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2019, «La Ludla», XXIII, n. 5, maggio 2019, pp. 2-3
Ballo del Trescone, Lauda spirituale, Ballo popolare in Romagna
in Codici e frammenti di manoscritti liturgici della diocesi di Tricarico, Catalogo dei frammenti della mostra “Musica divina et mundana”, Tricarico, MuDiT, 10 agosto 2019 - 8 gennaio 2020, Scritti di CARMELA BISCAGLIA, NICOLA SOLDO, ARIANNA VENA, VALERIA VERRASTRO, Schede di Arianna Vena, Foggia, Claudio Grenzi Editore, 2019, pp. 11-29.
in Alessandro Pontremoli e Patrizia Veroli (a cura di), Passi, tracce, percorsi. Scritti sulla danza italiana in omaggio a José Sasportes, Aracne, Rome, pp. 45-57, 2012
Nel 1620 il tipografo Tommaso Guerrieri dava alle stampe, a Terni, un Discorso sopra il ballo e le buone creanze necessarie a un gen- tiluomo e ad una gentildonna di Filippo degli Alessandri. Contenendo, oltre a note di costume, anche riferimenti a balli speci- fici dell’epoca, lo scritto ha fatto la sua comparsa all’interno della Storia della danza di Gino Tani, e ha conosciuto successivamente almeno un paio di menzioni critiche, più sintetiche ma non insignificanti. A distanza di tempo, può non risultare esercizio inutile riprenderlo in mano per riconsiderare il testo e alcuni suoi contesti. Vi ci si avvicinerà a partire dai paratesti.
Ermeneutica Letteraria, 2021
Textuality, singing and dance in the heaven of Jupiter (Pd. xviii-xx) · In the heaven of Jupiter, the blessed create a glorious spectacle forming the words « Diligite iustititiam qui iudicatis terram ». The poet stages a grandiose choreographic representation to end Canto xviii with a sharp criticism of Pope John XXII. Here, in the sky of justice, extending through canto xx, graphic signs are mingled with music, rationality with mysticism, and theology with an admonition of the political class. While the theological doubts of the pilgrim are thus dispelled, the poet employs a masterly weaving of rhetorical and synesthetic strategies to represent the difficulty of the issue : the incomprehensibility of divine justice for human minds in the face of the need to preserve faith in providential design. If, as Dante writes, « quel che mi convien ritrar testeso, / non portò voce mai, né scrisse incostro », the poet emerges from the impasse precisely by evoking a combination of illuminated images, music and grammatical polyphony in which one hears « sonar ne la voce e ‘io’ e ‘mio’, / quand’ era nel concetto e ‘noi’ e ‘nostro’ ». Critics have observed the connection between music and revelation (Peter Dronke, Reinhold Hammerstein), analyzed the biblical elements (Zygmunt Barański), explored structural and narratological aspects (Lino Pertile), or explained the presence of David, undoubtedly Dante’s favorite musician, referring to the « mysterious harmony that governs the fate of men in God’s inscrutable design » (Anna Maria Chiavacci Leonardi). Others have noted the metaphorical value of the musical instruments, establishing a comparison between the sacred music of the Davidic eagle and the music of the « allodetta » (lark), associated with the Troubadour legacy of Bernard de Ventadorn (Torraca,which Porena opposed).However, sufficient attention has not yet been given to the visual, choreographic and musical renderingof these cantos : the poetic and performative way in which Dante chooses to represent, ratherthan explain, divine justice incomprehensible to humans. It is precisely through the wise and spectacularcombination of various arts, from illumination to dance and music, that Dante’s poem captivatesand convinces its readers, imbuing the theological matter with an unprecedented mimetic power.
«CRISTO VALE MENO DI UN BALLERINO?». DANZA E MUSICA STRUMENTALE DEI CRISTIANI DI ETÀ TARDOANTICA, 2021
«Cristo vale meno di un ballerino?» è la provocatoria domanda che, alla fine del IV secolo, Giovanni Crisostomo rivolge ai cristiani di Antiochia, sempre pronti a spendere parole vane e denaro per compiacersi di mimi e pantomimi preferiti, ma incapaci di rispondere alle domande sulla propria fede, perché poco preparati e distratti dagli spettacoli e dalle manifestazioni coreutico-musicali. Dal quesito crisostomiano prende spunto questo volume, che presenta un’indagine storica sulla danza e il suo accompagnamento musicale alla luce dell’insanabile contrapposizione prescritta nel corso della tarda antichità tra il cristianesimo e il ballo.
LA POLICORALITÀ IN EUROPA AL TEMPO DI PARIS LODRON “Missa Salisburgensis”: Biber contra Benevoli, 2006
The tumulus 7 in Salve has few comparisons in the Italian Eneolithic concerning architecture and rituality. The materials, instead, can be ascribed to the Laterza andGaudo facies, the former with precise references to Grotta Cappuccini in Galatone and the latter to the Taurasi site in Campania. An overview of the European III millennium allows to insert the tumulus in Salve into a wider phenomenon which involves the whole Europe through the interaction processes between different and geographically far cultures, from Yamnaya Culture to the Bell Beaker Phenomenon till the Early Helladic.
Diacritica, 2018
Il contributo propone una lettura diacronica del motivo della bestemmia nell’ambito della tradizione lirica tra Otto e Novecento, da Carducci agli Scapigliati, a Ungaretti, Caproni, Testori fino a Pasolini, Turoldo e a Zanzotto, nel tentativo di rintracciare quella che pare porsi come una vera e propria retorica blasfema, che rappresenta il discrimine più cospicuo rispetto ad esperienze liriche antecedenti.
Cara scientia mia, Musica. Studi per Maria Caraci Vela, a cura di A. Romagnoli, D. Sabaino, R. Tibaldi, P. Zappalà, Pisa, ETS, 2018, II, pp. 953-966.
Scultura lignea dal Medioevo al Rinascimento. Aggiunte al catalogo di antichi maestri e nuove proposte, edited by V. Natale, Eventi & Progetti Editore, Candelo 2010, p. 10-17, n.1. ISBN 978-88-89280-84-3.
Breve excursus in merito le caratteristiche insegne papali, i colori e i riti legati alla corte romana. Approfondimento in merito la nascita e l'evoluzione del triregno con breve indagine sulla tiara papale di Pio VII. Elaborato per il corso di Arti applicate ed oreficeria - 2014.
The social sciences have recognized in contemporary Western societies the existence of the «Patchwork Religion», a trend towards the construction of a spiritual experience characterized by the coexistence of elements from different religious traditions, exoteric and spiritual movements. The patchwork idea focuses on the centrality of the individual, who – more or less consciously – chooses to tap into different traditions to build a religious sensibility. History has not yet thoroughly taken into account the category of «Patchwork Religion». On the contrary, it has explored the concept of syncretism, as presence in a religious belief of mythic elements, organization and rituals from different traditions, mainly on collective experiences. Our goal is to propose a case study to explore the heuristic potential of the category «Patchwork Religion» in a historical research. The 1890 Ghost Dance and the teaching of the Northern Paiute Prophet Wovoka contain all the elements that permit its inclusion in the category: the revelation to an individual, the prophetic dimension, and the coexistence of different religious traditions (principally Paiute, Christian, Lakota) in a single message.
in Petrarca in musica, atti del convegno internazionale di studi, Arezzo, 18-20 marzo 2004, a cura di Andrea Chegai e Cecilia Luzzi, Lucca, LIM, 2005, pp. 247-292.
Storie del ragno e della tela. Trasformazioni di un topos culturale dentro e oltre il testo, 2023
Il ragno, la tela e la loro mitologizzazione nella storia di Aracne fanno la loro apparizione nell'ambito delle allegorie figurative con significati diversi e contrastanti: in base alla tradizione letteraria e filosofica di riferimento, essi vengono chiamati in causa di volta in volta come immagine di industriosità, fragilità, vanità, di insidia e di complessità, con un'oscillazione fra la polarità positiva e quella negativa che risente del peso di una millenaria ambiguità d'interpretazione. Il saggio tenta di (rin)tracciare le linee di continuità delle diverse letture, prendendo spunto dall'interpretazione lungamente incerta di un celebre dipinto di Veronese – l'Allegoria dell'Industria nel soffitto della Sala del Collegio in Palazzo Ducale (Venezia) – di cui si ricercano le possibili fonti, mentre in parallelo si segue l'alternativa valenza della tela di ragno come emblema di Dialettica e di Opera Vana, che Cesare Ripa tentò invano di proporre all'attenzione degli artisti.
Program Essay, 2019
Saggio per "Tosca" di G. Puccini, Fondazione Teatro Lirico di Cagliari – Stagione lirica e di balletto 2019. Regia, Pier Francesco Maestrini, Orchestra e Coro del Teatro lirico di Cagliari, dir. Donato Renzetti, m° del coro Donato Sivo, Coro di voci bianche del Conservatorio “Palestrina” di Cagliari, dir. Enrico di Maira.
felIcITà Terrena e felIcITà celesTe:
In: E l'informe infine si fa forma… Studi intorno a Santa Maria del Fiore in ricordo di Patrizio Osticresi / a cura di L. Fabbri e A. Giusti . - Firenze : Mandragora, 2012
Il volume raccoglie il patrimonio onomastico desunto da un documento redatto a Ferrara nel 1310, quando la città passa sotto la diretta sovranità della Chiesa e si sottomette all’autorità di papa Clemente V. I nomi dei circa 3500 cittadini che sottoscrivono il giuramento di fedeltà sono studiati in prospettiva storico-linguistica e analizzati nella loro distribuzione geografi ca. Poiché le scelte onomastiche di qualsiasi ambiente sono diretta espressione della sua cultura, emerge il quadro di una società colta nel delicato momento del trapasso da tradizioni antiche a interessi nuovi: al folto gruppo degli antroponimi germanici e a qualche sporadica citazione del mondo classico si affiancano i più recenti agionimi e i personali di tradizione epico-cavalleresca. Consistente è anche il numero dei nomi delessicali che permettono di documentare indirettamente alcuni tratti di un volgare ancora sommerso, ma in procinto di uscire allo scoperto nei testi ferraresi del secondo Trecento. CARLA MARIA SANFILIPPO insegna Linguistica italiana all'Università di Ferrara. Tra i suoi lavori principali, le edizioni commentate del Carteggio Rajna-Salvioni (Pisa, 1979), degli Assempri di Filippo degli Agazzari (Roma, 1993) e il manuale Lingua e dialetti in Italia (Ferrara, 2000). Si è occupata anche di dialettologia antica, con studi sul ravennate e sulla tenzone tridialettale veneta. Attualmente i suoi interessi sono rivolti soprattutto alla linguistica storica e alle sue applicazioni in ambito onomastico.
Una coltre di monachesimo soffoca l'esistenza quotidiana in Russia nel XVII secolo. La chiesa e gli zar impongono alla popolazione un regime quasi monastico di vita, il divieto di ogni forma di divertimento. Nel 1648 severi editti sono inviati in tutte le città della Russia moscovita per essere solennemente letti nelle chiese la domenica e nei mercati nei giorni di fiera: vi si ingiunge di non cantare nelle piazze nelle vie o nei campi, di non adunarsi a guardar spettacoli, di non ballare, di non battere le mani, di non intonare cori, di rinunciare cioè a tutti quegli svaghi popolari che la Chiesa considera residui di superstizioni pagane. Alla fine del lungo elenco di divieti si prescrive anche di respingere a bastonare gli skomorochi, i guitti e i saltimbanchi che vagando per le campagne arrecano sollazzo ai contedini. Secondo quegli editti la sterminata terra russa doveva trasformarsi in un enorme monastero, abitato da anacoreti, in una landa severa e silente, in cui era al bando anche la ciclica organizzazione del tempo della festa legata ai lavori dei campi e all'alternarsi delle stagioni, filtrata in tanti spettacoli rituali e che Aleksej Remizov all'inizio del Novecento ritrarrà con scrittura giocosa in Posolon' (Lungo l'arco del sole).
quivi germoglia come gran di spelta. Surge in vermena e in pianta silvestra: (Inferno, XIII,(99)(100) Partendo dai versi danteschi «quivi germoglia come gran di spelta. / Surge in vermena e in pianta silvestra», il primo dei quali ha un parallelismo costruttivo nel verso «livido e nero come gran di pepe» 1 , si definisce innanzitutto cosa sia la spelta e cosa la verbena, nel tentativo di ricavarne le possibili fonti letterarie cui Dante attinge per la conoscenza delle due piante erbacee, evidenziandone anche le loro peculiari caratteristiche.
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