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2005
Per i confronti internazionali sono state utilizzate fonti EUROSTAT.
2013
è vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico, non autorizzata. In copertina: Giacomo Balla -Paesaggio + sensazione di cocomero, tempera su carta intelata, 1918.
«Rivista di storia dell'agricoltura», 2023
Venti anni fa veniva presentata a Roma, presso il Senato della Repubblica, la Storia dell’agricoltura italiana, opera in cinque volumi edita dall’Accademia dei Georgofili. Questo anniversario offre l’occasione per riconsiderare il significato storiografico di questa impresa editoriale ideata da Giovanni Cherubini e promossa da Franco Scaramuzzi. L’intento è quello di offrire qualche riflessione sulla storia dell’agricoltura nel quadro degli studi storici, oltre ad annotare qualche considerazione sulle interazioni tra storia e attualità. Altri approfondimenti e anche possibili comparazioni tra storie agrarie europee o extraeuropee potranno seguire, aggiungendo, integrando o discutendo queste prime note. Twenty years ago, in Rome, at the Senate of the Republic, the Storia dell’agricoltura italiana was presented, a five-volume work published by the Accademia dei Georgofili. This anniversary provides an opportunity to reconsider the historiographical significance of this editorial venture conceived by Giovanni Cherubini and promoted by Franco Scaramuzzi. The aim is to offer some reflections on the history of agriculture within the framework of historical studies, as well as to make some observations on the interactions between history and present-day affairs. Further investigations and even possible comparisons between European or non-European agricultural histories may follow, adding, supplementing, or discussing these initial remarks.
La Rivista, fondata da Luigi De Rosa nel 1998, si propone di favorire la diffusione e la crescita della Storia economica e di valorizzarne, rendendolo più visibile, l'apporto al più generale campo degli studi storici ed economici. Di qui, pur nella varietà di approcci e di orientamenti culturali di chi l'ha costituita e vi contribuisce, la sua aspirazione a collocarsi nel solco della più solida tradizione storiografica della disciplina senza rinunciare ad allargarne gli orizzonti metodologici e tematici.
Che la storia dell'agricoltura si ponga per sua natura in relazione con una serie di questioni convergenti, come ad esempio le trasformazioni del paesaggio naturale, del suolo coltivato e di quello incolto, gli insediamenti e il livello e la distribuzione della popolazione, le condizioni materiali di vita dei contadini e le tecniche di lavoro, il mercato dei generi alimentari, i caratteri della società rurale e le sue forme organizzative, la gestione fondiaria, la storia della mentalità, è cosa ben conosciuta, e non c'è bisogno di ricordarla più di tanto. Lo notava già, oltre trent'anni fa, Philip Jones in un saggio, dedicato all'Italia medievale, che rimane un punto di riferimento da rivisitare periodicamente con profitto, ad onta del passare degli anni; e di recente lo ha ripreso, infatti, Giuliano Pinto tracciando una sintesi della straordinaria ricchezza della storiografia agraria toscana del secondo dopoguerra. Non stupirà perciò neanche se, anche per delineare la fisionomia della proprietà della terra nell'Italia medievale e le caratteristiche sociali di coloro che ne percepirono i frutti, ci si troverà rinviati di continuo a certi connotati generali, e altrove in questo volume delineati, della storia delle campagne italiane. Né, tantomeno, ci si stupirà se questa storia di proprietà e di rendita, fatta di volta in volta di lavoro e di denaro, di potere e dipendenza, di investimenti e di mercato, ci catapulterà quasi costantemente in mezzo ad un mondo concretamente popolato da contadini e proprietari, con le loro strette e talvolta contraddittorie relazioni economiche, sociali e anche interpersonali, dal momento che, prendendo in prestito una bella espressione ad un altro autorevole storico delle campagne italiane del Medioevo, Vito Fumagalli, la storia non passa né sopra né sotto le persone, ma in mezzo ad esse, e noi non possiamo più di tanto ricostruirla sulla testa di coloro che la vissero.
"Rivista di storia dell'agricoltura", 2022
L’impatto di lungo periodo della Peste Nera nelle campagne della seconda metà del Trecento e inizio Quattrocento è tema ampiamente trattato nella storiografia, specialmente a riguardo degli andamenti demografici e dei sistemi agrari nelle diverse “Italie agricole”. Tuttavia la recente esperienza pandemica ci ha portato a riflettere con più attenzione sugli effetti nel breve periodo. L’intervento si propone di rileggere fonti e sintesi storiografiche per rilanciare una riflessione sui cambiamenti nelle campagne italiane nei vent’anni dopo la Peste del 1348. The Black Death’s long standing impact on the countryside during mid fourteenth and the beginning of the fifteenth century has been widely covered in historiography with particular focus on demographic trends and effects on agrarian systems of the various “agricultural Italies”. However, the latest pandemic led us to reflect more carefully on short terms impacts. The paper aim at reviewing sources and historiographic summaries to foster a discussion about the changes in Italian countryside’s in the twenty years following the 1348’s Plague.
Il volume descrive gli sviluppi della politica agricola comune tra il 1989 e il 2000 . Esso dà conto non solo delle decisioni assunte ma anche del processo negoziale che le ha generate e del ruolo dei governi, in particolare di quello italiano. E questo, tenendo conto del contesto internazionale e con un occhio alle vicende della politica agricola nazionale.
2022
Il periodo dal 1975 al 2000 è stato un periodo particolarmente animato e anzi talvolta estremamente agitato sul fronte dei mercati agricoli, delle politiche agricole e delle relazioni commerciali internazionali. Ciò è vero, in particolare, per la politica agricola comune che, dopo una fase di progressiva estensione delle misure di sostegno dei prezzi e dei mercati agricoli, si è trovata confrontata ad una serie di sfide, interne ed esterne, che ne minacciavano la stessa sopravvivenza: dall’esplosione delle eccedenze produttive e della spesa agricola alle crescenti tensioni nelle relazioni commerciali internazionali, dalla scarsa competitività dell’agricoltura europea sui mercati interni e internazionali al deterioramento dell’ambiente derivante dai metodi intensivi di produzione. Per lungo tempo si è tentato di rispondere a queste sfide con aggiustamenti successivi delle misure in vigore, che spesso però non sono stati all’altezza delle reali necessità. E’ soltanto a partire dall’inizio degli anni Novanta che la politica agricola comune è stata sottoposta ad una serie di riforme radicali al punto da poter affermare che da allora essa rassomiglia assai poco a quella messa in atto nel trentennio precedente. Gli sviluppi della politica agricola comune nel corso di questo periodo sono dettagliatamente esaminati in questa raccolta di analisi che l’autore ha dedicato nel tempo a questo argomento. L’approccio seguito è quello di dar conto non solo delle decisioni adottate, ma anche del processo negoziale che le ha generate, delle ragioni che le hanno motivate, del ruolo che i governi, ed in particolare quello italiano, nonché le associazioni professionali agricole, hanno avuto in questo processo. E questo, tenendo conto del contesto internazionale in cui sono maturate e con un occhio rivolto alle vicende della politica agricola nazionale.
Riassunto – Il rapporto tra le guerre e l'agricoltura è tema ricorrente lungo il corso dei millenni, per i danni e gli scempi recati ai campi e ai loro coltivatori. La Grande Guerra rappresenta tuttavia un caso tragicamente inedito per dimensione territoriale, vite coinvolte, estensione dei fronti di guerra. L'Italia agricola, che occupava al tempo poco meno della metà degli italiani, fu coinvolta nella sua interezza in quei tragici anni: il richiamo degli uomini al fronte, che lasciarono i campi a donne e anziani; la necessità di rispondere alle esigenze di approvvigionamento alimentare delle truppe, ma anche dell'intera popolazione; il rifornimento di legname da ardere e soprattutto da costruzione che il fronte richiedeva costantemente. Uomini e animali, alimenti e legname furono dunque il principale prezzo pagato dall'agricoltura per la Guerra. L'agricoltura italiana riuscì a fronteggiare l'emergenza della guerra, ma tale risultato fu realizzato a spese del valore del patrimonio agricolo: le produzioni agricole, realizzate con minori lavorazioni e concimazioni, e con una inevitabile alterazione delle rotazioni, impoverirono la capacità produttiva dei terreni; tanto quanto l'aumentato sfruttamento dei boschi e del patrimo-nio zootecnico non fecero che ottenere risultati immediati a spese dell'avvenire. Summary – The relationship between wars and agriculture is a recurring topic during the course of millennia due to damages and mess of lands and their farmers. Indeed, the World War I represents a tragically unprecedented event due to territorial dimension, lives involved, extensions of war fronts. Agricultural Italy, whose work interested almost half of Italians, was implicated massively during those tragic years: conscription of men, who leaved lands to women and elderly people; the necessity to respond to the needs of food supply of both troops and population; the provision of firewood and wood for military infrastructures. Men and animals, food and wood, were the principal price paid by agriculture for the War. Even if Italy was able to face the emergency of the war, this outcome was highly paid by the value of agriculture: agriculture productions, which were carried out with small processes and topdressings, and with an inevitable alteration of crop rotation, impoverished the productivity of lands; at the same time the increasing exploitation of forests and animals was able to achieve immediate results, yet producing serious damages for the future.
2009
di tipo comunitario, vale a dire che le decisioni sono prese all'interno della Comunità e riunisce tutti i trattati precedenti: CECA, Euratom, e CEE; il secondo e terzo pilastro sono di tipo intergovernativo, vale a dire che le decisioni sono prese dai rappresentanti dei governi degli Stati membri e riguardano, rispettivamente: il secondo pilastro, la politica estera e di sicurezza comune (PESC) e la politica estera di sicurezza e difesa (PESD); il terzo pilastro la cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni (CGAI). Per ulteriori approfondimenti cfr. EUR Lex: La struttura dell'Unione europea: I tre pilastri (http://europa.eu.int/eur-lex/it/about/abc/abc_12.html); GUCE C191 del 29 luglio 1992. 9 Per settori di interesse comune indicati alla norma K1 si intende: politica d'asilo; attraversamento delle frontiere esterne degli Stati membri di persone e conseguente espletamento di controlli; politica di immigrazione da seguire anche nei confronti di cittadini di paesi terzi: entrata e circolazione di cittadini di paesi terzi, condizioni di soggiorno di cittadini di paesi terzi, ricongiungimento familiare e accesso all'occupazione, lotta all'immigrazione clandestina, soggiorno e lavoro irregolari di cittadini di paesi terzi, lotta contro la tossicodipendenza; lotta contro la frode su scala internazionale; cooperazione giudiziaria in materia civile e penale; cooperazione doganale; cooperazione di polizia per la prevenzione e lotta contro il terrorismo, traffico illecito di droga, e altre forme gravi di criminalità internazionale. 10 Ricordiamo brevemente quali altri importanti passi avanti sono stati fatti con il Trattato di Maastricht. Innanzitutto l'introduzione della cittadinanza europea, che ha avuto un forte impatto psicologico fra i cittadini dell'Unione, e l'introduzione dell'Unione economica e monetaria che in meno di dieci anni ha portato all'adozione dell'euro. Altre importanti norme introdotte dal Trattato di Maastricht sono: la procedura di codecisione nell'emanazione delle direttive; la tutela diplomatica, la possibilità di rivolgersi alle istituzioni europee in una delle lingue ufficiali degli Stati membri, il diritto per i cittadini comunitari di petizioni al Parlamento europeo, l'istituzione del Mediatore europeo (http://www.euro-ombudsman.eu.int) e il conseguente diritto, da parte dei cittadini europei, di rivolgersi allo stesso.
Documenti Geografici, 2014
concept del seminario, Le statistiche di sviluppo rurale. Indicatori di reddito e di benessere nella valutazione dello sviluppo rurale, recita che «nell'ambito delle statistiche ufficiali, nazionali e internazionali, si è […] resa necessaria la costruzione di indicatori che non fossero focalizzati esclusivamente sulla produzione di merci o l'uso dei fattori di produzione. Tra gli indicatori economici, quelli basati sul reddito disponibile delle famiglie rurali sono diventati particolarmente importanti […]». Vorrei soffermarmi su questa frase per chiarire il senso delle pagine che seguiranno. Da essa traspare la consapevolezza che «la produzione di merci e l'uso dei fattori di produzione» non coglie la sostanza dei processi presenti in agricoltura. Dopo di che si porta l'attenzione sugli indicatori del reddito delle famiglie rurali; e sulla ratio del seminario, che è la presentazione del Wye City Group Handbook-strumento appunto di definizione dei redditi-al fine della messa a punto delle politiche di sviluppo rurale.
1996
Il ruolo della Toscana nella circolazione delle conoscenze agrarie in Italia durante la prima metà dell'800, in Le conoscenze agrarie e la loro diffusione in Italia nell'Ottocento cit., pp. 257-278; Id., La première école d'agriculture italien ne. L 'Institut agricole de Meleto et la diffusion de nouvelles techniques agricoles en Toscane, in « Annales d'historie des enseignements agricoles », 2 (1987), pp. 31-41. Per ulteriori riferimenti bibliografici cfr. Scritti teorici e tecnici di agricoltura,
Un contributo dimenticato: Luchino Franciosa e la produzione lorda vendibile dell'agricoltura italiana negli anni Trenta Oggetto di questo contributo sono gli studi sulla produzione lorda vendibile (Plv) dell'agricoltura italiana del periodo tra le due guerre, sia coevi che frutto di recenti stime retrospettive. Tra queste ricostruzioni, inoltre, ci si propone qui di presentare in particolare quella realizzata da Luchino Franciosa, un geografo scomparso nel 1984 e a lungo dedicatosi all'analisi del mondo rurale muovendo da un'articolata prospettiva interdisciplinare, attenta tanto alla sintesi quantitativa che agli aspetti qualitativi che essa rispecchia, oltre che sensibile a una variegata serie di approcci, da quello agronomico alla statistica economica, alla demografia e all'analisi sociale. Pubblicato solo parzialmente e in maniera frammentaria, il lavoro di Franciosa ha il pregio di colmare numerose lacune, che, in un modo o nell'altro, le stime della Plv altrimenti disponibili presentano. Collocandosi tra il 1929 e il 1937, inoltre, l'analisi dello studioso lucano permette di abbracciare parte consistente di un periodo, la recessione degli anni Trenta, decisivo per l'evoluzione dell'agricoltura e dell'economia italiane del secolo XIX secolo.
Dell’agricoltura sociale in Italia si sono occupati, finora, due tipologie di soggetti: coloro che la sperimentano concretamente (specialmente, nel caso italiano, cooperative sociali e le aziende agricole) e, in campo accademico e istituzionale, esperti, ricercatori e studiosi afferenti a discipline agronomiche. Ad oggi manca, a nostro avviso, uno sguardo da parte degli attori del welfare, che pure intercettano queste esperienze, collaborano, le sostengono. Questo saggio intende proporre un primo approccio riflessivo a questo mondo, popolato da interlocutori appassionati e competenti, che stanno realizzando, in forme assai diverse fra loro, proposte di welfare sostenibile.
Temi e questioni di storia economica e sociale in età moderna e contemporanea. Studi in onore di Sergio Zaninelli, a cura di A. Carera, M. Taccolini e R. Canetta, Milano, Vita e Pensiero, 1999
Sommario. Il rapporto tra la Campagna (Produttore/Agricola) e la Città (Consumatore/Civis), in ogni tempo e in ogni luogo non è stato facile, meglio dire è stato particolare, complesso, difficile, se Aristotele, nella sua Politica, non trascura di ricordare che la Politeia, volenti o nolenti, soggiace all’organizzazione della Città che deve tener conto di mille cose per autodefinirsi nel migliore dei modi possibile, senza di che, si può cadere in sistemi di governo estremi. Ma la crematistica (leggi : speculazione), Talete milesio insegni, può farla da padrona (ved. Aristotele, Politica 5 e segu.), indipendentemente dalle misure della Polis. Roma, tuttavia, nei rapporti con il territorio, con la campagna, sembra riuscisse a imporre una giustizia “legale” oltre che umana, costretta ad affermare, per Cicerone (Il processo di Verre), di non dimenticare che la Sicilia, col suo grano, sfamava Roma. Nel tempo i governanti hanno dovuto tenere stretti i rapporti con la Campagna con sistemi che, a seconda delle esigenze, stabilivano rapporti “legali” con i produttori, raramente equi, dimenticando talvolta che chi dava da mangiare a Roma era proprio la Campagna.
L'articolo presenta una riflessione sulle trasformazioni dei paesaggi agrari veneti in rapporto alla loro governabilità.
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