarity of the genre is no longer under discussion, crime fiction becomes the preferred means through which it is possible to tell and interpret the “dark side” of the contemporary society. A symbol of this is the writer Massimo Carlotto. Victim of one of the most controversial cases of the Italian political history, Massimo Carlotto uses the novel as a substitute of the judiciary research, based on the trial files of previous cases. In his novels, it is possible to find not only a mixture of politics and society, but also a representation of a heavily dystopic society, with corrupted lawyers, judges, police officers, entrepreneurs, and member of the public administration. This article presents an analysis of the novel Arriverderci amore, ciao, published in 2001. The main character of the novel is Giorgio Pellegrini, who is a fugitive, a criminal, and the narrator. He is the perfect example of a socially integrated criminal on the rise. Once again, the Paduan author chooses the wealthy North-East of Italy as the settings, with the aim to denounce the collusion between the political and judiciary institutions and the biggest local investors.
Per Filippo Baldinucci - storiografia e collezionismo a Firenze nel secondo Seicento, 2020
After reading through hundreds of folios reporting the elections of consoli, it surprised me to see the name of Filippo Baldinucci drafted from the borsa of the sculptors, 75 three times, in the years during which he was most active within the Accademia della Crusca (where he gave a Lezione). 76 At first, I believed it to be customary to assign non-professional artists to different borse in order to accommodate the needs of the academy. Nonetheless, Baldinucci seems to be the only dilettante who had been drafted as Scultore three times. This exceptionality has led me to reassess what we know about his activity as a sculptor, or rather, as dilettante di scultura. In their biographies, both Francesco Saverio and Giulio Negri include sculpture as one of Baldinucci's leisure activities: … onde spesse volte trovavansi insieme in dette villeggiature in cui, al pari d'ogn'altro era gradito: attesoche' oltre al reggere nella celia e nelle poesie che bene spesso componeva [...] accompagnava il disegno, e la scultura … 77 Viveva sul fine dello scorso secolo 1600, in Fiorenza sua Patria, con credito di non mediocre intelligenza nella Scultura, e Pittura, illustrate a maraviglia dal suo intelligentissimo Studio e dall'eruditissime sue Fatiche. 78 Currently, the documentary evidence analyzed is too scarce to convincingly propose the theory that, in his later years, Baldinucci might have returned to (or never have abandoned) sculpture as an old diletto of his. Such a theory might be supported by the fact that, for his official emblem as accademico della Crusca, Baldinucci chose neither the painter's nor the poet's tools, but rather a marble bust and the strufoli: a kind of hay that molto si adopra nella scultura (fig. 5). 79 The possibility is worthy of exploration, and I hope that these brief observations might thus open a new trajectory in the studi baldinucciani.
This article focuses on the issue of literary genres in relation to co-authored literature. In particular it analyzes the ways in which co-authored writing practice affects the authors’ choice of genre. In order to effectively investigate this issue, it surveys a set of literary works published by two or more authors in Western context from 1700 to 2013. This quantitative research leads to highlight some significant recurrent characteristics. In fact, it identifies crime novel and noir fiction as the most exploited ‘sub-genres’. To underline and exemplify this finding it analyzes Acqua in bocca by Andrea Camilleri and Carlo Lucarelli. This novel superbly underlines the main features of contemporary Italian crime-noir fiction: it is consumer-oriented, the authors’ style is creolized, and no more than two writers are involved. In addition, this work has other interesting features: the epistolary structure used in the text has the aim of charming the reader and well-known characters are used without altering their peculiarities beloved by their audience.
Lingue e Linguaggi, 2015
– This chapter is intended as a critical re-reading of Orphee noir by Jean-Paul Sartre, which is an introduction, written by the French philosopher, to the anthology of French-speaking poets of the Third World, edited by L. Sedar Senghor, entitled: Anthologie de la nouvelle poesie negre et malgache de langue francaise (1948). Analysing Sartre’s text again today has a dual theoretical importance regarding the alternative semantics needed to make sense of the diversity of the African culture, of ‘negritude’ which, in its ‘western’ meaning, has always stemmed from a vocabulary of white domination justifying the reduction of blacks to slaves, and which is also an inherent aesthetic energy of the poetic word, whose symbolic nature guarantees an understanding of the logical language of the ‘other’ who is defined as ‘wild’ by the restricted rationality of the functional western culture – and yet s/he is ‘deeply human’ insofar as s/he makes use of the imaginative and emotional language of...
Studi Francesi, 2011
Che alle finestre della Recherche il Narratore indugi spesso sull'altrui è noto: un'esperienza voyeuristica alla quale difficilmente egli si riesce a sottrarre. Spiare gli interni degli altri è già faccenda peccaminosa di per sé ma, nel romanzo, questo atto dischiude una precisa atmosfera di crimine, effondendo al cuore della narrazione-soprattutto nei volumi centrali-un inconfondibile clima noir, specchio non solo di un genere letterario, ma anche della storia culturale tra l'Otto e il Novecento. Da principio, dunque, Marcel fa semplici esercizi di voyeurismo, che sono però il preludio all'atmosfera criminosa vera e propria che si avvertirà in seguito. Esempio lampante di questi iniziali atti da voyeur è la scena di Montjouvain. Lì, il Narratore, fermo davanti alla casa del defunto Vinteuil, all'interno vi distingue Mademoiselle Vinteuil con un'ambigua amica. Da subito, le due donne, con reticenze maliziose e falsi scrupoli, discutono dell'opportunità di chiudere la finestra per non essere spiate; il dialogo termina con: «[...] quand même on nous verrait ce n'en est que meilleur [...]» (Sw., p. 159). E il Narratore vede-spia-attraverso quella finestra la scena di amore lesbico che si correda di sadismo, dal momento che Mademoiselle e l'amica consumano l'atto davanti alla foto del padre Vinteuil messa apposta in bella vista, fantasticando anche di sputarci sopra. Solo allora «Mlle Vinteuil, d'un air las, gauche, affairé, honnête et triste, vint fermer les volets et la fenêtre» (Sw., p. 161). Molti altri potrebbero essere gli esempi di voyeurismo: come quando Marcel-durante il secondo infernale soggiorno nella località marina di Balbec-spia anche l'equivoco Barone di Charlus, mentre flirta e poi consuma l'atto sessuale con Jupien, nella bottega di quest'ultimo. Il Narratore cita la finestra di Montjouvain mentre narra gli atteggiamenti dei due e accenna alle sue proprie affinate tecniche di spionaggio. Tali atti-che si moltiplicano nel corso della narrazione-iniziano quindi con il piacere di guardare senza essere visto: è questa l'aspirazione ad un esercizio di potere che bene si adatta all'indole possessiva del Narratore, per cui egli prova il «[...] senso di pienezza e di forza che deriva dal constatare che l'altro è in potere del nostro sguardo» 1. Di lì a poco si consuma la scena allusivamente omosessuale del ballo di Albertine e dell'amica androgina Andrée. Questa volta il Narratore non spia-non vede neanche bene-e la scena è commentata e spiegata dal medico Cottard, che gli fa notare scientificamente i gesti ambigui delle due, ma è sempre con la metafora di un vetro, guadagnato di straforo, che si esprime Marcel: «j'entends la chose vue par moi, de mon côté du verre» (SG. II, p. 194). Egli cerca, in molte altre occasioni, di catturare (1) M.
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