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2024, Libro Aperto
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Estratto dalle conclusioni della tesi di Laurea Magistrale in cui si delineano le tendenze di sviluppo della legislazione sociale nella prima metà del XX secolo ed il rapporto tra queste e le teorie proposte da Luigi Rava.
2024
Luigi Rava è stato uno dei più importanti riformatori sociali del periodo giolittiano. La sua riflessione sulle politiche sociali è condensata nel testo “Dal Codice Civile al Codice del Lavoro” (1912) nella quale propose un’organica legislazione sociale volta a cooptare le classi popolari all’interno dello Stato-Nazione Liberale superando la crisi in cui la costruzione statuale borghese era caduta. Si tratta di una riflessione dalle anticipazioni marshalliane dato il legame tra diritti civili (Codice napoleonico), quelli politici (Stato Liberale) e quelli sociali (Codice del Lavoro). La prolusione è anche perfettamente leggibile nel contesto giolittiano di cui Rava si è dimostrato essere parte integrante. Con il dopoguerra, tuttavia, emersero le debolezze del pensiero raviano: nel nuovo contesto sociopolitico l’impianto proposto risultava irrealizzabile. Rava dunque sostenne Mussolini mosso dal timore della Rivoluzione e dal collasso dello Stato. L’adesione al Fascismo si consumò sul versante del Nazionalismo, dato che il politico romagnolo non condivise le teorie corporative alla base dello Stato sociale fascista. L’analisi si basa sullo studio del Carteggio privato di Rava in larga parte inedito conservato presso la Biblioteca Classense di Ravenna e la Biblioteca Comunale di Imola. Alle fonti archivistiche si sono aggiunti testi coevi come i discorsi di Rava ed articoli apparsi sulla stampa specialistica come «Le Assicurazioni Sociali» e l’«International Labour Review». Le fonti primarie sono state corredate dalle principali ricostruzioni storiografiche del contesto italiano ed estero utilizzando le categorie teorizzate dal politologo Maurizio Ferrera. L’approccio globale seguito nella ricostruzione ha voluto mettere in luce le connessioni transnazionali tra i vari Stati e la centralità dell’esperienza estera nella genesi e nello sviluppo della Legislazione sociale come è emerso chiaramente dall’analisi del dibattito degli anni ’30 seguito alla crisi del ‘29.
Ravenna, studi e ricerche, 2023
Luigi Rava was one of the most influential Ravennate politician in the late-liberal Italy. His political thought, based on the development of social legislation in order to involve the Labour Class in the liberal-democratic institution, identifies him as a progressive liberal. Therefore, the support given to Mussolini in October 1922 and the subsequent adhesion to Fascism need a deeper research in his private documents stored in Classense Library in Ravenna. Rava switched from a democratic and liberal position to an authoritarian one during the difficult post war period in which his political project failed due to the radicalization and polarization of political struggle. Rava saw in Mussolini the one who could fix the situation, but the further adhesion to the Regime was not a matter of public order and internal policy like social legislation because Mussolini betrayed Rava’s aspiration. Its reason has to be researched, instead, in the foreign policy of the regime and in the myth of Nation.
in Rivista trimestrale di diritto pubblico, n. 3/2014, 721-753, 2014
SOMMARIO: 1. Premessa: una figura tanto importante quanto trascurata. -2. Cultura generale e parte speciale negli studi accademici e nell'impegno politico e amministrativo: il magistero e il lascito di Luigi Rava. -3. Il ruolo e l'opera di un giurista atipico: metodo e cultura nello sviluppo dello Stato di diritto in Stato democratico. -4. Conclusione: per la necessaria riscoperta degli «eclettici».
in Paolo Mattera (dir.), Momenti del welfare in Italia. Storiografia e percorsi di ricerca, Roma, Viella, pp. 17-53, 2012
Il discorso politico di Luigi Rava: lavoro, democrazia, riforma sociale
Il pensiero economico italiano, 2021
Il saggio analizza il contributo offerto dai giuristi, in particolare di ispirazione cattolica, allo sviluppo del metodo giuridico nella seconda metà del Novecento, in funzione del riavvicinamento tra ordinamento giuridico e realtà sociale. Dopo un esame dello stato della dottrina tradizionale degli anni ’50 (e delle sue posizioni veteropositivistiche, improntate ad un metodo rigidamente formalista), gli autori approfondiscono le istanze di rinnovamento promosse da figure di giuristi particolarmente emblematiche. Tali proposte si sono collocate dapprima sul piano filosofico (da parte degli autori che reinterpretano in chiave contemporanea i temi del giusnaturalismo) e dell’attività politica (specie nell’Assemblea Costituente) e solo in seguito, dagli anni ’60, sono state tradotte in vere e proprie riflessioni metodologiche. In particolare, si analizzano le prospettive che cercano di riavvicinare il diritto alla realtà sociale senza tradire i postulati del giuspositivismo (seppur «temperato»), quale presidio della certezza del diritto.
Sommario: 1. Un’alleanza italiana; - 2 «Uno stato di coscienza generale assai turbato»; - 3. Il sistema e «gli anarchici nel regno di Temi»; - 4. Legalità codicistica e legalità del sistema - 5. «Mantenere il diritto al livello della coscienza sociale»: i principî liberali e la giurisprudenza
Diritto e Religioni , 2018
Il presente articolo intende fornire una rilettura critica del celebre incontro del 2004 tra Jürgen Habermas ed il cardinal Ratzinger. Si sofferma pertanto sull’evoluzione che il pensiero di entrambi ha subito nel corso del decennio, con particolare attenzione al tema della secolarizzazione, quale sfondo storico e concettuale di due differenti concezioni del diritto e della razionalità. La prima parte si sofferma sulle posizioni recentemente espresse da Habermas in merito alla verbalizzazione del sacro, chiamando in causa la sua analisi del processo di secolarizzazione, allo scopo di offrire una rilettura di quel processo di apprendimento complementare cui, già nel 2004, Habermas richiamava credenti e non per favorirne l’integrazione nel moderno stato di diritto. Verbalizzazione che sembra suggerire l’intento di slegare il vissuto religioso dall’eredità metafisica che l’accompagna, privandolo in tal modo di una connotazione simbolicamente essenziale. La seconda parte mette in luce il duplice volto della modernità e del processodi secolarizzazione nei discorsi pubblici di Benedetto XVI, sospesi tra legittimazione del moderno stato di diritto, richiami alla centralità ed universalità dei diritti dell’uomo, ed il costante rimando al diritto naturale, eredità di modelli giuridici pre-moderni. Ambiguità che sembra suggerire l’intento di legare il vissuto dell’uomo moderno alle sue radici metafisiche attraverso il richiamo simbolico al valore universale dei diritti dell’uomo. Attraverso tale esercizio di rilettura critica, il lavoro intende dunque mettere in luce la centralità della dimensione simbolica ed operativa del diritto.
The subject matter of this book is the phenomenon known as “anti-magnate legislation”. Such legislation, or groups of laws implemented in several northern and central Italian cities in the 13th century, certainly constitutes a well-known and much debated topic of Italian communal history. I argue that the promulgation of this legislation should be considered part of a wide phase of “intensification”. Juridical pluralism and intensification of the law turn out to be the principal theoretical background of the legislation taken into consideration in this work. These are juridical phenomena which are neither peculiar to the Middle Age, nor peculiar to the communal phase of the Italian history. Widening the perspective has allowed us to debunk the myth of the uniqueness of the legislation which for a long time has been defined “anti-magnate”.
Between, 2012
Il discorso 1 della 'legge' attraversa l'intera diegesi dei Vicerè mediante numerosi riferimenti sia ad alcuni istituti giuridici del vecchio assetto feudale-borbonico della società siciliana della prima metà dell'Ottocento, sia al nuovo ordine costituzionale piemontese postunitario, stigmatizzato nella frase divenuta un cliché: «"Ora che l'Italia è fatta, dobbiamo fare gli affari nostri"» 2 , pronunciata presumibilmente dal duca deputato Gaspare d'Oragua e commentata come l'espressione massima della «cupidigia» e della «rapacità» degli antichi Uzeda: Delle cariche pubbliche s'era servito per accomodar le sue cose; […]; e certuni bene informati assicuravano che una volta, nei primi tempi del nuovo governo, egli aveva pronunziato una frase molto significativa, rivelatrice dell'ereditaria cupidigia viceregale, della rapacità degli antichi Uzeda: "Ora che l'Italia è fatta, dobbiamo fare gli affari nostri…". Se non aveva pronunziato le parole, aveva certo messo in atto l'idea: per ciò vantava l'eccellenza del nuovo regime, i benefici effetti del nuovo ordine di 1 Adoperiamo il termine 'discorso' nell'accezione di 'discorso di parte' (oratio, λόγος), così come esso è stato codificato nella retorica tradizionale. (Lausberg 1969: 19-22) 2 La frase pronunciata dal duca d'Oragua è, com'è noto, la deformazione parodica della celebre frase attribuita al marchese Massimo D'Azeglio: «Ora che l'Italia è fatta bisogna fare gli Italiani» per la cui disamina cfr.
Sono ormai diversi anni che mi interesso di interventismo statale e dei meccanismi sociali innescati dalle rivoluzioni industriali, tecnologiche che sono inevitabilmente confluite nel mercato globalizzato del XXI secolo. Approfondendo queste tematiche mi sono domandato se la natura e le origini dell'interventismo statale, che oggi si è soliti denominare welfare policy, fossero ispirate a logiche di solidarietà sociale o meno. Come scriveva Karl Polanyi nel suo libro La Grande Trasformazione pubblicato nel 1944, la formazione di un'economia di mercato globale non fu un evento spontaneo, bensì il risultato di precise volontà politiche attivamente tese a creare le condizioni istituzionali necessarie e coerenti per la sua riuscita.
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mediterran tanulmanyok - Études Sur La Région Méditerranéenne, 2017
impresasociale.net
2012
„Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken“ 85 (2005), pp. 36-73., 2005
Diritto privato, a cura di Nicolò Lipari, 1974
Con la penna e con il torchio. Scritture politiche e normative di prìncipi e città nell'Italia centro-settentrionale della prima Età moderna, a cura di Davide Martini e Marco Francalanci, Milano, 2023 (Annuario dell'Archivio di Stato di Milano), 2021
Note sull'iniziativa legislativa popolare nell'ordinamento costituzionale italiano, 1970
i-lex. Scienze Giuridiche, Scienze Cognitive, Intelligenza artificiale, 2013
Annali delle Arti e degli Archivi: pittura, scultura, architettura, 2017
Brindisi: Associazione Amici della “A. De Leo”, 1993
Recta Ratio, 2020
Bollettino del Centro Studi Vichiani, 2018