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Charles Péguy (Orleans 4 gennaio 1873 -Marna 5 settembre 1914) è stato un poeta e filosofo francese, la cui opera ha influenzato intere generazioni d'intellettuali. Il suo percorso spirituale fu piuttosto travagliato.
Esiste una coerenza interna che percorre tutta l'opera di Péguy e che poggia da una parte sul metodo intuitivo appreso da Bergson, dall'altra sulla concezione del tempo presente come punto cruciale in cui l'uomo può accogliere e vivere la realtà (plurale). Se questi punti nodali del pensiero péguysta legano con fili sottilissimi le sue concezioni politiche con quelle di carattere morale e sociale, ciò vale soprattutto per le concezioni religiose. Occorre ricordare che la posizione di Péguy nei confronti del cristianesimo ha vissuto stagioni diverse. Péguy si è rapportato con la religione cattolica in accordo con la riflessione globale che stava conducendo intorno alla realtà.
Ci sono autori, soprattutto quando la loro produzione abbracci vari ambiti, che vengono conosciuti a partire da alcuni aspetti delle loro opere, perdendone di vista la struttura integrale, a scapito di visioni parziali e, spesso e volentieri, marginali. Uno di questi autori è Charles Péguy 1 . Di lui si conoscono in modo particolare le opere poetiche, alcune di prosa, soprattutto quelle di critica sociale, legate all'esperienza dei «Cahiers de la Quinzaine». Al contrario, la produzione filosofica di Péguy, il suo rapporto significativo con la filosofia di Henri Bergson, la sua filosofia della storia, la sua originalissima maniera di abbordare la metafisica, sono pressoché sconosciuti. Eppure tutta la poetica peguyana è segnata da quel metodo intuitivo appreso negli anni della giovinezza dal suo carissimo maestro Bergson. Ciò significa che, senza approfondire la filosofia di Péguy è difficile cogliere la profondità della sua produzione poetica. L'obiettivo del nostro intervento consiste nel presentare alcuni degli snodi centrali del pensiero filosofico di Péguy, che permettano poi di leggere e di cogliere le profondità della sua prosa e, soprattutto, della sua produzione poetica.
Se il mistero della dannazione, che percorre come un fremito in tutta l'opera di Péguy, trova nel Mistero della carità di Giovanna d'Arco una prima -seppur un po' troppo dogmatica per Giovanna -risposta, è ne Il portico del mistero della seconda virtù che il dramma delle pene eterne trova le risposte più convincenti e, in un certo senso, definitive. In quest'opera, più che in quella analizzata sopra, troviamo il Péguy bergsoniano, il prosatore-poeta che non cala dei concetti bell'e fatti sulla realtà, ma che insegue la verità nelle pieghe della storia presente con quella abilità che solo un uomo levigato dalla paziente esperienza dell'attesa e dell'ascolto dell'Eternità nel finito, può ottenere. Nelle pagine che andiamo ad analizzare freme un pathos, un timore altissimo del sacro, unito a quella sensibilità umana tipica delle persone abituate a presenze scomode nella tranquillità del tempo. Tutto il discorso ruota attorno alle riflessioni-meditazioni che il Nostro autore svolge a proposito di due parabole presenti nel Vangelo di Luca: la parabola della pecora smarrita e quella del figliol prodigo.
sul sito www.theorein.it (2006)
Questo studio che segue completa quello già edito sulla Resurrezione (1), la cui introduzione può agevolmente utilizzarsi per prepararsi alla lettura seguente. In questa sede voglio dimostrare che i testi evangelici possono essere concordati nel racconto della Passione, appianando le apparenti discordanze.
Galleria, Rassegna trimestrale di cultura, di storia patria, di scienze letterarie e artistiche e dell’antichità siciliane, 2024
Attraverso una minuta scritta da Giorgio La Pira, l'elaborato si pone l'obiettivo di tracciare i lineamenti del pensiero filosofico di Guido Ghersi negli anni in cui si affermava il fascismo.
Esiste una coerenza interna che percorre tutta l'opera di Péguy 2 e che poggia da una parte sul metodo intuitivo appreso da Bergson, dall'altra sulla concezione del tempo presente come punto cruciale in cui l'uomo può accogliere e vivere la realtà (plurale) 1 . Se questi punti nodali del 1 Sacerdote diocesano (Reggio Emilia) ha insegnato filosofia alla Facoltà Cattolica di Feira di Santana (Brasile). Di recente ha pubblicato: Il futuro del Vangelo. Dal Brasile domande e proposte per la Chiesa, EMI (2010). O futuro do crisitanismo. Um debate com a pós-modernidade. CRV-Curitiba (2012). Rivoluzione. Quando il Vangelo smuove le montagne. Diario di una trasformazione politica nel Nordest brasiliano, EMI 2014. 2 4 GENNAIO 1873: Charles Péguy nasce a Orléans nel sobborgo di Bourgogne da Desiré e da Cécile-Charlotte
mostrò tutti i regni del mondo e disse: "tutte queste cose io ti darò".. >(Mt 4.8,9) Deserti sono ciò da cui passa la Sposa di Osea per rivedere lo Sposo, quelli cioè da cui, fuori d'allegoria, deve passare l'Anima caduta nell' "io-materialità", per rivedere l' Assoluto: < la attirerò a me, la condurrò nel deserto..>(Os 2.16) Deserto è il luogo-condizione mentale e spirituale da cui si passa, per Legge, per Profeti e per Gesù, quando si lotta per arrivare infine al < monte di Dio > e così "ascoltarlo, conoscerlo e vederlo" : < ..(Elia).camminò nel deserto per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio..>(1Re 19.8) < Balaam...voltò la faccia verso il deserto..allora lo spirito di Dio fu sopra di lui (e così fu ndr) uomo dall'occhio penetrante..che ode le parole dell'Altissimo..che conosce la scienza dell'Onnipotente..e cade ed è tolto il velo dai suoi occhi..>(Num 24.1-4) Questa "condizione" è luogo difficile e duro ed è luogo a cui potere vedere-portarsi all'Assoluto, ho già in precedenza parlato ma è tema che qui cercherò di approfondire partendo da ciò che ci dicono i vangeli su quanto vissuto da Gesù. Gesù, ci dicono quelle righe, è "passato" dal "silenzio del deserto" per riuscire a combattere contro la forza della separazione-diabalein-demonio: un deserto, condizione di "deserto interiore" in cui l' "io", separato, non riesce più a nutrirsi e vivere. I passi dei Vangeli ci dicono che il "demonio-istinto di separazione" tenterà Gesù, come tenta ogni uomo, facendogli vedere che < adorando lui >, ovvero ascoltando la voce della separazione-diabalein che porta all' "io", si ottengono <..i regni del mondo e il loro splendore >(Mt 4.1-11). In modo del tutto simile già 500 anni prima di Gesù, Gautama Buddha descriveva questo stesso, suo, cammino e passaggio : egli ci dice infatti di Mara, il "demone" che cercò di distoglierlo dal raggiungimento del "Risveglio", ovvero la "Conversione-Cambiamento di mentalità" per le parole di Gesù, sia spaventandolo con un esercito di esseri mostruosi sia con la visione di bellissime donne. Mara in quella tradizione rappresenta la "Morte", gli ostacoli ad una "Vita" che è spirito e materia assieme ed è visto come un tentatore che "distrae" gli uomini rendendo e mostrando la vita materiale e mondana quale unica
La critica al denaro come elemento peculiare del mondo moderno, accompagna tutta l'opera di Péguy. Non è che al Nostro interessi specificare delle mete di carattere economico, quanto piuttosto di evidenziare gli snodi cruciali della propria epoca. Come la filosofia e il diritto, così anche l'economia poggia le proprie basi su una metafisica. Seguire il discorso che Péguy svolge sul denaro significa allora individuare la metafisica che a suo avviso detta i principi dell'economia, per poi verificarne quelle manifestazioni esterne che rendono venale il mondo moderno. Occorre allora riguardare l'analisi svolta da Péguy sul tempo presente, perché è proprio a questo livello del discorso che il problema viene affrontato. Il nucleo del travisamento operato dal mondo moderno consiste nell'irrigidire il presente, nel narcotizzare quelle forze vitali e feconde che il tempo porta con sé. Ebbene per Péguy il denaro è tutto fuorché un elemento vitale e fecondo. Nel denaro Péguy individua quella forma di irrigidimento che rende venale il tempo moderno. La venalità è derivata interamente dal fatto che per spirito di risparmio si è voluto mettere da parte il presente. E per essere sicuri di metterlo proprio da parte lo si è messo al passato
Si legano alle riflessioni che qui fatte sui "mali divini" voluti dal Jhwh-Dio-Padre-Allah, le considerazioni che ora farò sul tradimento di Gesù, su Giuda che Gesù dichiara "amico" e su Pietro che invece Egli allontana quale "satana". Gesù ci fa vedere la "ineluttabilità" del tragico accadere cui andrà incontro l'umanità ricordandoci, come abbiamo visto, Daniele, Isaia e Zaccaria, ma anche parlando del "compito" di Giuda Egli ci mostrerà questa ineludibilità :
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RIVISTA TEOLOGICA DI LUGANO, Quadrimestrale in lingua italiana, francese e tedesca. Facoltà di Teologia di Lugano - Lugano (Svizzera), n. 1 Anno VII Marzo 2002, RTLu VII (1/2002) 119-125, ISSN 1420-6730.
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Fs. H. Simian-Yofre, 2013