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Apuleio

Io ero certo e ritenevo per vero, o Massimo Claudio e voi Signori del Consiglio, che Sicinio Emiliano, vecchio di famigerata audacia, a sostenere l'accusa contro di me, prima dinanzi a te intentata che dentro di sé meditata, si sarebbe valso, in mancanza di positive imputazioni, di un cumulo di ingiuriose calunnie. Qualsiasi innocente può essere diffamato, ma convinto di reità non può essere che un colpevole. E in questo solo pensiero confidando, mi rallegro che dinanzi a un giudice come te mi sia data ampia facoltà di difendere presso gli ignoranti la filosofia e discolpare me stesso. In verità codeste calunnie, gravi al primo aspetto, sorte così all'improvviso, hanno accresciuto la difficoltà della difesa. Come ricordi, sono quattro o cinque giorni, da che avevo cominciato a difendere nell'interesse di mia moglie Pudentilla la causa contro i Granii, quando, seguendo un loro piano, inaspettatamente gli avvocati di Emiliano mi assalgono con invettive accusandomi di magici malefìci e per ultimo della morte di Ponziano mio figliastro.