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2025, Iam Christe sol iustitiae
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IAM CHRISTE SOL IUSTITIAE Autore ignoto del VI secolo Traduzione e versione metrica di Salvatore Savaglia Lodi mattutine feriali di Quaresima
Ouverture» al suo libro «Il Cristianesimo come stile» 1 , fa un suo approccio stilistico della tradizione cristiana con l'intenzione di mostrare questa prospettiva come strategia d'emergenza davanti alla svalutazione dell'approccio dogmatico del cristianesimo. E pretende far vedere che davanti ai cambiamenti introdotti dalla modernità e postmodernità si deve far appello all'originalità di ciò che è essere cristiano senza far da parte le idee centrale della nostra fede come contenuto dottrinale.
Preistoria del cristianesimo - la radice sciamanica delle religioni , 2021
Dallo sciamanesimo al cristianesimo - la meravigliosa avventura del pensiero magico dell'homo e della femina sapiens
In the preface to his major work, La persuasione e la rettorica, Carlo Michelstaedter puts Christ's name alongside those of the 'persuaded', i.e. of those who, in the past, have been able to realize the ideal of an authentic life, not subjected to the yoke of the 'rhetoric'. But it would be a mistake if, starting from this textual evidence, one would assume Michelstaedter to adhere to the Christian religion. In fact, a careful textual analysis of the Persuasione reveals that he does not think of the 'Christ of faith', but of a 'historical Jesus' who takes on the contours of a model of moral conduct, without any implication of Christological type.
. Se Dio ritrae lo spirito vitale, ecco che gli uomini tornan,o alla polvere, dalla quale provengono ; e se egli dà lo spirito, ecco che essi risorgono e Dio rinnova il volto della terra (Sal. 104, 29 seg.). J ahvè, nostro padre sei tu, noi siamo l'argilla, tu il nostro artefice tutti noi siamo opera· delle tue mani (Is. 64, 7). Così la fede nella creazione significa abbandonarsi totalmente a Dio: Guai a chi contende col suo creatore, egli rottame fra i rottami dei vasi di terra! Anche l'argilla dirà al vasaio : « Che fai? » e l'opera sua: « Non hai mani? » Guai a colui che dice a suo padre: « Perchè hai generato? » e a sua madre: « Perchè partorisci? » . Così dice J ahvè, il santo di Israele e suo creatore: «Voi pretendete d'interrogarmi str .ciò che vérrà e darmi degli ordini a proposito dell'opera delle mie mani? . lo ho fatto la ,terra e gli uomini su di essa, ·io, le mie mani hanno spiegato i cieli . e comandai a tutto il loro esercito » (Is. 45,(9)(10)(11)(12). E così parla il credente : « Le tue mani mi hanno fatto e formato--Ammaestrami in modo che io apprenda i tuoi comandamenti» (Sal. 119, 73). L'uomo dunque davanti a Dio non è, nulla, 5 e il profeta ode la voce: « Predica: ogni carne è come erba e tutto il suo splendore è come il fiore del campo. L'erba si secca, il fiore appassisce perchè il soffio di J ah v è vi è passato sopra ... 12 L'eredità dell'Antico Testamento L'erba si secca, il fiore appassisce, ma la p11-rola del nostro Dio dura in eterno » (Is. 40, 6-8). Ma questa fede ispira . anche fiducia e gratitudine. « Se io guardo il cielo, opera delle tue dita, luna e stelle che vi hai disposto,che cosa è l'uomo che tu ti sia ricordato di lui, il figlio dell'uomo, che tu gli abbia rivolto il tuo sguardo! 18 L'eredità dell'Antico Testamento prattutto conoscenza di ciò che Dio esige. La sapienza di Israele è sapienza di proverbi. La sua proposizione fondamentale è: sapienza è timor di Dio. · Il timore del Signore è l'inizio della conoscenza, gli stolti disprezzano sapienza e istruzione (Prov. l, 7). Il timore del Signore è la scuola della saggezza e l'umiltà va avanti all'onore (Prov. 15, 33). Il profeta ammonisce a coltivare il timor di Dio : Santificate J ahvè degli eserciti! Egli sia il vostro timm·e, egli sia il vostro terrore, {ls. 8, 13). Analoga è l'aiQ.monizione della Legge: Dovete segui1·e Jahvè, vostro Dio, lui dovete temere, i suoi comandamenti dovete osservare e ascoltare la sua voce. Lui dovete servire, a lui tenervi stretti (Deut. 13, 5). E Dio promette attraverso il profeta: « Voglio dar loro un altro cuore e un'altra via, perchè mi temano sempre ... V o gli o mettere nel loro cuore il timore di me, perchè non si allontanino da me» (Ger. 32, 39 seg.) . . Questo timor di Dio non. è paura, esso anzi libera l'uomo proprio dalla .paura, dandogli un senso di sicurezza. È il rispetto che si inchina alla volontà di Dio, che ci si presenta nei suoi ordini non meno che nel destino. L'uomo per l'appunto non deve aver timore davanti a Dio. «Non aver paura, chè io ti ho redento. Ti ho chiamato per nome; sei mio» (ls. 43, l). Dio e il mondo se non mangia,re e bere e darsi al bel tempo in mezzo alle fatiche (2, 24). Mangia con gioia il tuo pane bevi il tuo vino con cuore lieto ... porta sempre vesti bianche e non far mancare olio al tuo capo, godi la vita con la donna che ami 23 per tutti i giorni vani che ti sondati sotto il sole (9, 7-10). Se una tale rassegnazione si avvicina all'ateismo pratico, l'estremo opposto appare invece nel libro di Giobbe. Qui, nella dura lotta con questo problema, la risposta che viene trovata consiste nella tacita sottomissione alla volontà di· vina la cui sapienza trascende ogni umana comprensione. Di fronte agli amici che insistono a sostenere che le soffe· renze di Giobbe devono essere la punizione per una sua colpa, egli persiste nella coscienza della propria innocen• za e si avvede con raccapriccio che Dio gli fa violenza. Se anche avessi ragione, non troverei ascolto, dovrei invocare la grazia del mio avversario. Se lo invocassi -mi risponderebbe? Non crederò mai ch'egli mi ascolti. Egli che ìni piomba addosso nel frastuono della tempesta, mi infligge tante ferite senza motivo; che non mi lascia mai riprendere fiato, no, che mi sazia d'amarezza. Se si tratta della forza del più forte, -lui ne ha! e se si tratta del diritt9 -chi lo citerà in giudizio?. Se anche ho ragione, -la mia bocca mi condanna; se anche sono innocente -egli mi dichiara colpevole (9,(15)(16)(17)(18)(19). Ma non trova pace; deve esigere giustizia da Dio, -non la sua ricompensa, ma il riconoscimento. No, all'Onnipotente voglio parlare, contendere con Dio, questo è il mio desiderio (13, 3). 24 'L'eredità dell'Antico Testamento Dio è grato ,ad avvocati che vogliano dimostrare il diritto di Dio affermando che Giobbe è in colp,a! Dite il falso per amore di Dio? In suo favore sostenete l'inganno? Prendete partito per l'Onnipotente? Sostenete la causa di Dio con le menzogne? (13, 7 seg.). Le vostre sentenze sono sentenze di cenere, è di argilla ciò che voi replicate. Ma tacete dunque e fatemi parlare, mi succeda quel che mi deve succedere! Prenderò la mia carne fra i denti e. metterò l'anima mia sulle mie mani! ·che mi uccida! Non ho niente da sperare! Solo la mia condotta esporrò davanti a lui (13, 12-15). O sapessi dove poterlo trovare, . potessi giungere al suo trono! Esporrei la mia causa davanti a lui e riempirei la bocca di prova, conoscerei le parole che mi replicherebbe, sentirei le parole che mi direbbe. Lotterebbe con me con tutta la sua forza? Oh no! mi presterebbe attenzione. Li disputerebbe con lui un uomo retto, e io finalmente mi libererei del mio giudice (23, 3-7). Prega Dio di consegnargli il suo atto di accusa per poterne dimostrare l'inconsistenza. Veramente, io lo porterei sulla spalla, me lo cingerei come un diadema intorno alla fronte! Gli renderei conto di ciascuno dei miei passi e lo affronterei arditamente come un principe! (31, 36 seg.). Dio accetta la sfida; appare a Giobbe e risponde. Risponde chiedenc:lo a Giobbe: Dio e il mondo Dove eri quando io fondavo la terra? Dillo, se hai tanta intelligenza! Chi ne fissò le dimensioni, se tu lo sai? Chi vi ha teso sopra la corda· per misurarla? ... L'avversario dell'Onnipotente si ritirerà, adesso; colui che censura Dio, ha da replicare? Vuoi annientare il mio giudizio, condannarmi per_ giustificare te stesso? Hai tu un braccio come quello di Dio, o una voce che tuoni come la sua? Adornati pure di superbia e grandezza, rivestiti di splendore e màestà! ... Allora anch'io ti riconoscerò, -~ perchè la tua destra t'avrà dato la vittoria 25 (40, 4 seg. 8-10. 14). Giobbe ammutolisce davanti a lui: Sì, sono stato precipitoso, che cpsa potrei rispondere? Mi metto la mano sulla. bocca; ho parlato una volta, ma non risponderò di nuovo, una seconda volta, ma non lo farò più. Ho riconosciuto che tu sei onnipotente e che nessun tuo pensiero è irrealizzabile. Sì, senza capire ho. parlato di cose che per me sono troppo alte e mi sono ignote. Di te . ho sentito parlare, ma ora il mio occhio ti ha visto. Perciò mi sciolgo in ,lagrime e soltanto sospiro, fra la cenere e la polvere (40, 4 seg.; 42, 2 seg., 5 seg.). Di fronte all'onnipotenza e all'imperscrutabile sapienza di Dio l'uomo deve quindi ammutolire; una risposta alla sua domanda sul senso della propria sofferenza non l'ot-· tiene. Ma gli vien detto che, come uomo, non può porre la domanda, ma si deve inchinare davanti a Dio. Il poeta ha reso evidente ciò anche inserendo ]a propria poesia 26 L'eredità dell'Antico Testamento nella cornice della vecchia storia del pio Giobbe che, quando tutto gli vien tolto, dice umilmente: « Nudo sono uscito dal corpo di mia madre, e nudo vi torno. Dio l'ha dato e Dio l'ha tolto. Lodato sia il nome di Dio!» (1, 21), e che dice alla sua donna che si lagna : « Il bene lo prendiamo da Dio e il male non lo dovremmo prendere?» (2, 10). Il libro di Giobbe è un'eccezione nell'Antico Testamento, nel senso che per il poeta l'immagine corrente della giu· stizia divina che si ~ivelerebbe nel destino dell'uomo, viene meno. Il poeta ha scoperto che anche l'innocenza deve soffrire. Eppure il poeta rimane nell'ambito della con· cezione antico-testamentaria. Egli non perde la fiducia in Dio e quanto meno riesce a comprendere la propria soffe· renza sulla base della sua idea di Dio, tanto più l'idea di Dio conserva della sua forza, anzi diventa sempre più assoluta: l'onnipotenza di Dio non ha limiti e la sapienza di Dio, nel suo apparente arbitrio, è imperscrutabile. Cosi non resta all'uomo che ammutolire. 23 In tal modo viene sviluppato fino all'estremo un motivo che di per sè rientra nella fede antico-testamentaria in Dio: la sottomissione alle imperscrutabili decisioni di Dio -una rinunzia che si può peraltro congiungere anche con la fiducia nel fatto che Dio farà sorgere un futuro di beati· tudine e proprio allorchè l'uomo avrà rinunziato a una. volontà e a dei progetti autonomi e saprà attendere Dio. Così sorge una particolare idea della fede. Credere in Dio non significa ritener vera la sua esistenza, ma aver fiducia in lui in umile sottomissione ai suoi piani, in silente attesa. Questo è il senso del canto del salmista: Ma io resto sempre vicino a te, tu mi tieni con la tua destra. tu mi guidi col tuo consiglio, incoraggi l'anima mia per questa via. Che cosa ho in cielo? Al di fuori di te non desidero niente sulla terra. Il mio corpo e la mia anima possono venir meno, J ahvè sarà in eterno la mia parte.
ENCICLOPEDIA DEL DIRITTO Estratto da I TEMATICI, II-2021 REATO COLPOSO, diretto da M. Donini, 2021
1. Dall’ispirazione autoritaria del nemo censetur, al personalismo e pluralismo costituzionali. Prolegomeni di una teoria del dolo. – Sezione I: Prassi: tra sensibilità per i principi e cedevolezza a logiche preventive - 2. Dalla sentenza 364/88 della Corte costituzionale, alla giurisprudenza attuale – 3. Infanticidio d’una scusante: oggetto e parametro del giudizio, secondo la Corte costituzionale. - 4. Successive (dis)applicazioni, e residue potenzialità, dell’art.5 c.p. novellato. - Sezione II: Prospettive: la “multidimensionalità” dell’art.5 c.p. - 5. Le correlazioni con la legalità costituzionale e convenzionale: profili di una causa obiettiva di non colpevolezza. - 6. (Segue) L’art.5 e l’art.15 d.lgs.74/2000 come fondamento, e modello, della esimente “oggettiva”. - 7. I nessi con la colpevolezza. La fisiologica, rara operatività della scusante dell’”ignoranza inevitabile”. – 8. Dolo e culpa iuris: l’errore di diritto sul fatto. – 9. Scientia iuris, culpa iuris e diritto penale artificiale. - 10. Riconsiderazione dei rapporti tra art.5 e 47, 3° co., c.p., e della nozione di “illiceità” oggetto della culpa iuris. - 11. Obiezioni e repliche
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