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Sharī‘a

La Sharī'a rappresenta la messa a punto di un'idea religiosa: Dio raccomanda agli uomini di comportarsi in un determinato modo. Il diritto è una disciplina che si apprende e si applica, permettendo di praticare, in determinati paesi, determinati comportamenti. Il diritto è anche qualcosa che è fatto esente in un'aula di tribunale ed è quindi anche la salvaguardia di tipo giuridico che è fatta presente da una parte nei confronti di un'altra. Nel senso più proprio del termine, il diritto è l'insieme di norme legislative e/o consuetudinarie che consentono lo svolgersi pacifico del rapporto fra gli esseri umani; le leggi e le consuetudini possono essere equivalentemente importanti, se non per il fatto che le leggi siano il frutto di un ente specifico che si dà un proprio ordinamento da porre per iscritto, mentre la consuetudine è il frutto informale di un'attività non scritta ed è il modo in cui la società obbedisce a dei valori che sono tramandati da una generazione all'altra. Il diritto è dunque quel sistema di regole e norme che è tenuto a garantire ordine e stabilità: nel caso quest'ultime venissero infrante, il diritto dovrebbe garantire la sanzione per chiunque avesse sopraffatto il diritto. La Sharī'ā rientra in questa definizione di diritto parzialmente, poiché il diritto islamico ha precise caratteristiche per cui garantisce all'interno di una comunità lo svolgimento ordinario e privo di sopraffazioni dei rapporti socio-economici, ma allo stesso tempo rispecchia una forma di diritto per cui fa sì che rientri all'interno dei diritti religiosi e quindi non laici: in un diritto come quello di un paese laico, il fondamento ultimo che è alla base del diritto secolare è l'attività razionale degli esseri umani, mentre in un diritto religioso il fondamento ultimo ad agire, tra l'altro dall'esterno e quindi di origine eteronoma, è la volontà divina. Il diritto secolare, inoltre, si riferisce in senso laico a tutti coloro che rivendichino la cittadinanza italiana, al di là delle loro differenze di razza, etnia e religione, mentre in una religione il diritto si rivolge ai fedeli, non toccando quindi assolutamente chiunque non faccia parte della comunità, ed è sovranazionale: le norme religiose di conseguenza sono considerate eterne ed immutabili, non modificabili da un raziocinio umano di natura fallibile ed imperfetto. Il diritto secolare prende atto dell'attività di un parlamento. In un diritto religioso, la prospettiva è inoltre a-temporale, in vista dell'aldilà: la parola sharī'a significava infatti originariamente "via", proprio perché fosse sottolineato quest'aspetto.cil diritto secolare si occupa invece di regolare ciò che è umano. In senso religioso, la non corretta osservanza dei comandamenti divini diventa contemporaneamente sia un reato giuridico che un peccato teologico che un'empietà: il kāfir, letteralmente "colui che si nasconde", è quindi sia un empio che un peccatore che un malfattore. Un'altra caratteristica del diritto religioso è la mescolanza di elementi rituali, giuridici, morali e comportamentali: nel diritto islamico si trovano ad esempio sia le regole per stipulare un contratto, ma sullo stesso piano sono riscontrabili norme anche comportamentali, a differenza del diritto secolare, rispondendo ad un imperativo religioso e quindi alla volontà di Dio. Tuttavia, tutte le norme religiose catalogate all'interno del diritto islamico, dal punto di vista astratto, sono poste tutte sullo stesso piano di importanza. Le norme del diritto islamico allora trovano la loro validità nella volontà divina e sono razionali unicamente perché esistono, ed esistono perché frutti di una volontà precisa: Dio ha concesso la Sharī'a all'uomo come atto di amore, concedendo con grazia quella serie di comandamenti che i giuristi musulmani hanno costruito secondo il sistema del diritto islamico, a cui l'uomo risponde con atto di obbedienza, essendo questo il modo migliore per "ripagare" l'atto d'amore divino.