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Cartesio nacque il 31 marzo del 1596 in Francia e così come studiato in precedenza con altri filosofi, anche questi si formò all'interno di un contesto culturale particolarmente stimolante e fertile grazie alle grandi scoperte scientifiche. Il giovane Cartesio fu appassionato dalle tante scoperte fatte sino ad allora a cui si aggiunse però anche l'insoddisfazione della filosofia tradizionale, in contrasto con larga parte della cultura del suo tempo; nonostante ciò C. aveva un impressione potenzialmente ottimistica dell'impresa filosofia. Egli infatti ritiene che questa non è né difficile né impossibile a patto che si osservino alcune regole essenziali nella ricerca della verità. E fu proprio su questo che si basò la sua prefazione filosofica riguardo il discorso sul metodo (ne fu proprio l'introduzione) nel libro 'Il mondo o trattato della luce', diviso questo in 3 saggi, già stati scritti in precedenza, anche se poi fu da qui che estrasse: la dottrina, le meteore e soprattutto la geometria cartesiana ed analitica(eq. della retta, dell'iperbole, della parabola…). Le regole epistemologiche riguardano il discorso sul metodo(teorie della scienza) non vanno contro la ragione, bensì fede-ragione non sono in contrapposizione, C. era cattolico(così come Galileo d'altronde, Newton era protestante) sono 4:
Se questo discorso sembra troppo lungo per essere letto tutto in una volta, lo si potrà dividere in sei parti. E si troveranno, nella prima, diverse considerazioni sulle scienze. Nella seconda, le principali regole del metodo che l'autore ha cercato. Nella terza, qualche regola della morale ch'egli ha tratto da questo metodo. Nella quarta, gli argomenti con i quali prova l'esistenza di Dio e dell'anima dell'uomo, che sono i fondamenti della sua metafisica. Nella quinta, la serie delle questioni di fisica che ha esaminato, in particolare la spiegazione del movimento del cuore e di qualche altra difficoltà della medicina e, ancora, la differenza tra l'anima nostra e quella dei bruti. Nell'ultima, le cose ch'egli crede siano richieste per andare avanti nello studio della natura più di quanto si è fatto, e i motivi che lo hanno indotto a scrivere.
Il testo originale francese è pubblicato sotto lo stesso numero nell'ediz. franc. della presente Raccolta. 2 RU 2002 885 0.120 Cooperazione internazionale 2 0.120 Capitolo I: Fini e principi Art. 1 I fini delle Nazioni Unite sono:
È necessario, almeno una volta nella vita, dubitare di tutte le cose.
Ricevere una cartella esattoriale non e' mai "cosa da niente" o da prendere sottogamba. Essa e' infatti un documento che da' la possibilita' all'agente della riscossione (Equitalia Spa) in caso di mancato pagamento, di agire in modo incisivo, e di rifarsi sui beni del debitore con provvedimenti come il fermo amministrativo, l'ipoteca della casa od addirittura il pignoramento della stessa con successiva vendita coatta. La cartella, infatti, e' un "titolo esecutivo" al pari di una cambiale impagata o di una sentenza divenuta definitiva. Tutto cio' non significa che di fronte ad una cartella si debba solo pagare, ma semplicemente che si deve essere consapevoli della forza del documento che ci e' giunto. E' quindi nostro diritto (e dovere) capire questo documento, verificare cosa ci viene richiesto, ma soprattutto dotarsi degli strumenti per poter decidere il "cosa fare", compreso il contestare quando la pretesa e' ingiusta (perche' magari si e' gia' pagato) o illegittima. Questa scheda ha lo scopo di dare informazioni riguardo questo complesso strumento di riscossione, in modo da dare la possibilita' a chiunque lo voglia di comprenderlo meglio e saperlo meglio "gestire", anche autonomamente.
Un falso manoscritto seicentesco ("Cronaca di Orofone") descrive Artenomasia e Castoreo, due antiche città della provincia di Messina, distanti, rispettivamente, 40 stadi da Milazzo e otto miglia dalla fonte di S. Venera (antico territorio di Castroreale). La cronaca sembra indicare la loro collocazione nelle aree oggi ricadenti nel comune di San Pier Niceto, dove risulta consolidata una tradizione che vuole l’esistenza di un antichissimo centro abitato. Questo fenomeno di storicizzazione di una credenza popolare è stato indagato con alcune ricognizioni volte alla ricerca di vetustà nei declivi e nei crinali collinari che degradano verso gli antichi torrenti Niceto e Muto. Le indagini hanno portato al rinvenimento di un'area quadrilatera (contrade Vallone della Morte, Perda Romiti, Milia e Cafurci), nella quale risultano percepibili notevoli valenze sacrali e mitologiche.
The reconstruction of the Young of Motyas identifies the statue as Herakles/Melqart, with a lion on his head, which falls on his back and is seen bound across his upper chest. Her clothing consists of a long tunic, held in place by a band that crosses the chest, which does not compare to the known clothing of the period. The god is shown with his right hand raised and his left hand resting on his hip. From an iconographic point of view, it is necessary to incorporate a leontè and a bronze club. With this reconstruction we can connect the cult statue of Herakles/Melqart with the nearby temple of Cappiddazzu..
I siti di arte rupestre figurativa delle Alpi Apuane, caratterizzati dalla presenza predominante della figura del pennato, ovvero della roncola da boscaiolo, e che abbiamo chiari indizi di antichità, costituiscono forse la più significativa rilevanza archeologica della zona centrale della catena. Essi continuano ad essere al centro dell'attenzione da parte degli studiosi di arte rupestre, anche non strettamente locali Sani, 2006]. Infatti negli ultimi tempi sono stati pubblicati lavori significativi riguardanti una classificazione organica dei siti in termini stilistici e di cronologia relativa ed è stata recentemente proposta una metodologia specifica (ancora in fase di verifica) per la loro datazione assoluta Bagnoli, 2010]. A fronte di questi progressi significativi tuttavia non solo il contesto cronologico ma soprattutto i significati connessi a questi siti di arte rupestre sono ancora per lo più oscuri e non vanno oltre il livello di ipotesi prive di un vero e proprio riscontro puntuale. La conclusione di questo processo di studio, se mai potrà dirsi compiuta, dovrà certamente passare attraverso l'acquisizione di ulteriori dati derivanti dall'analisi di nuovi siti di arte rupestre e nuove scoperte. Per questa ragione in questa sede si intende descrivere un sito inedito di arte rupestre anch'esso direttamente connesso con le rappresentazioni dei pennati e che, nonostante la frammentarietà, presenta caratteri del tutto nuovi e differenti rispetto agli altri contesti di arte rupestre antica e di conseguenza estremamente significativi. Tali caratteri sono: primo fra tutti, la collocazione non su una roccia all'aperto ma all'interno di un riparo roccioso che ha protetto le incisioni dall'usuale e devastante processo erosivo delle acque meteoriche; il secondo è il contesto lapideo di arenaria che dimostra che le figure rupestri dei pennati non erano esclusivamente effettuate su rocce di marmo ma anche su altri tipi di roccia; terzo la compresenza, forse prevalente, di una figura antropomorfa, forse in origine di grandi dimensioni (mascherone), ed in ultimo la presenza di alcune date. La prima scoperta e segnalazione di questo nuovo sito è dovuta a Mauro Viegi e Susanna Azzinari, ricercatori del Gruppo Archeologico Pisano i quali riportarono la presenza più evidente della figura antropomorfa. Ad un più attento esame successivo si rilevò tuttavia una ben maggiore articolazione del complesso rupestre con la presenza dei pennati e di altri segni connessi che ne hanno fatto meritare uno studio ed una documentazione dedicata. Al presente sito di arte rupestre è stata assegnata la denominazione di "Riparo del Mascherone" ed è genericamente localizzato nella zona montana intorno a Cardoso. La sua particolare collocazione ed il fatto che le incisioni siano su una roccia accessibile e facilmente asportabile o danneggiabile ha convinto gli scriventi ad omettere in questa sede qualsiasi indicazione sull'esatta localizzazione ed il percorso per raggiungerla allo scopo di salvaguardia del sito, lasciando alle autorità competenti il problema se sia o meno opportuna l'asportazione del blocco per la sua conservazione e l'opportuna
Classics@ Journal, 2021
Il decreto con gli onori tributati a Prytanis di Caristo [Appendix epigraphica 1.1] è un documento fondamentale per comprendere la politica ateniese della seconda metà del III secolo a.C., quando la città, dopo la liberazione del 229, andava cercando un equilibrio tra le diverse forze attraverso un'oculata e di cile azione diplomatica. Dopo la scon tta nella guerra cremonidea, che aveva visto Atene a anco di Tolemeo II in funzione antimacedone, Atene dovette chinare il capo di fronte al Gonata: accettò guarnigioni macedoni al Pireo e sulla collina del Museo, un governatore macedone della città e per no la nomina di alcuni magistrati cittadini da parte del re macedone; tali imposizioni furono però progressivamente alleggerite no alla liberazione della città, per la quale le fonti riconoscono un ruolo fondamentale ad Arato di Sicione. [1] Fu lui a convincere Diogene, comandante delle truppe macedoni, a liberare Atene in cambio di un'indennità di 150 talenti, [2] che ci viene testimoniata anche dalle fonti epigra che; [3] la liberazione di Atene è però anche conseguenza del nuovo corso della politica macedone che, sotto Antigono Dosone, entrò in un periodo di raccoglimento, dopo le aggressive guerre del re Demetrio contro la lega etolica e la lega achea. Se le fonti scritte esaltano il ruolo di Arato nel processo di liberazione, alcuni decreti onorari di Atene, per ribadire l'autonomia della città, attribuiscono un ruolo importante a due fratelli ateniesi, Euricleide e Micione; in aggiunta, alcune iscrizioni [4] ricordano personaggi ateniesi che, con le loro sostanze, nanziarono restauri e si fecero carico dell'indennità da pagare ai Macedoni; inoltre, un'altra iscrizione testimonia che la città,
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L'Illustre Bassanese n. 119 bimestrale monografico di cultura, 2009
"Stranieri di carta, stranieri di voce", 2017
Fonti Cartografiche nell'Archivio di stato di Napoli