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This is actually a preview of my latest work whichi is on its pathway at the Publisher's to be published. It is the long "ripening" of an idea within the Dolgorukiis family to establish a new polity in the Northeast of present Russia against the confusion that had the sway in the XII cent. in Kiev. Probably this was a personal reaction of Vlaimidir Monomach whose proposals to smother the fire of ambition were not accepted and his son YURI DOLGORUKII, in Italian GIORGIO LUNGAMANO, started to this of his quasi complete independence from Kiev's politics.
Augusto dopo il bimillenario. Un bilancio (a cura di S. Segenni), 2018
Between the end of 1917 and the first months of 1918, the Russian historian Michael Rostovtzeff composed a small volume dedicated to the history of the Roman civil wars of the first century BC. In the tragic events that had led to the collapse of the Roman Republic, the 'liberal' Rostovtzeff (that during these months was making all the preparations to leave his country) naturally saw the foreshadowing of the horrors unleashed in Russia, and in particular in St. Petersburg, his place of residence, after the successful coup d'état of the Bolsheviks. The book, published in Russian with the title Рожденіе Римской Имперіи (The Birth of the Roman Empire) in the spring of 1918, was never translated into a Western language, but it nevertheless constituted the basis for the subsequent reflections matured by the scholar in works such as "The History of the Ancient World" (1924), and especially the monumental "Social and Economic History of the Roman Empire" (1926). The paper therefore analyses the variations introduced by Rostovtzeff in these last two works from the original version presented in "The Birth of the Roman Empire", and especially his different characterization of Augustus and the principate. The analysis reveals the influences that the political and military events of those years (and particularly Rostovtzeff's new exile condition) had on the author’s historiographical reflection.
L'ultima erede indoeuropea? La Rus' di Kiev! , 2017
Anni fa è stato in voga per lungo tempo, quasi a far rinascere teorie precedenti della superiorità della razza europea nordica sulle altre razze nel mondo, il punto di vista che la presenza antica – forse III o II millennio a.C. – sull'Europa intera di tante lingue indoeuropee spiegasse ogni storia regionale come eredità locale ricevuta da un antico e orgoglioso popolo – appunto indoeuropeo – con tutto il suo corredo di antiche e gloriose Weltanschauungen. Di qui gli sforzi di ricercatori e di viaggiatori-giornalisti di riuscire a ricostruire una lingua originaria indoeuropea da attribuire a un popolo definito. Dopodiché si proclamava, basandosi su un postulato di continuità diacronica, un'unità di intenti politici degli " europei antichi " strettamente collegati per parentela con quelli " moderni " e a seconda dei casi riconoscendo il meticciato nelle popolazioni esistenti elaborare progetti di vita di tipo originario indoeuropeo. Naturalmente si immaginava che gli Indoeuropei dovessero apparire nell'aspetto fisico e nella cultura loro di base in tipi razziali preconcetti sfornando delle pazze equazioni come >indoeuropei biondi, occhi azzurri, dolicocefali< o >indoeuropei = difensori e protettori armati< et sim. addirittura appellandosi come prova a quanto certi osservatori medievali hanno lasciato scritto. In altre parole è un'assurdità partire da una lingua per creare un popolo, ma purtroppo è ancora in atto oggi tale modo di agire nel " fare storia " ... Nei secoli XIX-XX l'Europa (e i suoi ectoplasmi extra-europei) guerrafondaia e colonialista, schiavista e insanguinata da efferatezze condotte su popoli di altri continenti era sostenuta da élites al potere reali e imperiali che si vedevano come gli epigoni dei gloriosi e potentissimi Romani. E, se la lingua di Roma, il latino, apparteneva alla famiglia di lingue scoperta da F. Bopp (1791-1867), ciò non solo affratellava le lingue europee (e quindi i parlanti sudditi), ma preludeva l'esistenza certa d'un popolo indoeuropeo portatore di principi etici universali (o perlomeno da globalizzare scriveremmo noi oggi). I saggi locali finora erano stati sollecitati giusto da quei re e da quegli imperatori a costruire la storia umana più o meno con i fini dettati nel lontano Medioevo dal dio cristiano alla chiesa cattolica. Ora però chissà che presto non si scoprisse nei documenti l'esistenza del fumoso popolo antenato e che esso fosse l'inviato del dio cristiano stesso a porre le giuste basi politiche alle varie dinastie europee regnanti addirittura prima di Cristo! Per questo la chiesa consacrava i sovrani da pii e giusti: per concessione divina o in latino gratia dei. Non solo ogni atto del monarca, ma ogni ideologia da lui propagata e sponsorizzata aveva così l'etichetta di sperimentata e giusta per tutti gli uomini. Nelle epopee nazionali musicate e cantate come monumenti letterari di alto valore pedagogico si riconobbe dalle ricerche linguistiche fatte persino un fondo comune sempre indoeuropeo in cui era difficile non ipotizzare che tali eventi li avessero vissuti un popolo di conquistatori. Per questa loro " indole militaresca " i personaggi indoeuropei, man mano che avanzavano in Europa specialmente, ma pure in Asia: Persia, India fino a Ceylon; erano ben in diritto di imporre ai non-indoeuropei la propria potestà in un pacchetto comprendente asservimento, lingua e armi cioè guerra e pace. La prima domanda che ci poniamo è: La combinazione di lingua con un popolo fisico e reale ha qualche concretezza o lingua e popolo sono due realtà soltanto a volte coincidenti in un'unica realtà parlante? Acquisite nuove informazioni sulla questione ho rivisto quanto pubblicato qui e questo è il nuono testo.
Nicolaus
This is an history of Russian theology following strictly the original writings avoiding any intromission on the part of the author's faith and philosophy. Therefore is completely different from "The ways of Russian Theology" by Florovskij, that considers any theologian according to his closeness to byzantine heritage. Russian quest for ecclesiastical independence was crowned in 1448 when, after extremely bad propaganda in Russia against the Latins, the Constantinopolitan Church made union in Florence with them. The main chapters of this history could be fixed in the "Sermon on the Law and Grace" by Ilarion of Kiev (1051), the Slovo izbrano (Sermon from the Holy Scriptures, ab. 1462), The Uniate controversy (after 1596), the westernizing School of Kiev against the hellenizing Moscow school, the XVIII century under Protestant influence, and finally the cultural and theological rebirth, especially with Makarij Bulgakov and Philaret Drozdov.
Endoxa, 2023
L'articolo analizza la proiezione imperiale della Russia in una prospettiva di storia delle idee politiche dall'Ottocento al tempo presente.
Studi Slavistici, 2005
Riflessioni sull'evoluzione del prostorečie russo Zemskaja, Šmelev 1984: E.A. Zemskaja, D.N. Šmelev (a cura di), Gorodskoe prostorečie. Problemy izučenija, M. 1984.
Finito di stampare nel mese di aprile 2017
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Mare nostrum 2, pp.168-183, 2021
Philomusica on-line 9/I (2010) – Saggi, 2010
Fondazione Museo Storico del Trentino, 2008
La Nobiltà Russa dopo il 1861, 2019
Geopolitica.info, 2014
Commixtio Forme e generi misti in letteratura, 2017