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(2016) Il metodo di Leopardi (indice e introduzione)

Quale fu il laboratorio letterario e linguistico del primo libro di poesie di Leopardi? Quali i modelli nella formazione della sua estetica e poetica, a base delle scelte linguistiche e stilistiche sperimentate a partire dalle prime canzoni patriottiche? Che relazione hanno le poesie con le Annotazioni, glosse linguistiche che costituiscono i due terzi del volume? E perché Leopardi, dopo il deludente viaggio a Roma, decise ugualmente di pubblicarlo, chiudendolo con l'inno "Alla su Donna", che, paradossalmente, si collocava fuori dal tempo e dallo spazio di quel libro? A queste domande cerca di rispondere questo studio, costruito a partire dal cantiere filologico dell'edizione critica dei "Canti" di Leopardi, diretta da Franco Gavazzeni (Accademia della Crusca, 2006) e delle "Poesie Disperse", curate dall'autrice nel 2009, e che segue la formazione di una nuova lingua della poesia, affidata alla novità della partita doppia tra linguaggio «vago» e linguaggio «pellegrino», nel contesto storico-culturale del tempo e delle letture leopardiane, in particolar modo di quelle dedicate al Cinquecento: «il vero e solo secolo aureo e della nostra lingua e della nostra letteratura» (Zibaldone, 27 febbraio 1821). Intrecciando filologia e analisi linguistica, attraverso lo studio minuzioso e affascinante delle varianti dei manoscritti delle "Canzoni" e delle "Annotazioni" e dei modelli letterari e culturali con cui Leopardi volta a volta si confronta - da Foscolo a Monti, passando da Caro e Montesquieu - questo volume ricostruisce la storia del libro delle "Canzoni" e l'evoluzione delle sue varie forme, di correzione in correzione, di variante in variante, seguendo, come scrive Leopardi a Giordani nell'agosto del 1823, «quella sudatissima e minutissima perfezione nello scrivere alla quale io soleva riguardare, senza la quale non mi curo di comporre, e la quale veggo apertissimamente che da niuno, fuorché da due o tre persone in tutto, sarebbe mai sentita né goduta».