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Fuori dalla guerra. Emilio Lavagnino e la salvaguardia delle opere d’arte nel Lazio, a cura di R. Morselli, Milano 2010, pp. 202-204
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ai quali non si può aggiungere quasi nulla, se non qualche precisazione (o qualche ipotesi alternativa) su aspetti particolari, rese possibili oggi da un rilievo architettonico più completo 1 (figg. 1*-7*) e dai risultati di nuove indagini archivistiche, estese a documenti quattro-cinquecenteschi, alla perizia dell'architetto Troiano Schiratti redatta nel 1603, alle visite pastorali (di particolare interesse quella del vescovo Mellini, del 26 gennaio 1697, e quella del 7 febbraio 1704), alla memoria scritta dall'architetto Carlo Marchionni intorno al 1743-44 e, infine, ai conti dei lavori condotti alla metà del Settecento, negli anni quaranta sulla chiesa, nei tardi anni cinquanta e fino alla metà degli anni sessanta sul portico tardo-barocco.
Torre del Greco è notoriamente una città dove il senso religioso è stato ed è sempre molto vivo, lo si evince soprattutto dalle chiese quivi esistenti, molte delle quali dedicate a Maria Santissima. Andando a scorrere le Sante Visite fatte nei secoli scorsi dai vari cardinali succedutisi sulla cattedra che fu del glorioso S. Aspreno, possiamo notare infatti, che molte erano dedicate alla madre del Salvatore. Esse sorgevano un pò dovunque: nel centro abitato, nelle proprietà dei signorotti della zona ed anche in luoghi remoti laddove era anche difficile accedere. C'era anche chi dava vita a congregazioni di Spirito in case private, tale è il caso della Congrega dell'Assunta, che ebbe per primo luogo di riunione non una chiesa, ma una casa privata trasformata in oratorio. Una parte dei congregati faceva capo in origine ad un'altra confraternita che si riuniva presso la chiesa di S. Maria del Principio che si sciolse in seguito alla fondazione della nuova congrega dedicata all'Assunta 1 ed i confratelli confluirono nel nuovo sodalizio voluto da un padre gesuita, Francesco Pavone, che tanto si prodigò nella zona vesuviana perché sorgessero tali istituzioni.
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l'autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell'editore.
The Cathedral of Sessa Aurunca dates back to the twelfth century. and was built between 1103 to 1113 by Bishop James I, using large quantities of materials and marbles from the pre-existing Roman monuments (the Theatre, the Amphitheatre, the monumental fountain) ancient Sessa. It 's the most important monument of the city of Campania, which has a historical and cultural continuity that comes from prehistory to the present day. The area is volcanic in nature, beautiful landscape and rich on the side of the traditions of popular culture. In recent years, archaeological excavations have revealed a rich cultural heritage also linked to the cathedral by the events of reusing old materials. in the path of restoration we have paid particular attention to these aspects to broaden the understanding of the monument and the site with the intent to offer visitors more offers to entertain them with interest in the area
Errata corrige - la perdita del capezzolo destro: a destra. Ai lati: la Discesa agli Inferi sulla parete di sinistra e la Deposizione dalla Croce sulla parete di destra. Per la Borsoi, potrebbero essere le iconografie del 'Noli me tangere', in stile Giotto, e delle 'Tre Marie'. Cfr. Le arti a Frascati dall'Antichità al Settecento di Maria Barbara Borsoi, Tivoli, 2021
La Grotta di Sa Rocca Ulàri, in Comune di Borutta (SS), si inserisce a pieno titolo nella fitta maglia insediativa che ha interessato le cavità naturali della Sardegna durante la preistoria e la protostoria. Le sue dimensioni e la particolare conformazione, in relazione con il ricchissimo contesto paesaggistico-territoriale del Mejlogu, hanno permesso a piccoli gruppi umani di stanziarsi nella cavità che si apre nel versante settentrionale del Colle di Sorres. La frequentazione è attestata senza interruzione a partire dal Neolitico Medio fino al Medioevo. Lo studio preliminare dei materiali, ha permesso di stabilire che il periodo di maggiore frequentazione a scopo abitativo è quello riferibile alla fine del Neolitico Cultura di Ozieri e al primo Eneolitico Sub Ozieri. L'uso funerario si ipotizza per le successive fasi culturali Monte Claro (Eneolitico Evoluto) e Bonnanaro I facies Corona Moltana (Bronzo Antico). In epoca nuragica (Bronzo Medio/Recente/Finale e prima età del Ferro) la cavità fu frequentata inizialmente come deposito di derrate alimentari, successivamente per altri scopi probabilmente legati al culto.
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l'autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell'editore. Tutti i diritti riservati. L'editore è a disposizione per eventuali diritti non riconosciuti Prima edizione: maggio 2024 Scalpendi editore S.r.l. Sede legale e operativa piazza Antonio Gramsci 8 20154 Milano www.scalpendi.eu ansperto da biassono. milano e la chiesa di ambrogio in età carolingia tomo i l ' età di ansperto Prefazioni V L'impero carolingio e le Chiese nel secolo IX Giuseppe Sergi l ' episcopato di ansperto tra società locale e poteri di vertice Effector voti propositique tenax. Biografia di Ansperto da Biassono, arcivescovo di Milano (868-881
L a navata della Cattedrale di Sutri appare oggi come il prodotto di un rifacimento attuato intorno alla metà del XVIII secolo, successivamente integrato da nuove tinteggiature e decorazioni pittoriche tra la fine del XIX e gli inizi del XX, quando fu anche ristrutturata l'area presbiteriale, con la creazione di un ambulacro o retrocoro alle spalle dell'abside. Il risultato degli interventi settecenteschi, condotti in adesione agli schemi allora correnti nelle opere di "rifattione" delle basiliche medievali, mediante la totale trasformazione del sistema costruttivo originario, non ha attirato l'attenzione da parte dei maggiori studiosi del barocco e del tardo barocco 1 ; tra i pochi, JÖrg Garms ha rivolto un giudizio sostanzialmente negativo, ma senza particolari approfondimenti, al rifacimento dovuto a Clemente Orlandi, rilevando in esso la riduzione del vano interno medievale "ad uno spazio freddo ed uniforme", in contrapposto però ad una più felice soluzione esterna, dove il portico-atrio è definito "una ripresa di un tema dell'antichità cristiana nei termini dell'ultimo barocco" 2 . Certamente una più completa valutazione dell'edificio settecentesco dovrà essere preceduta dal tentativo di restituire, per quanto possibile, la consistenza della chiesa medievale che lo ha preceduto 3 , in gran parte ancora riconoscibile agli inizi del XVIII secolo, e delle sue principali trasformazioni successive. In realtà un'operazione in questo senso è stata già condotta da Francesco Gandolfo 4 , con risultati convincenti che inizialmente è sembrato difficile poter superare; ma nuove osservazioni dirette e ulteriori acquisizioni archivistiche consentono di aggiungere qualche precisazione. Gandolfo ha dato inizio alla sua ricerca della "cattedrale perduta" dall'esame della cripta ( ), quasi unica testimonianza residua della struttura medievale 5 , condotto con i mezzi, i metodi e il rigore dell'archeologo, che osserva gli indizi e ne deduce le conseguenze: è, questa cripta, un ambiente all'incirca rettangolare, absidato e diviso in trentadue campate, coperte con volte a crociera 6 , mediante ventuno colonne libere; altre semicolonne sono addossate alle pareti. Caratteristica singolare di questo vano, che peraltro in linea generale rimanda tipologicamente agli esempi delle cripte a oratorio delle vicine cattedrali di Nepi e di Civita Castellana, del S. Pietro di Tuscania, del S. Francesco di Vetralla e del S. Pietro di Norchia, è l'esistenza di nicchie estese al suo intero perimetro, compresa l'abside, senza interruzioni se non quelle imposte dalla presenza degli accessi, in origine (come pure oggi a seguito della ristrutturazione ottocentesca) collocati nelle due campate estreme del lato occidentale; caratteristica che lo studioso definisce un indice dell'attenzione rivolta dai costruttori medievali alla reinterpretazione di forme antiche e della loro partecipazione al clima di "rinascita" classicista espresso dalla cultura architettonica romana nel XII secolo. Così suggerendo per questa cripta una datazione intorno al 1150 o poco dopo, che trova conferma nella compiuta realizzazione del soprastante presbiterio nel 1170, ad opera del vescovo Adalberto, testimoniata da una lastra marmorea proveniente dal ciborio, e da un'iscrizione nel catino absidale, non più esistente ma menzionata nella Relazione triennale del 1671 7 ; l'intera Cattedrale fu poi consacrata nel 1207. Le pareti esterne della cripta e del presbiterio erano decorate con un motivo di corpose colonnette ( , del quale sono visibili le tracce negli ambienti sotterranei, annessi successivamente a questa parte dell'edificio; più precisamente il sistema decorativo originario, elevato sopra un basamento costituito da grandi conci squadrati, si sviluppava lungo i lati est (compresa l'abside), nord e sud della parte orientale, che veniva così a configurarsi come un volume trasversale unitario e probabilmente più alto e distinto rispetto al corpo delle navate. L'assenza di elementi singolari nell'uniforme struttura della cripta, cioè di fondazioni atte a sostenere soprastanti sostegni divisori alla quota del-1 Dedico questa breve e parziale sintesi di un lavoro più ampio, condotto insieme con Giovanni Carbonara, Daniela Esposito e altri studiosi, a Marcello Fagiolo, studioso del barocco, cui si devono anche fondamentali pagine sulle fabbriche religiose connesse agli Anni Santi, augurandomi che incontri il suo interesse un edificio che ha rappresentato per molti secoli una delle più importanti tappe nel percorso dei pellegrini diretti a Roma. 2 J. GARMS, Due parrocchiali nelle Marche ed altre chiese di Carlo Marchionni, in E. DEBENEDETTI (a cura di), Architettura, città, territorio. Realizzazioni e teorie tra Illuminismo e Romanticismo, Roma 1992, p. 136. Nel testo, per il rifacimento settecentesco della Cattedrale di Sutri, è proposta l'attribuzione a Carlo Marchionni, ormai da correggere con quella a Clemente Orlandi. 3 Di una cattedrale altomedievale, dove nel 1046 si sarebbe tenuto il sinodo indetto da Enrico III, o di altra ancora più antica, non rimangono indizi che permettano un'ipotesi restitutiva generale. 4 F. GANDOLFO, Alla ricerca di una cattedrale perduta, Manziana 1997. 5 Cui si aggiungono il pavimento cosmatesco, rimaneggiato, e la torre campanaria. Nel Museo diocesano si conservano capitelli e frammenti di decorazioni scultoree pertinenti all'arredo liturgico e alla facciata originaria. 6 Le crociere sono state però pressoché totalmente ricostruite nel restauro di fine Ottocento, dopo che Clemente Orlandi, nel secolo precedente, aveva occluso l'accesso diretto dalla chiesa alla cripta; nella stessa occasione alcune colonne sono state sostituite e probabilmente sono stati introdotti alcuni capitelli, di antica fattura ma di diversa provenienza. 7 ASV, Congregazione del Concilio, Relationes dioecesium, b. 774 A.
2013
Articolo di carattere divulgativo pubblicato su Archeorivista/Antika/ArchArt. La sottoscritta è autrice dei testi.
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La Cattedrale di san Donato. Serenità e sofferenza miracolo del vivere, 2015
Suvereto. Arte e storia, pp. 63-66., 2012
I Corsini tra Firenze e Roma, 2013
Serpotta e il suo tempo, catalogo della mostra (Palermo, Oratorio dei Bianchi, 23 giugno-1 ottobre 2017) a cura di V. Abbate, Milano, Silvana Editoriale, p. 273, 2017
C. BONANNO (a cura di), Il Museo Archeologico Regionale di Aidone. Guida, 2011
Atti dell'Accademia Roveretana degli Agiati, 2008
Conflenti e la Basilica Santuario, 2023
F. M. Giani, "Gaudenzio Ferrari. Battesimo di Cristo", in "Il Rinascimento di Gaudenzio Ferrari", a cura di G. Agosti, J. Stoppa, Milano, Officina Libraria, 2018, pp. 428-433, 2018
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