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the vernacular verses in the Postilla amiatina
dalla <Nuova Antologia> 2255 (luglio-settembre 2010)
2007
La legge sulla feudalità del 1806 nelle carte Marulli Antonio Mele II. ÉLITES, CLASSI DIRIGENTI E ISTITUZIONI IN CAPITANATA Difficili confini: Capitanata e Molise nel Decennio francese Saverio Russo Dal municipio alla Provincia. Note sugli spazi e sui linguaggi dell'agire politico delle élites in Capitanata nel Decennio francese Maria Angela Caffio L'intendenza di Capitanata nel Decennio Maria Carolina Nardella La legge sulla Dogana tra prima Restaurazione borbonica e Decennio Stefano d'Atri La cultura nel Decennio napoleonico in Capitanata Antonio Vitulli Riflessioni sul Decennio Renata De Lorenzo Considerazioni conclusive: le nuove ricerche sul Decennio Anna Maria Rao 1 A. Furetière, Dictionnaire Universel, contenant généralement tous les mots français, Paris 1690; Dictionnaire de l'Académie française, Paris 1694; Encyclopédie ou dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers, a cura di D. Diderot -J. B. d'Alembert, vol. VI, Paris 1756; J. H. Zedler, Grosses vollständiges Universal-Lexikon aller Wissenschaften und Kunsten, Leipzig-Halle 1732, cit. in J. Duindam, Vienna e Versailles (1550-1780). Le corti di due grandi dinastie rivali, Roma 2004 (ed. orig. Cambridge 2003), p. 9. Definizioni formulate in tempi precedenti in M. Aymard -M. Romani, La cour comme institution économique, in La cour comme institution économique, sous la direction de M. Aymard -M. Romani, Paris 1998, pp. 2-3. All'ombra di Murat. Studi e ricerche sul Decennio francese -© 2007 · Edipuglia s.r.l. -www.edipuglia.it
Recherches, 2020
Tra il 1974 e il 1977 Gianni Celati, in collaborazione con il fotografo Carlo Gajani e il mimo Lino Gabellone, pubblica due volumi illustrati, Il chiodo in testa e La bottega dei mimi. Si tratta di veri e propri fototesti, in cui parola scritta e immagine fotografica si sostengono a vicenda, secondo una ricerca sul rapporto tra testo e performance che Celati conduce negli anni Settanta. Alla base di tutto c’è la necessità di « sfuggire » alla fissità della pagina scritta: la stessa necessità che porterà Celati dapprima alla collaborazione con Luigi Ghirri e, anni dopo, al cinema vero e proprio.
L’oggetto di indagine del presente elaborato è la cosiddetta ‘pittura infamante’. Si tratta di una pratica pittorica sviluppatesi in alcuni Comuni del centro e nord d’Italia tra il XIII e XVI secolo che fino agli anni ’60 del Novecento costituiva ancora un argomento poco conosciuto anche dagli storici dell’arte. ‘Virgilio’ è un testo di Gherardo Ortalli editato per la prima volta nel 1979 e successivamente riveduto e ampliato nel 2015. La pubblicazione di Ortalli, titolata “La pittura infamante. Secoli XIII – XVI” è stata una guida per tutti coloro che si sono avvicinati all’argomento negli ultimi decenni del secolo scorso e difficilmente è stata superata. L’autore, infatti, è uno dei pochi che non si sia concentrato nell’analisi di uno o più aspetti caratterizzanti la pittura infamante ma che l’abbia trattata nella sua totalità e in modo organico. Tale tipologia di pittura presenta aspetti di notevole interesse. Al valore di testimonianza di una determinata pratica pittorica - con regole definite quanto alla realizzazione, l’iconografia e la modalità di fruizione – deve aggiungersi la funzione che distingue detta pittura. La pittura infamante, infatti, nasce e si sviluppa come punizione inflitta al reo che abbia commesso un determinato illecito, anche a prescindere dalla condanna giudiziale del responsabile. Considerata la natura di pena, si può affermare che detta pittura appartenesse alla sfera giuridica di quelle realtà comunali italiane che l’avevano adottata. Il presente lavoro rientra tra quegli scritti sull’argomento che trattano sommariamente della materia in modo organico, ponendo massimamente l’attenzione su uno degli aspetti caratterizzanti. La caratteristica che chi scrive ha deciso di approfondire - oggetto dei primi due capitoli - riguarda gli istituti giuridici premessi all’applicazione di questa pena, nonché la funzione e gli effetti della stessa. Il terzo capitolo è riservato all’analisi di una sola delle iconografie tipiche di detta pittura, l’uomo con la borsa appesa al collo. Tale scelta dipende dalla circostanza che, tra i pochissimi resti di pitture infamanti, Brescia conserva il ciclo più completo per la cui realizzazione i committenti e/o gli esecutori optarono per l’utilizzo di detta iconografia. Il quarto ed ultimo capitolo esamina il ciclo bresciano, del quale è stata posta in essere una lettura infamante solo dopo la prima pubblicazione dello studio di Gherardo Ortalli - 1979.
Questo saggio, e quelli pubblicati sulla rivista "Impackt" nel 2002 e nel 2005 sullo stesso tema, rappresentano i relitti di un libro sul packaging a cui lavorammo Maria Gallo e io fra il 1999 e il 2000. Il fallimento di questo progetto resta fra i rimpianti più acuti della mia vita. Certo, se lo scrivessi adesso [2010] avrebbe un'impostazione molto meno "marxista"... Per restare al testo di allora: "Non è che il capitalista sia una puttana, è che la merce deve comunque sognare di essere qualcosa di diverso da quello che è, perché il compratore possa sognare, e possa illudersi di uscire dalla banalità dell’uso e dalla depressione dello scambio. Per questo la merce deve truccarsi da mondo, deve simulare una autenticità originaria che per la sua sordida origine industriale non possiederebbe: altrimenti nessuno la comprerebbe. È la merce la puttana, che deve simulare di essere una venditrice di se stessa: e il packaging non è altro che il suo vestito da lavoro."
IL TORINESE , 2024
Something about the death of Carlo Antonio Napione in Rio de Janeiro in 1814 and something else about my studies on him and his works
Parte I L' organizzazione Sezione I I concetti §1. Organizzazione e prospettiva giuridica Le organizzazioni sono insiemi di persone legate tra loro da uno stesso scopo (sono organizzazioni, ad es., il Ministero dell' interno, il cui scopo è quello di mantenere l' ordine e la sicurezza pubblica, ovvero l' INPS, la cui finalità è quella di raccogliere contributi ed erogare prestazioni sociali). Ovviamente, all' interno di ogni organizzazione le persone sono distribuite secondo ruoli complementari tra loro (dal Ministro dell' interno all' ultimo dei poliziotti), devono agire in modo congruo rispetto agli scopi da raggiungere e hanno bisogno di risorse (ad es., il denaro necessario al pagamento degli stipendi). Le strutture indicate a mo' di esempio come organizzazioni (Ministero dell' interno e INPS) sono, più precisamente, pubbliche amministrazioni (P.A.), vale a dire quel complesso di soggetti pubblici che svolgono un' attività amministrativa, cioè un' attività volta alla realizzazione di interessi pubblici, che l' ordinamento pone come fini da realizzare (negli esempi avanzati: la sicurezza pubblica e la previdenza sociale). Tali organizzazioni, a ben vedere, presentano molti tratti in comune con altre che pubbliche amministrazioni non sono (si pensi, ad es., all' IBM o alla FIAT): anche queste perseguono un determinato scopo, sono costituite da persone e necessitano di determinate risorse. Ora, le analogie tra questi due tipi di organizzazioni sono tali da giustificare l' esistenza di una disciplina scientifica che le abbraccia entrambe: la scienza dell' organizzazione, la quale prende in considerazione
2021
Le terre dell’Adriatico orientale sono state uno dei laboratori della violenza politica del ’900: scontri di piazza, incendi, ribellioni militari come quella di D’Annunzio, squadrismo, conati rivoluzionari, stato di polizia, persecuzione delle minoranze, terrorismo, condanne del tribunale speciale fascista, pogrom antiebraici, lotta partigiana, guerra ai civili, stragi, deportazioni, fabbriche della morte come la Risiera di San Sabba, foibe, sradicamento di intere comunità nazionali. Queste esplosioni di violenza sono state spesso studiate con un’ottica parziale, e quasi sempre all’interno di una storia nazionale ben definita – prevalentemente quella italiana o quella jugoslava (slovena e croata) –, scelta questa che non può che originare incomprensioni e deformazioni interpretative. Infatti, è solo applicando contemporaneamente punti di vista diversi che si può sperare di comprendere le dinamiche di un territorio plurale come quello dell’Adriatico orientale, che nel corso del ’900 oscillò fra diverse appartenenze statuali. Inoltre, le versioni offerte dalle singole storiografie nazionali non fanno che rafforzare le memorie già a suo tempo divise e rimaste tali generazione dopo generazione. Sono maturi i tempi per tentare di ricostruire una panoramica complessiva delle logiche della violenza che hanno avvelenato – non solo al confine orientale - l’intero Novecento.
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Studi linguistici in onore di Roberto Gusmani, 2006
Catasti del Riminese: una storia d'archivio
ANTROPOLOGIA E ARCHEOLOGIA A CONFRONTO: RAPPRESENTAZIONI E PRATICHE DEL SACRO, 2011
Nuovo bullettino archeologico sardo, Vol. 3 (1986 pubbl. 1990), p. 189-205, 1990