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2022, Monete Antiche n. 123
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Ermes, il Mercurio dei Romani, sulle monete lo si incontra eternamente giovane e in piena forma fisica, cosa che non sorprende, se si tiene conto di quel suo frenetico mestiere di messaggero di Zeus (Giove), che lo tiene sempre in movimento a gran velocità.
Monete Antiche n. 116, 2021
Pochi soggetti possono competere con Eracle (fig. 1), l'Ercole dei Romani, per il numero di volte e la varietà degli atteggiamenti con cui è stato rappresentato sulle monete di epoca classica, dove, tuttavia, è sempre riconoscibile con sicurezza per la clava (fig. 2) e/o per la pelle di leone che usa come mantello (fig. 3) e di cui, non di rado, impiega lo scalpo come elmo (fig. 4). Come sempre in mitologia, molte sono le leggende sul suo mito e, di conseguenza, molte sono le varianti sia sulle sue origini sia, soprattutto, sulle sue avventure, numerosissime, ben oltre le tradizionali e celebri 12 fatiche. Nel nostro studio, che è ben lungi dall'essere esaustivo, ci siamo attenuti alle tradizioni più diffuse e, comunque, meglio documentate. Nell'inno orfico 1 a lui dedicato, il n. 12-Profumo di Ercole-Incenso, viene descritto così: Eracle d'animo vigoroso, di grande forza, prode Titano, / dalle mani potenti, indomito, ricco di fatiche gagliarde, / dalle forme cangianti, padre del tempo, eterno e benevolo, / indicibile, d'animo selvaggio, molto pregato, onnipotente, / che hai un cuore che tutto vince, forza grande, arciere, indovino, / che tutto divori, di tutto generatore, fra tutti supremo, di tutti soccorritore, / che per i mortali hai dato la caccia e posto fine alle specie feroci, / desiderando la pace che nutre i giovani, splendidamente onorata, / che da te stesso nasci, infaticabile, il migliore germoglio della terra, / lampeggiante di scaglie primigenie, paion di grande nome, / che intorno al capo porti l'aurora e la nera notte, /passando attraverso dodici lotte da oriente a occidente; / immortale, esperto, infinito, incrollabile; / vieni, beato, recando tutti i sollievi alle malattie, / scaccia le malvage sciagure agitando il ramo nella mano, / e manda via le Chere penose con velenose frecce alate. 2
Monete Antiche, 107, 2019
E' il primo articolo di una serie dedicata all'illustrazione e commento sui simboli e sulle divinità che sono state riportate come immagini sulle antiche monete. Nel presente articolo sono illustrati simboli quali: corna, stella, crescente lunare, aquila e gallo.
Monete Antiche n. 121, 2022
Dei ed eroi in armi sulle monete greche e romane
Monete Antiche n. 114, 2020
La rappresentazione sulle monete classiche di Artemide (Diana) - Asteria e Leto (Latona) - Atteone - Britomarti - Callisto - Aretusa
Monete Antiche n. 119, 2021
Afrodite, Venere per i romani, era la dea dell'amore in tutte le sue manifestazioni, da quello puro e romantico, a quello sessualmente più sfrenato, anche a pagamento. Ne deriva che numerosissime erano le peculiarità per cui veniva venerata, peculiarità che, non di rado, erano prettamente locali, tanto che l'accordo non c'era neppure sulle sue origini. Per Omero 1 , infatti, la dea era figlia di Zeus (Giove) e di Dione 2 che in Epiro, e in particolare a Dodona, era venerata come sua moglie, al posto di Era (Giunone), come del resto è ben documentato anche su alcune monete, anche di Locri nel Bruttium. 3 Secondo Esiodo, invece, la nascita di Afrodite era una diretta conseguenza dell'evirazione di Urano (il Cielo) a opera del figlio Crono (Saturno) che, dopo averle recise, scagliò le "vergogne" del padre in mare, dove formarono una bianca schiuma, da cui nacque una fanciulla, Afrodite, appunto, che, spinta dagli Zefiri, approdò dapprima all'isola di Citera e poi a Cipro 4 (fig. 1). Nell'inno orfico 5 a lei dedicato la dea viene descritta così:
Monete Antiche, 2020
Quando Meti restò incinta di Atena, a Zeus fu profetizzato che, se successivamente fosse nato un figlio maschio, questi l'avrebbe spodestato, così come lui aveva fatto con Crono. Per evitare rischi, Zeus inghiottì Meti e, quando giunse il momento del parto, Prometeo, o secondo altri Efesto (Vulcano), su ordine dello stesso Zeus, gli aprì il cranio con un gran colpo di scure. Dallo squarcio balzò fuori Atena, armata di tutto punto (fig. 1) ed emettendo un potente grido di guerra che rimbombò in cielo e in terra. Pur non scevra di debolezze e di difetti, Atena, fra gli dei dell'Olimpo, era quella che meglio incarnava le umane virtù. Nell'inno orfico 1 a lei dedicato, il n. 32 profumo di Atena-aromi, la dea viene descritta così: Pallade unigenita, augusta prole del grande Zeus, / divina, dea beata, che susciti la guerra, dall'animo forte, / indicibile, dicibile, di gran nome, che abiti negli antri, / che governi le alture elevate dei gioghi montani / e i monti ombrosi, e rallegri il tuo cuore nelle valli, / godi delle armi, con le follie sconvolgi le anime dei mortali, / fanciulla che estenui, dall'animo che incute terrore, / che hai ucciso la Gorgone, che fuggi i talami, madre felicissima delle arti, / eccitatrice, follia per i malvagi, per i buoni saggezza, / sei maschio e femmina, generatrice di guerra, astuzia, / dalle forme svariate, dracena, invasata, splendidamente onorata, / distruttrice dei giganti Flegrei, guidatrice di cavalli, / Tritogenia, che sciogli dai mali, demone apportatore di vittoria, / giorno e notte, sempre, nelle ore piccole / ascolta me che prego, da' la pace molto felice / e sazietà e Salute nelle stagioni...felici… / Glaucopide, inventrice delle arti, regina molto pregata. 2 Rigorosamente vergine, non le vennero attribuiti amori; dea guerriera, ma anche protettrice della pace, partecipò a molte guerre, sia combattute dagli dei, sia dagli uomini, a incominciare, da quella contro i Giganti, quando ella si schierò al fianco di Zeus (Giove), suo padre. Nella guerra di Troia combatté a fianco degli Achei perché Paride, nel suo famoso giudizio sulla bellezza delle dee, le aveva rifiutato il premio della mela, che aveva assegnato, invece, ad Afrodite (Venere), che l'aveva corrotto promettendogli l'amore della donna più bella del mondo, Elena che, com'è ben noto, fu poi la causa di quella guerra. Troppo lungo sarebbe raccontare qui tutte le vicende che la tradizione attribuisce ad Atena e, perciò, ci limitiamo a ricordarne alcune, mentre in altre occasioni ci occuperemo degli eroi che ella consigliò e aiutò, tra cui i più famosi sono Eracle (Ercole), Odisseo (Ulisse) e Perseo.
IMAGO: Il significato dell'immagine nei luoghi sacri, 2014
Chi visita un tempio, una chiesa, una cattedrale, un monastero, un'abbazia medievale di architettura romanica o gotica, luogo appartenuto ad un perduto tempo, si sarà reso conto che in più, rispetto alla presenza di opere grandiose decifrabili attraverso la storiografia moderna, esistono all'interno e all'esterno degli edifici non solo una moltitudine di segni e di marchi strani, ma altresì delle rappresentazioni bizzarre, inquietanti, oramai a noi non più familiari che a prima vista possono essere percepite come estranee al contesto. Affidate alla custodia della pietra, queste figure parlanti ci stimolano, in quanto da un lato percepiamo la loro funzione portatrice di una comunicazione importante che va al di là del visibile, dall'altro, però, ne proviamo una sorta di disagio non essendo in condizione di farne emergere il prezioso contenuto. È accertato che questi segni ed i rapporti che tra loro intercorrono possono esprimere delle idee o illustrare un racconto. Nel periodo romanico, nell'Occidente, pochi uomini sapevano leggere: alcuni erano letterati, altri ecclesiastici o monaci che si occupavano di ricerca, studio e trascrizione di rari manoscritti. Così i messaggi sacri incisi sulle pietre all'interno e all'esterno dei luoghi di culto e le variopinte figure presenti nei preziosi documenti fungono da strumento per l'educazione storica, morale e religiosa. Nei secoli si è cercato di comprendere il ruolo di vari simboli presenti in numerose opere d'arte e in variopinti manoscritti medievali. Attraverso lo studio dell'arte, dell'iconografia e dell'iconologia si è cercato di capire quale fosse il modus operandi, oltre al pensiero dei committenti, degli autori e dei maestri e costruttori di quel periodo. Per fortuna nel corso del Novecento, il grande storico dell'arte francese Émile
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Atti del IVSLA, Venezia, nº 168, 2010, pp. 219-254.
Claudia Cieri Via , 2020
L'USO DELLE IMMAGINI AI TEMPI DELL'ISOLAMENTO. L'ASTRATTO, IL NASCOSTO, IL PALESATO, 2020
Il gran poema delle passioni e delle meraviglie. Ovidio e il repertorio letterario e figurativo fra antico e riscoperta dell’antico, Atti del Convegno (Padova, 15-17 settembre 2011), a cura di I. Colpo, F. Ghedini, Padova, 2012
C. Lambrugo - C. Torre, Il gioco e i giochi nel mondo antico. Tra cultura materiale e immateriale, Bari 2013
Traductions, adaptations, réceptions de l’œuvre de Giovanni Verga, textes réunis par Laura Fournier et Giorgio Longo, Caen, Transalpina n° 22, 2019
Paolo Fundaro ', 2019
l'Arte del Francobollo, 2023
"Finis coronat opus. Saggi in onore di Rosanna Cioffi", a cura di G. Brevetti, A. Di Benedetto, R. Lattuada, O. Scognamiglio, Todi, D’Arte, 2021, pp. 285-291.
Monete Antiche - n. 109, 2020