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2011
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Memorie di un " contafrottole " Tommaso Moro, umanista inglese del XVI secolo, è passato alla storia non solo per il noto attrito con lo scorbutico sovrano Enrico VIII, autore del famosissimo scisma d'Occidente, ma anche per averci regalato una gustosa narrazione fantasiosa di un'isola tanto lontana quanto affascinante. Il nome di Moro è stato così associato per sempre alla splendida realtà di Utopia. Ma avremo modo di tornarci sopra in maniera approfondita. Intanto però riflettiamo sul senso dell'operazione compiuta da Tommaso Moro, martire per quella sua perversa coerenza di fronte alle richieste di sottomissione del già nominato bisbetico, ma indomato, Enrico VIII. L'isola è chiaramente un parto della fantasia del Nostro, non esiste da nessuna parte e il suo stesso nome è già un gioco nel gioco. Utopia significa, appunto, non – luogo, vale a dire una realtà inesistente, impossibile da trovare nella realtà. Quasi a voler rassicurare tutti in merito alla natura " giocosa " della sua narrazione. Ma v'è un altro aspetto ai miei occhi rilevante, e vale a dire l'etimologia del personaggio che narra appunto degli usi e costumi di tale improbabile isola, lontana dagli occhi e lontana dal cuore. Di Utopia non narra Moro direttamente, ma il suo doppio scenico, vale a dire tal Raffaele Itlodeo. Lasciamo stare il primo nome, ma concentriamoci sul secondo. Anche in questo caso, siamo di fronte ad un gioco nel gioco. L'etimologia non ci inganna e ci svela ancora il piano meta – narrativo reso palese dall'autore, ossia che nulla v'è da temere nei racconti di Raffaele dal momento che chi narra è, sotto ogni punto di vista, un " contrafrottole " , un bugiardo, un vanesio, un mentitore. Come a dire " non prestate troppa cura alle sue parole, mica son vere! ". In altri termini, è Moro l'itlodeo, non Raffaele, è Moro a contar frottole, mica Raffaele, suo doppio letterario. Pertanto, parleremo adesso di Moro, l'itlodeo, e del suo viaggio straordinarissimo nell'isola che non c'è.
Da: “Le Carte e la Storia”, 1 (2012), pp. 43-62
in “La letteratura degli italiani: 3. Gli italiani della letteratura. Atti del XV Congresso Nazionale dell’Associazione degli Italianisti Italiani (ADI), Torino, 14-17 settembre 2011. Sessioni parallele”, a cura di C. Allasia, M. Masoero, L. Nay, Torino, Edizioni dell’Orso, 2012, pp. 49-59.
Il movimento che collega centro e periferia -un movimento fondamentalmente narrativo -è con ogni probabilità quello che, con ininterrotta costanza, da più tempo regola la scrittura del viaggio nel mondo occidentale. Affondando nel paradigma spaziale più antico, quello della localizzazione, risponde a una configurazione gerarchica del mondo e a un'immaginazione geografica qualitativa che, dai poemi omerici alla fisica aristotelica, situa ogni spostamento entro un orizzonte polarizzato, all'interno di un campo di forze individuato da luoghi che intrinseche qualità contrappongono fra loro. Se questo paradigma non ha mai cessato di esercitare il suo potere gravitazionale, caricando di senso il racconto di passaggi e attraversamenti -da spazi privati a spazi pubblici, da ambienti familiari ad ambienti estranei, da luoghi sacri a luoghi profani -non per questo è riuscito a sottrarsi alle profonde negoziazioni che l'ascesa di paradigmi epistemologici radicalmente diversi ha reso inevitabili. A tentare di appianarne i dislivelli costitutivi è stato innanzitutto, in senso orizzontale, lo spazio quantitativo e misurabile, e perciò più descrittivo che narrativo, della viabilità romana e poi dell'estensione galileiana; ma è stato anche, più recentemente e in senso verticale, lo spazio di dislocazione della contemporaneità, in cui, attraverso il ritorno all'elemento temporale, le relazioni fra i luoghi e gli spazi sembrano dipendere sempre meno da rapporti di disuguaglianza od omogeneità, quanto da rapporti o meno di simultaneità. Non solo l'apparizione di nuovi centri e la scomparsa di vecchie periferie -e viceversa -ma anche i cambi di direzione e traiettoria dei movimenti che hanno costituito i centri e le periferie come tali possono dunque essere assunti come chiave storica di lettura dei racconti di viaggio e soprattutto di quanto essi possono ancora restituirci del loro contesto di produzione.
È ormai giunto il tempo di capire appieno chi è stato Aldo Moro e, in questo modo, di comprendere meglio quel decisivo periodo della storia d'Italia di cui egli fu certamente un protagonista. È questa la duplice convinzione alla base della presente pubblicazione, una delle più articolate ed ampie dedicate sin qui a Moro. Essa, infatti, raccoglie i saggi di oltre 40 studiosi e ricercatori di circa 30 istituzioni di ricerca, presentati in occasione del convegno «Studiare Aldo Moro per capire l'Italia», tenutosi a Roma nel maggio del 2013 e promosso dall'Accademia di Studi Storici Aldo Moro. Il volume rappresenta uno dei frutti di un nuovo clima, una sorta di «svolta storiografica», in cui sono finalmente maturate le condizioni materiali, scientifiche e culturali perché fosse possibile un'indagine storica su Moro. Tutto questo contribuisce anche a superare i luoghi comuni e i giudizi spesso affrettati, parziali o dettati da esigenze di polemica politico-culturale che si sono coagulati in questi anni sulla sua figura, nonché a bilanciare il peso soverchiante sin qui attribuito alle tragiche vicende legate alla sua morte rispetto all'insieme della sua vita, del suo pensiero e delle sue opere. I saggi contenuti nel libro permettono di restituire a Moro la sua propria voce e di collocarlo nel suo tempo e nel suo secolo, in quanto figura centrale per ogni interpretazione dell'Italia contemporanea, anche nel contesto europeo ed internazionale. Utilizzando ricerche di prima mano, spesso realizzate su fonti inedite, i contributi raccolti consentono anche di gettare nuova luce su molte delle questioni ancora aperte relative all'azione dello statista e soprattutto di fornire elementi per capire se e in che misura egli sia stato portatore -come diversi studiosi tendono oggi a pensare -di un complessivo "progetto" di governo e di orientamento della società italiana il quale, a causa della sua prematura scomparsa, si sarebbe drammaticamente interrotto.
€ 35,00 ISBN 978-88-6611-711-7 cacucci editore bari cacucci editore bari FRA DIPLOMAZIA E PETROLIO. ALDO MORO E LA POLITICA ITALIANA IN MEDIO ORIENTE (1963-1978) a cura di Federico Imperato, Rosario Milano, Luciano Monzali proprietà letteraria riservata
Il lavoro che è esposto nella tesi tocca il tema dei viaggi compiuti da Francesco Primaticcio in Italia, durante la sua carriera svoltasi fino alla sua morte in Francia. Bolognese d"origine, Primaticcio inizia la sua carriera collaborando a Mantova con Giulio Romano nel cantiere di Palazzo Te, fino al suo trasferimento in Francia per volere del re Francesco I a Fontainebleau avvenuto nel 1532, anno in cui appare nella contabilità francese. L"artista lavora per il re nel castello di Fontainebleau, dove conosce altri artisti attivi in quel momento a corte, come Rosso Fiorentino che guida i cantieri fino alla sua scomparsa, dopo la quale Primaticcio assunse un ruolo centrale presso la corte francese; in Francia, nonostante i diversi soggiorni in Italia, l"artista terminerà la sua carriera.
Gli stranieri, 2012
1. Il più generale dibattito sulla disciplina dell'acquisto della cittadinanza da parte dello straniero, dopo un intenso quanto inconcludente decennio di tentativi di ri-forma, offre al lettore numerosi materiali di riflessione. Scarsa attenzione è stata tuttavia dedicata alle implicazioni di diritto anagrafico, pur decisive nelle diverse fattispecie previste dalla legge n. 91 del 1992. È così accaduto che, nella disatten-zione e dunque senza l'adeguato ausilio ermeneutico della dottrina, i procedi-menti di acquisto della cittadinanza siano stati prepotentemente condizionati da orientamenti amministrativi per nulla commentati e ben raramente esaminati dalla giurisprudenza. Eppure migliaia di dichiarazioni di opzione per la cittadi-nanza italiana sono state rifiutate senza nemmeno un provvedimento formale, inducendo gli interessati a non insistere riguardo al loro ricevimento da parte dell'ufficiale di stato civile; altre migliaia di domande di naturalizzazione hanno avuto la medesima sorte, giungendo assai raramente alla fase contenziosa. In en-trambi i casi l'unica ragione del rifiuto è spesso stata la mancanza del requisito della continuità della residenza (anagrafica) della persona desiderosa di acquisire la cittadinanza italiana. Mi è dunque parso utile tracciare un esame più dettagliato della norma di legge che ad oggi disciplina l'acquisto della cittadinanza alla maggiore età degli stranieri nati in Italia, nella convinzione che, seppure molti dei problemi e degli anacro-nismi di questa disposizione potranno essere più efficacemente superati solo dal Paolo Morozzo della Rocca Sui requisiti per l'acquisto della cittadinanza ai sensi dell'art. 4, co. 2, legge 91/1992 SOMMARIO: 1. Il dato normativo.-2. La definizione di residente dalla nascita e la sua assimila-zione al "nato in Italia".-3. Sul presupposto della residenza del genitore al tempo della nascita.-4. L'illegittimo rifiuto di iscrizione anagrafica del genitore come illecito dannoso nei con-fronti del nascituro.-5. L'abusiva richiesta del consenso dell'altro genitore all'iscrizione ana-grafica del minore.-6. Le negligenze dei genitori in materia anagrafica e di soggiorno. Casi e soluzioni emersi nella prassi amministrativa.-7. Il problema del minore temporaneamente cancellato dall'anagrafe.-8. Sulla preservazione del carattere ininterrotto della residenza nel caso di (temporanea) assenza del minore dall'Italia.-8.1. Continuità della residenza legale e soggiorni all'estero del minore straniero.-8.2. La residenza integra (anche se si interrompe per un po') ma integrarsi non vuol dire risiedere.-8.3. Le assenze dello straniero dall'Italia nel di-ritto dell'immigrazione.-8.4. La prassi ministeriale riguardo al mantenimento della residenza degli stranieri temporaneamente assenti dall'Italia. 5 Gli Stranieri-Numero 3/2012
Non capita frequentemente di affrontare un libro come questo. Già i libri di storia della storiografia sono pochi; e tra di essi la quasi totalità ci porta indietro, lontano nel tempo, ad esaminare discussioni di maestri scomparsi e di periodi lontani e conclusi. Pochissimi trattano questioni che ci riguardano da vicino, che restano ancora aperte, delle quali siamo stati noi stessi spettatori e, in qualche modo, attori (anche il nome di chi scrive figura in queste pagine). George Mosse è scomparso da soli undici anni. Sembra ieri quando lo avevamo tra noi e ascoltavamo o leggevamo i suoi interventi che aprivano sempre nuove piste e nuove prospettive. Il libro di Aramini parte dalla prima eco di Mosse in Italia negli anni Sessanta, ma prosegue oltre la sua scomparsa e arriva, praticamente, fino a oggi (fino al 2009), entrando pienamente nell'attualità. Insomma, davvero, res nostra agitur.
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AA.VV., "D’un sangue più vivo. Poeti romagnoli del Novecento", a cura di G. Lauretano e N. Spadoni, Il Vicolo, Cesena, 2013
Atti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia (Serie III). Rendiconti, 2018
S&F_scienzaefilosofia.it, 2012
Il viaggio in Italia del Signore di San Francisco verso la morte. “I viaggi non sono forse occasione di incontri fortunati”? , 2024
Quaderno SISM 2019. Italy on the Rimland. Storia militare di una penisola eurasiatica, 2019
DIALOGHI MEDITERRANEI, 2022
Longobardi in Italia. Viaggio tra i capolavori di una grande cultura, 2021
Regio Report , 2021
SCHIAVITÙ DEL CORPO E SCHIAVITÙ DELL’ANIMA. Chiesa, potere politico e schiavitù tra Atlantico e Mediterraneo (sec. XVI - XVIII) a cura di Emanuele Colombo, Marina Massimi, Alberto Rocca e Carlos Zeron., 2018
AFAT - Arte in Friuli Arte a Trieste, n. 33, 2015