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2025, Aree plebane francigene o villa tardoromana?
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Nella Toscana centrale un complesso esteso ma non dimentichiamolo lungo il tracciato della via francigena senese di cui San Gemignano era una tappa fondamentale, il complesso treabsidato di recente acquisizione giusta abstract dell'Università belga di Lovain in rete (recentemente un lungo articolo in Archeologia Viva della Giunti di Piero Pruneti gennaio 2025) Il nostro scetticismo in merito un esponente italiano della Cattolica i toponimi della località rimandano ad aree plebane (Aiano Fosci) Forse era un mercato in corrispondenza d'una Pieve rurale toscana centrale
Bollettino di Archeologia Online, 2019
The late antique villa of Aiano is situated in the municipality of San Gimignano (Siena), in the territory of the ancient roman VII Regio. It has been excavated since 2005 by a team led by Université catholique de Louvain (Belgium). The site presents various phases of occupation from the end of the 3 rd to the 7 th centuries CE, and covers an area of about 10,000 m 2 based on various geological surveys. About 3,000 m 2 of the settlement have been excavated, thus giving a picture of considerable interest-although still partial-for understanding the phenomenon of late antique rural villas in Tuscany. The site is located on the border between the Roman municipal territory of Volterra, in the small Elsa Valley, on the axis that connects the region in and around Siena to the Arno Valley. This settlement consists of a villa longinqua with monumental architecture and decorative apparatus that was built during the 4 th c. AD. A hexalobate hall, surrounded by a monumental pentalobate ambulatio that was accessed through a rectangular vestibule, belongs to this first phase. The hall, ambulatio and vestibule played an important role in connecting different parts of the building: this characteristic, highlighted by the coaxial openings at the ends of the hall, is found in other contemporary buildings, for example the Cazzanello villa near Tarquinia. In a later period-dating to the last quarter of the 4 th century CE-the villa was heavily restored. In particular, the hexalobate hall was transformed, both architectonically and functionally: three exedras were substituted by three rectangular rooms. The new floor of the hall was paved with opus signinum with geometric mosaic decorations. Taken all together, the information from the excavations, though still incomplete, shows that the Aiano villa played an extremely prestigious role in the Tyrrhenian region, not least because of the materials used to build it: the lavish use of glass sectilia, luxury products, is proof of the vibrancy and the cultural and economic standards of this area of inland Tuscany between the 4 th and the 5 th centuries CE.
2024
Since 2005, a Belgian-Italian mission of the Université catholique de Louvain (UCLouvain) has been working on the excavation of an impressive late antique villa at the site of Aiano, within the municipality of San Gimignano (Siena, Italy). The complex, founded between the end of the 3rd and the beginning of the 4th century AD, was enriched between the end of the 4th and the beginning of the 5th century AD by a polylobate ambulatio surrounding a hexalobate hall. This room underwent various building phases that led it to its current triapsidal appearance. The villa was abandoned at the end of the 5th century AD and after a short time, some productive workshops were established in its disused rooms, which recycled all the decorations of the previous residential complex with a great organisation. The site was then definitively abandoned in the mid-7th century AD. Since 2019 excavation campaign, a new sector of the complex has been partially explored. Three in situ dolia were uncovered in this area. These were emptied and filled with earth, in which some pottery was found, providing a terminus post quem date for the defunctionalisation to the 6th century AD. This contribution will present unpublished data on the presence of dolia in the late roman villa of Aiano, between Late Antiquity and the Early Middle Ages, both in fragments and in situ. It will also be an opportunity to examine the large central pillared room where the dolia were discovered and to examine its functions.
2010
The excavations of the Roman villa in Aiano-Torraccia di Chiusi (Val d’Elsa - central Tuscany) identified several phases of use (early 4th cent.-middle 7th cent.), from the luxurious residence to its final dismantling. This paper presents some preliminary archaeological and archaeometrical data on cooking and domestic coloured coated ware, related to the last phase. KEYWORDS: LATE ANTIQUITY/EARLY MIDDLE AGE, COOKING WARE,
Relazione di scavo e interpretazioni preliminari sulla IV campagna presso la villa di Aiano-Torraccia di Chiusi. [in pdf le bozze]
La riscoperta delle proprie radici storiche diviene sempre più un'esigenza per il mondo moderno, sottoposto ogni giorno alle nuove sfide della globalizzazione e dell'incontro, talora coatto, con culture e genti diverse. La ricchezza che deriva da queste nuove esperienze umane, che tutti noi viviamo quotidianamente, deve essere affrontata con quella serenità ed apertura che solo la conoscenza della propria origine e della propria storia, anche la più remota, possono offrire, garantendo così quella coscienza della propria identità che è alla base del rispetto dell'alterità.
relazione di scavo e considerazioni preliminari alla terza campagna di scavo presso la villa di Aiano-Torraccia di Chiusi.
Relazione di scavo della VI campagna presso la villa di Aiano-Torraccia di Chiusi.
2010
Antonia Fumo • Le ceramiche rivestite di rosso della villa di Aiano-Torraccia di Chiusi (San Gimignano, Siena): uno studio archeologico e archeometrico www.fastionline.org/docs/FOLDER-it-2010-178.pdf Le ceramiche rivestite di rosso della villa di Aiano-Torraccia di Chiusi (San Gimignano, Siena): uno studio archeologico e archeometrico
Dal 2005 una missione italo-belga guidata dall’Université catholique de Louvain nell’ambito del Progetto internazionale “VII Regio. La Valdelsa in età romana e nella tarda-antichità”, sotto la direzione scientifica dello scrivente, ha in concessione lo scavo di un vasto sito archeologico ubicato in un settore marginale dell’ager Volaterranus. L’area, già nota per numerosi quanto significativi ritrovamenti di epoca romana, ha evidenziato, nel corso delle cinque campagne svolte, una realtà insediativa complessa, caratterizzata da una villa longiqua costruita verosimilmente tra la fine del III e gli inizi del IV sec. d.C. con una architettura ed un apparato decorativo di tipo monumentale: a questa prima fase va sicuramente riferita una sala esalobata, definita esternamente da una monumentale ambulatio pentalobata ed accessibile da un vestibolo rettangolare. Tra le funzioni specifiche di questi ambienti non secondario doveva essere quello di comunicazione tra le varie sezioni dell’edificio, così come documentato in altre strutture coeve (ad esempio la villa di Cazzanello a Tarquinia) e come attesterebbero le aperture coassiali agli estremi dell’ambiente stesso. In un momento successivo – che i dati stratigrafici collocano nell’ultimo quarto del IV sec. d.C. – forse per un evento naturale traumatico, la villa fu sottoposta a consistenti restauri, se non a veri e propri rifacimenti. In particolare la sala esalobata fu trasformata in modo radicale, sia dal punto di vista architettonico sia funzionale: il livello pavimentale fu notevolmente abbassato, tre esedre furono alternatamente abbattute e al loro posto furono costruiti altrettanti ambienti rettangolari. La nuova sistemazione ha conferito l’insolita forma di una sala triloba a base triangolare, ben diversa dal τρίκογχος classico perché esito di una complessa vicenda costruttiva. Il pavimento della sala successivo alla ristrutturazione è costituito da un cementizio a base litica con decorazione geometrica al centro dell’ambiente e nell’abside prospiciente il vestibolo, mentre le altre due esibiscono un emblema centrale di tipo decorativo (quello meglio conservato rappresenta un calice fiorito inserito in una guilloche delimitata da un arco di cerchio a profilo dentellato). Se in questa fase la sala perde la funzione di passaggio – le aperture vengono definitivamente tamponate – per definirsi come sala da otium, l’ambulatio esterna, che i crolli dei laterizi suggeriscono essere coperta, conserva la propria funzionalità. Nel corso del V sec. d.C., verosimilmente verso la fine, la struttura evidenzia i primi segni di abbandono e crollo: alcune parti (come la sala triloba) sono abbandonate e, progressivamente, sono obliterate dal crollo dei rivestimenti parietali e delle coperture, mentre altre porzioni subiscono le prime spoliazioni, finalizzate principalmente al recupero di marmi per la produzione di calce. Solo in un momento successiva la villa, ormai allo stato di rudere, diventa un’area in cui si recupera e si conserva materiale eterogeneo (ferro, leghe di rame, oro, pasta vitrea) per la fabbricazione di piccoli oggetti di artigianato come spilloni, armille e vaghi di collana: è in questa fase, ad esempio, che gli ambienti rettangolari, costruiti esternamente alla sala triloba, accolgono piccole officine per la lavorazione dell’oro (vano L), del bronzo (vano I) e della ceramica (vano H), mentre negli ambienti a sud si impiantano officine dedite alla lavorazione del vetro (vestibolo, vano A) e del ferro (vano B). Nel corso della seconda metà del VII sec. d.C. la struttura, per quanto attiene alla parte indagata dagli scavi, sembra definitivamente abbandonata, anche se l’area evidenzia tracce di frequentazione ancora per tutto l’alto medioevo forse per la presenza di un importante diverticolo della via Francigena, secondo la testimonianza del vescovo di Canterbury Sigeric che percorse questo tracciato sullo scorcio del X sec. d.C. Durante il VI-VII secolo, dunque, la villa cambia totalmente funzione e diviene una vera e propria cava di materie prime, tra cui, il vetro. Infatti reimpiegando le centinaia di migliaia tessere musive parietali in pasta vitrea, i nuovi frequentatori della villa iniziano una produzione di vaghi di collana policromi, pendenti etc. Le analisi archeometriche hanno dimostrato la medesima composizione fisico-chimica tra tessere (materia prima) e vaghi (oggetti prodotti). Inoltre il rinvenimento di almeno una fornace da vetro non lascia dubbi in proposito. Altra attività associata è il recupero, dalle tessere ialine a foglia d’oro dell’antica villa, del prezioso metallo mediante la tecnica della cuppellazione. L’attività metallurgica legata all’oro è comprovata dal rinvenimento di ben due pietre di paragone (Lydius lapis o basanites, secondo quanto riporta Plinio il Vecchio) provenienti dallo scavo.
LE TERME DELLA VILLA ROMANA DI CASIGNANA, 2022
Atti del III Convegno Internazionale del Centro Interuniversitario di Studi sull’Edilizia abitativa tardoantica nel Mediterraneo , 2021
Journal of Glass Studies, 2016
Archeologia Medievale, 2012
in Puteoli Studi di storia ed archeologia dei Campi Flegrei a cura di Giuseppe Camodeca e Marco Giglio, 2016
«Archeologia Medievale», XLIV, pp. 9-71, 2017
Pitture frammentarie di epoca romana da Roma e dal Lazio: nuove ricerche, Scienze dell'Antichità 25, 2, 2019
FOLD&R Fasti On Line Documents & Research, 110, 2008
M. Medri, A. Pizzo (a c. di), Le terme pubbliche nell’Italia romana (II secolo a.C. - fine IV secolo d.C.). Architettura, tecnologia e società, Roma 2019, pp. 492-509, 2019