Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
…
3 pages
1 file
La parola d'ordine è "aggregare" e nessuno solleva dubbi che sia la strada giusta. Eppure i colossi della finanza hanno dato pessime prove. Il fatto è che si è dimenticato quale sia il compito essenziale di un sistema creditizio. E si ignora una cosa ancora più importante: i giganti (nel credito e non) stanno uccidendo la democrazia (pubblicato su Repubblica.it il 30 gen 2016)
Per più di un secolo gli economisti hanno predetto la scomparsa della piccola azienda agricola (il podere) che condannavano come “sottosviluppa ta, improduttiva e inefficiente”. Oggi si verifica che, invece di essere una sopravvivenza del passa to contiene una prospettiva ecologica produttiva ed efficiente per il futuro.
Riflessi .6, 1998
Breve excursu sui mini stati nel mondo, per la rivista delle Ferrovie dello Stato
2013
An experimental proof proposed in the italian Olympiads of Physics 2010 is re-analysed to obtain a mathematical model which could be didactically useful to describe the relationship between applied mass and inclination or lowering of a rod-balance. The mathematical expressions one finds are not elementary, but they may possibly be approximated by means of a simple development in a Taylor- MacLaurin series. The model and his approximations are compared with experimental data and briefly discussed.
2011
1. Il secolo urbano Nel secolo urbano che abbiamo di fronte, la città sarà lo scenario della competizione delle energie, delle risorse umane, delle intelligenze collettive e della creatività per la costruzione di un'evoluzione più compatibile con le identità e le vocazioni e più sostenibile rispetto alle risorse ed alle sensibilità del territorio. I segnali delle sue forme, delle sue relazioni e delle sue identità sono già evidenti in alcune città del presente ed ad essi sono dedicate numerose ricerche urbanistiche, sociologiche ed economiche. Ma i segnali sono evidenti e trasmettono ispirazioni e stimoli anche a chi osserva la città per mestiere di progettista, di pianificatore, di stratega dello sviluppo. Il XXI secolo sarà l'era indiscussa delle città e su di esse si misurerà lo sviluppo delle nazioni. Per la prima volta, più della metà della popolazione mondiale vivrà nelle città, in Europa oggi la cifra è già di oltre il 75%, e nei paesi in via di sviluppo raggiungerà velocemente il 50%. Il mondo si svilupperà sia attorno a grandi megalopoli da decine di milioni di abitanti, ma anche attorno a città metropolitane, a conurbazioni diffuse e ad armature di micropoli: all'armatura urbana delle città globali si annoderà, soprattutto in Europa, l'armatura delle città di secondo livello, produttrici di visioni alternative rispetto all'esplosione delle megalopoli. L'armatura urbana europea di secondo livello-le piccole capitali, sempre più città-portasi delinea come annodata attorno a "città della cultura", nel senso di città non solo detentrici di risorse culturali profonde lasciate dal palinsesto della storia, ma anche produttrici di nuova cultura: le culture-based competition cities saranno, infatti, quelle città in grado di competere nel panorama internazionale attraverso la valorizzazione e la promozione della propria identità culturale, sia consolidata che in evoluzione. Nell'armatura urbana europea, un impegno per governanti, pianificatori, gestori, promotori e investitori sarà quello di creare città che siano luoghi desiderabili dove vivere, in particolare ricreando quei valori comunitari che la popolazione percepisce come produttori del senso di cittadinanza. D'altra parte le città dovranno essere in grado di produrre e massimizzare alcune delle loro opportunità specifiche: l'interazione locale-globale, il commercio come fattore relazionale, il loisir come componente della vita urbana e fattore di benessere, la produzione culturale come domanda in espansione dell'era dell'accesso e molte altre ed ulteriori declinazioni dell'effetto urbano. Numerose città stanno facendo da incubatori di una vera e propria "classe creativa", attirando la localizzazione di intelligenze, competenze e manodopera che alimentano la domanda di particolari declinazioni della qualità urbana, indispensabili per lo sviluppo delle nuove opportunità.
Padre Ireneo Affò, forse il maggior studioso della Zecca di Parma, nel 1788 fu probabilmente la prima persona che trattò questo tipo monetale in modo approfondito, dando alle stampe la sua opera sulla zecca parmigiana, che rimane ancora oggi uno dei maggiori studi in materia. Prima di lui, si era occupato delle monete di Parma oltre allo Zanetti, anche Vincenzo Bellini, il quale in diversi studi descrisse alcune monete, ma in modo un po' superficiale, e, a quante pare, inesatte nei disegni. Ci stupisce che l'Affò non abbia rilevato appieno l'importanza che ha rivestito la coniazione di questo Piccolo, poiché risulta il tipo monetale più coniato nei primi due secoli della storia della zecca di Parma, ma d'altra parte anche nel Corpus delle monete italiane, voluto da Vittorio Emanuele III, si tiene conto delle monete descritte in studi precedenti, che in questo caso sono l'Affò, Bellini, e Ciani: queste monete non sono più reperibili e quindi l'impossibilità di studiarle in prima persona (comprese quelle della collezione reale), ci ha obbligato a prendere in considerazione solo le varianti che abbiamo potuto fisicamente costatare; diamo in ogni modo una descrizione di queste monete, che, qualora fossero correttamente descritte, potrebbero integrare gli esemplari da noi presentati. Un dettaglio non irrilevante che presenta il Corpus e che può confondere, è quello di accettare come varianti anche le monete con stesse diciture e stessa disposizione di simboli, ma di conio diverso: è verosimile che quando era ordinata una coniazione, l'incisore preparasse più di una coppia di coni, in modo che in caso di rottura si potesse continuare coi lavori, e, visto che era eseguita a mano, l'incisione del conio poteva avere delle lievi differenze, pur mantenendo la stessa dicitura e la stessa disposizione dei simboli; in questo modo è evidente che questi coni erano tra loro contemporanei, o almeno tra loro susseguenti, quindi ci sembra più corretto accettare come varianti solo quelle monete che hanno effettivamente una disposizione diversa dei simboli, purtroppo in questo caso la scarsità d'esemplari non ci ha permesso un'evidente e sicura cronologia d'emissioni. Per quanto riguarda la presenza dei simboli, siamo partiti dal presupposto che le prime monete siano quelle che non ne presentano, e quindi ad un aumento di simboli corrisponda un'emissione successiva; che le monete a castello chiuso debbano essere considerate anteriori di quelle col castello aperto, dato il maggior peso e la migliore qualità di mistura; inoltre a creare un'eventuale cronologia di coniazione può concorrere anche lo stile di alcune lettere che evidenziano il passaggio dal romanico al gotico, in particolare abbiamo considerato le lettere R, C e A. Il piccolo, oltre che essere stato coniato prima del grosso, era una moneta che rispondeva meglio alle esigenze minute del commercio locale, proprio in quanto frazione dell'imperiale, all'epoca sola moneta di conto sul territorio. Bisogna, infatti, considerare che l'arco di coniazione di queste monete non si limita al periodo esposto nel C.N.I., vale a dire dal 1220 al 1250, anno della morte di Federico II, ma continua probabilmente fin nei primi decenni del 1300: infatti, i documenti, ed in particolare il Chronicon Parmense, ci parlano di avvenute coniazioni di piccoli ancora (e almeno in un caso in contemporanea) con la coniatura del Mezzano o torellino, che tra l'altro, forse dopo qualche tempo fu proprio la moneta che soppiantò il piccolo, divenuto ormai di troppo scarso valore di cambio. L'Affò racconta, traendolo da un documento dell'epoca, di come, dato lo svilimento di peso e intrinseco, la moneta in questione fosse scambiata fraudolentemente con monete di minor valore, di altri comuni vicini. La figura nel campo centrale del rovescio è stata definita in modi diversi dai vari autori: alcuni la chiamano porta di castello, porta di città, castello a 3 torri o porta urbis. Non è ben chiaro nemmeno da dove derivi questa figura; secondo alcuni una elaborazione tratta dalle monete di Genova, data la somiglianza, secondo altri da tipologie tedesche, visto che i regnanti erano tedeschi e su monete germaniche esiste una rappresentazione simile, per altri ancora è solo una forma immaginaria che non rispecchia una reale costruzione.
Forme giovanili di comunicazione. Espressioni e codici espressivi giovanili nella moda e nello spazio..
Sono mesi che tante parole vengono dedicate all'interpretazione dei segni dei tempi, per ricorrere a un'espressione della Bibbia (cf. Mt 16, 3). Si insiste sul cambiamento, qualcuno dice che è inevitabile, altri lo ritengono indotto, pilotato. Commenti, saggi e articoli puntano il dito sulla novità. E' un po' come se s'invogliasse a cavalcare l'onda, per evitare di esserne sommersi. Non restare troppo ancorati a quello che è stato, perché non torna mai nella forma in cui lo si è conosciuto, e, nello stesso tempo, cambiare, non sapendo bene come. A questi diffusi e ampi discorsi, dal carattere più o meno filosofico, si accompagna la precarietà del quotidiano, ancora segnata da profonda incertezza, dalla cartine con le zone marcate in corrispondenza della diffusione più massiccia del virus. Si avverte quasi come se la possibilità di vita si fosse ristretta, come quando si tira fuori dalla lavatrice un capo rimpicciolito e forse anche infeltrito. Spostarsi è comunque più difficoltoso, si parla della possibilità di nuovi confinamenti, allora si evita il più possibile di andare troppo lontano. Far visita a qualcuno prevede che si lasci un certo spazio vuoto e si copra, con il viso mascherato, anche molte espressioni non verbali di comunicazione. Gli aspetti economici della situazione sono molto preoccupanti e probabilmente non sono ancora emersi nella loro totalità. Il tempo si somministra a piccoli sorsi, il respiro non è troppo lungo. È come se tutto chiamasse alla concentrazione, al tuffo in un microcosmo, che Lewis Carroll con Alice e Jonathan Swift con Gulliver hanno rappresentato fantasticamente. Il sentimento e le religiosità lo rappresentano in un modo diverso, lasciano il piccolo così com'è, non lo interpretano da un punto di vista geometrico né quantitativo. La nostra società basata molto sui test, sulle prestazioni, sulle misurazioni, associa facilmente tutto a un numero. Questi indici sono necessarie sintesi di come va la vita, ma non ne mostrano certamente la qualità. Questo potrebbe essere il tempo di scrutare la piccolezza che siamo noi, apprezzare la felicità dei piccoli gesti, approcciare al mondo piccolo con criteri non fondati sulla quantità, ma sulla qualità, non sulla domanda quanto? Ma sulla domanda come? In ciò che è delimitato e circoscritto riconoscere la potenzialità del seme consegna un'ulteriore domanda: come vuoi occupartene? Dalla qualità della cura investita in quest'attività scaturisce la potenza di rinnovamento e trasformazione, che nel piccolo è contenuta. Non si vede facilmente a occhio nudo, è scartata a vantaggio dei sogni in grande, che non presentano nessun aspetto negativo di per sé, ma che non contengono tutta quanta la realtà. Non tutto il piccolo è trasformativo, ma veicola una sua sapienza. Ha una sua estetica e parla una sua lingua, fatta del bocciolo germogliato in un giorno qualunque da un cespuglio selvatico di un angolo anonimo di una città, del fresco che regala un alito di vento in una giornata soffocata dalla calura, il messaggio di una persona cara che tu pensavi ti avesse rimosso dall'agenda. Il piccolo paradossalmente è altruista, fa spazio a chiunque, è accessibile a tutti. A chi si nega il vento? Chi può vietare di ammirare un bocciolo? Il segreto dell'incontro forse sta nella sosta. Il piccolo è ospitale, insegna a godere, a riconoscere il valore. Incontrare inaspettatamente una persona e fermarsi anche solo per condividere un tempo breve allunga la vista, la rende più acuta in profondità. Accoglie in uno spazio di qualità della vita, che, se non la allunga, la rende migliore.
2021
The Mar Piccolo of Taranto (LTER_EU_IT_095) is a transitional water system located north of Taranto, which extends to a 20.72 km2 surface. It is divided into two smaller basins that are the western First Inlet, and the eastern Second Inlet. Hydrodynamism is scarce with a tidal range of about 30-40 cm. The Mar Piccolo communicates with the near Mar Grande basin mainly through the Navigabile Canal, and to a lesser extent through the Porta Napoli Channel. The few natural hard substrata consist in scattered stones and mussel shells; rocky bottoms are limited to the coast near Punta Penna and Punta Pizzone that delimitate the isthmus of connection between the First and Second Inlet and to the inner western part of the Second Inlet. Artificial hard substrata are mostly concrete wharves and facilities for mussel farming, such as lines, poles and frame structures arising from mussel farming, mainly distributed into the First Inlet. Long-term measurements showed that seawater surface tempera...
Loading Preview
Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.
BASILICA MINORE DI SAN SIMPLICIO, 2018
Passato identità politica. La storia e i suoi documenti tra appartenenze e uso pubblico, 2009
Rivista italiana di diritto e procedura penale, 2020
Studi Urbinati, B - Scienze umane e sociali, 1996
Informazione Senza Filtro, 2020