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Parole chiave: Metropolizzazione, Roma, periferia
P.O. Rossi, "Spinaceto? Pensavo peggio… Roma. Il paesaggio urbano delle periferie dal dopoguera ad oggi", in: M. Righetti, A Cosma, R. Cerone (a cura), "Paesaggi contemporanei", Atti del Convegno di studi, Sapienza Università di Roma, 28-30 maggio 2008, Campisano, Roma 2009, pp. 113-134
La morfologia della città contemporanea, con la sua inedita articolazione, scardina le vecchie coordinate geografiche e sociali attraverso le quali venivano interpretati i fenomeni urbani. Le rinnovate dinamiche di polarizzazione economica e la generale riarticolazione funzionale degli spazi rendono obsoleto il tradizionale schema centro-periferia, sul quale si basava lo sviluppo della città moderna. Così anche nella Roma contemporanea il confine tra centro e periferia si è progressivamente opacizzato rendendo sempre meno visibile la distinzione tra i due poli dialettici. Ed è da questa constatazione – ormai condivisa dalla maggior parte degli studiosi e degli interpreti della dimensione urbana – che emergono i quesiti da cui prende le mosse questa opera: è possibile affermare con certezza l’obsolescenza della categoria di periferia, come elemento dialettico rispetto al centro? Cosa rimane e che cosa è cambiato delle vecchie periferie romane? l quattro capitoli che compongono il testo cercano di rispondere a tali questioni, attraverso un’analisi storica dell’urbanesimo romano, delle sue contraddizioni e dei suoi conflitti, e una ricerca svolta nel quartiere – ex borgata – di San Basilio.
(in "Il Giornale dell'architettura", 6 dicembre), 2016
Come possiamo vedere la periferia se continuiamo a pensarla a partire dal centro? Se non riusciamo a fare astrazione dalla bellezza a priori della città storica? Un luogo non esiste – non pre-esiste – se non allo sguardo di chi l’osserva. Occorre attraversarlo e misurarlo con tutto il proprio corpo, non solo con la vista, per averne esperienza e conoscenza. La rappresentazione dei fuori-luoghi dovrebbe quindi partire da un’inversione dei percorsi delle mappature tradizionali. Per scorgervi, oltre le evidenze, i segni e le tracce soggiacenti, per rilevarne le biografie implicite. Mappe di nuova costituzione dovrebbero raccontare e non solo descrivere. Dare voce alle diverse storie e geografie del periferico.
In quest'epoca di specializzazione, il metodo è più importante dell'informazione. La formazione dell'architetto dovrebbe essere completa piuttosto che settoriale. [...] Dovrebbe mirare a insegnare allo studente che è attraverso un atteggiamento creativo e d'indipendenza di concezione che egli arriverà a convinzioni fondamentali, non accettando formule già pronte». Walter Gropius Fulvio Adobati è Professore Associato di Urbanistica presso l'Università degli Studi di Bergamo, tiene i corsi di Composizione architettonica e urbana, di Culture e politiche territoriali e di Dimensione spaziale dell'urbanistica. Svolge attività di ricerca e ricerca applicata negli strumenti di pianifi cazione, programmazione e valutazione alla scala territoriale e urbana. Gianpaolo Gritti è architetto, esperto di sostenibilità ambientale e risparmio energetico, socio di RAD (Research, Architecture, Development). Presidente dell'Ordine Architetti PPC della Provincia di Bergamo dal 2016 al 2021 è l'organizzatore di CIAM2019 e referente di ASL | Action Second Life, programma per la riqualifi cazione delle città e dei territori.
Economia e Politica., 2018
Molte trasformazioni sono avvenute a Roma negli ultimi due decenni, con la crisi della pubblica amministrazione, delle partecipazioni pubbliche e della spesa pubblica, il motore tradizionale di crescita della città. È proprio per fronteggiare queste dinamiche che nel 1993 con la prima giunta Rutelli nasceva il cosiddetto " Modello Roma " , cioè un processo di cambiamento strutturale basato sull'economia della conoscenza e orientato verso le nuove tecnologie, il turismo di massa, la finanza, i servizi avanzati, l'audiovisivo, la cultura e la ricerca. In effetti, i risultati sono stati positivi – almeno fino allo scoppio della crisi economica – in termini di crescita del PIL, reddito pro capite e flussi turistici, compensando il minore ruolo pubblico. Tuttavia, l' " ambiguo rinascimento " romano non è riuscito a dare un senso nuovo al ruolo di Roma come Capitale, né ha saputo governare le trasformazioni urbane senza delegare all'iniziativa privata, modificare i rapporti tra economia e politica, e uscire dalla subalternità verso le rendite, creando vera innovazione. Soprattutto, questo modello non è riuscito a contrastare efficacemente disuguaglianze e polarizzazioni tra centro e periferie, che sono emerse in varie direzioni: condizioni sociali ed economiche, sviluppo edilizio, beni comuni, disponibilità di servizi, consenso politico. In particolare, la crescita economica non si è diffusa in maniera omogenea tra i diversi quartieri e i vari gruppi sociali: i benefici del " Modello Roma " sono stati acquisiti soprattutto dai ceti sociali medio-alti nei quartieri centrali e benestanti, mentre le periferie ne hanno guadagnato ben poco. Ciò ha comportato squilibri, in particolare in termini di sviluppo umano, e una grande varianza tra quartieri rilevata da molti indicatori socio-economici associati al benessere e alla qualità della vita. Ed è proprio con l'obiettivo di indagare questi squilibri tra i diversi quartieri di Roma che nasce #mapparoma, un progetto di ricerca che da quasi tre anni propone dati e mappe sui quartieri romani, per fornire chiavi di lettura su come cambia la città e chi in essa vive. Finora sono state pubblicate 25 mappe, dedicate all'urbanistica, alla demografia, al sociale, all'economia, ai servizi e alle elezioni, con il massimo dettaglio territoriale possibile. Tutti i dati sono di fonte anagrafica o censuaria, oltre ad alcune indagini su temi specifici, e insieme alle mappe sono resi disponibili in formato aperto (open data) e liberamente riutilizzabili. Nella nostra #mapparoma25 ci occupiamo di esclusione sociale, un fenomeno che vede individui e gruppi totalmente o parzialmente esclusi dalla piena partecipazione alla società. Essere esclusi non significa quindi, come si è troppo spesso soliti pensare, essere poveri da un punto di vista monetario, quanto piuttosto non disporre dell'istruzione che consenta di cogliere le opportunità per realizzare se stessi, o non sentirsi pienamente parte della propria comunità a causa della mancanza di lavoro, o essere discriminati per il proprio genere. In questo lavoro analizziamo quattro indicatori, elaborati da Istat sui dati del Censimento 2011 per la Commissione parlamentare sulle periferie (i primi tre) e da Roma Capitale (l'ultimo) sempre sui dati censuari, che mostrano diverse dimensioni dell'esclusione sociale: i residenti tra 15 e 52 anni che non hanno conseguito il diploma della scuola secondaria di primo grado
Tracce Urbane | La città interdisciplinare. Per itinerari non tracciati tra saperi urbani, 2019
Quartieri. Viaggio al centro delle periferie italiane è un’antologia a fumetti che raccoglie 5 racconti di 5 quartieri di 5 città italiane, disseminate lungo tutta la penisola da Nord a Sud: Milano, Padova, Bologna, Roma e Palermo. Un modo nuovo di leggere, da dentro e dal basso, alcune delle più note periferie d’Italia, spesso chiacchierate e stigmatizzate, ma raramente ascoltate e rappresentate nella loro quotidianità, perché raccontate tradizionalmente da fuori e dall’alto. Un lavoro collettivo costituito da diversi stili narrativi e grafici, frutto di un lavoro interdisciplinare che ha visto fumettisti per la prima volta protagonisti di un dialogo con sociologi, urbanisti, antropologi, geografi di diversi atenei italiani (Politecnico di Milano, “Sapienza” Università di Roma, Università degli Studi di Ferrara, Università degli Studi di Padova, Università IUAV di Venezia).
Dalla città-centro alla città-periferia. Giancarlo De Cataldo e la narrazione dei margini, 2023
Il contributo indaga il mutamento della dicotomia centro-periferia della città di Roma attraverso una rilettura della narrativa di Giancarlo De Cataldo. Il racconto dello spazio urbano in Romanzo criminale (2002), Suburra (2013) e La Svedese (2022) offre una rivisitazione crime dell’immaginario periferico romano dalla fine degli anni Settanta al secondo decennio degli anni Zero. L’autore esplora complessità e ambiguità del vivere ai margini del contesto culturale di riferimento, dove la stessa condizione di marginalità non è prerogativa esclusiva delle zone edificate nei pressi delle tangenziali, abitate da diverso tempo da gran parte della popolazione. Il sistema delle infrastrutture innerva il tessuto urbano dialogando con la più lontana città monumentale e divenendo zona identitaria con una propria narrazione da legittimare. Lo studio intende mettere in luce come l’opera narrativa di De Cataldo sia stata capace di rappresentare il mutamento del concetto di periferia e la diversa percezione del degrado territoriale e morale.
2019
In questo intervento viene proposta una ricognizione di cinque casi studio: La nostra vita (Daniele Luchetti, 2010), Senza nessuna pietà (Michele Alhaique, 2014) Suburra (Stefano Sollima, 2015) Lo chiamavano Jeeg Robot (Gabriele Mainetti, 2016) e Il Più Grande Sogno di Michele Vannucci (2016), tutti ambientati a Roma e realizzati tra il 2010 e il 2016. Questi lavori forniscono un esempio di come la messa in scena della città possa essere sfruttata come perno formale e concettuale per articolare un discorso sulla contemporaneità che investiga dinamiche socio-geografiche e contribuisce ad arricchire e rimodulare l'immaginario popolare.
Tra il 26 febbraio e il 23 aprile 2009, presso l’Urban Center di Bolo- gna, in pieno centro storico cittadino, il Comune e la Provincia del capo- luogo emiliano-romagnolo organizzarono un ciclo di conferenze per co- noscere il rapporto di uso, produzione e consumo degli spazi pubblici, e ancora i costumi relazionali, i modi di produrre località dei principali gruppi di cittadini stranieri residenti a Bologna. Il tema della giornata era “Bologna e la città degli altri” e a tutti gli studiosi invitati era stato chie- sto di presentare delle relazioni che avessero al centro la distribuzione ter- ritoriale e i modelli insediativi della popolazione straniera residente in città negli ultimi anni. La distribuzione territoriale dei cittadini stranieri, del resto, è sempre stata tra i principali oggetti di studio delle scienze sociali, la sociologia e l’antropologia urbana in particolare, e lo è a maggior ragione oggi nel mo- mento in cui, soprattutto a livello mediatico, molti conflitti registrabili negli spazi pubblici urbani vengono rappresentati come “etnici”.
Il cult movie del regista Danny Boyle è girato ai margini di quella che oggi è una delle città più vivibili d’Europa. Durante gli anni ’60, a ridosso della Old Town, sorsero grandi blocchi di edilizia popolare destinati agli abitanti degli slums. Come si evince dal sequel del film, il contesto sociale è ormai sostanzialmente rigenerato: alcuni edifici simbolo del film (Cables Wynd House e Linksview) sono stati vincolati per il loro valore architettonico ed iconico. Danny Boyle’s cult movie was filmed on the edge of what is today one of the most livable cities in Europe. During the ‘60s, around the Old Town, great blocks of public housing were built for the inhabitants of slums. The movie is raw evidence of this disease’s condition, showing the social problems sometimes generated by these social housing interventions. As the sequel shows, by now the social context is healed: some of the movie’s symbolic buildings (Cables Wynd House and Linksview) are now listed for their architectonic and iconic value.
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L'immagine di Roma La periferia nel cinema italiano contemporaneo, 2023
Atlante Covid-19. Geografie del contagio in Italia, 2022
I QUADERNI DI VARIA CULTURA 08, 2015
I QUADERNI DI VARIA CULTURA 08, 2015
Fondazione Charlemagne, periferiacapitale, #mapparoma., 2020, 2020
Silarus, 2007
Roma moderna e contemporane, 2017
Rivista di Politica Economica, 2013
Urbana 2019. Università e Periferie, 2018
Overlandgeo. Rivista di Geopolitica e Geoconomia, 2022