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Premessa* Sono grata agli amici dell'Opera del Vocabolario Italiano, in particolare al direttore Pietro Beltrami e ai colleghi Elena Artale, Pär Larson, Rossella Mosti e Paolo Squillacioti.
CUEC / CSFS Per la lingua del Breve di Villa di Chiesa: gli influssi del sardo * di Sara Ravani Che il Breve di Villa di Chiesa (l'odierna Iglesias), importante statuto medievale anteriore al 1327, 1 non fosse redatto in un pisano 'schietto' come ebbe a definirlo Francesco Bonaini, 2 si è rivelato più di un sospetto alla luce delle considerazioni linguistiche che hanno consentito di accertare, nell'ambito del mio lavoro di tesi di dottorato, 3 la presenza di tratti peculiari estranei al tipo toscano occidentale e riconducibili all'influsso del sardo.
Ersilia Caddeo. Dentro il silenzio. Poesie.
2016 © AM&D Cagliari, via Firenze 6 • cell. 349.6607566 347.0462503 [email protected] • www.edizioniamed.com www.facebook.com/edizioniamed Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l'autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell'editore. Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume, dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall'art. 68, comma 4, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Prima edizione Collana diretta da Stefano Pira Coordinamento redazionale: Paola Delogu Impaginazione: a cura delle Edizioni AM&D In copertina: Ricordatemi!, 1933 (post card con ritratto di Ersilia Caddeo) Prima edizione: Cagliari 2016 ISBN: 978-88-95462-69-1 ASSOCIAZIONE SU CRASI COMUNE DI VILLAMAR
Il foglio di Lumen, 2009
Excerpta di Storia della Chiesa , 2021
Dal secolo oscuro alla Rivoluzione francese (IX-XVIII sec.) prefazione di Marco Agostini Pennarossa © 2022 Gruppo editoriale Tab s.r.l. viale Manzoni 24/c 00185 Roma www.tabedizioni.it
Atti del V Ciclo di Studi Medievali (Firenze, 3-4 Giugno 2019) a cura del Gruppo di Ricerca sul Medioevo Latino 'NUME', pp. 17-22., 2019
Benché gli studi antichistici abbiano già da tempo messo in rilievo il riconoscimento di un generalizzato incameramento di giacimenti minerari e beni terrieri del Sulcis iglesiente all’interno delle disponibilità della domus Augusta, descrivendo una geografia della proprietà pubblica in apparenza coerente con quella di analoghi distretti minerari europei (dotati di limes, gerarchie amministrative codificate, regolamenti interni, monetazioni straordinarie), sono diversi gli interrogativi rimasti in sospeso intorno alla ricostruzione del paesaggio minerario preindustriale per quanto riguarda le fasi di età pre-pisana. Infatti, sporadica ed indiziaria per le fasi successive al crollo dell'impero romano, perduta quasi completamente nel periodo compreso tra VIII e la prima metà del XIII secolo, la ricomparsa dell'intrapresa mineraria in questi stessi territori è segnalata in modo eclatante dalla fondazione di Villa Ecclesiae (mod. Iglesias), che in età pisana diventerà il centro di amministrazione delle miniere di un comprensorio detto Argentaria di Villa di Chiesa, sul quale vigevano le norme contenute nel Breve di Villa di Chiesa. Il contributo, tenendo insieme fonti storiche, archeologiche e letterarie, si propone di riverificare e fare il punto sullo stato degli studi sul paesaggio minerario medievale del sud-ovest sardo, avanzando alcuni possibili percorsi di ricerca tesi a problematizzare il periodo di formazione del distretto minerario di età pisana.
in L'Ellisse, XIV, 2019, pp. 179-98, 2019
Vero o falso che sia il nesso tra la sua persona e il don Giovanni di Tirso de Molina, la personalità di Juan de Tassis y Peralta secondo conte di Villamediana può essere facilmente iscritta nelle coordinate storiche e psicologiche del «burlador de Sevilla». Poeta alla corte di Spagna, brillante gentiluomo, accanito giocatore, Juan ebbe fama di impenitente libertino. La vicenda più nota della sua avventurosa biografia fu forse la tragica fine per assassinio avvenuta in circostanze misteriose a Madrid la sera del 21 agosto 1622, per alcuni connessa alla passione per la regina Elisabetta (Isabel per gli spagnoli) di Borbone, sposa di Filippo IV, per altri causata da intrighi a sfondo omosessuale 1 ; evento che divenne il soggetto di un dipinto di Manuel Castellano, Morte del Conte di Villamediana (Madrid, Museo del Prado), eseguito nel 1868, probabilmente sull'onda del repêchage romantico della figura del conte 2 . * Questo testo ha visto la luce in un momento molto complicato per la quasi totale chiusura di biblioteche e archivi causata dall'emergenza sanitaria che ha colpito il pianeta in questi mesi. Sono dunque doppiamente grata a quanti hanno generosamente contribuito ad agevolare le mie ricerche archivistiche e bibliografiche, e in particolare:
Nel complesso monumentale denominato "Villa Imperiale", a circa un miglio dal tempio della dea Fortuna Primigenia, si trova il monumento archeologico costituito dalla Villa di Adriano (da non confondere con Villa Adriana a Tivoli); in un secondo livello si trova inglobato il cimitero civico di Palestrina all'interno del quale vi è la chiesa di Santa Maria in Villa. E' questa una "scoperta" recente dal punto di vista cosmatesco ed ho il piacere di darne una presentazione in queste pagine grazie alla collaborazione della dott.ssa Roberta Iacono dell'Associazione "Comitato di Quartiere Villa di Adriano" che ringrazio di cuore anche per avermi messo a disposizione delle eccellenti foto del monumento che mi accingo a descrivere e per essersi offerta quale preziosa "guida turistica" per la mia visita alla cattedrale di Palestrina. La chiesa di Santa Maria in Villa è stata di recente studiata in modo approfondito sotto ogni punto di vista. Restano però gravi lacune sulle origini, fondazione e consacrazione della stessa in quanto le prime notizie storiche si hanno a partire dal XIV secolo 1. Secondo le ricerche effettuate dagli studiosi la chiesa avrebbe avuto delle opere cosmatesche al suo interno e se è vero, come riportato in nota, che era dotata anche di un pavimento musivo del genere, le sue origini dovrebbero essere all'incirca coeve a quelle della cattedrale di Palestrina. Tuttavia, basandomi sull'esperienza acquisita dalle numerose ricerche cosmatesche che ho portato avanti fino ad oggi, non mi sento di scartare a priori una ipotesi che purtroppo ho avuto modo di verificare più volte nei miei itinerari sui Cosmati: cioè che la cattedrale, monumento certamente più importante nel XII secolo, fosse dotata di opere cosmatesche le quali, in seguito alle devastazioni della moda barocca furono in parte salvate e trasportate in altri luoghi. L'altare, o le sue decorazioni musive in paste vitree e parte del pavimento cosmatesco di S. Maria in Villa potrebbero provenire quindi dalla cattedrale. Con una certa difficoltà si potrebbe fare anche il ragionamento inverso, ma bisognerebbe ammettere che i Cosmati (o i marmorari di allora) fossero stati chiamati a quel tempo per decorare la piccola chiesetta e non la cattedrale! Infine, si potrebbe pensare che essi avessero lavorato in entrambi i luoghi, ma siamo nel campo della fantasia più che delle ipotesi. Sarebbe interessante, invece, smantellare l'inutile pavimento del 1920 per riportare alla luce, se ancora esiste, quello antico cosmatesco. Sarebbe utile per eventuali confronti con i pavimenti di Tivoli e di Genazzano e capire se essi fossero originali del luogo o se trasportati da qualche basilica romana. L'altare cosmatesco E' ritenuto l'elemento medievale più antico e importante della chiesa di Santa Maria in Villa. Come hanno già rilevato gli studiosi, esso appare ricavato da un elemento di trabeazione romano, ma il fatto che sulle superfici laterali non vi siano decorazioni, potrebbe far pensare che un tempo esso fosse destinato ad un uso diverso dell'altare, come ad un tabernacolo murato ai lati fino alle decorazioni di ovuli e foglie lanceolate. In effetti, la configurazione frontale, con le due colonnette 1 "Non abbiamo però documenti diretti che attestino la fondazione di questa chiesa. Sappiamo che era già esistente dalla "Cronaca della Vita di Cola di Rienzo" dell'Anonimo Romano che riporta che nel 1354 il tribuno si accampò nei pressi della chiesa: "allocao lo tribuno all'oste de Santa Maria della Villa" durante l'attacco a Palestrina. I documenti consultati attestano concordemente l'antica età della chiesa di Santa Maria in Villa e per tale motivo probabilmente se ne persa memoria della fondazione…L'interno della chiesa di Santa Maria si compone di un'unica navata terminante in un'abside decorata in stucco con motivi a grottesca, ha un unico altare, preziosa testimonianza medievale. Infatti l'altare è stato ricavato da un elemento di trabeazione romano, come si evince dalla decorazione a ovuli e foglie lanceolate posta ai lati destro e sinistro. La faccia frontale è stata rilavorata in epoca successiva e presenta una decorazione in tessere musive a pasta vitrea con lo stile dei marmorari romani. Con lo stesso stile era decorata l'intera chiesa e anche il suo pavimento, che però venne ricoperto nel 1920 dalla attuale pavimentazione a mattonelle bianche e nere. La decorazione della chiesa e del suo altare in stile cosmatesco è presumibilmente coeva alla ristrutturazione della Cattedrale di Palestrina voluta dal Vescovo Conone e inaugurata solennemente dal papa Pasquale II nel 1117, di cui anche nella Cattedrale, come nella chiesa di Santa Maria, si conserva un altare nella cappella del Crocifisso.". (notizie ricavate da www.villadiadriano.it) 370
Tra la fine del Duecento ed il Quattrocento si realizzò in Valsesia un forte innalzamento altitudinale degli insediamenti permanenti ad opera di coloni valsesiani, in progressiva contiguità territoriale con gli insediamenti matrice, e ad opera di coloni walser, secondo flussi migratori dispersi su vaste aree alpine. Alla testata delle valli Egua e Sermenza, su beni della mensa vescovile di Novara e della famiglia Bertaglia-Scarognini di Varallo, la fondazione di nuovi insediamenti fu realizzata da coloni di provenienza estremamente differenziata sia per distribuzione geografica sia per etnia di appartenenza; molti giungevano da Pietre Gemelle, sia dalla porzione walser sia da quella latina; altri dalla colonia walser di Rimella; era inoltre presente una consistente rappresentanza degli insediamenti valsesiani della bassa valle (FANTONI e FANTONI, 1995).
"La palazzina di Villa Sciarra" di Michele Costanzo, postmedia books 2016 208 pp. 50 ill., isbn 9788874901678 La trama del romanzo è composta da più fili narrativi che in alcuni momenti s'incrociano, si sovrappongono. Il primo riguarda le vicende di vita di una coppia di collezionisti romani. Il secondo segue gli accadimenti nel campo dell'arte in Italia e, in particolare, a Roma quando, intorno agli anni '50, ha vissuto il drammatico momento del trapasso dall'arte figurativa a quella astratta, dando origine a un acceso dibattito dalle forti implicazioni politiche, oltre che culturali.
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F. DONATI, La villa romana dei Cecina a San Vincenzino (Livorno). Materiali dello scavo e aggiornamenti sulle ricerche, 2012
Lazio e Sabina 3, Atti del 3° Incontro di studi sul Lazio e la Sabina (Roma, 18-20 novembre 2004), 2004
Annali di Storia e Archeologia Sulcitana, 2012
Il restauro di una Villa - Primo Libro, 2021
San Cesario sul Panaro da Matilde di Canossa all'Età Moderna, atti del convegno internazionale (9 - 10 novembre 2012), a cura di Pierpaolo Bonacini e Paolo Golinelli, Bologna, Pàtron Editore, 2014, pp. 154-183, 2014