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La congiunzione unisce le parti del discorso e le frasi rendendole una. Aristotele afferma che l'ILIADE è una per questo tipo di congiunzione. Qui si analizza questo fatto.
ATRIUM STUDI METAFISICI E UMANISTICI XXIV, 4, PP. 95-117, 2022
Molte storie sono state scritte intorno alla figura della filosofa Ipazia, nata e vissuta al tramonto dell’impero romano d’Occidente, in una città, Alessandria d’Egitto, all’epoca carica di tensioni e scontri sociali, politici e religiosi. La vicenda della vita di Ipazia, vittima di un feroce assassinio perpetrato dai monaci parabalani ha affascinato scrittrici e scrittori, che ne hanno tramandato, in modo molto diverso, fatti e accadimenti legati a questa figura particolare. In questa sede non si tenterà di scrivere una nuova storia sulla filosofa egizia, ma si cercherà di fare luce, limitatamente alle nozioni che sono giunte fino ad oggi, sulla natura del suo insegnamento e se tale paideia, ad un certo punto della sua vita, è stata percepita come un ostacolo, uno skandalon appunto che doveva essere eliminato per il bene della comunità.
Questo volume è dedicato al sesto libro dell'Iliade, e riunisce insieme tre elementi: - il testo dell’Iliade, - una traduzione interlineare rigorosamente letterale, ed - un corpo di note (mutuato principalmente dai commentari di G. S. Kirk e W. Leaf). Non sono a conoscenza di un altro testo in cui tutti questi tre elementi siano riuniti insieme, e siano presentati in lingua italiana. Non intendo rivendicare l’aver colmato alcuna lacuna: ho semplicemente voluto realizzare lo strumento a mio parere più pratico, per un lettore appassionato di Omero, al fine di consentirgli allo stesso tempo e con un unico volume tra le mani di leggere il testo greco del poema, confrontare una proposta di traduzione ed approfondire vari aspetti del testo con un esteso commentario a piè di pagina. La traduzione ed il commento sono preceduti da un'introduzione al libro, e seguite da alcune schede lessicali e di approfondimento. La traduzione, le schede lessicali e l’impostazione complessiva del presente lavoro sono originali, mentre per il commento e le note mi sono mi sono appoggiato in larga misura ai due fondamentali commentari di W. Leaf e G. S. Kirk, che ho parzialmente tradotto e variamente integrato tra di loro e con altre fonti. Le note sono principalmente focalizzate sul lessico e sulla grammatica. Per un'analisi grammaticale dettagliata che si integra al testo greco e ad una traduzione letterale interlineare, si veda il lavoro di J. J. Jackson.
Su amazon.it è ora disponibile la traduzione integrale del settimo libro dell'Iliade. Anche in quest'occasione voglio spendere qualche parola per presentare questo mio lavoro. Il mio personale progetto è la traduzione integrale dei poemi omerici e la loro pubblicazione, libro dopo libro: l'intero progetto dovrebbe articolarsi su 3-4 anni (sono per ora disponibili i primi sette libri dell'Iliade). La traduzione è rigorosamente letterale, interlineare al testo greco ed arricchita da numerose note. La necessità di accompagnare nel modo più stretto possibile la traduzione all'articolazione del testo greco rende la lettura poco agevole, ma lo scopo del mio lavoro non è offrire una nuova traduzione dei poemi omerici (ne esistono numerose ed eccellenti, a partire dall'ancora godibilissima traduzione dell'Iliade del Monti), ma mettere in condizione il lettore di gioire del testo omerico nella sua lingua originale. Quanto alle note, esistono in circolazione autorevolissimi commentari ed edizioni annotate dell'Iliade: volendo dotare la mia edizione dei migliori commenti, ho scelto di utilizzare l'edizione dell'Iliade in due volumi di W. Leaf ed il commentario in sei volumi di G. S. Kirk. Nell'ambito delle loro note ho selezionato quelle maggiormente interessanti e le ho tradotte ed adattate alla mia edizione. Il testo di tutti i volumi finora pubblicati è disponibile sia in versione cartacea che in versione eBook Kindle.
Tutti sanno che Paride cadde in battaglia colpito da una freccia dell'arco che Filottete aveva ereditato da Eracle. L'episodio è menzionato più volte, trattandosi di un episodio famoso della guerra di Troia, ma su di esso non ci è pervenuta alcuna testimonianza di epoca arcaica e classica che narri l'evento con una certa ampiezza. Se vogliamo saperne di più dobbiamo rivolgerci a testi epici tardi che certamente utilizzavano versioni più antiche ma per i quali resta incerto stabilire derivazioni e interventi personali. Quinto Smirneo presenta una versione lineare nella quale i due personaggi si affrontano in un duello con l'arco (10.207-252). Paride tira per primo ma non coglie il bersaglio, colpisce invece Kleodoros, un personaggio minore che aveva perduto in battaglia la protezione del «grande scudo» (sav ko" euj ruv ) e si trovava esposto nella mischia senza difese. La caduta del guerriero provoca la reazione di Filottete, il quale, dopo aver rivolto all'avversario le consuete parole di ingiuria (226-230), tende l'arco e colpisce Paride con due tiri successivi, senza tuttavia provocarne la morte (231-243):
Volume 2 Il volume è ispirato ad un'analisi multidimensionale di temi sociologici e di tutti quei cambiamenti, sinteticamente de-finibili come culturali, che caratterizzano la società nel suo evolvere. Between Global and Local. Cultural Changes ha raggruppato alcuni di questi cambiamenti e li racconta in quattro differenti sezioni: Cultural Changes and Globalization , Cultural Changes in Education, Cultural Changes in Policy and Tecnologies, Cultural Changes in the Media. Il progetto editoriale è stato strutturato sull'idea che il mon-do globale è diventato la cornice nella quale vanno inseriti tutti i fenomeni sociali, politici e culturali che la società, in costante evoluzione, continua a manifestare e su cui è bene riflettere, sia per affrontarli e supportarli, ma anche per contrastarli al meglio.
"Phronesis", a. VII, n. 13, ottobre 2009, pp. 29-44, 2009
Indagine sul campo: i temi della consulenza filosofica. Tabelle e percentuali, su un ampio campione di Consulenza Filosofiche. Prima indagine assoluta in Italia.
Carta. In particolare, quale siano gli spazi comuni che si possono recuperare per dare attuazione alle norme fondamentali di Andrea Nistico (redattore Ilaria Taccola) Pubblicato, Mercoledì 22 Maggio 2019 Sommario: 1. Introduzione; 2. La struttura della Carta: distinzione tra norme e principi; 3. Il concetto di partecipazione nelle norme costituzionali; 4. Conclusione
Slavia Barlieva Saint Clement of Ohrid in the Greek Tradition The author dwells on the Greek sources about the life and deed of Clement of Ohrid, which are also the oldest sources written in Greek about St. Cyril and St. Methodius: Ducange’s list where Methodius, Gorazd and Clement are listed among the archbishops of Bulgaria; Clement’s Vita Major written by Theophylact of Ohrid; his Vita Brevis by Demetrios Chomatenos. Afterwards, the author examines the Greek services to Clement, authored by Theophylact of Ohrid, Demetrios Chomatenos, Constantine Kavassilas, Gregory, and Cosmas of Dyrrhachium: a hymnographic corpus, created in the 11th-14th cc. comprising 6 canons and 50 separate monostrophic compositions. The article delineates the new stage of propagation of the cult of St. Clement in Northern Greece, starting from the 17th c., when the skull of the saint was laid at the Monastery of St. John the Forerunner near the town of Berat/Veria. In the 18th c. were published the Greek services to the Holy Heptarithmoi – Cyril and Methodius and their disciples Clement, Naum, Gorazd, Angelarius and Sava, which testify of the cult’s dissemination not only in Greek and Bulgarian but also in Albanian lands. Славия Бърлиева Святой Климент Охридский в грекоязычной традиции Автор останавливается на греческих источниках о жизни и деятельности Климента Охридского, которые являются и самыми древними грекоязычными источниками о свв. Кирилле и Мефодии: список Дюканжа, в котором среди «архиепископов Болгарии» указаны Мефодий, Горазд и Климент; Пространное житие Климента, написанное Феофилактом Охридским; его же Краткое житие, созданное Димитрием Хоматианом. Затем рассмотрены греческие службы Клименту, авторами которых были Феофилакт, Димитрий Хоматиан, Константин Кавасила, Григорий, Козма Драчский: гимнографический корпус, созданный в ХІ-ХIV вв. и охватывающий 6 канонов и 50 отдельных монострофических композиций. Очерчен новый этап распространения культа св. Климента в Северной Греции, начиная с ХVII в., когда череп святого был положен в монастыре Св. Иоанна Предтечи недалеко от города Берат/Вериа. В XVIII в. выходят в печати греческие служ- бы Святым седмочисленникам – Кириллу и Мефодию и их ученикам Клименту, Науму, Горазду, Ангеларию и Савве, – которые свидетельствуют о распространении культа не только в греческих и болгарских землях, но также и в албанских.
Amedit n. 11 – Giugno 2012., 2012
È tra noi. È dentro di noi. Si insinua nei pensieri, nei desideri, nelle ambizioni e attecchisce in ogni angolo e in ogni spigolo delle relazioni umane. È ambigua, sottile, tagliente, sempre in agguato. Impossibile prevenirla. Estremamente difficoltoso ignorarla o reprimerla. Ma che cos’è esattamente? Da cosa è originata? È un vizio o un sentimento?
L'articolo è inserito come appendice nella mia traduzione commentata al quinto libro dell'Iliade, e descrive il modo in cui il poeta tratta il combattimento, i duelli, le vittime ed i loro uccisori in questo libro.
"Tutti i nostri mali spirituali provengono dal Rinascimento, che ha tradito il cristianesimo per la Grecia, ma, avendo cercato nella Grecia qualcosa di diverso dal cristianesimo, non l'ha capita. La colpa è del cristianesimo che si è creduto altro dalla Grecia. Si porrà rimedio a questo male riconoscendo nel pensiero greco tutta la fede cristiana." 1 Questa riflessione del 1942 illumina con chiarezza il nesso profondo che agli occhi di Simone Weil, ben più che a quelli dei primi apologeti cristiani, lega in ideale continuità il pensiero greco classico al Nuovo Testamento. Così come infatti Roma non rappresenta affatto per la Weil la legittima erede di Atene, ma anzi modello negativo di un impero fondato sulla violenza, omologatore e sradicatore di civiltà, allo stesso modo Cristo segna ai suoi occhi una rottura netta con un pensiero religioso ebraico volto all'idolatria della forza, chiuso nella propria autosufficienza e sordo ad ogni prospettiva universalistica. In realtà nella visione teologica della Weil (difficilmente inquadrabile secondo parametri confessionali), il pensiero ellenico non si limita a preparare la sapienza cristiana, fornendole strumenti logico-concettuali, macome ha ben osservato Giancarlo Gaeta-"nei suoi vertici è già rivelazione del Cristo, è già linguaggio di Dio". 2 Tale Grecia naturaliter christiana che affascina la Weil nasce inevitabilmente da una operazione selettiva di riferimenti letterario-filosofici: non l'Odissea ed Esiodo, non la poesia lirica (fatta parziale eccezione per Saffo), non Aristotele,
VITA.IT, 2019
Cresce il dibattito sul Memorandum di intesa Italia-Libia, firmato il 2 febbraio 2017 da Fayez Mustafa Serraj, presidente del Consiglio Presidenziale e Paolo Gentiloni presidente del Consiglio dei Ministri, con validità triennale. Potrà essere rinnovato tacitamente "salvo notifica per iscritto di una delle due Parti contraenti, almeno tre mesi prima della scadenza del periodo di validità", cioè il 2 novembre prossimo. Il governo italiano si trova di fronte a tre possibilità: a) rinnovo tacito per altri tre anni; b) disdetta con "notifica per iscritto"; c) modifica "con uno scambio di note, durante il periodo della sua validità". Stando al testo sottoscritto, il memorandum è finalizzato alla stabilizzazione del paese, al contrasto al traffico di esseri umani, alla lotta al terrorismo, a porre fine alle morti in mare e ai viaggi gestiti dalla criminalità. Si tratta di tre pagine nelle quali le parole 'diritti umani' compaiono una sola volta, indicando negli obblighi internazionali sottoscritti dalle parti su tali diritti lo strumento per "interpretare e applicare" il memorandum. I. La domanda da porsi La crisi libica è umanitaria ma è soprattutto una grave crisi dei diritti umani, ignorati, disprezzati, calpestati da crimini intollerabili, oltre che crisi politica e di governance. Di fronte a questa situazione ed alla sua complessità che non ammette semplificazioni, la domanda che mi pongo è soprattutto questa: nella difficile e complessa realtà della Libia, per riuscire ad alleviare le sofferenze e per migliorare il rispetto dei diritti umani, anche solo un poco ma in modo progressivo con piccoli significativi passi, è meglio abolire il memorandum di intesa o rinnovarlo rendendolo in merito maggiormente impegnativo e verificabile? Esprimo subito la mia personale risposta, consapevole che nel dibattito attuale potrebbe essere contestata da non pochi amici che stimo. Di fronte alle ambiguità e falsità della politica e di fronte alle ributtanti immagini e testimonianze che ci arrivano dalla Libia, l'opzione del rifiuto di qualsiasi accordo sembrerebbe infatti essere l'unica ragionevole. Ritengo invece che occorra valutare e riflettere con maggiore attenzione, proprio avendo negli occhi quelle impressionanti immagini. Siamo così certi che abolendo il memorandum le persone più vulnerabili troveranno maggiore beneficio in Libia, dentro e fuori dai centri ed alle sue frontiere terrestri e marittime? Che avranno maggiori speranze di uscire dalle loro sofferenze? Che ci sarà più spazio per l'azione umanitaria, le pressioni per il rispetto dei diritti umani, le iniziative per la stabilizzazione, il dialogo tra le parti, l'azione internazionale? E' indubbio che così com'è il memorandum sia politicamente e umanamente inaccettabile. Penso però che rendendolo trasparente e completandolo con un accento sui diritti umani, deprecabilmente sottovalutati nel testo in vigore, e monitorandolo permanentemente, sia opportuno rinnovarlo. Nelle conclusioni cercherò di evidenziare quali chiarificazioni e integrazioni. E' un convincimento che è frutto di approfondimento e riflessione basati anche su ciò che mi ha guidato per anni in contesti spesso complessi e difficili: tendere a migliorare le situazioni, a cercare risposte a bisogni dove predominano violenza e disumanità, per potere essere vicino e attenuare le sofferenze delle persone, anche se in modo limitato. La denuncia, specie in tema di diritti umani, rimane indispensabile ma per essere incisiva dovrebbe anche essere accompagnata da credibili e sostenibili proposte. Il memorandum Italia-Libia è particolarmente divisivo: va quindi affrontato cercando di approfondire e valutare tutti i pro e i contro che la complessità e le contraddizioni di quel paese e la problematicità delle relazioni bilaterali e internazionali sollecitano.
2 3 INDICE INTRODUZIONE……………………………………………………………………………………7 I. RISCHIO DI LIQUIDITA'…………………………………………………………………..12 1. Natura e cause del rischio di liquidità………………………………………………12 2. Il Funding liquidity risk.……………………………………………………………………14 2.1 L'approccio degli stock……………………………………………………………….14 2.2 L'approccio dei flussi di cassa…………………………………………………….16 2.3 L'approccio ibrido………………………………………………………………………17 2.4 Prove di carico e Contingency funding plan……………………………….18 3. Il Market liquidity risk……………………………………………………………………..21 4. Misurazione dell'esposizione al rischio……………………………………………22 4.1 Cash flow statement………………………………………………………………….22 4.2 Indice di liquidità……………………………………………………………………….23 4.3 Indici di bilancio…………………………………………………………………………24 4.4 Financing gap…………………………………………………………………………….26 4.5 Maturity laddering…………………………………………………………………….26 II. LA CRISI FINANZIARIA E IL RISCHIO DI LIQUIDITA'………………………….29
2014
Breve saggio sul sultano più conosciuto d'Occidente È generalmente diffusa l'opinione che la memoria dei mediorientali sia lunga e che, sebbene le crociate possano essere state dimenticate da noi, in Occidente, sono tuttora ricordate bene nel luogo in cui avvennero. Questa è un'affermazione falsa: la verità è che nel mondo islamico sono state virtualmente ignote fino a un secolo fa. A dimostrarlo è anche la consapevolezza che il termine arabo «crociata» (harb al-salib) è stato introdotto in quella lingua soltanto alla metà del XIX secolo. Stesso destino, quindi, è toccato al temibile e ammirato Ṣalāḥ al-Dīn Yūsuf b. Ayyūb b. Shādī b. Marwān: il suo nome reale "Yūsuf" segue quello di "Ṣalāḥ al-Dīn" che rappresenta un laqab, ovvero un epiteto descrittivo che significa "integrità della fede". Se per gli europei, quindi, i pellegrinaggi armati in Terrasanta sono stati da sempre importanti, per il mondo musulmano hanno rappresentato solo un evento minore, quasi insignificante. Poco ha differenziato quelle battaglie combattute dal grande sultano da qualsiasi altra guerra contro gli infedeli. Si deve attendere il XX secolo per vedere radicalmente mutare la percezione islamica della storia locale. In questo caso le campagne di Terrasanta sono state finalmente sottratte all'oblìo e, a causa del crollo dell'impero ottomano, le potenze coloniali dell'Occidente hanno portato nei paesi mediorientali il concetto di crociata. Solo allora è stato nuovamente presentato ai musulmani il Saladino, un eroe pressoché dimenticato dal momento che, nonostante i suoi successi sono stati davvero rilevanti, la sua dinastia è durata poco e le sue conquiste sono state erose dalla "spedizione dei re". Tutt'altro destino ha avuto in Occidente: la memoria delle imprese leggendarie di questo "nemico" è sopravvissuta coinvolgendo gran parte della letteratura del medioevo e dei secoli successivi. Il suo mito è ancora vivo al punto che possiamo definire Saladino, a distanza di otto secoli dalla sua morte, un vaso di terracotta malleabile che giace ancora sul tornio, un mosaico incompleto le cui tessere devono essere poste nei punti esatti, oppure-per mutuare una frase dello storico Franco Cardini-un eroe per tutte le stagioni. Tutt'oggi, della sua vita e del suo atteggiamento, si sa ben poco. Alcuni storici lo descrivono come un sovrano tollerante e magnanimo, altri come un feroce e crudele nemico, altri ancora come un regnante equo che usa la spada con i malvagi e il perdono con i giusti. Tre linee di giudizio, quindi, che si intrecciano tra loro e che qualche storico contemporaneo riassume in tre parole: il nemico, il cavaliere e il saggio. Saladino, quindi, è un protagonista del XII secolo ancora oggi difficile da interpretare al punto che i dibattiti e i confronti tra gli storici dell'Occidente non solo sono di grande attualità bensì sono destinati ad aumentare di anno in anno. Il mio lavoro si sofferma principalmente su quest'ultimo terreno di studio. Bisogna sottolineare, però, che risulta alquanto difficile poter raggruppare, nella loro interezza, tutte le testimonianze che, nel corso dei secoli, si riferiscono a Saladino. Il personaggio, infatti, ha suscitato talmente grande interesse che possiamo sostenere come tutt'oggi vi siano ancora numerose documentazioni che attendono di essere scoperte. Ho ritenuto, pertanto, prendere in considerazione sia le fonti primarie sia quelle secondarie che, a mio avviso, appaiono maggiormente significative per capire l'evoluzione storiografica di un personaggio di questo calibro e complessità. Ho suddiviso la ricerca in tre distinti capitoli: i "contemporanei", composto dai paragrafi delle cronache arabe e cristiane; la "leggenda di Saladino" con le fonti a lui ostili, quelle maggiormente benevole, i racconti fantasiosi e la produzione letteraria moderna; la Francesco Iermito (2014)
Anuario De Estudios Filologicos, 1987
L'articolo è inserito come appendice nella mia traduzione commentata al quarto libro dell'Iliade, e descrive la tecnica omerica della rappresentazione dei duelli, delle vittime e dei loro uccisori nel poema. La parte generale è sostanzialmente una traduzione - rivista e adattata - del cap. 3 del bel testo di Martin Mueller " The Iliad", Bloomsbury, London-New York, 2009. La parte relativa in particolare alle vittime del quarto libro è originale.
Che cos'è davvero Gilead, la cittadina dell'Iowa in cui sono ambientati gli ultimi tre romanzi di Marilynne Robinson? Per il suo aspetto insignificante è associata alla Galilea, per il suo nome di derivazione biblica richiama la profezia e il balsamo di guarigione. Tra i diversi personaggi che si incontrano, vive da sempre a Gilead il pastore Ames, ci ritorna il figlio prodigo Jack, ci arriva la vagabonda Lila-i tre protagonisti dei rispettivi romanzi, Gilead, Casa e Lila. Robinson ne narra le vicende, che si intrecciano nel rurale e anonimo borgo di Gilead, che agli occhi dei diversi personaggi assume di volta in volta la dimensione di casa, casa del padre, figura del Regno. Gilead è anche microcosmo del territorio americano, per la compresenza delle tante denominazioni religiose, oltre che delle opzioni di ateismo e scetticismo. Gilead è casa di profeti visionari, che sanno vedere quell'oltre presente nelle cose e dopo contemplarlo. Gilead offre, per il poco o il tanto che vi si resta, il conforto del suo balsamo agli sbandati che lì arrivano dalla loro vita sofferta. Gilead infine risana le ferite e addobba di fiori i suoi giardini in attesa della resurrezione. What's Gilead, the Iowa town where Marilynne Robinson set her last three novels? For its undistinguished appearance, it is linked to Galilee, for its name of Bible origin it recalls prophecy and healing balm. Among the various characters we meet, has always lived there reverend Ames, comes back the prodigal son Jack, arrives the wandering Lila – the three main characters in Gilead, Home and Lila. Robinson tells their stories, interwoven in such a rural and insignificant Gilead, which seen by the different telling voices becomes home, father's home, Kingdom of God. Gilead is also microcosm of American land, for the presence of many religious denominations, further to the atheism and scepticism options. Moreover Gilead is home of visionary prophets, who can see beyond what appears to the eye, and then contemplate it. Gilead gives, for little or longer time, the comfort of its balm to those scattered arriving there from their hard lives. In the end Gilead heals wounds and prepares its flowered gardens waiting for resurrection. (in via di pubblicazione su Archivio Teologico Torinese)
"Meditiamo su quell’unica non duale Realtà che è permanente, pura e senza macchia, infinita e sempre stabile, incrollabile ed immutabile, e che è la silente coscienza che testimonia dietro e al di là della vostra mente e dell’intelletto. " Svāmī Chidananda
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