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2024, Collana Architetti del Novecento, Edifir
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Pier Niccolò Berardi (Fiesole 1904-Milano 1989), noto alla storiografia di architettura per essere stato uno dei membri del Gruppo Toscano che vinse, nel 1933, il concorso per il nuovo Fabbricato Viaggiatori di Santa Maria Novella, comincia solo recentemente a emergere dal cono d’ombra proiettato dalla fama del capogruppo Giovanni Michelucci, al quale si attribuisce l’esclusiva paternità dell’iconico progetto razionalista. Compagno di studi di Luigi Vietti a Roma, dopo la Laurea nel 1929 con Marcello Piacentini, Berardi è coinvolto da Giuseppe Pagano nella mostra sull’architettura rurale alla VI Triennale con una serie di splendide fotografie di case coloniche in Toscana. Berardi consolida il suo interesse per l’architettura della tradizione, che rimarrà costante, attento all’inserimento nel paesaggio, sia delle numerose ville realizzate negli anni Sessanta-Settanta, fra cui La Gabbiola, Silva Honorati a Punta Ala (dove realizza pure l’Hotel Alleluja) e Nasi a Torino, sia del rinomato Museo Richard Ginori a Sesto Fiorentino, del 1965. Particolare rilievo assume l’attività di Berardi negli anni Cinquanta a Maratea, contestualizzata nell’ambito dell’Italia post-bellica attraversata da progetti di industrializzazione e dagli interventi della Cassa per il Mezzogiorno. Maratea in quegli anni gode di una ribalta senza precedenti, documentata da cronaca, documentari e letteratura. A partire dal 1953, Berardi è coinvolto nell’ambizioso progetto di sviluppo industriale e turistico dovuto ai conti Rivetti di Valcervo, tra cui la costruzione del celebre hotel Santavenere, meta di personaggi illustri, le cui bianche arcate sono oramai parte del paesaggio. Dall’adattamento della Torre cinquecentesca a residenza Rivetti alle case, di nuovo impianto o ristrutturate, traspare l’impegno di Berardi nei confronti della preesistenza storica e di quel paesaggio amato, fotografato e dipinto, di cui conserverà memoria nei progetti successivi.
La città palinsesto, 2020
Nei primi anni Cinquanta la Basilicata vive un’eccezionale stagione storica che grazie al conte industriale Stefano Rivetti, si traduce in un progetto di sviluppo turistico a Maratea. Meno noto è che ne sia stato l’interprete Pier Niccolò Berardi, autore del museo Ginori, nel 1964, e inserito tra l’élite culturale e imprenditoriale italiana. Alla mostra di Pagano Architettura rurale in Toscana, si segnala per la qualità delle fotografie. Cogliendo la stessa sintonia tra l’insediamento umano e il paesaggio, realizza nel dopoguerra gli scatti a Maratea, così come progetta il lussuoso hotel Santavenere, nel 1955, precedente dell’insediamento a Punta Ala.
Selezione e commento delle opere più significative dell'architetto Danilo Guerri nelle Marche. Biblioteca di san Giovanni a Pesaro, complesso residenziale "Villa Sorriso" (Senigallia-An), Villa Rocchetti (Senigallia-An), Casa Casoni (Falconara Marittima-An), Teatro delle Muse (Ancona), Casa Frittelli (Varano-An), Casa Guzzini (Recanati-An)
OBLIO, Anno IX, n. 33 – Primavera 2019, 2019
L'articolo analizza lo stile di Michele Mari, affrontando, con particolare riferimento al suo romanzo "Tutto il ferro della torre Eiffel", il nodo teoretico che riguarda il rapporto tra postmoderno, modernismo e tradizione in un significativo romanziere della letteratura italiana contemporanea.
Il complesso architettonico dell'Incoronata di Nardò tra storia e restauro, 2023
The cult of the Crowned Virgin has been active in Italy since the Middle Ages: in Puglia it was introduced first by the Angevins and then by the Aragonese. This contribution highlights the medieval iconography reaching up to the Neapolitan models and the missing fresco of the Church of Nardò, recently found only in the photographic archives of the Bari's Phototeca. This contribute answers to different questions about history of the church and the worksite.
Il genio conteso. Mito e fortuna di Donato Bramante nel suo territorio di origine, a cura di Massimo Moretti, 2014
Un lungo percorso critico Con delibera del 3 luglio 1966 il comune di Fermignano, sospinto dall'entusiasmo del suo sindaco Talbino Fraternali Orcioni, istituiva un Comitato promotore per le celebrazioni bramantesche, di cui entravano a far parte figure di primo piano della cultura e della politica non solo locale 1 . L'impulso, ancora fortemente patriottico, dell'amministrazione comunale di Fermignano generò eventi di prima importanza per gli studi su Bramante e si può forse affermare, senza timore di smentita, che le celebrazioni del 1969-70 furono il frutto migliore di una contesa, secolare e senza soluzione di continuità, per l'appropriazione, almeno sul piano ideale, della figura illustre dell'Asdrubaldino, assunto a genio di bandiera della terra fermignanese. Ormai trascorsi e lontani i centenari del 1914 e del 1944, la vicina Urbania si trovò impreparata e soltanto in seconda battuta ottenne di entrare di diritto, con il suo sindaco Aldo Cantucci, nel Comitato Nazionale per le celebrazioni straordinarie del 1970 2 . La subalternità di Urbania rispetto alla più abile e titolata Fermignano emerge proprio dalla Relazione generale delle celebrazioni nelle quali non compare alcun riferimento alle timide iniziative messe in campo dall'amministrazione Cantucci. Mentre tra le "Altre iniziative" si segnalava l'uscita del lavoro di Fert Sangiorgi dedicato alle origini "Asdrubaldine" di Bramante 3 , non si faceva alcuna menzione di uno studio di Corrado Leonardi dal titolo prudente, quasi sibillino: Il Tempietto del riscatto di Urbania e altre opere. Contributo alla biografia giovanile di Donato Bramante. L'opuscolo usciva significativamente come pubblicazione della "Deputazione di Storia Patria per le Marche" e a cura dell'Amministrazione Comunale di Urbania, no-
I. Benincampi, Frà Giuseppe Merenda, «dilettante in architettura», in «Studi Romagnoli», 67, LXVII (2016), pp. 165-186. ISSN: 0081-6205. ABSTRACT: Seppure versato in molte scienze, come si conveniva ad un aristocratico, il Cavaliere frà Giuseppe Merenda (1687–1767) preferì tuttavia concentrare i propri interessi nello studio e nell’esercizio della pratica architettonica. Funzionale dunque ai doveri di un nobile impegnato nell’amministrazione della propria comunità, la sua attività spaziò dalla progettazione di nuove fabbriche di pubblica utilità al rinnovamento di diversi edifici sacri. Obiettivo era infatti un ammodernamento delle strutture cittadine, espressione del prestigio della collettività nonché termine di confronto con i centri confinanti e principali della provincia. La preliminare preparazione bolognese e il successivo perfezionamento romano, costituirono in tal senso il quid necessario per lo sviluppo settecentesco di Forlì, impostato sulla recezione, comprensione e traduzione in termini locali dei modelli barocchi romani formati nella capitale pontificia, e qui giunti anche e soprattutto grazie a Merenda, «che ottenne il grado di reputatissimo nell’arte».
Reconstruction of the activity of Carlo Buratti offers an effective key to analyze the relations between Rome and Naples in the period between 17th and 18th century. The book retraces the entire productivity of architect from Ticino, “accademico di merito” at the St. Luca Academy, pupil and collaborator of Carlo Fontana, called to operate in many centres of Central-Southern Italy. La ricostruzione critica dell’opera di Carlo Buratti, offre una perspicua chiave di lettura per analizzare i rapporti tra Roma e Napoli nel periodo a cavallo tra Seicento e Settecento. Il libro ripercorre l’intera produttività dell’architetto di origini ticinesi, accademico di merito all’accademia di S. Luca, allievo e collaboratore di Carlo Fontana, chiamato a operare in molti centri dell’Italia centro-meridionale. Impegnato in campi diversi della progettazione, diede qualificati contributi nella costruzione di acquedotti, ponti, teatri e, soprattutto in rifattioni di edifici storici e in rinnovamenti urbani. Dalle opere, analizzate anche attraverso la lettura di fonti inedite, emerge il forte spirito razionale dell’architetto che, pur operando in un periodo difficile per le finanze dello stato pontificio, riuscì a definire un proprio linguaggio architettonico dalle valenze essenziali, che ne fa un anticipatore di quell’asciuttezza espressa in maniera programmatica solo nella seconda metà del secolo. Partendo dalla sua attività, l’indagine è stata estesa anche alla presenza nel territorio vicereale napoletano di altri artefici romani, per sottolineare una precoce diffusione di stilemi e modi architettonici tipici dell’urbe ancora prima che il fenomeno dell’“importazione” del linguaggio romano avesse la sua consacrazione con l’arrivo di Carlo di Borbone.
Ceramiche e vita quotidiana a Senigallia tra XVI e XVIII secolo Enrico Cirelli, Giuseppe Lepore, Michele Silani Università di Bologna, Dipartimento di Storia Culture Civiltà [email protected]; [email protected] Parole chiave: Senigallia, Adriatico centrale, contesti urbani. Keywords: Senigallia, Mid-Adriatic, urban contexts. Riassunto Negli ultimi anni, grazie a una collaborazione tra Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche e Dipartimento di Storia Culture e Civiltà dell’Università di Bologna, sono state avviate diverse campagne di ricerca archeologica in siti chiave di Senigallia, con lo scopo di ridefinire i limiti della città antica e le sue trasformazioni tra tarda Antichità e Medioevo, prima degli stravolgimenti avvenuti durante il periodo del ducato dei Della Rovere. I reperti individuati in questi saggi e l’analisi dei vecchi contesti hanno consentito una nuova caratterizzazione della cultura materiale della città, sia per l’Antichità e per il Medioevo sia per i secoli posteriori, in particolar modo tra XVI e XVIII. La ricchezza della città e del suo mercato dinamico aiutarono a creare un centro di grande importanza economica grazie alla sua posizione favorevole lungo la costa medioadriatica. Nei contesti di Piazza del Duca e di due isolati del vecchio impianto urbano, oltre che nei lavori di restauro del castello Roveresco, i materiali illustrano la cultura materiale di questa comunità in cui spicca vasellame di estrema ricchezza e servizi da tavola privi di rivestimento insieme a ceramiche invetriate da cucina della tradizione post-medievale; esemplari di importazione da diverse regioni adriatiche, dal Mediterraneo occidentale, oltre che produzioni regionali. Sono il frutto di un territorio prospero e ben collegato nella rete insediativa dell’Italia centrale. La città in questo periodo è quasi interamente rifondata due volte con nuove imponenti fortificazioni e con forme completamente differenti. Le agevolazioni fiscali sui commerci e le grandi bonifiche del territorio attrassero una considerevole massa di popolamento rurale e numerosi mercanti di varie comunità ebraiche. L’incremento demografico insieme al rafforzamento politico con l’avvicinamento alla famiglia pontificia e all’aristocrazia romana segnarono il decollo di questa città e della sua Fiera della Maddalena, la Fiera franca, dove non si pagavano dazi doganali. Queste condizioni determinarono la nascita di uno dei mercati più importanti della penisola, con scambi commerciali provenienti da ogni angolo del Mediterraneo, con quattordici consolati esteri, nel XVIII secolo, per proteggere le attività commerciali.In questo contributo cercheremo di mostrare le diverse associazioni ceramiche rinvenute e le prime analisi quantitative a sostegno di nuove considerazioni storico-economiche, osservate soprattutto all’interno dell’assemblaggio ceramico rinvenuto in via Gherardi. Abstract In recent years, thanks to a collaboration between the Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche and Department of History Culture and Civilization, University of Bologna, were launched several campaigns of archaeological research in key sites of Senigallia’s urban center, in order to redefine the limits that occupied the ancient city and to better understand its transformations between Late Antiquity and the Middle Ages, before the upheavals that occurred during the period of the Duchy Della Rovere. The findings identified in these stratigraphic sample and after the analysis of old archeological contexts have allowed a new characterization of the material culture of the city, both in antiquity and the Middle Ages as far as for the following centuries, particularly between 16th and 18th centuries. The wealth of the city and its dynamic market helped to create a center of great economic importance due to its favorable location along the coast in middle Adriatic coasts. In the archaeological contexts of Piazza del Duca for instance and into two blocks of the ancient urban plan, as well as in the pottery recovered during the restoration of Della Rovere’s castle, these finds illustrate the material culture of this community which features pottery of extreme wealth and plain ware together with traditional post-medieval glazed cooking wares; inside these contexts we identified specimens imported from various regions of the Adriatic, from the western Mediterranean, as well as regional fine and common productions. These are the result of a land growth and of a well connected economy into central Italy network of settlements. The city in this period is almost entirely overhauled twice with new massive fortifications and with completely different forms. Tax relief on businesses and large land reclamation attracted considerable mass of the rural population and numerous merchants of various Jewish communities. Population growth along with the strengthening of political rapprochement with the pontifical family and the Roman aristocracy marked the takeoff of this city and its Fiera della Maddalena, Fiera franca, where merchants didn’t pay customs duties. These conditions led to the birth of one of the most important markets of the peninsula, with trade from every corner of the Mediterranean Sea, with fourteen foreign consulates, in the eighteenth century, to protect the commercial activities. In this paper we will try to show the different associations between the pottery found and the first quantitative analysis in support of new historical and economic considerations, overall inside Via Gherardi’s pottery ensamble.
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La concezione strutturale: ingegneria e architettura in Italia negli anni cinquanta e sessanta, Allemandi & co., Torino, 2013
Luciano Gherardi. Un presbitero della Chiesa bolognese negli snodi civili ed ecclesiali del Novecento, 2020
ARCHALP, 2021
Caravaggio a Napoli. Nuovi dati nuove idee, 2021
Monografie di Archeologia Libica, 2013
, en Scultori dello Stato di Milano (1395-1535), eds. Andrea Spiriti y Mirko Moizi, Como, Accademia di architettura di Mendrisio-Università della Svizzera italiana-Università degli Studi dell’Insubria, pp. 281-299., 2023
Altino dal cielo: la città telerivelata. Lineamenti di Forma urbis. Atti del Convegno Venezia 2009, a cura di G. Cresci, M. Tirelli, Roma , 2011
Studi Acrensi, 1984
Pietro Prosperi , 2023
Atti Convegno AID monuments, Perugia 13-16 maggio 2015 , 2015
SINESTESIE RIVISTA DI STUDI SULLE LETTERATURE E LE ARTI EUROPEE, 2022
Studi Veronesi, 2023
in «Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Architettura», N.S., fasc. 51, 2008, pp. 3-16