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La prosa poetica di un'esperienza di morte È il 1946 quando Gesualdo Bufalino, ammalatosi di tisi, ottiene il trasferimento in un sanatorio della Conca d'Oro, fra Palermo e Monreale, la "Rocca", teatro della Diceria. Il ricordo della guerra, della malattia, della degenza presso il sanatorio, il gioco da funambolo in bilico tra la vita e la morte, sono solo alcuni tra i punti cardine dell'opera auto-biografica che segna l'ingresso dell'autore nella società letteraria: "un capogiro soave mi veniva dall'ascoltarmi, dal dar corpo e suono al museo d'ombre che da tempo mi portavo dentro la testa" (Capitolo XV). Inizia l'elaborazione dell'opera intorno al 1950, che rimane però interrotta ad uno stadio larvale, per poi essere ripresa e completata nel 1971: ne segue un attento, scrupoloso, quasi ossessivo lavoro di revisione e perfezionamento, fino alla pubblicazione definitiva del 1981. "Un libro stampato era sì un desiderio, ma era anche qualcosa che gli faceva male", ha affermato in un'intervista Elisabetta Sgarbi, facente parte della giuria per il premio letterario "Campiello", vinto proprio dall'autore comisano con "Diceria dell'Untore".
Baglieri editrice, 2012
«Si parte da un’attenta analisi editoriale del caso Bufalino, scrutato nei rapporti tra quest’ultimo, Sciascia e la Sellerio, editore che lanciò la “scommessa” della Diceria nel 1981. Segue un esame critico finemente letterario in cui Parasiliti, con stile e un garbo che svela ben più di un’intima consonanza territoriale con lo scrittore di Comiso, tratteggia in maniera semplice ma non scontata l’«argumentum, il come e il perché» portandoci «dentro» la Diceria. Dentro e accanto sono appunto termini che ricorrono e che identificano il lavoro di Parasiliti nonché l’intera visione della Diceria qui proposta: se il dentro è quindi un utile e apprezzabile esercizio di esegesi letteraria, l’accanto è riferito a tutta quella serie di memorie, scritti vari e interviste che Bufalino (e Parasiliti) accosta alla Diceria, pensati per chiarirne molti luoghi oscuri e agevolarne la lettura; un consistente apparato che risulta in vere e proprie Istruzioni per l’uso (dal titolo del più importante di tali scritti bufaliniani). Su questo punto si concentra Parasiliti negli ultimi due capitoli del suo lavoro, come scrive Enrico Elli nella Prefazione i più importanti e innovativi. Non solo propone alcune possibili integrazioni testuali alle Istruzioni per l’uso, bensì avanza l’ipotesi di una lettura “a più dimensioni” della Diceria per (r)accoglierne e svelarne i molteplici e spesso oscuri riferimenti a opere letterarie, musicali, teatrali, cinematografiche, artistiche in genere. Lettura a più dimensioni che trova, secondo Parasiliti, il proprio medium ideale nella multimedialità offerta dall’e-book; sia esso però enhanced, o bookapp, in ogni caso l’e-book “arricchito”, lontano da una semplice riproposizione digitale del testo, statica (pdf) o dinamica (epub)», Tommaso Oliviero, Dalla parte del lettore, “Il Recensore” 28 marzo 2013
Perduta per timidezza l'occasione di morire, uno scrittore infelice decide di curarsi scrivendo un libro felice. Ne chiede l'argomento, secondo l'uso, ai cento occhi della memoria e ai solluccheri di gioventù." 1 Chiunque abbia sfogliato, letto, amato le pagine di Bufalino si sarà certamente scontrato con la sua "odiosamabile" 2 scrittura, così letterariamente satura, così finemente ricamata, così perfetta da nauseare o da creare dipendenza. È una scrittura che mette alla prova il lettore, il quale non può stare comodamente seduto in poltrona aspettando passivamente che l'autore gli imbocchi il racconto, ma è come indotto ad instaurare un dialogo con lo scrittore comisano che a sua volta dialoga con se stesso e con gli scrittori e gli artisti più amati, in uno sforzo continuo -che interessa entrambi, autore e lettore -di autoconoscenza. Tratterò, pertanto, di cosa sia la scrittura per Bufalino, di quali siano le sue ragioni dello scrivere e i suoi temi più cari, non senza aver fatto riferimento alla sua poetica e al modo in cui scrive.
La scrittura enciclopedica e febbricitante dello scrittore siciliano Gesualdo Bufalino nella sua opera d'esordio "Diceria dell'untore" del 1981 sembra nascere da un senso di nostalgia delle grandi cattedrali narrative e un ripiegamento arcaico e autoreferenziale. In realtà l’operazione effettuata di trasfigurazione dell’esperienza autobiografica del sanatorio palermitano e delle macerie della guerra nel ’46 attraverso il proprio pantheon letterario e l'oculata attenzione paratestuale nelle "Istruzioni per l'uso" al testo, presenta una mescolanza di gusto analogico intermediale e una fitta nebulosa intertestuale: si configura come un gioco serio che ha in palio una scommessa sui destini della letteratura, alle soglie del nuovo millennio.
«Studi di Filologia Italiana», 2018
L’articolo s’incentra sulle «Dicerie da imparare a dire a huomini giovani et roççi» del notaio fiorentino Filippo Ceffi, una raccolta di parlamenti podestarili a uso degli ambasciatori databile agli anni 1326-’28. La nuova edizione critica che qui si procura è condotta sui due codici riconosciuti rispettivamente da Marco Palma e Sandro Bertelli come di mano del Ceffi (mss. Vaticano Palatino latino 1644 e Laurenziano Ashburnham 1084), ora raffrontati e indagati nelle loro varianti anche sostanziali. Nel cappello introduttivo al testo critico si collocano le «Dicerie» nel contesto dell’«ars concionandi» tardo-medioevale, si mostra la loro natura di profondo rimaneggiamento delle «Arringhe» bolognesi di ser Matteo de’ Libri e si ricostruisce lo «status quaestionis» intorno al Ceffi e alla sua produzione scritta. L’edizione degli autografi è corredata d’indici onomastici e toponomastici.
Revista de Italianística, 2014
Definindo-se um “siciliano europeu”, Gesualdo Bufalino, em sua obra literária e poética (especialmente em L’amaro miele e Museo d’ombre) assim como em seus inúmeros artigos jornalísticos e intervenções críticas reunidos em volume (Cere perse, La luce e il lutto), elabora sonoridades e significados que tentam devolver as nuances cromáticas e a imagem em formato de mosaico de uma Sicília que não é apenas “metáfora” - como Leonardo Sciascia escreveu – de uma civilização mediterrânea em contínua transformação, mas também um espaço em que, por meio do dispositivo da memória, é possível revisitar um patrimônio histórico e cultural, material e imaterial, capaz de se afirmar como principio identitário em constante evolução. Nessa perspectiva, o espaço insular siciliano se torna uma fonte inesgotável de representações e autorrepresentações nas quais Bufalino desenvolve uma poética personalíssima e um imaginário que devolvem à Sicília sua vocação natural de “ilha-ponte” e de “ilha-plural” des...
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Libretto artigianale che riunisce due saggi sulle raccolte "Uccelli" e "Quasi un racconto" di Umberto Saba.
«Diacritica», 2021
The essay aims to analyze the connection between memory and oblivion that Bufalino investigates in his inventive work. Memory and its reverse, forgetfulness, are important themes of a writing that questions itself on the very reasons for its making. Bufalino’s narrative is populated with characters without a past, constructed by subtraction, through a chiaroscuro made up of full and above all voids, omissions, erasures. In the stories of the book L’uomo invaso e altre invenzioni the ghosts of oblivion and the emblematic images of erased memory, of the bleeding of memories affected by «wounds of passing time» coexist with references to the literary character of the “forgetful”, who suffers from poverty or from an excess of memories. The figure of the “forgetful”has a metaliterary value and becomes a double of the narrator.
La peste, gli untori, il processo Milano, 1630. La peste ha devastato la Lombardia e stroncato più di centocinquanta mila vittime. Flagello divino o opera dell'uomo? Questo è il quesito che più di tutti attanaglia le menti offuscate dal dolore e dalla disperazione.
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Schede Umanistiche. Antichi e Moderni, 2020
RIVISTA ITALIANA DI MUSICOLOGIA Vol. XLVII (2012) pp. 61-81
ERGA-LOGOI - Rivista di storia letteratura diritto e culture dell’antichità, 2019
Filologia e critica, ANNO XLIII · 2018 , 2018
Commentaria Classica 6, 2019
in "Schede Umanistiche", XXX (2016)
Bollettino ASAC, 2013
Gli scrittori d’Italia. Il patrimonio e la memoria della tradizione letteraria come risorsa primaria, Atti del Congresso Adi (Napoli 26-29 settembre 2007). URL: http://www.italianisti.it/, 2009
Moderna Semestrale Di Teoria E Critica Della Letteratura, 2006
Biblioteca di Studi di Filologia Moderna
Sicilia Antiqua 2: 75-93
Cahiers d’études italiennes, 2020
Il lettore di provincia, Longo, Ravenna, n. 148, gennaio-giugno 2017, pp. 31-44
"Sinestesie", XXIX, 2023, numero speciale, 2023