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Tra i secoli XI e XIII si assiste in Europa a una serie di avvenimenti fondamentali per lo sviluppo futuro del mondo. Anzitutto troviamo nuovi assetti politici, come l'avvento dei musulmani in Sicilia e in Spagna, un nuovo riassetto amministrativo del clero, e i primi intenti espansionistici da parte delle maggiori potenze europee.
L'usanza di mangiar cuccìa il 13 dicembre, festa di S. Lucia, protettrice della vista, non è solo pignolese ma si inserisce in quel complesso di riti e miti popolar-cristiani che abbraccia tutta, o buona parte, dell'area meridionale. Vecchia di alcuni secoli, l'anima popolare ha creduto di trovarne un riflesso in un miracolo operato dalla Santa a favore del popolo siracusano, di cui lei è concittadina e patrona. Il fatto storico ci è stato tramandato da Giuseppe Capodieci nelle Memorie di S. Lucia che così annotava: «Occorre in quest'anno (1763) una grande carestia sino al 9 gennaio, in cui suole esporsi il Simulacro di S. Lucia, per la commemorazione del terremoto del 1693. Nel farsi al solito la predica, esce di bocca al predicatore che S. Lucia poteva provvedere al suo popolo col mandare qualche bastimento carico di grano. In effetti, il giorno dopo, arriva dall'Oriente nel porto una nave carica di frumento e sul tardi un bastimento, che era stato noleggiato dal Senato; poscia un vascello raguseo, seguito ancora da altri tre, sicché Siracusa, con tale abbondanza che appare a tutti miracolosa, può provvedere molte altre città e terre di Sicilia. Il padrone di una delle dette navi dichiarò che non aveva intenzione di entrare in questo porto, ma vi fu obbligato dai venti e seppe che era in Siracusa dopo aver gettato l'ancora; aggiungendo che, appena entrato in porto, si era guarito di una malattia agli occhi che lo tormentava da qualche tempo». Il racconto dell'annalista siracusano, quattordicenne all'epoca dei fatti narrati, si ferma qui, ma la leggenda, presente e fatta propria da altre città di Sicilia, va oltre e aggiunge che le navi furono prese d'assalto e ognuno poté portare a casa la sua razione di grano, cucinandolo, per mancanza d'ingredienti, nella maniera più semplice. E poiché era il 13 dicembre, la popolazione decise all'unisono che da allora in poi si mangiasse, ogni anno in quel giorno, solo cuccìa e legumi. Se la creazione di questo mito serve a spiegare un rito ben preciso, è altrettanto vero che la cuccìa non solo è a esso preesistente, ma la ritroviamo parimenti a svolgere la funzione di cibo rituale in occasioni diverse anche se sempre legata a qualche festa di santo o commemorazione, come a Tolve, Brindisi di Montagna, Potenza dove è propria della Commemorazione dei Defunti, assumendo così, secondo l'uso orientale, l'aspetto di pasto funebre. Riporta a tal proposito Raffaele Riviello in Costumanze, vita e pregiudizi del popolo potentino: «In tutte le famiglie agiate sul fuoco stava il caldaio pieno di cuccìa (forse concia), cioè miscela di grano, granone e legumi cotti, per darla in limosina a quanti si presentavano a chiedere la carità innanzi all'uscio. Ed i poveri ne empivano più volte la sacchetta, da averne per una settimana. La commemorazione dei morti era
Giorgia Giordani, 2022
Ricerca sulle cause che hanno dato impulso alla nascita della letteratura gauchesca nell'Argentina ottocentesca. Attraverso l'opera principale El gaucho Martin Fierro di José Hernandez si cerca di ricostruire la figura "mitica" del cowboy pampeano, simbolo di identità della popolazione rurale e non.
cyberbullismo, autolesionismo, istigazione al suicidio, manovratori di morte, o semplice gioco
Deborah De Blasi, 2020
A fairy tale is a koine. It is a common memory in which everyone can find his roots and many reasons of his existence. The origin of the fairy tale is very ancient. It travels through history to the present day. It also lived in the horrible experience of Auschwitz.
Venezia, Agosto 1902. Un ragazzo, che da poco ha compiuto i vent'anni e che da tre anni studia composizione presso il locale Liceo Musicale Benedetto Marcello, anziché dedicarsi agli svaghi della bella stagione, sale le scale della Biblioteca Marciana. È GianFrancesco Malipiero e il suo desiderio, per quel giorno, è di iniziare la consultazione del manoscritto dell'Incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi e, dal registro di ammissione alla visione del documento, risulta essere il secondo studioso che aveva avanzato una tale richiesta da che il manoscritto era conservato alla biblioteca veneziana. Da questo momento si afferma nel desiderio del giovane studente di musica, per crescere nel tempo, la volontà di riuscire a trascrivere e a pubblicare tutte le opere di Claudio Monteverdi. Un desiderio non semplice da portare a compimento tenendo conto che l'editoria musicale dell'epoca era propensa a ristampare, anche degli autori più popolari, i titoli di questi che non subivano il calo di gradimento da parte del pubblico, con il modificarsi del repertorio e dei gusti musicali dell'uditorio stesso. Risulta quindi chiaro, in questo panorama, che l'idea di ripubblicare tutto Monteverdi, balenata a Malipiero, non dovesse essere delle più gradite all'editoria musicale sua coeva. Malipiero, però, non era personaggio da arrendersi di fronte alle difficoltà e, per questo suo desiderio pionieristico, trovò l'appoggio, nell'affinità professionale e nell'amicizia, di
Analele Universității București, 2023
This article aims to explore some possible connections between the ancient myth of Ariadne and folk narratives of later periods. To this end, it adopts a perspective based on the types and motifs approach, by employing essential tools used in contemporary folkloric research, such as Uther 2004 and Thompson 1955-1958. It starts by discussing the usefulness and limitations of this approach when it comes to comparisons between folklore and antiquity and continues with the analysis of a rather peculiar Romanian fairy tale, the only one registered in Romania as containing the motif “R121.5 Ariadne's Thread”. The singularity of this text in the Romanian folk culture is met by an equal distinctiveness when confronted with other ancient and modern narratives containing the action of traversing a labyrinth by means of a thread. Therefore, this Romanian fairy tale provides us with the opportunity to draw attentionto some of the inconsistencies present in the typological approach commonly adopted by some recent studies dedicated to folklore in the ancient world. However, if we managed to resolve some of the problems inherent in the concept of type, the search for motivic similarities could stimulate a different kind of comparison between classics and folklore, thus opening the road towards new interpretations.
La Canapa: una pianta che si perde nella leggenda, nell'immaginario collettivo. Una pianta oggetto del desiderio per molti. Una pianta le cui proprietà tangibili si mescolano con quelle di un'illusione possibile o impossibile. In realtà, la Canapa è solo una pianta, dalle diverse varietà. E i suoi effetti sonio molteplici: da quelli relativi alla salute e al benessere a quelli per l'edilizia, per il settore tessile e per il suo utilizzo come combustibile vegetale ad alta resa. Si scopre così che le cause della sua proibizione sono molto lontane da quelle dichiarate, e nascondono un interesse a bloccare lo sviluppo di questa pianta, a favore di altri prodotti che potessero garantire, a qualcuno, maggiori profitti economici.
All'alba del 13 ottobre 1307, con l'arresto dei cavalieri templari in terra francese, ha inizio il lungo processo che porterà alla soppressione dell'Ordine. Fra i capi d’accusa ascritti ai cavalieri del Tempio spicca certamente quello dell’adorazione sacrilega del Baphomet, o Bafometto. Un’imputazione e un tema che merita senz’altro un approfondimento, tanto l’argomento, affrontato in passato ripetutamente e a diversi livelli, finisce per fondere – e a volte confondere – dati storici e leggenda. Ma cosa – o chi – era il Bafometto? È necessario innanzitutto partire da elementi attestati, quali i verbali dei procedimenti che coinvolsero i templari.
riASSunto -le voragini che si aprono improvvisamente nei terreni sono conosciute nella letteratura geologica con il termine di sinkholes.
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in Il fanciullo antico. Soggetto tra formazione e religio, cur. G. Marconi, Alessandria, Edizioni dell’Orso, Pubblicazioni del Dipartimento di Scienze Umane Storiche e Sociali dell’Università del Molise, 2008, pp. 85-106., 2008
Archivio d'Annunzio, 2014
“Introduzione. Curare storie” e curatela del volume realizzato per l’omonimo progetto di Renata Ciaravino vincitore Bando Periferie 2018, 2019
Mathera, anno II, nr. 5, 2018
La Pagina di Campalto. Mensile a sfondo sociale di pubblica utilità, 2022
Concorso esterno associazione mafiosa: mito e realtà, 2023
Le mythe repensé dans l'oeuvre de Giacomo Leopardi, 2016
In "L'attesa e l'ignoto. L'opera multiforme di Dino Buzzati", a cura di Mauro Germani , 2012