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Una particolare e profonda relazione prossemica e simbolica tra i poli liturgici e con l'assemblea s'instaura nel modello cosiddetto dello " spazio di comunione " di cui il progetto qui illustrato rappresenta una rilevante declinazione, ispirata ad analoghi esempi realizzati nonché riportati dalla letteratura sullo spazio liturgico, e legata alla particolare struttura architettonica della cattedrale di Cuneo.
in: PARISI D. (ed.), Uomo & Denaro. Quaderni verdi, Introduzione di G. Vigorelli. Ciclo di conferenze e seminari "L'uomo e il denaro", Milano 14 dicembre 2009, (= Università cattolica - Associazione per gli studi di Banca e Borsa, Quaderno n. 41), Milano 2010, pp. 15-32
Le cattedrali della Lazio. L'adeguamento liturgico delle chiese madri nella regione ecclesiastica del Lazio, 2015
La cattedrale è punto nodale delle relazioni ecclesiali ed esempio per la loro conformazione. Si può dire: "la cattedrale è spazio organizzato in luoghi simbolici che, essenzialmente e in modo eminenziale rispetto alle altre domus ecclesiae, attesta, a riposo come nel suo essere animata, l'antica espressione [...] 'Credo la Chiesa'". Per questa sua singolare natura, essa "appare come un'arca che racchiude sinfonicamente ed espressivamente ministri e fedeli, azioni e cose, nella pienezza delle possibilità di uno spazio che raduna le ricchezze dell'ecclesia" 1 . Con il progetto del suo adeguamento liturgico non si devono tanto spostare degli oggetti da un ambito all'altro della chiesa, conservandone di fatto le stesse proprietà; piuttosto, è possibile produrre una condizione in grado di attivare sensibilità latenti: si va cioè a inscrivere una differenza qualitativa in cui comporre una topologia rituale. Proprio la disposizione dei luoghi liturgici è l'incognita che segna la discontinuità, rivelando al tempo stesso l'analogia. Discontinua è la nuova presenza: essa manifesta l'assentarsi del suo passato (e attuale) farsi presente, poiché ne registra la memoria, ponendola su un livello sovrapposto al precedente; su questo riconoscimento s'innesta una modifica analogica in cui l'immanenza di una ricorsività formale pone in atto la comunicazione con la trascendenza. Il procedimento assume l'aspetto qualificante per cui si mantengono inalterate le condizioni iniziali, poiché il processo integrativo non è di trasformazione, bensì di modificazione e viene controllato da motivazioni estetico-teologiche delle azioni predisposte. Ciò che è si unisce nella reiterazione dell'ora, in una costellazione simbolica la quale determina il sincronismo delle immagini nell'ordine intemporale della celebrazione. L'animazione festiva di questa scena rituale non mira al suo ulteriore caricamento espressivo, ma a collocare nuovi elementi laddove un "dispositivo significante" appare pronto ad accoglierli 2 : le cose vorrebbero essere semplicemente poste e com-poste in modo tale che sia possibile testimoniare e non asserire, siano apparizione e, al contempo, rinvio al mistero. Sostanzialmente, se vi è un'esigenza del sacro rappresentata, nell'attuale condizione di postmodernità, dall'arte come "luogo dove esso si manifesta a noi, è importante non confondere il sacro con ciò che ne è la rappresentazione, senza, per questo, dissociarlo da essa" 3 .
Nobile semplicità. Adeguamento liturgico , 2016
Si presenta qui l'adeguamento liturgico della Chiesa di Santa Lucia delle Spianate in diocesi di Faenza (provincia di Ravenna).
Il presente articolo tratta della riforma liturgica, in rapporto alla ecclesiologia, dopo il Concilio Vaticano II in ambito missionario.
Hortus Artium Medievalium, 2021
ZAGREB-MOTOVUN, CROATIA LiturgicaL instaLL ations and their scuLpture (4-15 c.) s. casartelli novelli, «Pensiero immaginale» e messaggi salvifici nelle «pagine di pietra» dell'età carolingia Keynote lecture 9 a. Flammin, d. istria, Le mobilier liturgique en pierre du groupe épiscopal de Mariana (Corse) original scientific paper 12 d. nicolau, Two Cypriot Workshops of Stone Church Furniture original scientific paper 25 d. peirano, Presbytery Furnishings in the 5th-6th Centuries Basilicas of Western Asia Minor and Neighbouring Islands original scientific paper 37 s. pedone, Transenne marmoree bizantine del tipo 'a colonne': uso, attestazioni, varianti stilistiche e diffusione original scientific paper 47 M. pola, B. Maletić, g. castiglia, M. ciliberti, L'arredo liturgico delle chiese adulitane (adulis-Eritrea). Nuovi dati dai recenti scavi del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana alla chiesa "del British Museum" original scientific paper 60 e. cerrato casado, J. M. Bermúdez cano, Nuevos indicios sobre la cristianización del suburbio occidental de corduba: fragmentos inéditos de escultura litúrgica procedentes de Huerta Camila preliminary communication 80 s. gutiérrez Lloret, J. sarabia-Bautista, V. amorós ruiz, Producción, uso y reuso de la escultura decorativa altomedieval de ambiente litúrgico en El Tolmo de Minateda: criterios para su contextualización cronológica y espacial original scientific paper 88 r. cebrián Fernández, i. hortelano uceda, Reconstructive Proposal of the Visigothic Liturgical Furnishing from the ecclesia in suburbio of segobriga (Cabeza de Griego, Cuenca) original scientific paper 106 J.c. sánchez pardo, M. J. de la torre Llorca, La producción de mobiliario litúrgico en la Galicia altomedieval: piezas, talleres y escenarios del poder original scientific paper 118 L. c. schiavi, Inediti per la ricerca sulla scultura e l'arredo liturgico a Milano e nel suo territorio tra i secoli VI e VII preliminary communication 138 M. Beghelli, Sculpture in the seventh century CE. Some Securely Dated Objects in Context original scientific paper 151 s. Lomartire, Sculture datate dell'Alto Medioevo nella Langobardia Maior. Una sintesi e qualche riflessione original scientific paper 169 F. coden, Arredi liturgici altomedievali nella diocesi di Verona: i cibori di San Giorgio di Valpolicella original scientific paper 179 a. passuello, A New Chronological Proposal for the Early Medieval Liturgical Installations of the Church of San Lorenzo in Verona preliminary communication 194 M. Vaccaro, e. de Feo, c. Ferreyra, Gli arredi liturgici dell'abbazia di Fleury dall'età merovingia al XII secolo: indagine storico-artistica e restituzioni digitali original scientific paper 204 s. Ferrari, La Cattedrale di Osimo e i fragmenta dei suoi arredi liturgici (VIII-XIII secolo) preliminary communication 215 a. tranchina, Gli stucchi di Terreti nel contesto: frammenti di una recinzione per la liturgia original scientific paper 224 F. gemelli, La cripta e l'ambone della cattedrale invernale di Santa Maria del Popolo di Pavia: alcune considerazioni sulla decorazione scolpita preliminary communication 237 d. di Bonito, La produzione scultorea a Napoli tra IX e XI secolo. Riflessioni storiografiche e materiali di studio preliminary communication 247 a. avagliano, Frammenti vecchi e nuovi: arredi liturgici altomedievali in Costa d'Amalfi preliminary communication 262 4
Andrea Pala, “La suppellettile liturgica”, in S. Angiolillo, R. Martorelli, M. Giuman, A. M. Corda, D. Artizzu (a cura di), Corpora delle antichità della Sardegna - La Sardegna romana e altomedievale. Storia e materiali, Sassari 2017, pp. 315-321, 2017
Gli studi più antichi sulla suppellettile liturgica cristiana si possono ricondurre alla fine dell'Ottocento, quando in Francia si diedero alle stampe i primi repertori sull'argomento che riproducevano graficamente gli oggetti desunti da quelli reali, analizzando le particolarità ed evidenziando le caratteristiche formali. A questi lavori seguirono quelli tedeschi degli anni Trenta del XX secolo. In Italia, invece, un approccio sistematico alla materia si ebbe solo negli ultimi anni del Novecento. Un importante contributo è stato prodotto dall'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, afferente al Ministero per i Beni Culturali e Ambientali italiano, da cui si trae una catalogazione che divide le suppellettili in arredi d'altare, vasi sacri, biancheria e coperture sacre, oggetti liturgici, oggetti processionali, insegne ecclesiastiche e oggetti devozionali. Questa ampia categoria di oggetti mobili comprende i manufatti utilizzati durante il rituale sacro, inteso come un insieme di cerimonie, di formulari, di gesti e usanze, talvolta differenziate da specificità linguistiche, dottrinarie e giuridiche. Il Cristianesimo annovera due importanti divisioni tra i riti: uno orientale e l'altro occidentale, entro i quali sussistono ulteriori differenze. La storia della liturgia dalle origini sino al IV secolo è sostanzialmente comune tra Oriente e Occidente, ad eccezione di elementi di culto di carattere locale che rivelano l'esistenza di diversi riti, anche se non necessariamente implicanti l'utilizzo di differenti oggetti funzionali al cerimoniale. Alla fine del IV secolo l'organizzazione della Chiesa vede il prevalere dei grandi centri storici che per tradizione cultuale emergono sulle piccole chiese, le quali assimilano particolarità liturgiche dei nuclei più grandi. Questi ultimi si impongono in virtù dei canoni sinodali e conciliari. È infatti nel 451 che viene convocato dall'imperatore romano d'Oriente Marciano il Concilio di Calcedonia, nel quale vengono stabiliti i quattro patriarcati di Antiochia, Alessandria, Gerusalemme e Costantinopoli. Si creano così i principali centri rituali per l'Oriente cristiano, caratterizzati da un insieme di cerimonie e usi liturgici diversi. Tra il VI e il VII secolo in Oriente sono oramai consolidati i riti armeno, bizantino, copto e siriaco; ognuno si sviluppa sotto l'influenza del patrimonio culturale della propria nazione di appartenenza. Queste consuetudini liturgiche si stabilizzeranno solo nel XVI secolo grazie all'utilizzo della stampa, assicurando così un ordo che sancisce i canoni e limita le molteplici varianti riportate nei manoscritti. Diversamente in Occidente, dopo la Pace di Costantino del 313, si sviluppano due famiglie liturgiche: la gallicana e la romana. Quest'ultima in un primo momento rimase circoscritta all'Italia centrale e all'Africa settentrionale, mentre quella gallicana si diffuse in tutta l'Europa occidentale, comprendendo diversi cerimoniali, tra i quali il gallicano propriamente detto, il gotico, il celtico e l'ispanico. Alcune varianti del rito liturgico romano si manifestarono ad opera di ordini monastici e religiosi, come la famiglia dei benedettini dal VI-VIII secolo. Anche nell'isola di Sardegna l'uso di suppellettili liturgiche è legato alla presenza cristiana, la cui prima attestazione potrebbe risalire già al II secolo. I primi gruppi cristiani cominciano a formarsi nelle città portuali di Carales, Nora, Sulci, Tharros, Turris Libisonis, Olbia, a cui si aggiungono Cornus, situata quasi sul mare e Forum Traiani, a breve distanza dalla costa. Tutti centri che avevano intensi rapporti commerciali con Roma, Cartagine e l'Africa, luogo di scambio di contingenti militari tra le due terre: sardi che prestavano servizio in Africa e africani che prestavano servizio in Sardegna. Questi ultimi, insieme ai marinai e ai damnati ad metalla -ossia i condannati ai lavori forzati nelle miniere sarde -, erano i nuovi propagatori nell'Isola della religione cristiana, e di conseguenza dei riti liturgici, che non necessariamente erano legati ad un edificio religioso tradizionalmente inteso. In linea generale, gli utensili liturgici cristiani si trovavano all'interno degli edifici che furono organizzati per esprimere e favorire in tutto la comunione dell'assemblea; l'ambiente interno fu orientato verso il centro dell'azione liturgica e ritmato secondo un movimento che generalmente partiva dall'atrio, si estendeva nell'aula e si definiva nel presbiterio, ossia la zona riservata unicamente al clero, che fu il punto scelto per l'azione liturgica e il referente primario dello spazio interno degli edifici. Nell'area presbiterale l'azione liturgica si realizzava intorno all'altare, luogo al quale gli oggetti erano principalmente destinati. Una prima suddivisione è determinata dagli
ARTE CRISTIANA, 2015
In un contesto culturale per motivi storici secolarizzato, dove la maggior parte delle chiese antiche appartengono al Patrimonio dello Stato, la Chiesa e l’episcopato francese furono i primi nel luglio del 1964 ad emanare (in anticipo di qualche mese rispetto alla Inter Oecumenici 26.09.1964) un testo con innovative indicazioni pratiche per il rinnovamento liturgico e la disposizione delle chiese in chiave conciliare. Questo ha permesso interventi di adeguamento liturgico, spesso oggetto di concorsi con la partecipazione di artisti di valore e soprattutto più meditati e attenti al contesto storico stratificato in cui andavano ad inserirsi. I casi delle cattedrali di Saint-Etienne a Metz, di Notre Dame a Chartres, così come quello di Notre Dame a Parigi e della Cappella della sede della Conferenza episcopale francese nel VII arrondissement di Parigi di Florence Cosse, costituiscono alcuni degli esempi che saranno criticamente presentati mediante il supporto di immagini.
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Roma, capitale d'Italia 150 anni dopo, 2021
Arte Cristiana, 2018
F. Capanni - G. Lilli (edd.), Le cattedrali del Lazio. Ecclesia semper reformanda. L’adeguamento liturgico delle chiese madri nella regione ecclesiastica del Lazio, 2015
Adeguamento liturgico della Cattedrale di Faenza - 2014-
I. Baldini, A. L. Morelli (eds), Oro sacro Aspetti religiosi ed economici da Atene a Bisanzio (Ornamenta V, Bologna 9-10 ottobre 2012), Bologna 2014, pp. 225-238
“Thema. Rivista dei beni culturali ecclesiastici”, 2016
Beatus vir et re et nomine Homobonus. La figura di sant’Omobono ad ottocento anni dalla morte (1197-1997), 1998
Chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta, Inaugurazione organo Diego Porro (1906) restauro Daniele Giani di Corte de’ Frati (2015), 2015
Magnificenza monastica a gloria di Dio. L'abbazia di S. Giustina nel suo secolare cammino storico artistico, p. 239-248 , 2020
Urbaniana University Journal, 2021
Comunità laica e religiosa di Montegabbione: chiese ed abazie nei sec. XII-XIV, 2018