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2021, Alà, l'epopea dei Corda Colonna
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La storia di una famiglia borghese di Alà dei Sardi, che avendo fatto fortuna, si lega ad un'importante famiglia italiana, i Colonna
Al servizio dei Colonna. Asdrubale Febonio e la sua casata tra Cinque e Seicento, 2020
Le vicende degli esponenti della famiglia Febonio rendono testimonianza esemplare delle dinamiche politiche e sociali che le famiglie emergenti della borghesia locale seicentesca mettevano in atto con quelle dell’aristocrazia, in questo caso i Colonna, signori del ducato di Tagliacozzo. Questa fedeltà verso la nobile casata romana è resa ancor più paradigmatica dalla figura di Asdrubale, il quale, prima come giovane servitore poi come uomo d’armi, fu al servizio dei figli del contestabile Filippo I, fautori indiscussi della politica della Corona spagnola in Italia e in Europa. Al seguito di essi, Asdrubale fu spettatore attivo dei più grandi rivolgimenti e conflitti del XVII secolo, intersecando l’operato di alcuni dei personaggi dal peso politico più alto del tempo – come il vecchio condottiero Ambrogio Spinola, il giovane capitano e diplomatico Giulio Mazzarino o gli esponenti della famiglia papale dei Barberini – e spostandosi dalle fredde lande dei Paesi Bassi al Monferrato funestato da guerre e pestilenza, dalla pittoresca Malta alla Catalogna consumata dalla rivolta filo-francese.
2015
Il cippo di confine trovato lungo il fiume Iscorra-boe identifica con chiarezza i Monti di Alà come territorio dei Bàlari. Da qui parte un viaggio tra le poche fonti storiche per dare un volto a questo popolo ribelle
Nuovi dati sull'origine della città di Kalè Akté, anteriore alla fondazione di Ducezio del 446 a.C. riportata dalle fonti storiche di quasi due secoli, probabilmente come tappa intermedia scelta da Zancle all'epoca della fondazione di Himera lungo la costa tirrenica. L'insediamento greco svolse almeno dalla seconda metà del VI secolo a.C. il ruolo di emporion, importante soprattutto per gli scambi commerciali intrattenuti con i centri indigeni di area nebroidea. Scritto per SiciliAntica Capo d'Orlando - Sede Comprensoriale Nebrodi
La signoria rurale nell'Italia del tardo medioevo. 5. Censimento e quadri regionali, 2021
Scheda sulla signoria rurale dei Colonna nei secoli XIV-XV
Trascrizione integrale del carteggio tra Enrico Leone e Achille Loria.
This paper should be cited as: F. Collura, "CERAMICA IBERICA DI EPOCA ELLENISTICA SULLA COLLINA DI CARONIA, ANTICA KALÉ AKTÉ". Preprint 2013
a collina di Caronia fu sede della polis di Kalé Akté a partire dalla metà del V secolo a.C. e fino alla fine del I -inizio del II secolo d.C. Il primo riferimento cronologico ha un riscontro letterario in Diodoro Siculo 1 , che pone nel 446 a.C. circa la fondazione di Kalé Akté ad opera di Ducezio con il contributo di Archonidas di Herbita ed un contingente di coloni corinzi. Il termine ultimo è suggerito dagli esiti dei saggi archeologici fin qui eseguiti, che datano sostanzialmente alla fine del I secolo dell'era cristiana l'abbandono di quasi tutte le strutture portate in luce, probabilmente a seguito di un evento calamitoso come un terremoto 2 , e dalla rarefazione dei materiali di superficie successivi a quella data in tutta l'area collinare. In questo lasso di tempo della durata di 5-6 secoli, la fase di maggiore prosperità del centro coincide con la conquista romana della Sicilia, quando peraltro risultano emesse dalla zecca locale ben 5 serie monetali con legenda . I secoli III-I a.C. sono caratterizzati da una certa vivacità commerciale e dalla circolazione di prodotti provenienti da fuori Sicilia, anche da area egea, tra cui anfore rodie, ceramica a vernice nera di probabile produzione corinzia e Sigillata orientale A. Oltre a questi, degno sicuramente di menzione è il rinvenimento di ceramica iberica, fin qui evidenziato in pochi centri isolani, spia di contatti con l'area iberica e probabilmente della presenza a Kalé Akté di un ceto agiato, circostanza peraltro desumibile dagli accenni contenuti nelle Verrine di Cicerone 3 . Il rinvenimento di questi ultimi manufatti è avvenuto all'interno di un cospicuo scarico di materiali 4 , asportato, si ritiene, nella prima metà del XX secolo o anche alla fine del precedente in occasione di scavi per la costruzione di abitazioni private nel centro storico, quindi depositato nelle campagne sottostanti il paese moderno. La provenienza di questo terreno ricchissimo di materiale archeologico affiorante da un contesto antico non è esattamente precisabile; tuttavia ne è evidente l'omogeneità sotto l'aspetto cronologico, trattandosi per la quasi totalità di manufatti di epoca compresa tra la prima metà del III e la fine del II a.C. La presenza sopra la media di determinate classi di materiali, tra cui coppe-skyphoidi con piede a tromba e doppia ansa verticale o orizzontale, assimilabili alle cosiddette "ceramiche dello Stretto" 5 , piatti principalmente di ceramica Campana A e statuine di divinità e non solo, oltre che di ossa animali frequentemente semicombuste, indurrebbe a pensare che possa trattarsi di un accumulo di L
Premesse Nel proposito più generale di indagare come la cultura orientalizzante sia stata recepita e interpretata nell'antichità, ho scelto di iniziare dai troni, quali oggetti che caratterizzano al meglio l'ambiente principesco o regale. Qui di seguito mi dedicherò ai crateri, comunque sarebbe interessante allargare l'indagine ad altri oggetti rappresentativi della cultura orientalizzante.
La VERA STORIA di ALBA LONGA, 2021
La vera storia di ALBA LONGA ALBA LONGA era un luogo abitato del Lazio latino e si trovava nel territorio identificato oggi con quello dei Castelli Romani. La sua vera e mitica storia è emblematica di un'epoca legata alle origini di Roma e ci fa capire chi erano e saranno veramente i Romani. Giosuè Auletta
“La ricerca folklorica”, n. 74, pp. 277-281., 2019
A proposito di: Arysteides Turpana Igwaigliginya, Crítica del Gunasdule, presentazione di Guillermo Castro Herrera, pubblicato in rete nel marzo 2018 dalla Red de Pensamiento Decolonial all’indirizzo: http://www.rpdecolonial.com/rpdecolonial/category/libros/ Vedi ivi anche: Uno sguardo indigeno sul mondo in prospettiva storica, in “Tepee” n. 53, 1, 2018, pp. 52-59. The publication in the Red de Pensamiento Decolonial of the book by Arysteides Turpana Igwaigliginya, Crítica del Gunasdule, offers the opportunity to take stock of the studies that give the voice to the Other History, both from the native peoples and from the Italian anthropological disciplines for the answers in this perspective. The book in question, in fact, qualifies for the de-colonialist perspective, important not only for the autonomy of thought of native scholars but also in the transcultural relationship and in particular in the monographs of anthropologists who often did not give an account of this change total of perspective, or they did it belatedly. On the one hand, the research that underlies the book and the documents presented in the book come from the oral guna tradition, from the history lived and passed down through the generations, from the “songs of resistance at the time of Conquest”; the putting into crisis of the Eurocentric “discourse” has produced an ethno-historical research as a powerful tool for the conscientization and aggregation of the natives who assert themselves as a people: the indigenous gaze now investigates the own and the dominant world taking possession of the appropriate conceptual tools and putting in check the work of those who speak in their place. On the other hand, even anthropologists have sought new definitions and new ways of operating knowledge, discovering that the problem is common to scholars of other disciplines and literary fields. Thus the term anthropology is conjugated in choral, interpretative, participatory, committed… and we find also formulated the principle of reciprocity between subjects, people and cultures in the process of knowledge and research. We also find periodical publications, magazines and files, such as associations and circles that represent also in Italy the ferment and the attention around the indigenist movements and the themes of literacy and reappropriation of the mother tongue. Nota: Nel testo dell’ “Ied Namagged” con L. Giannelli avvertiamo in una nota che: «Nel nostro lavoro impieghiamo il vocabolo “cuna” come etnonimo e come glossonimo, considerando che tale voce è riportata in lessicografia italiana, p. es. da T. De Mauro e M. Mancini, “Dizionario Etimologico”, Garzanti, Milano 2000, e anche dall'Enciclopedia Treccani. La voce “cuna” corrisponde a usi grafici consolidati, successivamente: “cuna”, in spagnolo, “kuna” più ampiamente diffuso ma successivo, infine “guna” secondo l'ortografia sanzionata di recente dalle autorità cuna stesse. La parola “guna”, in questa forma grafica, s'impiega per designare la popolazione in alternativa a “dule”, letteralmente 'gente'. La lingua viene designata come “dulegaya”, letteralmente 'lingua della gente' (ove 'gente' si applica alle persone di etnia cuna) o “gunagaya”.»
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PATRIMONIUM APPIAE. Depositi emersi, 2022
Diacronie. Studi di Storia Contemporanea.
ISOLA D'ELBA. CASTELLO DEL VOLTERRAIO E SUOI ADIACENTI, 2021
Studi Trentini di Scienze Storiche A. LXXXVIII Sezione Il pagg.21 9-238, 2009
Analele Universității București, 2023
Angelo Gambella