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Kafka. L'insospettabile leggerezza dell'essere

2024, estratto da "Appunti su Kafka per lettori recidivi", Tralerighe libri

Abstract

Atlante avrebbe potuto pensare che, quando lo volesse, non aveva che da lasciar cadere il globo terrestre e andarsene; più di quest'idea, però, non gli era permesso di avere. (F. Kafka, Gli otto quaderni in ottavo. Quarto quaderno). "La comicità di Kafka dipende da una sorta di letteralizzazione radicale di verità solitamente trattate come metaforiche", ha scritto David Foster Wallace. Pensiamo a espressioni come "mangiare merda", o "morire di fame", o ad attributi come "viscido e schifoso" riferiti a persone, non a vermi: Kafka prende queste immagini linguistiche e le trasforma in narrazioni pseudo-realistiche. I suoi racconti danno vita propria alle metafore, trasformano situazioni estreme, immaginabili solo per assurdo, in episodi ordinari, quasi banali. Che fanno rabbrividire, ma (a volte) anche sorridere. È stato Günther Anders a sottolineare per primo questa specifica caratteristica della scrittura di Kafka. Kafka, scrive Günther Anders, "prende in parola le parole metaforiche". Un esempio per tutti: "Provare qualcosa sulla propria pelle, dice la lingua, quando vuole dare espressione alla realtà dell'esperienza", scrive Günther Anders. "Questa è la base della Colonia penale di Kafka, in cui la pena non viene comunicata oralmente al criminale, ma incisa direttamente sulla pelle con un ago". Ma questo fa paura, non fa per niente ridere.