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2006, Web Journal on Cultural Patrimony
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The supply of cultu al goods determines an increment of social welfare in the ter itory, in terms of higher education of the civil society together with the restoring and conservation o goods and values inherited from the past. The good "culture" distinguishes from the fact that, in opposit on to the basic needs, it comes from relational needs, which are derived from social interaction being this relational goods "common goods" that ask for a common action also in the act of use, their effect on utility is not directly determined from an increment of quantity, like it happens for the majority o consume goods, but i could be mos ly connected to the modalities th ough which these goods are pu into the market.
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Aedon, 2007
Ente di afferenza: () Copyright c by Società editrice il Mulino, Bologna. Tutti i diritti sono riservati. Per altre informazioni si veda https://www.rivisteweb.it Licenza d'uso L'articoloè messo a disposizione dell'utente in licenza per uso esclusivamente privato e personale, senza scopo di lucro e senza fini direttamente o indirettamente commerciali. Salvo quanto espressamente previsto dalla licenza d'uso Rivisteweb,è fatto divieto di riprodurre, trasmettere, distribuire o altrimenti utilizzare l'articolo, per qualsiasi scopo o fine. Tutti i diritti sono riservati. Considerazioni sulla nozione di valorizzazione dei beni culturali (nota a Tar Lazio, Roma, sez. II, 23 agosto 2006, n. 7373) di Paolo Michiara Sommario: 1. Premessa: la trasparenza nei servizi di interesse generale.-2. La difficile apertura alla concorrenza dei servizi relativi ai beni culturali.-3. Il rilievo economico del servizio (pubblico) di valorizzazione.-4. La delimitazione della nozione di valorizzazione dei beni culturali.-5. Circa il difficile confine tra pubblici servizi e meri servizi.-6. Conclusioni. 1. Premessa: la trasparenza nei servizi di interesse generale E' opportuno, prima di procedere all'analisi delle diverse questioni affrontate dall'interessante sentenza del Tar Lazio che si commenta ed al fine di meglio comprendere la complessità dei temi, procedere ad una seppur breve descrizione delle vicende problematiche e quindi anche dei fatti dai quali è sorta la controversia. La sentenza che si esamina non è infatti che l'ultima di una serie di pronunce aventi ad oggetto l'affidamento, da parte del comune di Roma ed in favore di una medesima società "mista" dallo stesso comune "diretta" (società denominata Zètema Progetto Cultura a r.l.), di servizi di vario tipo e natura inerenti ai beni culturali. Si vedano, a questo proposito, le precedenti decisioni e cioè: a) Tar Lazio, Roma, sez. II, 17 novembre 2005, n. 11471, commentata in questa Rivista [1], nella quale sono analizzate, fra le altre cose, alcune questioni relative alle società miste degli enti locali, alla specialità della disciplina inerenti i beni culturali e alla "messa in concorrenza" dei servizi di supporto; b) Tar Lazio, Roma, sez. II, 24 febbraio 2006, n. 1385, che affrontasenza deciderle nel merito-svariate censure formulate da società operanti nel settore del restauro avverso l'affidamento, non preceduto da selezione concorsuale, di servizi e lavori riguardanti la valorizzazione, il restauro, la conservazione ed altro di beni culturali. Nel paragrafo successivo si darà pertanto conto di alcuni fatti e circostanze, desumibili dalle sentenze in questione, che possono essere considerati propedeutici all'analisi giuridica della decisione che poi si commenterà. Le parti sono infatti (grosso modo) coincidenti e l'oggetto del contendere, pur apparentemente diversificato e "sfaccettato", è riconducibile alla fin fine ad un unico aspetto problematico, non ancora risolto neppure a livello comunitario, e cioè con quali modalità attuare i principi di parità di trattamento, non discriminazione e trasparenza [2] nell'ambito dei servizi di interesse generale tradizionalmente definiti di natura non economica [3]. Dalla ricostruzione dei fatti, estrapolati dalle diverse sentenze, troverà altresì conferma il convincimento-ormai diffuso-secondo il quale lo strumento societario, nell'ambito dei servizi in questione, risulta ora di non facile praticabilità, essendo in crisi, più in generale, il modello del partenariato pubblico-privato [4]. Si fa quindi presente, per maggior precisione, come gli affidamenti dei servizi in questione siano avvenuti prima della riforma del Codice dei beni culturali (decreto legislativo 24 marzo 2006, n. 156) e pertanto fossero "governati" da una versione dell'art. 115 contente ancora l'espressa previsione, fra le forme di gestione, della società mista. Il caso che si esamina riguarda inoltre, come si vedrà, una società inizialmente "mista" ma poi divenuta pubblica nella sua interezza (100% del capitale sociale).
Metodologie di comunicazione e fruizione integrata dei centri storici tra nuove tecnologie e servizi alla persona. " Il modo migliore di prevedere il futuro è inventarlo " Alan Kay In Italia ci troviamo in una particolare contingenza che a seguito della crisi finanziaria ed industriale, dei flussi migratori e dei processi di globalizzazione economica e sociale, molte città hanno dovuto riconvertire il loro piano di sviluppo territoriale ed è qui che, grazie alle nuove tecnologie possiamo incidere sul nuovo concetto di accessibilità come servizio alla persona e alla comunità. La Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità del 2006 ha introdotto un vero e proprio cambio di paradigma nell'approccio al tema della disabilità, fornendone una lettura improntata ad una nuova visione culturale, scientifica e giuridica. L'accessibilità, infatti, è un fattore particolarmente efficace per innescare e consolidare coerenti, durevoli e sostenibili processi di sviluppo infrastrutturale volti a promuovere stili di vita sani e ad elevare il capitale sociale ed economico delle comunità. Si può ammettere che l'assetto urbanistico di una città ha concorso, nel tempo, a rendere più o meno efficaci le interazioni pubbliche e forse " la città e ogni altra piattaforma: è costruita dagli essere umani ma poi diventa un contesto, un sistema di logiche che inquadra i comportamenti. Purtroppo buona parte delle nostre città sono state concepite volutamente non inclusive, la realtà italiana conta comuni e comunelli fortificati che si difendevano l'uno contro l'altro e che facevano dell'impedimento fisico un fattore di forza e il vantaggio competitivo per rimanere indipendenti dall'egemonia altrui. Oggi nel terzo millennio dobbiamo svolgere il lavoro inverso, ovvero partire dalla città antropizzata e non inclusiva per renderla maggiormente aperta e " comunicativa " ponendo l'accento su l'equilibrio tra la dimensione individuale e quella collettiva. Nel nostro tempo la comunicazione e la condivisione sono la forma di crescita delle comunità e del sapere dell'umanità, per questo l'apertura mentale e fisica è una necessità per ogni realtà: esiste pertanto uno stretto legame tra accessibilità/partecipazione e crescita collettiva, personale e sociale in qualsiasi attuale campo di attività. Accanto alla più tradizionale visione sostanzialista del patrimonio culturale, come insieme di beni statici e sedimentati da conservare e da trasmettere (si veda il D.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42, " Codice dei beni culturali e del paesaggio "), si sta gradualmente affermando un metodo più dialogico e interattivo di intendere il patrimonio come insieme di beni da fruire e condividere. Aumentare l'accessibilità di luoghi, beni e servizi significa rendere le nostre città più eque e vitali. In conseguenza di questo potremo ottenere indicatori socio-economici, diretti ed indiretti, più favorevoli come ad esempio l'aumento dei visitatori dei luoghi pubblici, un migliore uso del tempo da parte degli abitanti, la riduzione dei costi sanitari a carico della collettività indotta da stili di vita più sani e dalla diminuzione degli infortuni ed in genere la valorizzazione della qualità urbana. Una città non accessibile oltre ad essere una città ingiusta perché impedisce a tante persone di non coltivare le proprie aspirazioni è anche una città incompleta perché impedisce ad un segmento di popolazione di dare un contributo diretto alla crescita della città.
SOMMARIO: 1. I fattori di crisi del sistema: riduzione della spesa pubblica, logiche privatistiche e declino del valore simbolico dei beni culturali. -2. Tutela e valorizzazione come endiadi? -3. La fluttuazione delle competenze tra mancati coordinamenti e indebite sovrapposizioni.
Un emendamento all'articolo 12 (12.102) del decreto Art Bonus (d.l. 83/2014), ora convertito in legge (l. 106/2014), ha escluso i materiali archivistici e bibliografici dalla liberalizzazione delle riproduzioni di beni culturali per finalità di studio. Questa improvvisa retromarcia sarebbe stata sollecitata dalla Direzione generale per le biblioteche, gli istituti culturali e il diritto d'autore. La prima motivazione: le società concessionarie di servizi di riproduzione forniscono infatti l'unica entrata di questi istituti non proveniente dal finanziamento annuale erogato dallo Stato. La seconda motivazione: la prescrizione che la riproduzione debba essere attuata con modalità che non comportino alcun contatto fisico con il bene avrebbe escluso ex se l'applicazione al patrimonio cartaceo. Nell'articolo mostriamo che entrambe le motivazioni hanno un fondamento alquanto debole.
Archeologia e Calcolatori, 2018
Different conflicting ideas and values cross the debate about freedom of access to cultural heritage. This is nothing new: a similar debate arose in the past decades with confrontation among free software and proprietary software. The future will depend on the evolution of this cultural conflict and the political choices that will follow.
Il valore intrinseco dei Beni Culturali, 2008
recuperoeconservazione_magazine, 2019
The enhancement of cultural heritage, from both the cultural and economic point of view, is strictly linked to a series of arguments about the private-sector involvement. The world of cultural heritage has been strongly influenced by large cuts in public spending and such issue has had consequences on the need to identify new management and financial instruments. Based on the above, the question arises of whether the management and financial instruments provided by the Italian legislation, do really promote the cultural heritage or they hide the risk of a privatization of public assets.
Convegno nazionale. Dalla proposta per la pubblica fruizione del patrimonio culturale dalla famiglia Rigirone al progetto del Polo archivistico-bibliografico come sistema integrato. Sei comuni si accordano per fare rete. Ferrandina (Matera), 28 aprile / Grassano (Matera), 29 aprile 2018
Comunicare i beni archeologici, 2012
Il territorio italiano è caratterizzato da una tale densità di patrimonio archeologico diffuso che è praticamente inevitabile per chiunque entrare in rapporto, in maniera più o meno consapevole, con sue manifestazioni di diversa entità e natura. Si tratta di un'interazione che il più delle volte non viene percepita dai soggetti che vi partecipano perché i manufatti interessati sono divenuti parte di un paesaggio costruito, consolidato e quotidiano, dove le emergenze 1 culturali spesso non vengono riconosciute come tali. Generalmente però non altrettanta "indifferenza" può essere attribuita al rapporto inverso, le attività umane infatti comportano l'attivazione e l'alimentazione di processi di degrado dei materiali che producono effetti negativi in termini di conservazione dei manufatti archeologici. Si verifica quindi una sorta di paradosso per cui lo sforzo di rendere fruibile il patrimonio attraverso al sua musealizzazione lo espone, allo stesso tempo, a fattori di degrado che ne minacciano la sopravvivenza.
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Urbanistica e appalti, 2022
Il diritto dell'economia, 2017
Essere musei oggi: il caso delle Gallerie degli Uffizi e della Galleria dell'Accademia, 2023
Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Incontri di Studio, 2018
Archeomatica, 2012
recuperoeconservazione_magazine, 2019
Biblioteche oggi, 2018
I Conference Diagnosis for the Conservation and Valorization of Cultural Heritage – 9/10 December 2010, 2011
in Stefano Baia Curioni, Paolo Napoli (a cura di), La valutazione dei progetti culturali, Egea, Milano 2004., 2004
Archeologia e Calcolatori, Suppl. 4, 2013, ArcheoFOSS. Free, Libre and Open Source Software e Open Format nei processi di ricerca archeologica, Atti del VII Workshop (Roma, 11-13 giugno 2012), a cura di Mirella Serlorenzi, 2013