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2024, estratto da "Appunti su Kafka per lettori recidivi", Tralerighe libri
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Atlante avrebbe potuto pensare che, quando lo volesse, non aveva che da lasciar cadere il globo terrestre e andarsene; più di quest'idea, però, non gli era permesso di avere. (F. Kafka, Gli otto quaderni in ottavo. Quarto quaderno). "La comicità di Kafka dipende da una sorta di letteralizzazione radicale di verità solitamente trattate come metaforiche", ha scritto David Foster Wallace. Pensiamo a espressioni come "mangiare merda", o "morire di fame", o ad attributi come "viscido e schifoso" riferiti a persone, non a vermi: Kafka prende queste immagini linguistiche e le trasforma in narrazioni pseudo-realistiche. I suoi racconti danno vita propria alle metafore, trasformano situazioni estreme, immaginabili solo per assurdo, in episodi ordinari, quasi banali. Che fanno rabbrividire, ma (a volte) anche sorridere. È stato Günther Anders a sottolineare per primo questa specifica caratteristica della scrittura di Kafka. Kafka, scrive Günther Anders, "prende in parola le parole metaforiche". Un esempio per tutti: "Provare qualcosa sulla propria pelle, dice la lingua, quando vuole dare espressione alla realtà dell'esperienza", scrive Günther Anders. "Questa è la base della Colonia penale di Kafka, in cui la pena non viene comunicata oralmente al criminale, ma incisa direttamente sulla pelle con un ago". Ma questo fa paura, non fa per niente ridere.
The objective of the article is to respond to what has become a social imperative: communication proficiency. Rather than meeting superficial image-building needs, the centrality of communication processes is becoming more and more a strategic resource for individuals and institutions to define their identity in a public sphere filled with social actors and events, where social relations are ever intensifying. Being able to manage one's own communication means working on one's reputation by building trust processes. For this precise reason communication requires skills and responsibility.
Casicritici, 2019
Analisi dello spettacolo "Sisyphus / Trans / Form" di Dimitris Papaioannou e della mostra di Piero Manai.
Iperborea, 2020
Postfazione al romanzo di Lars Gustafsson, "Storie di gente felice", Iperborea, Milano.
Mozart: sicuramente uno dei più grandi geni musicali di tutti i tempi. le sue grandissime capacità potrebbero essere oggetto di studio da parte di diverse persone, per comprendere come una mente possa arrivare a tanto, e se, per qualche motivo, Mozart fosse solo, forse, più "consapevole", e avessi imparato a sfruttare appieno le sue grandissime potenzialità. Questo lavoro è, in un certo senso, una "bozza". Un qualcosa, quindi, che raccoglie una serie di spunti, di idee, di riflessioni. Ognuna di queste potrebbe aprire la strada ad altro, ad approfondimenti. Sino ad arrivare a dilatarsi. E queste poche pagine potrebbero diventare un libro. L'articolo che leggerete doveva servire per un libro da scrivere, per così dire "a due mani". Un progetto, che forse non andrà mai in porto, anche se forse sì. Tuttavia, ho deciso di diffondere questo lavoro, comunque,m perché lo ritengo, seppur in embrione, di un certo interesse, soprattutto perché prospetta un Mozart, sotto certi aspetti, "inedito", o, meglio, non così noto. Si cerca, infatti, seppur a grandi linee (ma mi riservo di approfondire in seguito) di delineare il suo rapporto con la Massoneria, e di conseguenza con une certa componente spirituale ed esoterica. Un lavoro che spero sia di interesse per qualcuno. Aspetto i vostri suggerimenti e le vostre osservazioni, che sicuramente mi aiuteranno nel futuro approfondimento, e a dare alla luce, come dicevo, un eventuale libro su questo grandissimo autore, che possa aiutare a farlo conoscere anche nei suoi aspetti meno noti, che possono contribuire ancor di più alla sua grandezza.
Liberazioni - Rivista di critica antispecista, 2019
Nel dibattito contemporaneo il termine “creatura” ha guadagnato importanza in una serie di discorsi: da un lato è stato usato per mettere in questione la barriera che separa l’umano dall’animale e per immaginare forme di solidarietà interspecifica sulla base di una comune vulnerabilità e precarietà “creaturale”; dall’altro è stato usato per analizzare la soggezione della vita specificamente umana a forme sovrane di potere, come nell’uso che Eric Santner fa dell’espressione “creaturely life”. Quest’articolo analizza le creature di Kafka per mostrare che i due usi del termine sono legati e inseparabili: “vita creaturale” significa, in tutte le sue declinazioni (tanto per gli animali umani che per quelli non umani), essere soggetti a un potere sovrano, essere un “animale davanti alla legge”, dove la soggezione dell’animale al sovrano umano (all’umano in quanto sovrano) esemplifica il paradigma biopolitico. In conclusione, una lettura del racconto kafkiano “Il nuovo avvocato” mira a mostrare come il messianismo di Kafka faccia segno verso una via d’uscita da quest’impasse biopolitica.
Nel suo saggio Appunti su Kafka, dopo aver precisato che una rappresentazione artistica o è realistica o è simbolica, Adorno mette in evidenza come, nel caso appunto dell'opera kafkiana, nulla si adatta a essa meno della nozione di simbolo. Intesa nell'accezione ben-jaminiana, infatti, una tale nozione viene utilizzata per designare il darsi di una assoluta pienezza e totalità di senso: un'idea, cioè, della realtà come ordine rigorosamente gerar-chizzato, e quindi come struttura sotto ogni profilo organica. Dire, allora, che la totalità dei momenti di cui si compone l'opera d'arte costituisce una dimensione appunto sim-bolica equivale a dire che essa, proprio in virtù della reciproca connessione di tali mo-menti, «trapassa senza iati in un significato» (Adorno [1955]: 250). In questa prospettiva, la nozione di simbolo risulta strettamente connessa a quella di "epifania": a essere in gioco, non a caso, è la capacità che la rappresentazione ha di manifestare l'Assoluto, ov-vero il Senso, in quanto unità intelligibile nella quale il molteplice, ossia il particolare, fi-nisce col risolversi senza residui.
As the title suggests the Brod-Kafka controversy demonstrates how difficult it is to distinguish wishful perceptions from reality-testing. The contribution investigates therefore what is here being called ways of the Vorstellung in relation to a Freudian theory of representation. In particular Vorstellungsrepräsentanz (representative of the presentation) denounces the problematic functioning of representational processes where language is involved. Dealing with ethical questions, Kafka's early production illuminates the paradox of subjectivity involved in writing. In this in-Between space (Dazwischen) language and Vorstellung (Vorstellungsrepräsentanz) are not intended to guarantee communication. This hinges upon Kafka's narrative strategies which consider living bodies as generating a dialectic of accommodation and excess not to be exhausted by ideas and schematas. Kafka's early prose Description of A Struggle as well as the strange devices he conceives while lying in bed, at rest or sleepless illustrate the point. In terms borrowed from Lacans' Seminar VII Kafka's answers along with the prose of this period denounce the limits and the deceptive origin of apperception as related to consciousness and the ego. The aesthetical dimension, intertwined with the psychogenesis of the body proper, leads to unprecedented ethical challenges. Representation does not only mediate the knowledge we consume (" ästhetische Freude " – " Apperception "), it also affects knowledge so that we assume with Kafka that representation constructs knowledge. This is also why the Bionian grid as filtering transformational device is compared to Kafka's description of himself as a lattice-workman , a trellis. The will we are willing to investigate and cope with in Kafka's semi-oneiric productions is a poetic will defying figuration. Emerging by means of stylistic and rhetorical strategies this will disconfirms any systematized mental connection aimed at classifying, explaining, understanding. The idea of Vorstellung Kafka maintains challenges our assumptions; it shows how the external world, which is generally understood as the mediation of the perceptual, is overdetermined by our emotions, unconscious desires, affections. KEYWORDS: Unconscious representation as unavailable vs apperception; “in-Between” space; the grid (Bion); “having enough of something”; pleasure principle vs aestethic enjoyment; writing process as working through of experience vs deceptive representational mechanisms Es gibt im gleichen Menschen Erkenntnisse, die bei völliger Verschiedenheit doch das gleiche Objekt haben, so daß wieder nur auf verschiedene Subjekte im gleichen Menschen rückgeschlossen werden kann Franz Kafka 1 1 «Si danno nello stesso uomo conoscimenti che, nella più compiuta dissimiglianza, hanno pur sempre l'identico oggetto sicché si può solo risalire alla presenza di diversi soggetti nel medesimo essere umano» (F. Kafka, Kritische Ausgabe. Nachgelassene Schriften und
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Theriaké, 2022
Jacobin Italia Online, 2019
Franz Kafka, Osservazione, La vita felice, Milano, 2024
Aisthesis Pratiche Linguaggi E Saperi Dell Estetico, 2010
Prismi. Pensieri filosofici - Blog, 2009
Costellazioni, 2021
Balthazar, 8, 2024, pp. 45-63
L’Immagine Riflessa. Testi, società, culture, 2020
in "Davar", Novembre 2003 per Diabasis Edizioni [pp. 178-187 - ISBN 88 8103 387 9], 2007