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Un fugace ma tenace ricordo * ingrazio molto chi mi ha accolto e anzitutto voluto in questo consesso nonostante la marginalità di unesperienza diretta che non ho potuto non definire, in tutta onestà, assolutamente fugace. E ringrazio in particolar modo lo scrupolosissimo Mario Gandini, che da tempo e da sempre ricostruttore esemplare, accurato e solerte, di tutte le angolature di una biografia di tal fatta, ha ritenuto che anche un contributo per forza di cose minimale, esiguo come il mio, avrebbe potuto avere la sua parte (quantomeno, aggiungo, di rispettoso ed anche grato ricordo). Devo infatti a una sua cortese lettera, e a un successivo incontro ben prima che di convegni si parlasse, lidea di dire qualche cosa di personale. Di diverso, cioè, da quello che poteva essere un intervento esterno più freddamente accademico anche se più sistematico e circostanziato, su unopera che, nel suo insieme, non ho certo la competenza, né la presunzione, di mettermi oggi, non dico a commentare adeguatamente, ma neppure a chiosare qua e là.
Cinergie, il cinema e le altre arti, 2015
The article deals with the issues of recovering the past and collective memory through film, with particular regards to the case of the former Yugoslavia. It examines two recent Balkan documentaries which approach the common Yugoslav past in different ways, two interesting interpretations of the same past, intertwining both private and shared dimensions through the filmic language. While "Cinema Komunisto" by Mila Turajlić depicts a nostalgic portrait of the vanished country, on the other hand in "Goli" by Tiha Gudac the recovery of the past becomes a way for the re-elaboration of a wounded family memory.
ebook
Riflettendo sull’anamnesi platonica alla luce del legame tra il pensiero di Platone e la concezione ontologica delle culture tradizionali messa in luce da Eliade si può cogliere come l’esperienza della reminiscenza sia intimamente legata ad un’idea di memoria che va ben oltre la capacità di immagazzinare dati empirici e che nel suo fondo più vero si presenta come memoria dell’originario, ovvero come memoria indelebile di un’esperienza religiosa primordiale. Ciò si lega ad una concezione del tempo che per l’uomo arcaico si presenta circolare ed è dunque lontana dalla moderna concezione della storia. Anche in alcuni miti platonici ritroviamo la medesima idea del tempo circolare e del ricordo di quanto accaduto in origine. Proprio il senso e il ruolo del mito riemerge nella sua centralità come mito anamnestico capace di ricondurre la conoscenza a modelli archetipici originari. Perciò, tanto per quanto riguarda l’anamnesi quanto per la conoscenza degli archetipi, non è difficile ritrovare nelle culture primitive una struttura che senza difficoltà può dirsi platonica. Reflecting on the platonic recollection in the light of the link between Plato's thought and the ontological conception of traditional cultures detected by Eliade, one can see how the experience of recollection is intimately linked to an idea of memory that goes far beyond the capacity to store empirical data and which in its truest background presents itself as a memory of the original, or rather an indelible memory of a primordial religious experience. This is linked to a conception of time that for archaic man presents itself as circular and is therefore far from the modern conception of history. Even in some platonic myths we find the same idea of the circular time and of the memory of what happened originally. In fact the sense and role of the myth remerge in its centrality as an anamnestic myth capable of bringing knowledge back to original archetypal models. Therefore, as regards both the recollection and the knowledge of archetypes, it is not difficult to find in primitive cultures a structure that without difficulty can be said to be platonic.
Studi e saggi
Realtà e memoria di una disfatta does not address either the causes of the Six Day War or the consequences that the military conflict had for Israelis and Palestinians, about which much has been written. It focuses instead on the impact of the war on Arab countries, and the weighty legacy left by the defeat of 1967, which has been much less studied. There are several references to this in the short essay by Samir Kassir, L'infelicità araba, published posthumously in Italy in 2006. In his analysis, Kassir warns against falling into the dual trap that has ensnared the Arab world for the last forty years: on the one hand the Orientalist reading that lays the blame on Islam for the delayed modernisation of this part of the world, and on the other the temptation to heap responsibility for all evils on the West. To avoid this risk, as Kassir sees it, the Arabs have to take their destiny into their own hands, shrugging off victimism and coming to terms with modernity.
2018
Mi ricordo bene di quando ho conosciuto Alfredo Civita. Sono passati quasi quarant'anni: era il dicembre del 1978. Mi ero iscritto a Filosofia da un anno e dovevo fare il mio primo esame di teoretica. Avevo seguito il corso con Giovanni Piana, e mi ero tenuto il suo esame per ultimo, per prepararlo meglio. Le sue lezioni sulla Crisi e sulle Ricerche logiche erano state molto importanti: avevo deciso con chi laurearmi e su che cosa, e naturalmente mi immaginavo che l'esame l'avrei fatto con lui. E invece l'ho fatto con Alfredo che allora non conoscevo affatto e con cui non avevo scambiato nemmeno una parola. Certo, Alfredo l'avevo visto varie volte con Giovanni Piana e sapevo che era il suo assistente (si diceva così, una volta): li vedevo parlare insieme ogni tanto dopo la lezione e mi ero convinto che i veri filosofi fossero freddolosi, come Cartesio, perché entrambi portavano per tutto l'inverno pesanti maglioni di lana.
Sinergie Italian Journal of Management, 2021
Entrasti da professore ordinario alla Luiss alla fine degli anni ’80; una delle prime chiamate di punta dell’ambizioso programma di rafforzamento dell’universita voluto dall’allora presidente Guido Carli. Ti venne dato l’obiettivo di sviluppare il filone degli studi sulla gestione e l’organizzazione d’impresa. Hai fondato quella Scuola, riempiendola di allievi, molti dei quali sono oggi in ruoli importanti nella tua stessa universita, o si fanno valere in Italia o all’estero. Ti occupasti poi di sviluppare l’offerta formativa e il potenziamento della Facolta di Economia. Gestitisti tu, dal lato accademico, l’operazione delle “borse Amici della Luiss”, istituite per far crescere all’interno giovani di belle speranze che sarebbero poi potuti divenire accademici di “scuola” Luiss. … to be continued
E-Review. Rivista degli Istituti Storici dell'Emilia-Romagna in Rete
Scrivo questa nota all'indomani di una campagna elettorale in cui la coppia fascismo-antifascismo ha occupato nelle piazze e in rete uno spazio immenso, inversamente proporzionale al consenso, davvero minimale, concesso dagli elettori alle forze politiche che per le strade se le sono date di santa ragione richiamandosi allo storico dilemma. Quella che un tempo si chiamava dialettica degli opposti estremismi ha in Italia il crisma dell'eternità, ma, per fortuna, possiede, rispetto ai tardi anni Settanta, scarso potere seduttivo, se è vero, come è matematicamente vero, che, nelle urne, uno scarso 3% hanno raggranellato i movimenti che fanno capo ai centri sociali, a Forza Nuova e a Casa Pound: nemmeno se per assurdo si fossero presentati insieme quei movimenti avrebbero saputo mandare alle camere un loro rappresentante. Il dato è confortante, consolatorio, visto il risultato politico globale, ma ha poco di che rallegrarsi chi abbia a cuore una serena ed equilibrata narrazione storica del fascismo e dell'antifascismo. E nel nostro caso specifico poco rincuora chi guardi con animo non perturbato al futuro del discusso museo di Predappio. La dialettica fascismo-antifascismo riempie le discussioni sui giornali e nei talk show, ma non le urne. Eppure, qualche cosa ci insegna ancora questa eterna, metastorica divisione fra fascisti e antifascisti immaginari che a ondate periodiche agita le nostre discussioni pubbliche. "Una generazione fortunata la tua, non hai conosciuto la guerra!" Quante volte mi è capitato di ascoltare questa frase, che non considero del tutto vera. Negli ultimi anni Settanta l'Italia è stata attraversata da inaudita violenza. Nella sola
Malinconia, lutto, ricordo. Un inventario di quello che (non) faremo Riferimenti e appunti per il seminario del 24 maggio 2021 alla Scuola Superiore di Studi Universitari Sant'Anna (Pisa) Franco Palazzi, Philosophy, University of Essex 2) «Oggi c'è un clima diffuso di pessimismo che evoca un domani molto meno luminoso, per non dire oscuro… Inquinamenti di ogni tipo, disuguaglianze sociali, disastri economici, comparsa di nuove malattie: la lunga litania delle minacce ha fatto precipitare il futuro da un'estrema positività a una cupa e altrettanto estrema negatività. Il futuro, l'idea stessa di futuro, reca ormai il segno opposto, la positività pura si trasforma in negatività, la promessa diventa minaccia. Certo, le conoscenze si sono sviluppate in modo incredibile ma, incapaci di sopprimere la sofferenza umana, alimentano la tristezza e il pessimismo dilaganti. È un paradosso infernale. Le tecnoscienze progrediscono nella conoscenza del reale, gettandoci contemporaneamente in una forma di ignoranza molto diversa, ma forse più temibile, che ci rende incapaci di far fronte alle nostre infelicità e ai problemi che ci minacciano.
in : Per una scienza critica Marcello Cini e il presente: filosofia, storia e politiche della ricerca a cura diElena Gagliasso, Mattia Della Rocca,Rosanna Memoli Edizioni ETS
2016
Ho accolto con slancio, oltre che con una buona dose di emozione, l'invito ad essere presente a questa iniziativa promossa da Franco Cambi, Alessandro Mariani e Daniela Sarsini, in memoria di Fanny Giambalvo, perché mi è subito apparsa molto opportuna, anzi, per certi versi doverosa, dato il legame di Fanny con Firenze. Molto opportuna anche per la data prescelta, l'8 marzo. Fanny Gambalvo è stata infatti una figura di studiosa, anzi di donna dedita agli studi, che, in quanto tale, ha lasciato un'indelebile impronta, per tutto quanto ha scritto, prodotto e organizzato; una donna e una collega con cui, da quando l'ho incontrata, ho mantenuto, costante nel tempo, un contatto, anche se in modo sporadico ed anche un po' occasionale. Non ho infatti avuto con lei alcuna particolare consuetudine, né particolari scambi a livello scientifico e dunque non ho cose importanti o rilevanti da raccontare né tali da aggiungere qualche tassello in più alla sua memoria. Ciò nonostante, ho desiderato essere qui, per testimoniare l'affetto che ho provato istantaneamente per lei, quando l'ho vista la prima volta, per il suo modo inizialmente un po' sornione e distanziante, ma poi franco e diretto nel porsi, nel rapportarsi, nel "prendersi cura". La mia sarà pertanto una breve, ma molto sentita, testimonianza, di carattere prettamente personale: un piccolo omaggio a una collega, dotata di una spiccata personalità, con tratti per certi versi antinomici: molto accademica ma anche sorprendentemente altrettanto non-accademica. Ho conosciuto Fanny Giambalvo nell'aprile del 1999, in occasione di una valutazione comparativa di Pedagogia generale-così allora si chiamavano le prove di concorso-bandita e svolta a Palermo, dove si erano presentate, come candidate, Rosetta Manca della stessa sede universitaria, anche lei purtroppo prematuramente scomparsa, Daniela Sarsini, di Firenze e Anna Kaiser, di Genova. Fanny non era in commissione; in commissione c'eravamo infatti Franco Cambi ed io, nonché don Norberto Galli e Lino Prenna. Ma poiché Fanny ricopriva nella sua sede vari incarichi istituzionali, in quell'occasione assunse le vesti della padrona di casa: si adoperò per accoglierci nei locali del Dipartimento e cercò di agevolarci, per quanto possibile, in tutto quello che ci occorreva: computer e dischetti, sì, ma anche carta e penna, bicchieri, acqua minerale, frutta, dolci etc. E poiché, oltre al suo spiccato senso del dovere istituzionale, era anche una vera "signora", dotata di un fortissimo senso dell'ospitalità, ci riservò molte attenzioni, sia la prima volta, sia la seconda, quando facemmo ritorno a Palermo per concludere le sessione concorsuale, senza comunque mai rivelarsi invadente e indiscreta. Per esempio, più volte passò
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Lo Stato costituzionale. Radici e prospettive, 2023
Cattolici inquieti, San Gimignano, CISRECO Edizioni, 2020
Sinergie Italian Journal of Management, 2018
Annali Del Dipartimento Di Filosofia, 2012
Materia Giudaica 27 (2022), pp. 5-8.
Ramhal. Pensiero ebraico e kabbalah tra Padova ed Eretz Israel, a cura di Gadi Luzzatto Voghera e Mauro Perani, Padova: Esedra, 2010
in Riccardo Cepach, Simone Volpato, "Alla peggio andrò in biblioteca. I libri ritrovati di Italo Svevo", a cura di Massimo Gatta, prefazione di Mario Sechi, postfazione di Piero Innocenti, Macerata, Biblohaus, 2013
Quaderns d'Italià, 2023