LA MUSA PROBLEMATICA Il fatto di essere tristi senza saperne decifrare il perché rappresenta in sintesi la malinconia. Ma come tutte le sintesi anche questa non riesce a contenere l'affiorare continuo, attraverso i secoli, di un ventaglio di ipotesi in cui i termini si moltiplicano, si scontrano e s'incrociano in sintonia con il mutare dei tempi, della storia e della cultura. Poiché la malinconia è peraltro uno stato d'animo e appartiene al vissuto degli esseri umani, alle ipotesi si aggiungono le sensazioni, le esperienze individuali, i tepori o invece le asprezze dei singoli. Cosicché la nebbia avanza e si diffonde e l'idea dell'arcipelago in cui la malinconia si frantuma e si moltiplica deve lasciare il posto alla molto più estesa ed incerta idea di una nebulosa in continua trasmigrazione nell'universo e con l'universo. D'altra parte la malinconia ha pur sempre a che vedere con gli astri, e naturalmente con Saturno. Ma poi sopraggiunge il Romanticismo e la sferzante rivendicazione di una sensibilità nuova si abbatte anche sulla più coriacea resistenza delle tradizioni. Per non dire di quei sottili liquori che quasi inavvertitamente s'inseriscono in sottopelle, alimentati dallo spleen che pervade gli stati d'animo dei nuovi dandy che poi si affacceranno oltre la soglia del XX secolo con quel cinismo un po' svagato sotto al quale si nasconde un insopprimibile bisogno di affetto: si giocherà senza giochi, qualche macchina diventerà celibe e qualcuno come Russel deciderà di disegnare e dipingere magnifici e stravaganti paesaggi sull'acqua. Intanto la malinconia, che già è trasmigrata dalle pagine di Aristotele a quelle di Petrarca e di Michelangelo, ed è atterrata sulla luna leopardesca e sulle rive dell'Istro di Hölderlin, ha cambiato molte vesti ma è rimasta se stessa: ha fatto i conti con sistemi politici, culturali e sociali di diversa identità, ma è rimasta se stessa malgrado qualcuno le tiri le vesti verso l'antica accidia e qualcun altro la trascini verso le teorie psicanalitiche più arrischiate e qualcun altro ancora la voglia sposare all'ansia depressiva. Mentre lei, la musa malinconica, è tutt'altra cosa e forse anche il vecchio Dürer in cuor suo lo sospettava. Ma questa è un'altra storia. Fino a un certo punto: perché la vicenda, nel lungo percorso che si addice a una nebulosa che intanto trasmigra nei cieli, non è marginale ai sistemi politici e ai modelli che di volta in volta ne formano la struttura, ma ne costituisce invece la segreta e spesso occultata cellula impazzita. L'enorme confusione di termini, di definizioni e di referenzialità, cresciuta attorno alla dea del pensiero riflessivo e, guarda caso, spesso solitario, deriva probabilmente dalla fragilità stessa del termine che ne costituisce però il senso: nasce insomma dalla misteriosità di quel languore che ti avvolge e di quella felicità che ti attenta, se proprio non può possederti, e che dal languore stesso prende forma. La malinconia è soprattutto e prima di tutto politica, intendendo per politico tutto ciò che dell'universo politico sappiamo e si è andato configurando nella storia: dalla cultura e prefigurazione della polis, e dello stato, all'esercizio del potere e alle forme e ai contenuti che ne ispirano l'esercizio; dagli strumenti per rinnovare, aggiornare, abbattere il potere per sostituirlo con altri poteri e altre prassi organizzative del sociale. O con nessuna: estremo e mai tramontato sogno mistico, prima, e anarchico poi.