Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
Immagine di copertina: necropoli di Su Murrone (Chiaramonti), soffitto della Tomba I (Ph. Nicola Castangia). Grafica di copertina: Luca Doro, Francesca Buffoni. Progetto grafico, elaborazioni e impaginazione: Gianluca Chessa.
ISTITUTO ITALIANO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA NOTIZIARIO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA -7.II Sardegna e Sicilia, 2020
This paper reports the results of excavation in the Tenth Tomb of Santu Pedru necropolis: a typical rock-cut grave of Sardinian Neolithic age (the so-called ”domus de janas”). Since 1959 researches carried out in this site by E. Contu and A. Moravetti discovered several important hypogeal tombs (i.e. the First Tomb, well known as ”Tomb of the Tetrapod Vases”) with rich cultural remains belonging to the following cultures: Ozieri, Filigosa, Abealzu, Monte Claro, Campaniforme (Beaker), Bonnanaro and Nuragic. Tomb X was discovered by chance in autumn 2004, during widening works of state road 127bis, and explored in summer 2005. The grave is composed by long corridor (dromos) and five rock-cut rooms: the main cell have two pillars, an hearth sculpted on the ground and a ”false-door” carved on the front side. Materials found in this tomb are very interesting: inside the hypogeal rooms were discovered remains of the latest burials of Ancient Bronze Age (Bonnanaro culture) and some pottery fragments of former Copper Age burials (Filigosa and Monte Claro cultures). Remains of the first burials were found outside in the corridor (dromos) area: it concerns mainly pottery fragments of the Middle-Late Neolithic phase named ”San Ciriaco culture”. Apart from the controversial case of the tomb of Sant'Iroxi-Decimoputzu, this is the first time the ”San Ciriaco” evidences are found in a rock-cut tomb of domus de janas type, wich were considered exclusive of the following Ozieri culture.
2000
ben nota agli studiosi soprattutto per la Tomba I o ''Tomba dei vasi tetrapodi" esplorata da E. Contu alla fine degli anni Cinquanta I, è stata interessata da nuovi scavi negli anni 1989-1995 che hanno portato alla luce tutte le sepolture finora individuate. Nel corso di queste indagini sono state scavate le tombe IJ2, HP,
2009
This paper reports the results of excavation in the Tenth Tomb of Santu Pedru necropolis: a typical rock-cut grave of Sardinian Neolithic age (the so-called” domus de janas”). Since 1959 researches carried out in this site by E. Contu and A. Moravetti discovered several important hypogeal tombs (ie the First Tomb, well known as” Tomb of the Tetrapod Vases”) with rich cultural remains belonging to the following cultures: Ozieri, Filigosa, Abealzu, Monte Claro, Campaniforme (Beaker), Bonnanaro and Nuragic.
Rivista Di Scienze Preistoriche, 2009
Quaderni della soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano, 23/2007-2012
In copertina: Immagine della testa di una statua di Mont'e Prama (Cabras), presa da una visualizzazione in tempo reale ricostruita alla risoluzione di un quarto di millimetro. Scansione, ricostruzione e visualizzazione di CRS4 Visual Computing: http://www.crs4.it/vic. Questo quaderno è dedicato al ricordo di Antonello Dessì, del suo lavoro intelligente e appassionato 134 Ad OVEST dI TuVIXEddu: LA nECROPOLI dI SAnTA gILLA donateLLa saLvi "En lo camp che dint de Marti del contado" situato "nel loch di Santa Ilia" si trovò il 22 febbraio 1617 un grande ediicio "de pessaria e calcina" e davanti a una ila di "cantons grands que mira a detrura alla marina de Caller se ha trovat una cassetta de pedra con sua coperta a modo de esquena" con una croce sul coperchio. L'urna, di piccole dimensioni, conteneva pochi resti ossei; davanti ad essa fu ritrovato un frammento di marmo con le lettere vixit/ V kal mart (ederae distinguentes) 1 . A questo ritrovamento seguì quello di un'altra sepoltura in pietra e laterizi legati con calce; vicino al capo fu trovato un altro frammento di marmo con l'iscrizione (croce) Hic iacet b m fel/ it annis pl min/ in pace sub d III k. All'interno della sepoltura erano frammenti scheletrici, insieme a una chiave in ferro poggiata davanti "a lo cap che mira ala part de tramontana" 2 .
le immagini di proprietà dello stato italiano sono state pubblicate su concessione del mibaCt -dipartimento per i beni Culturali e Paesaggistici -direzione regionale per i beni Culturali e Paesaggistici del Friuli Venezia giulia -soprintendenza archeologia del Friuli Venezia giulia ed è vietata l'ulteriore riproduzione e duplicazione con ogni mezzo senza l'autorizzazione della soprintendenza. «antichità altoadriatiche» © Centro di antichità altoadriatiche Via Patriarca Poppone 6 -33053 aquileia (ud) autorizzazione del tribunale di udine n. 318 del 27 ottobre 1973 © editreg di Fabio Prenc sede operativa: via g. matteotti 8 -34138 trieste tel./fax ++39 la proprietà letteraria è riservata agli autori dei singoli scritti ed i testi sono stati sottoposti, per l'approvazione, all'esame di referenti e del Comitato di redazione. la rivista non assume responsabilità di alcun tipo circa le affermazioni e i giudizi espressi dagli autori.
In un recente contributo (2006) comparso su “Archeologia Medievale”, osservavo che “All'inizio del terzo millennio, l'archeologia urbana di Alghero ha imboccato, sia pure con qualche indecisione, la via dell'archeologia preventiva… spesso presente nella progettazione delle opere pubbliche nella città storica…”(MILANESE 2006a, p. 489). Oggi il percorso dell'archeologia urbana algherese si può definire accidentato e discontinuo, dettato da alcune sinergie istituzionali e dalla progressiva consapevolezza dell'interesse ...
2020
Il mausoleo dei “girali di acanto” e situato a un centinaio di metri a nord della Porta mediana delle fortificazioni settentrionali di Cuma. La costruzione e composta da un dromos che conduceva a un ambiente ipogeo sul quale si elevava una struttura probabilmente del tipo “a fornice”. L’insieme dei muri dell’ambiente ipogeo e ricoperto da intonaco dipinto. La parte inferiore delle quattro pareti e decorata da finti blocchi in marmo bianco, mentre le lunette delle pareti est e ovest sono ornate da un’elegante composizione costruita intorno a una pianta di cardo da cui si dipanano tralci caratterizzati da diverse infiorescenze. Il linguaggio composito adottato nel mausoleo cumano richiama la botanica e la composizione del fregio floreale dell’Ara Pacis. I dati a disposizione hanno permesso di inquadrarne la costruzione e l’uso nella prima meta del I sec. d.C. Il contributo propone una rilettura del monumento nel suo insieme, riprendendo il contesto stratigrafico, la tipologia architet...
Fin dagli anni ’40 del XX secolo l’Emilia è nota per le significative testimonianze funerarie pertinenti alla cultura VBQ grazie agli scavi effettuati a Chiozza di Scandiano1. Dagli anni ’90 si sono aggiunti numerosi rinvenimenti in vari siti dell’Emilia occidentale ed attualmente il territorio tra Reggio Emilia e Piacenza è l’area di maggior interesse per lo studio degli aspetti funerari della cultura. Essi appaiono peraltro intimamente intrecciati alla sfera abitativa, poiché quasi tutti i siti esplorati hanno restituito sia strutture potenzialmente insediative, sia sepolture, in numero da una a 55. Il presente lavoro, che rappresenta uno stadio della ricerca in corso, approfondisce l’indagine sull’individuazione dei ruoli sociali in base ai rituali, ai corredi funerari e all’articolazione dello spazio sepolcrale.
D. Malfitana, M. Bonifay (a cura di), La Ceramica africana nella Sicilia romana, 2016
La pubblicazione di questo volume ha ricevuto, sulla base di una valutazione dei risultati della ricerca in essa espressa, il contributo finanziario dell'
La necropoli di San Magno in Puglia, risalente alla tarda Età del bronzo-inizio Età del ferro, viene presentata in questo volume in maniera organica e sistematica, attraverso un' accurata analisi storica e archeologica delle numerose tombe a tumulo che la caratterizzano. Roberto Marrone è dottore magistrale in Scienze Biologiche, Archeologia e in Conservazione e Diagnostica del patrimonio culturale. E' docente di storia dell' arte e svolge attività di ricerca in ambito della biologia del restauro e del biodeterioramento dell' opera d' arte. E' autore di diverse pubblicazioni fra cui Conservazione e valorizzazione delle strutture lignee delle norie siriane (Aracne, 2012) e Componenti organici e inorganici in uso nell' opera d' arte (Aracne, 2016)
Scarse sono le informazioni derivate dalle fonti bibliografiche riguardo alla preistoria del territorio del Comune di Borutta, piccolo centro abitato della provincia di Sassari, né tantomeno del Colle di Sorres, raramente citato in letteratura archeologica per il sito della grotta di Sa Rocca ẻ Ulàri 1 . Maggiore attenzione è rivolta, invece, al periodo medievale, del quale si conserva come principale testimonianza l'imponente cattedrale in stile romanico di S. Pietro (XI-XII sec.) sede dell'antica diocesi di Sorres 2 .
Lazio e Sabina 3, Atti del 3° Incontro di studi sul Lazio e la Sabina (Roma, 18-20 novembre 2004), 2004
2020
Interessanti sono anche i fitotoponimi, sempre di origine latina, fra i quali basti citare Colloredo (da colorus, nocciolo), Mels (da malus, mela) e Pers (da pirus, pera) 7. Altri toponimi della zona, come per esempio Farla di Majano che deriva da farula o piccola fara, ricordano la presenza dei Longobardi nel territorio. Il termine longobardo fara inizialmente designava la stirpe, il clan familiare, quindi passò poi a indicare il luogo dove esso viveva e infine il possesso nobiliare oppure il luogo abitato dai nobili longobardi 8. Si possono ricordare anche Solaris e Sala (da sala, residenza del capo della curtis o luogo per la raccolta delle derrate) di Buja e Corgolan (da sculca, posto di vedetta) a Susans di Majano 9. Nell'abitato di San Salvatore ci sono, confrontando le mappe dell'Archivio Perusini, nella parte occidentale dello stesso i Campi Braida (cfr. fig. 3); anche questo è un termine longobardo e significa "podere lontano dall'abitazione", tipica nella lingua di un popolo nomade che spostava continuamente le tende nelle pianure dell'est europeo. Il termine è ancora in uso nel friulano e indica un campo in generale o campo chiuso 10. Interessanti sono anche gli idronomi, come per esempio, quello riferibile al torrente Corno. Il termine Corno deriva dal latino cornum ed è una chiara allusione alla forma del torrente, infatti la parola cornu indica un meandro, un'ansa 11. Il termine Ledra, invece, è una parola preromana che deriva da udro/idro e quindi significa acqua 12 .
Loading Preview
Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.