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La Metafisica del Nuovo Realismo e le sue implicazioni etiche

2012, Bloom: trimestrale in composizione architettonica dell'Università di Napoli - n. 14 (Sett/2012), pp. 31 - 37

Abstract

Il "nuovo realismo" sarebbe tanto piaciuto a Lewis Carroll, ne siamo sicuri. Abituato a stravolgere la realtà, passando per specchi e inseguendo conigli vestiti da sabato sera, il matematico inglese non avrebbe potuto non notare che la rivendicazione dei realisti, seppur non abbia nulla di "nuovo," 1 è maledettamente ragionevole. Vediamo di capirci qualcosa. Carroll piegava la realtà, giocava con la modalità, rendeva ambigua ogni espressione e festeggiava i "non-compleanni" per avere più regali. Ma lo faceva per un motivo: dimostrare il potere dell'immaginazione nel lavorare sui fatti, stravolgendoli. Immaginazione e fatti, appunto. Qualcosa c'è, ed è indipendente da noi, ma possiamo divertirci a pensare che non ci sia, o che sia come noi lo vorremmo. Tuttavia, c'è un "però", ed è anche bello grosso: il nostro potere è vincolato all'immaginazione. Carroll, nella vita reale, non sarebbe mai partito all'inseguimento di un coniglio, non avrebbe parlato con un brucaliffo, o reso onore alla regina di cuori.