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L'articolo tratta del rapporto di Leopardi con lo Stoicismo Romano,e in particolare con un esponente di spicco del neostoicismo Epitteto.
PHILOSOPHICAL PAPYRI. A Journal of Ancient Philosophy and the Papyrological Tradition, 2024
This paper is devoted to POxy. lxxxv 5483, a 3rd-century AD fragment of a scroll containing some lines of text on Stoic lekta. The edition of the fragment, which appeared in 2020, is characterized by the removal of an important reference to the division of predicates into simple and non-simple. In the present study, this reference will be restored and explained in the light of both a set of hypotheses regarding the authorship (the favored hypothesis being that POxy. lxxxv 5483 contains a work by Lucius Annaeus Cornutus) and the broader doctrinal context of the imperial age, in which this division – unattested in sources relating to Stoicism of the Hellenistic age – finds its justification. In conclusion, some general considerations will be made on the presence of an interest in logical and ontological Stoicism at Oxyrhynchus during the imperial age, with reference also to other Oxyrhynchus papyri from the same period (POxy. lii 3649, POxy. xlii 3008, and POxy. lii 3658) and written in the same handwriting (Severe Style).
Leopardi e cultura del Novecento, 2020
Da questo contributo emerge un Leopardi pensatore "postumo", capace di riaffiorare non solo nel secolo dell'angoscia e dell'inquietudine, ma anche nella svolta nichilistica impressa all'ermeneutica leopardiana da tre grandi protagonisti del Novecento filosofico italiano: Cesare Luporini, Alberto Caracciolo, Emanuele Severino.
AOQU (Achilles Orlando Quixote Ulysses). Rivista di epica
Il saggio indaga il rapporto di Leopardi con la tradizione eroicomica. Partendo dalla giovanile Arte poetica travestita ed esposta in ottava rima, attraverso le tre traduzioni della Ba-tracomiomachia omerica e fino ai tardi Paralipomeni, viene riconsiderata la questione della pre-senza dell’eroicomico nell’opera leopardiana, individuando nuove prospettive di indagine in rapporto agli autori antichi e moderni.
Dall'analisi degli scritti e delle opere prodotti da Giacomo Leopardi, durante gli anni di attività letteraria, poetica e filosofica, è possibile delineare un percorso ideologico e filosofico, che sfuma e varia attraverso gli anni e le esperienze dell'autore. Sebbene il pensiero dell'autore possa esser ritenuto vario e dalle mille sfaccettature, gli elementi principali sui quali questo si basa, sono sostanzialmente sempre gli stessi, e cioè, la natura, l'uomo, il periodo storico, la società, la ragione, la felicità, le illusioni e la poesia, messi spesso in contrasto l'uno con l'altro, a seconda del periodo. Tutti questi elementi vengono spesso raggruppati e trasformati di volta in volta, pur mantenendo un'importanza cruciale nel pensiero e nelle opere dell'autore. Nei primi anni della sua attività, il Leopardi sviluppa una sorta di proprio pensiero filosofico, rifacendosi un po' a quella che era la corrente Rosseauiana. Tra il settecento e l'ottocento, per la precisione in Francia, si svilupparono e concretizzarono i concetti di progresso e perfettibilità [1] dell'uomo, progresso inteso come perfezionamento della società e perfettibilità come caratteristica legata al progresso e all'intelletto, la quale distingueva il genere umano da quello animale. Jean Jeaques Rousseau, tuttavia, analizzò la questione della perfettibilità da un punto di vista non più storico, ma bensì antropologico, rilevandone diversi problemi, in particolar modo egli collega il problema della felicità con quello della relazione fra l'uomo e la natura. Secondo il filosofo svizzero la perfettibilità doterebbe l'uomo della cognizione, della virtù e della felicità dello stesso modo come dell'errore, del vizio e dell'infelicità. [3] Il Leopardi, dunque, sulla scia del pensiero di Rousseau, arriva a formulare quella fase del suo pensiero che è nota oggi a noi con il nome di Pessimismo Storico [4] , secondo il quale, sostanzialmente, il genere umano sarebbe vittima dell'infelicità procuratagli dalla ragione dei tempi moderni e dal progresso e, solamente grazie al ritorno alla natura e alle illusioni, potrebbe riacquistare la felicità, ormai, da tempo perduta. Questo tipo di pensiero si riflette, non solo, nelle sue opere letterarie, ma anche nei propri scritti, privati e non. Il Leopardi, nei suoi primi anni di vita, nonché di attività, soffocato da quello che era il proprio ambiente familiare e dalla vita del suo paese, Recanati, nonché afflitto da diversi problemi fisici, credeva che la felicità gli fosse negata a causa del proprio stato di salute, come fatto ad esempio esplicito nella lettera A Pietro Giordani del 2 marzo 1818, ma che invece per gli altri, sani e vigorosi, e in grado di partecipare alle attività alle quali egli non poteva prender parte, questa fosse raggiungibile in un modo o nell'altro. Tuttavia, ben presto, questo suo pensiero finì col mutare, ed assieme ad esso il suo atteggiamento nei confronti della vita e del mondo.
in "Biblioteca e Società", n° 1/7, 2019, pp. 62-73.
Discorso sopra la Batracomiomachia DISCORSO SOPRA LA BATRACOMIOMACHIA Quando, dopo aver letta qualche opera di autore sconosciuto, la troviamo interessante e degna di osservazione, siamo tosto spinti dalla curiosità a ricercarne lo scrittore. Avendone rilevato il carattere dall'opera stessa, bramiamo avere un nome a cui applicarlo. Ci duole d'ignorar quello di una persona che c'interessa, e di dover lodare e stimare un Essere anonimo e sconosciuto. Forse il suo nome non ce lo farebbe conoscere più di quello che può fare l'opera stessa, ma noi crediamo di essere abbastanza informati intorno ad uno scrittore, quando ne sappiamo il nome. Riguardo alle opere antiche, questa curiosità va ancora più avanti. La difficoltà di conoscere l'autore di qualcuna di esse, non fa che aumentarla. Pochi sperano di acquistar gloria collo scuoprire l'autore di uno scritto moderno, ma ogni scoperta fatta nei campi dell'antichità è creduta interessare tutta la Repubblica dei Letterati. Il solo aver tentata un'impresa di questo genere senza mancare di qualche successo, basta talvolta a render famoso il nome di uno scrittore. Intelligenza di antichi linguaggi, esame di vecchi libri, acutezza di critica, finezza di giudizio, tutto si pone in opera per ottenere l'intento desiderato, o per persuadere ai lettori d'averlo ottenuto. Una scoperta difficile è sempre bella, se non per la sua utilità, certamente per la sua difficoltà, poiché l'ingegno fu sempre stimato più della sodezza, e lo strepito più della riflessione. La Batracomiomachia però, ossia la Guerra dei topi e delle rane, può veramente dirsi un'opera interessante. La bassezza dell'argomento non può farle perdere nulla del suo pregio. Il Genio si manifesta dappertutto, e tutto è prezioso ciò che è consacrato dal Genio. Boileau non è meno famoso per il Lutrin che per l'Arte Poetica; la Dunciade e il Riccio Rapito sono parti dei traduttore dell'Iliade e dell'autore del Saggio sopra l'uomo; e l'Ariosto contrasta ancora al Tasso il primato del Parnaso Epico Italiano. Famosa è la proposizione di Iacopo Gaddi. "Voglio", scrisse egli, "pronunziare un paradosso, benché abbia alquanto paura dei censori nasuti e dei motteggiatori. La Batracomiomachia mi par più nobile e più vicina alla perfezione che l'Odissea e l'Iliade, anzi superiore ad ambedue nel giudizio, nell'ingegno e nella bellezza della tessitura che la rendono un poema giocoso affatto eccellente" 1. Martino Crusio analizzò la Batracomiomachia con tutte le regole della critica, e la trovò Poema Eroi-Comico esattamente corrispondente a tutte le leggi dell'arte poetica, e perfetto in tutte le sue parti. E già senza il voto del Gaddi e l'analisi del Crusio, il disegno, l'invenzione e la condotta del poema, la felicità e lepidezza dei ritrovati, e quell'acconcia mescolanza di cose basse e volgari con parole, e cose grandi e sublimi, dalla quale nasce il ridicolo, fanno conoscere ad ogni uomo di gusto che la Batracomiomachia non è parto di un poeta mediocre. Si desta quindi in noi il desiderio di sapere il nome di questo poeta. Già da molti secoli il poema porta quello di Omero, a cui espressamente lo attribuì Marziale, che scrisse sopra la Batracomiomachia quell'epigramma 2 : Perlege Maeonio cantatas carmine ranas, 1 Paradoxon dicere volo, licet verear nasutos censores, vel momos. Batrachomyomachia videtur mihi nobilior, propiorque perfectioni, quam Odyssea et Ilias; immo utramque superat judicio ac ingenio, et praestantia texturae, cum sit poema ludicrum excellens.-Gaddi, De Scriptoribus non Ecclesiasticis. 2 Martialis, Epigram. Lib. XIV. Epigr. 183.
Leopardi moderno, a cura di Aretina Bellizzi, Valentina Maurella, Fulvio Vallana, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici Press, 2024
La collana "Costellazioni" è volta a valorizzare il contributo dei giovani borsisti alle attività dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. I singoli progetti, articolati secondo temi proposti in seminari e laboratori tenuti nel corso dell'anno accademico in Istituto, sono inscritti in un complessivo percorso di formazione che ha come obiettivo primario la creazione di spazi condivisi di riflessione. A cura di Aretina Bellizzi, Valentina Maurella e Fulvio Vallana Istituto Italiano per gli Studi Filosofici Press La collana Costellazioni è promossa dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici
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RES PUBLICA LITTERARUM, vol. VIII, pp. 177-183, 2005
"Primitivi" a cura di Cinzia Di Cuonzo e Lionello Sozzi, Torino, Rosenberg&Sellier, 2011, pp. 130-143
Lingua. Language and culture, 2020
Nuova Rivista di Letteratura Italiana , 2023