di scariche neurali, impulsi elettrici che scorrono negli assoni e nei dendriti dei nostri neuroni… Ci appare così immanente la straordinaria coincidenza fra tutto ciò che esiste e la nostra coscienza, la nostra psiche, il nostro pensiero. L'universo, così come lo conosciamo, è totalmente espressione del nostro pensiero, del nostro stesso essere. Ed è in questa dimensione che si esprime il legame profondo tra emozione, arte, pensiero matematico, tecnologia. Il filosofo e matematico Douglas Hofstadter, dice a questo proposito, riferendosi alla sua opera più importante: « Mi resi conto che per me Gödel, Escher e Bach, erano solo ombre proiettate in diverse direzioni da una qualche solida essenza centrale. Ho tentato di ricostruire l'oggetto centrale e ne è uscito questo libro». L'opera è appunto il ponderoso e straordinario lavoro d'indagine che affronta la complessità di questi rapporti: " Gödel, Escher, Bach: un'eterna ghirlanda brillante" (1979). C'è dunque un'emozione profonda nella nostra mente che risuona, che si sveglia talvolta, davanti a qualcosa di cui possiamo avere coscienza, di cui possiamo percepire l'esistenza. Quando l'esistenza stessa di questa realtà si fa perno che solleva nella nostra psiche una parte di essa, una parte fino a quel momento dormiente o addirittura mai nata, allora, è una sorta di rivelazione, qualcosa di insinuante che si fa strada nella nostra mente, una sorta di epifania, che, attivando aspetti sconosciuti del nostro pensiero, del nostro stesso essere, si colloca in una dimensione perfino mistica, divina. Così, Pierpaolo Pasolini, nel suo film "Medea" fa dire al Centauro Chirone mentre racconta a Giasone, ancora bambino, la vicenda del Vello d'oro: "Tutto è santo! Tutto è santo! Tutto è santo! Non c'è niente di naturale nella natura, ragazzo mio, tienilo bene in mente. Quando la natura ti sembrerà naturale tutto sarà finito e comincerà qualcos'altro, addio cielo, addio mare... Guardati alle spalle, che cosa vedi? Ha forse qualcosa di naturale? No, è un'apparizione quella che tu vedi alle tue spalle, con le nuvole che si specchiano nell'acqua ferma e pesante delle tre del pomeriggio. Guarda laggiù, quella striscia nera sul mare lucido e rosa come l'olio. Quelle ombre di alberi e quei canneti. In ogni punto in cui i tuoi occhi guardano è nascosto un dio e se per caso non c'è, ha lasciato lì i segni della sua presenza sacra, o silenzio, o odore di erba, o fresco di acque dolci..." Ecco, l'inizio di ogni cosa è qui! Qui, il sentire della mente diviene condizione immanente nella vita di ogni giorno, come ogni altra funzione vitale, scoprendo in essa la reale ed unica possibilità di conoscenza. Questo è lo stupore profondo, la poesia che si intreccia nelle trame del caos e dell'irrazionale. Nel caos si annidano le leggi misteriose che legano ogni cosa esistente ad ogni altra, in un flusso immenso e sfuggente, intrattenibile e ammaliante, capace con la sua forza inesorabile di sedurre e di attrarre la nostra mente, capace perfino di giustificarla. Non ci sorprenda, dunque, il desiderio di avvicinare l'emozione, la dimensione estetica e poetica, a formule matematiche o perfino a tecnologie elettroniche e digitali, perché anche queste respirano lo stesso profumo dell'universo psichico a cui appartiene la nostra coscienza. Ciò nonostante, nell'atto creativo, vorrei sottolineare una differenza, a parer mio significativa, tra l'uso di tecnologie di qualunque natura e l'uso di processi algoritmici.